Viaggio tra i Parchi Siciliani, racconto a due voci

Scritto da: Ultreya
viaggio tra i parchi siciliani, racconto a due voci
Partenza il: 23/10/2008
Ritorno il: 27/10/2008

C’è il primo viaggio in assoluto, quello che non puoi ricordare perché eri troppo piccola, ma del quale restano tracce, racconti e fotografie sfocate… c’è il primo viaggio a cui hai veramente partecipato con i tuoi genitori, di cui hai chiara memoria dei luoghi, mezzi di trasporto e incontri, c’è il primo viaggio in camper, stretti e felici, Il primo in tenda, tra natura e avventura, il primo in ostello, tra amici di tutte le nazionalità, c’è il primo pellegrinaggio a piedi verso Santiago de Compostela, tra fede, fatica e serenità… e dopo tutti questi primi viaggi c’è ne può mai essere uno che sia ancora “primo”? Certo! C’è il primo viaggio-studio, alla scoperta dei meravigliosi Parchi Siciliani, realizzato insieme all’associazione “Laureati in Scienze Agrarie e Forestali” della provincia di Belluno. Io sono un dottore di ricerca in Ecologia Forestale e la mia professione mi porta spesso a confrontarmi, per motivi tecnici e scientifici, con altri colleghi in Italia e all’estero, così, unendo l’esperienza universitaria, la passione per la mia terra (la Sicilia appunto), l’amore per l’educazione ambientale, ho accettato con gioia la proposta di condividere un viaggio-studio insieme ai membri di questa vivace associazione che ogni anno parte alla scoperta di un nuovo territorio, studiando per loro un percorso affascinante, pieno di sorprese, di bellezze naturalistiche, di storia, arte e cultura.

Qualche settimana prima della partenza ho anche avuto modo di conoscere il loro vice-presidente in occasione del congresso nazionale di Selvicoltura, a cui entrambi partecipavamo in qualità di relatori.

Direi che questo preambolo è sufficiente! Unirò al mio diario (Francesca) alcune impressioni che una delle più giovani associate (Manuela) mi ha inviato dopo il suo rientro.

Ecco un racconto a due voci per narrare il “Viaggio tra i Parchi”.

FRANCESCA: Parto per raggiungere l’aeroporto di Catania per attendere i miei colleghi e ammetto di essere un po’ in ansia. Al di là dell’emozione che mi suscita il fatto di dover mettere a disposizione di persone di “grande esperienza” professionale la mia “giovane esperienza” nella conoscenza del territorio, mi sento anche un po’ responsabile del tempo che non promette nulla di buono. I miei futuri amici giungono da lontano e non si meritano di trovare pioggia e vento, ma d’altra parte l’autunno arriva anche in Sicilia.

Col senno di poi, credo che l’adattabilità e la voglia di divertirsi riescano a fare miracoli. Ben lungi dal lasciarsi scoraggiare dal tempo, i viaggiatori sapranno apprezzare i colori velati dalla nebbia, i profumi esaltati dalla pioggia, i raggi del sole che timidamente si insinueranno tra le nubi fino a squarciarle e illuminare meravigliosamente gli incantevoli paesaggi dei Parchi Siciliani: Alcantara, Etna e Nebrodi.

Eccoli! Finalmente sono arrivati: mamma mia quanti sono! Si, sapevo esattamente quanti erano, ma adesso mi sembrano di più. Comunque, tra sorrisi, abbracci e programmi di viaggio, ci imbarchiamo sull’autobus che ci aspetta per portarci nel cuore del primo parco: quello dell’Alcantara.

Dopo un pranzo veramente principesco, approfittiamo della luce pomeridiana per visitare le affascinanti “GOLE DELL’ALCANTARA”, veri e propri canyon scavati dall’acqua gelida nella lava incandescente riversata dal Vulcano Etna migliaia di anni fa. Il risultato è costituito da imponenti pareti basaltiche a tratti lisce e luccicanti, a tratti attorcigliate come cordoni, a tratti simili a colonne. Ammiriamo l’acqua vorticosa percorrendo un sentiero panoramico dall’alto, dopo aver attraversato un piccolo orto botanico e un itinerario didattico. Il tempo non lo consiglierebbe, ma non resistiamo e scendiamo fino alla spiaggetta. Quasi ipnotizzati ci avviciniamo al fiume, qualcuno anche troppo, così, tra urletti e risate, salutiamo addirittura uno scarponcino: le dinamiche della perdita non sono chiare, nonostante i vari tentativi di ricostruzione. Prima di rientrare all’agriturismo che ci ospita, incontriamo i dirigenti dell’Ente Parco che hanno molto piacere a dialogare con il nutrito gruppo di studiosi. Pensiero: Sono stata alle Gole molte volte, ma mi manca ancora un’esperienza fondamentale: quella del canyoning, che proverò certamente questa estate.

La cena è ricca e gustosa come il pranzo, il locale stupendo e le nostre camere accoglienti.

 

MANUELA: Un’ora e mezza di volo ed ero già in Sicilia in compagnia di quaranta persone che per la maggior parte non conoscevo. Il cielo grigio sopra Catania non lasciava presagire nessun miglioramento per la giornata, ma il nostro buon umore non si è certo lasciato intaccare, ci aspettavano 5 giorni di “vacanza – lavoro” alla scoperta dei parchi naturali della Sicilia: le gole dell’Alcantara, l’Etna, il parco dei Nebrodi. Il viaggio era organizzato dall’Associazione laureati in scienze Agrarie e Forestali della provincia di Belluno, oltre ai laureati potevano partecipare amici e simpatizzanti e vi assicuro che si trattava di un gruppo ben assortito da tutti i punti di vista, soprattutto in fatto di età. Il più giovane aveva 30 anni e il più anziano 88, un signore arzillo e vivace che ci ha trasmesso tanta voglia di vivere e di guardare al futuro con entusiasmo. Vedere questo “nonno”, che ha combattuto la guerra, prendere l’aereo come se stesse prendendo l’autobus, camminare spedito, osservare tutto con curiosità e interesse è stata davvero una sferzata di coraggio ed energia.

Durante il nostro soggiorno in Sicilia ci siamo affiatati, si sono rafforzate le vecchie amicizie e se ne sono create tantissime di nuove, le passeggiate, le danze inventate al ritmo della tarantella, le abbondanti e numerose mangiate, le discussioni lavorative durante le escursioni hanno sicuramente contribuito a creare un clima di allegria e spensieratezza. L’aria della Sicilia, ricca di profumi, il colore del mare, la grande manifestazione di ospitalità e accoglienza che i siciliani sanno darti, il fatto che ti fanno sentire a casa e ben voluto, contribuisce sicuramente a creare nelle persone questi stati d’animo. 24 ottobre 2008: Parco Regionale dell’Etna FRANCESCA: La giornata comincia bene con una buona colazione a base di marmellate d’agrumi, l’ideale per accumulare le energie necessarie ad affrontare l’escursione al versante nord dell’Etna per ammirare il maestoso vulcano e studiare le formazioni forestali tipiche di questo territorio: Boschi di Betulla dell’Etna (Betula aetnensis), caratterizzati dalla delicata corteccia bianca che spicca sul nero del terreno lavico, e di Pino Laricio (Pinus laricio), pianta pioniera che per prima colonizza le rocce vulcaniche, riportando la vita.

In compagnia di un altro collega siciliano che ci ha raggiunti per affiancarci in questa passeggiata scientifica e che ci presenta un interessante studio sulla vegetazione di Sicilia, ci inoltriamo lungo il sentiero naturalistico dei Monti Sartorius, sette conetti vulcanici allineati, formatisi nel 1865 a causa delle tipica “eruzione a bottoniera”. Pranziamo a sacco e dopo varie soste fotografiche sulle immense distese laviche del 2002, rientriamo in Agriturismo. La pioggia ci ha accompagnato tutto il giorno, ma armati di ombrelli e impermeabili variopinti, rispondiamo al temporale con un’esplosione di colori. D’altra parte gli escursionisti sanno bene che “non esiste buono o cattivo tempo, ma buono e cattivo equipaggiamento”. Questa frase io la attribuisco a Lord Baden Powell, fondatore del movimento scout, ma chiunque l’abbia detta (ci sono varie scuole di pensiero) aveva ragione! La bellissima giornata ha una degna conclusione grazie a una serata musicale con un gruppo folkloristico locale, che ci allieta facendoci ballare e cantare, nel ben mezzo di una cena strepitosa.

MANUELA: Gli aspetti naturalistici e forestali che caratterizzano la Sicilia (come del resto tutta l’Italia) sono un patrimonio inestimabile, i boschi di betulle e di pino laricio che crescono sulle colate laviche (colate del 1865, …, 2002) e che in autunno si tingono di giallo e verde intenso e si stagliano contro il nero della lava, i boschi di faggio nel parco dei Nebrodi, che ricordano le nostre faggete, i suini neri dei Nebrodi che vivono indisturbati nei boschi, il mare trasparente, sono solo una piccola parte delle bellezze che si possono ammirare. E mi tornano alla mente le parole di Paolo Rumiz, nel libro “La leggenda dei monti naviganti”, un viaggio alla scoperta dell’Italia, quando scrive “un’Italia vitale e segreta”, e “di meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora”, che credo rendano in modo semplice e chiaro l’immagine del nostro paese.

Tra il Parco dell’Etna e il Parco dei Nebrodi
FRANCESCA: Dopo la solita colazione (stavolta però ci sono anche dei biscotti deliziosi di cui chiedo immediatamente la ricetta alla cuoca) ci apprestiamo a salutare i nostri ospiti e a lasciare il Parco dell’Alcantara e dell’Etna alla volta di quello dei Nebrodi. Lungo la strada, complice un bel sole finalmente, ci fermiamo a fotografare il vulcano che ci appare il tutta la sua bellezza e maestosità. Siamo attesi da una cooperativa che gestisce delle splendide cantine che, oltre ad essere funzionali e produttive, sono anche aperte alle visite didattiche. Passeggiamo lungo i vigneti e poi scendiamo nei locali scavati nella roccia, in cui sono custoditi veri e propri tesori. La visita finisce prima di pranzo, per cui ci sembra meraviglioso che i gestori ci offrano anche un aperitivo nell’ampio e soleggiato spiazzale. Facciamo anche in tempo a visitare brevemente l’incantevole città medievale di Randazzo (il cui territorio appartiene ai tre parchi contemporaneamente), caratterizzata dall’architettura in pietra lavica. È anche tempo di acquisti, ma visto che lo stomaco comincia a brontolare (ci hanno abituati troppo bene), ci spostiamo in fretta a Cesarò, il primo comune dei Nebrodi che ci accoglie, offrendoci un pranzo a base di cibi aromatizzati al pistacchio, tipico di queste zone. Nel pomeriggio, nonostante la pioggerella torni a minacciarci, ci inoltriamo nelle faggete dei Nebrodi raggiungendo il piccolo ma delizioso lago Maulazzo, area umida d’alta quota che in autunno, con i faggi che si specchiano sulle sue acque e un velo di nebbia, assume un aspetto fatato che rimanda più a paesaggi nordici che isolani.

La sera ci conduce sulla costa di Sant’Agata di Militello e dopo una cena a base di pesce, ci accomodiamo nelle nostre nuove camere (io sono molto vicina a casa, devo ammettere, ma continuo il mio viaggio).

Parco Regionale dei Nebrodi
FRANCESCA: I pasticceri dei Nebrodi inaugurano il nuovo giorno con un vero e proprio banchetto al posto della colazione, così arriviamo in forze e di buon umore in uno dei luoghi più belli del Parco dei Nebrodi, l’area didattico-faunistica del Capriolo, una zona boscata in cui sono ospitati dei caprioli che vengono studiati ai fini di una possibile futura reintroduzione e che è divenuta un importante laboratorio all’aria aperta, in cui grandi e piccini, escursionisti, scolari, stagisti, possono vivere esperienze di educazione ambientale o semplicemente trascorrere una giornata a contatto con la natura. Facciamo conoscenza con i responsabili dell’associazione Amici della Terra che da anni gestisce questo e altri importanti progetti sul territorio. Gli operatori dell’area e alcune ragazze dell’associazione ci offrono una colorata e ricchissima degustazione in mezzo al bosco… ehm… in effetti questa era l’intenzione: i tavoli apparecchiati sotto gli alberi, il fieno a mò di sedili, i cesti di prodotti tipici, sono stati trasferiti in fretta e furia nel piccolo ma accogliente rifugio perché la “fedele” pioggia non ha voluto lasciarci nemmeno in questa occasione. Non ci siamo arresi neanche questa volta e abbiamo sorriso, mangiato e cantato canzoni siciliane e venete.

Ci trasferiamo in uno dei più tipici paesini nebroidei: San Marco d’Alunzio, centro storico perfettamente conservato, dove incontriamo gli imprenditori locali che ci raccontano la loro voglia di ricoprire le tradizioni di un tempo e farle rivivere in maniera produttiva. Tra le viuzze scopriamo i laboratori di tessitura del lino, il borgo ristrutturato per la ricettività, le botteghe di prodotti tipici.

La cena di gala, con mille portate, è arricchita da un nuovo spettacolo di musica siciliana (che si mescola presto con i cori alpini) e dallo scambio di regali (ben tre compleanni più dei doni simbolici tra di noi).

Siamo molto stanchi, per cui andiamo a dormire visto che il viaggio non è ancora finito.

MANUELA: Non abbiamo certo trascurato l’aspetto culinario e folcloristico, abbiamo potuto assaggiare tante loro specialità (salumi, antipasti, marmellate, vini, ecc…) e trascorrere le serate ballando al ritmo delle musiche locali, accompagnati dal gruppetto di musicisti del paese (molto folcloristici) o alla scoperta di bellissime cittadine come S. Marco d’Alunzio e S. Stefano di Camastra.

I ricordi più belli però, che mi sono portata a casa, sono legati alle nostre guide, all’autista, che sono diventati degli amici, il pranzo in mezzo alla faggeta con le bruschette all’olio d’oliva, i formaggi con le marmellate, i corbezzoli e la “pignolata” (dolce tipico che viene preparato in segno di ospitalità), le ragazze che stanno avviando una piccola cooperativa, il padrone della cantina che ha lasciato Palermo per iniziare un’attività slegata da qualsiasi controllo “esterno”.

E la sensazione di libertà che ho provato nel fare il bagno al mare il giorno del mio compleanno, a fine ottobre, gli sguardi un po’ perplessi di chi passeggiava per strada e ci ha visto uscire dall’hotel in pantaloncini corti e costume da bagno all’imbrunire? Le parole non bastano per descrivere la felicità e la gioia che provo dopo un viaggio, le foto mi danno la possibilità di fermare un immagine, di cogliere un particolare, ma il ricordo più bello è quello che porto nel cuore e che mi fa apprezzare ancora di più tutto ciò che mi circonda e le persone a cui voglio bene.

Parco dei Nebrodi
FRANCESCA: Quasi scendono le lacrime al pensiero che torneremo alle classiche colazioni con cappuccino e cornetto. Gli amici di Belluno chiudono le valigie e prima di risalire sull’autobus vengono a trovarli i responsabili dell’ente Parco con cui nasce un appassionato confronto sulle tecniche di gestione di due territorio tanto diversi quali quello dei Nebrodi e quello delle Dolomiti.

Prendiamo la direzione di Palermo e ci fermiamo nella cittadina di Santo Stefano di Camastra, famosa per le ceramiche artistiche, prodotte nei numerosi laboratori che sorgono lungo la via principale. Ne visitiamo alcuni, incontriamo i decoratori e osserviamo le varie fasi di produzione.

I miei nuovi amici non possono lasciare la nostra terra senza un ultimo appetitoso pranzo a base di pesce in una tipica trattoria. Ormai è ora di salutarci. Purtroppo non accompagno i viaggiatori fino all’aeroporto di Palermo, perché il lavoro mi richiama all’ordine ed è ora per me di chiudere questa parentesi breve, intensa, divertente e istruttiva.

Sulla splendida terrazza decorata con le mattonelle di ceramica che si affaccia sul mare abbraccio a uno a uno i colleghi/amici di tutte le età. Tutti mi invitano nei loro rispettivi paesi, ospite in quel determinato agriturismo, a cena in quel preciso ristorante, in escursione su quella data alta via, in stage presso quelle famose foreste… e io accetto volentieri, perché so che un giorno andrò davvero a trovarli.

L’ansia dell’attesa, che aveva ceduto il passo al sollievo del piacevole incontro, per poi trasformarsi nella familiarità e nella gioia del viaggio condiviso, diventa infine tristezza per una separazione inevitabile, tenerezza per alcuni speciali viaggiatori che mi hanno trasmesso forza e dolcezza allo stesso tempo, affetto per coloro che avrei volentieri scelto come amici di ogni giorno, soddisfazione per il fatto di aver unito due esperienze, due culture, due territori.



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