È la capitale longobarda del Friuli-Venezia Giulia: un borgo di storia e gustosi sapori da scoprire in ogni momento dell’anno
18 chilometri dal confine di Pulfero, appena 16 dalla città del Tiepolo, Udine. Un luogo certamente poco strategico per chi proviene da Roma o da Milano, ma non tutto ruota intorno alle due località più grandi d’Italia. Ed ecco perché, in quella che consideriamo l’Italia di provincia, c’è spazio per ammirare un luogo (scopriremo in realtà che sono due) che ha tutte le carte in regola per stupire. Ci troviamo in Friuli-Venezia Giulia per visitare la bella Cividale del Friuli, un luogo che ha molto in comune con la storia dell’Urbe, essendo stato fondato da Giulio Cesare. E poco lontano c’è San Daniele del Friuli, la città del prosciutto più noto (e gustoso). Insomma, tutte le carte in regola per un viaggio che alimenta lo spirito… e lo stomaco. Partiamo?
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Cosa vedere a Cividale del Friuli
Sono decisamente numerosi i luoghi simbolo della capitale longobarda del Friuli: iniziamo con Piazza Paolo Diacono, perla incastonata fra palazzi di varie epoche e stili diversi. Passiamo davanti al Duomo dedicato a Santa Maria Assunta, crollato a causa di un terremoto all’inizio del 1500 e ricostruito in stile rinascimentale dall’architetto Pietro Lombardo. Proseguiamo attraversando il Ponte del Diavolo, da cui si gode una vista suggestiva e vertiginosa sul fiume Natisone, che colpisce subito per il colore delle sue acque cristalline. Esiste una leggenda legata al Ponte del Diavolo. Si narra che il Diavolo avesse chiesto, in cambio dell’agevolazione alla costruzione del ponte, l’anima del primo essere che vi fosse transitato. Ma i cividalesi, popolo furbo, appena terminato il ponte, fecero passare per primo un cane e in questo modo risparmiarono le anime umane.
Cividale del Friuli, fondata da Giulio Cesare con il nome di Forum Iulii, da cui deriva il nome della regione, divenne la capitale longobarda del Friuli e per questo motivo conserva importanti testimonianze monumentali, artistiche e culturali di quel tempo. Fra queste spicca il Tempietto Longobardo, costruito nel VIII secolo nel luogo in cui un tempo sorgeva la gastaldia e cioè il palazzo del gastaldo, signore della città. Poi venne trasformato in un monastero, per questo motivo rinominato oratorio di Santa Maria in Valle. È composto da un’aula con base quadrata e volte a crociera: bellissimi gli stucchi, colpiscono soprattutto quelli della lunetta della porta che raffigurano intrecci di grappoli d’uva. Poi andiamo al Belvedere e rimaniamo a bocca aperta per lo splendido panorama sul fiume Natisone, visto da un’altra prospettiva, mentre sulle acque chiare nuotano anatre e cigni.
Nei dintorni: Fagagna e San Daniele del Friuli
Non lontano da Cividale del Friuli si può visitare la bella località di Fagagna, dove c’è l’Oasi Faunistica dei Quadris. È il luogo di elezione delle cicogne, dove vivono e soprattutto nidificano. Lungo la strada si incontrano infatti alcuni grandi nidi in cima ai pali, un vero spettacolo della natura.
La tappa d’elezione è San Daniele del Friuli: qui si può visitare il prosciuttificio artigianale Prolongo, per scoprire tutte le fasi di produzione del Prosciutto di San Daniele DOP, prodotto di eccellenza riconosciuto a livello internazionale. San Daniele è un luogo ideale per produrre prosciutto grazie al microclima dato dai venti di montagna freschi e aromatici e dalla brezza di mare più calda e umida che viene dall’Adriatico. Inoltre, il fiume Tagliamento incanala queste brezze e mantiene bene l’umidità. La primissima fase avviene nel cosiddetto periodo vernengo (ottobre, novembre) ed è quella del ricevimento delle cosce fresche che per legge devono provenire da maiali nazionali. La fase successiva è quella della salagione: le cosce vengono massaggiate con il sale marino sia manualmente e sia con macchinari per eliminare i liquidi della carne, per poi essere cosparse di sale e messe nella cella frigorifera. Si passa poi alla pressatura, in cui le cosce vengono messe le une sulle altre per eliminare ancora i liquidi e rendere la carne più compatta. Le cosce passano in una cella di sosta (per 3 mesi), per poi arrivare nel salone di pre-stagionatura dove non ci sono impianti di condizionamento ma solo finestre per permettere un’asciugatura naturale. Intorno al quinto mese c’è la fase della stuccatura, in cui la parte della coscia senza cotenna viene coperta da un impasto fatto con sugna, farina di riso, sale e pepe. Al nono mese i prosciutti passano in cantina e quando hanno raggiunto la stagionatura minima di 13 mesi, vengono controllati da un ente esterno e se valutati positivamente vengono marchiati.
Il percorso enogastronomico a San Daniele prosegue proprio in una prosciutteria, come la storica Ai Bintars (Via Trento e Trieste, 63). Qui si può ordinare un tagliere di prosciutto crudo San Daniele DOP (questo è prodotto dal Prosciuttificio Zanini) accompagnato da sottoli vari e formaggi freschi. La storia di questo luogo è narrata dal signor Primo, proprietario della prosciutteria, che racconta agli avventori come tutto ha avuto origine. Dopo il terremoto del 1976, la locanda del signor Primo era una delle poche rimaste in piedi e trovandosi proprio davanti all’ospedale di San Daniele del Friuli, diventò in breve tempo un punto di ristoro per tutti. Per riuscire a soddisfare le tantissime richieste, si decise di offrire come pasto principale il prosciutto: veloce da preparare e nutriente. Nacque così la prima prosciutteria in Italia, anzi nel mondo.
Dopo pranzo si può visitare il centro storico di San Daniele del Friuli: qui si ammira il Duomo di San Michele Arcangelo, consacrato nel 1806, con una facciata di ispirazione palladiana dell’architetto Domenico Rossi. Si prosegue con la visita della Chiesa di Sant’Antonio Abate, con una facciata in stile gotico veneziano. All’interno, un bellissimo ciclo di affreschi eseguito tra il 1497 ed il 1522 da Martino da Udine, conosciuto come Pellegrino da San Daniele. La nostra ultima tappa è la Chiesa di San Daniele in Castello, con edificio settecentesco mentre il campanile risale al 1486 ed è stato realizzato adattando una delle torri dell’antico castello.