Viaggio a COGNE
La montagna come luogo di solitudine? Macché.
Invece è un luogo d’incontro che supera la realtà terrena per trascendere fino all’eterno e quindi al divino.
Le caratteristiche dello stesso territorio come l’altitudine o le proporzioni grandiose determinano nell’animo del visitatori un atteggiamento di religioso silenzio con la consapevolezza di essere dinanzi al sovrannaturale. Il rumore dell’acqua, che spunta da ogni dove e che sembra avere prescia a volere precipitare per ingrossare la famelica Dora, è un suono che sembra volere sovrastare tutti gli altri e ci riesce magnificamente colla sua prorompente e frettolosa corsa verso la libertà. E’ come se avesse l’urgenza di confondersi con gli altri corsi che scendono anch’essi precipitosamente a valle.
Il liquido elemento sgorga , si può dire da ogni anfratto e spumeggiando dà un robusto contributo ai vari corsi d’acqua, che talvolta s’ingrossano a causa dello scioglimento dei ghiacciai. Allora il rombo assordante dell’acqua si trasforma in melodia e con la sua voce potente contribuisce a formare, a mio parere, l’identità di un popolo.
I rumori che provengono dall’uso smodato dei clacson, le diatribe insuperabili di esseri che non hanno la consapevolezza di arrecare disturbo alle persone per bene, e ancora la frenetica corsa tendente a sorprendere tutti nella prospettiva di arrivare prima degli altri, non sono rumori molesti, ma addirittura sono il peggiore inquinamento a cui è sottoposto il cittadino.
In ordine alle trasformazioni socio economiche dell’epoca moderna si vuole concentrarle sulle Alpi e sui suoi abitanti.
La marginalizzazione progressiva dello spazio ha prodotto la globalizzazione dell’economia e una omologazione dei modelli comportamentali e si è folklorizzata l’esasperazione etnica.
E’ necessario, pertanto che venga ritrovata la consapevolezza dei giovani e meno giovani, che sappiano fomentare la speranza con la passione dell’età gli uni e anche gli altri che giovani non lo sono più.
Si deve coniugare la propria attività con la tensione verso la montagna, che va liberata dai pregiudizi. ————————————— Ad Epinel cl hanno riferito una antica credenza precristiana, che peraltro è presente anche altrove; è la tradizione dei fiori di San Giovanni.
Ad Epinel il 24 giugno, solstizio d’estate, è usanza al mattino raccogliere i fiori bagnati dalla rugiada, non ancora illuminati dal sole per sistemarli a mazzetto sulle porte delle abitazioni.
E’ un antico rituale, ben radicato tra gli abitanti, atto sia a benedire le case, sia a scongiurarle dagli incendi, che, un tempo, erano frequenti abbastanza.
Le gocce di rugiada, probabilmente, richiamavano alla memoria la consacrazione battesimale che Giovanni Battista celebrava lungo le acque del fiume Giordano; i fiori e le erbe, invece, dovevano rappresentare le piante selvatiche del deserto di cui si nutriva il Predicatore allorché preparava la venuta del Cristo.
Camminando lungo le strade di Epinel si possono dunque ancora oggi incontrare tali testimonianze di fede; mazzetti di fiori essiccati a guardia e a protezione degli ingressi delle abitazioni e dei solai, fiori talora aggrappati alle croci di legno posti anch’esse sull’uscio.