Vacanze di Natale in Oman
L’Oman occupa l’angolo orientale della penisola arabica e confina con gli Emirati Arabi Uniti a nord-ovest, con l’Arabia Saudita a ovest e con lo Yemen a sud-ovest. La sua estremità settentrionale dista poco più di cinquanta chilometri dall’Iran, situato oltre lo stretto di Ormuz, mentre il Pakistan e l’India si trovano rispettivamente a 500 e 1000 km sull’altra sponda del Mare Arabico, verso est. Storicamente l’Oman è stato una potenza imperialista. La sua grande espansione ha avuto inizio dopo la fine dell’occupazione portoghese, avvenuta nel 1650 ad opera dell’Imam Bin Sayf ibn Malik Al-Yàribi. Nel periodo di massimo splendore, raggiunto nell’Ottocento con il sultano Sàid II ibn Sultan, il paese estendeva la sua influenza anche su Mombasa e Zanzibar e gestiva delle stazioni commerciali persino lungo la costa africana, oltre a controllare alcune parti del subcontinente indiano. Dopo la scissione dell’impero per opera dei figli di Sàid, la situazione del paese divenne stagnante e gli inglesi ne approfittarono facendo pressione sul sultano perché abolisse la tratta degli schiavi e il commercio delle armi, per cui l’Oman era da tempo tristemente noto. La mutata situazione economica impoverì notevolmente il sovrano, minando anche il suo potere sulle regioni interne: alla morte del sultano Faysal ibn Turki, avvenuta nel 1913, le tribù dell’interno rifiutarono di riconoscere al figlio il titolo di Imam, causando la scissione del paese tra la fascia costiera, governata dal sultano, e l’entroterra, in mano a una diversa dinastia di Imam.
Nel 1938 salì al trono il nuovo sultano, Sàid III ibn Taimur, che riuscì a ottenere il pieno controllo dell’entroterra soltanto nel 1959 e riportò il paese in una situazione anacronistica e medievale, scatenando la ribellione dei nazionalisti. Nel 1970 l’avido Sàid, simile nell’aspetto a un eremita, fu spodestato dal suo unico figlio, Qaboos ibn Sàid, con un incruento colpo di stato favoreggiato dagli inglesi.
Dal 1970 ad oggi Qaboos ibn Sàid ha fatto molto per trasformare l’Oman in un paese moderno. Grazie alle ricchezze del suolo (petrolio egas naturale), e ad una gestione del potere decisamente illuminata, ha creato una società colta e benestante, pur sempre nel rispetto delle tradizioni. Ha dato un grande impulso economico e sociale al paese, costruendo strade, infrastrutture, ospedali, scuole (che da 3 sono diventate più di 1.100), salvaguardando sempre il patrimonio artistico e architettonico del paese.
Siamo arrivati a Muscat, capitale dell’Oman, con un volo Qatar Airways proveniente da Vienna. E’ stata necessaria circa 1 ora per espletare tutte le formalità doganali, che comprendono la richiesta del visto (costa 15 RO) per soggiorni non superiori a 30 giorni e il controllo del passaporto, che deve avere una validità superiore a sei mesi dalla data di ingresso. Le prime cose che ci sorprendono sono la gentilezza e la cordialità degli Omaniti e la larghezza e l’illuminazione delle strade. Le carreggiate a tre corsie della Sultan Qaboos Highway si snodano, per circa 40 Km, dall’aeroporto As Seeb fino a Muscat Old Town.
Il paesaggio circostante è costituito da montagne brulle, dal deserto e da bastioni rocciosi, interrotto di tanto in tanto da belle e ordinate cittadine adorne di aiuole fiorite e da spartitraffico veramente bizzarri, costituiti da mappamondi giganti o da grandi brocche omanite.
Il nostro Hotel, il Chedi Muscat, è situato nel centro urbano di Gubra a circa 30 Km da Muscat Old Town. Di categoria elevata, molto chic e raffinato. La nostra camera è spaziosa, il servizio e il cibo impeccabili. All’interno ci sono 3 ristoranti (2 sulla spiaggia e 1 principale con 4 tipi di cucine – asiatica, araba, indiana e mediterranea-), 2 enormi piscine (di cui una con accesso vietato ai bambini) e una SpA molto ben organizzata. Voto 9, sicuramente superiore al tanto decantato “Al Bustan Palace Hotel” o al nuovo hotel del lusso “Shangri-La Barr al Jissah Resort and Spa”. I primi giorni li trascorriamo nell’assoluto relax dell’albergo, distesi su di un lettino, alternando alla lettura dei romanzi, lo studio della preziosa guida Bradt sull’Oman (al confronto le tanto decantate Lonley Planet sono guide per bambini!!). Ci rimettiamo in sesto con grandi mangiate e lunghe dormite e ci prepariamo a visitare questo fantastico paese, decidendo di affittare una Toyota Land Cruiser 4×4.
Ci informiamo sulla sicurezza nel paese e scopriamo che non vi sono zone a rischio, in quanto gli organi di sicurezza effettuano un controllo assiduo ed efficace su tutto il territorio. In linea generale, ci sconsigliano di effettuare escursioni nel deserto senza guida ed attrezzature adeguate e di guidare di notte su strade non illuminate dato il rischio di investire animali. Ci raccomandano inoltre di non fotografare le persone senza averne chiesto prima il loro consenso.
MUSCAT (2 giorni) Muscat è costituita da più agglomerati urbani: Ghubra, Azaiba, Qurum, Ruwi, Muttrah, Muscat Old Town, Al Bustan, Qantab e Jissah.
E’ molto piacevole passeggiare nelle vie di Muscat Old Town, la vecchia zona del porto dove ha sede il modesto palazzo del sultano e dove si ergono i forti Jalali e Mirani, che fanno la sentinella all’ingresso di Muscat. Entrambi i forti sono stati costruiti intorno al 1580 durante l’occupazione portoghese della città; sono tuttora utilizzati dalla polizia e/o dai militari e sono quindi chiusi al pubblico, ma si possono comunque fotografare.
Muttrah è situato 3 km da Muscat ed è il più importante quartiere commerciale e residenziale della zona del porto. Le maggiori attrazioni sono l’affollatissimo souq e la romantica corniche. L’ingresso principale al souq è sulla corniche; alla sinistra dell’ingresso si trova un caratteristico caffé dove vengono serviti the e bevande a base di frutta. Il souq è uno dei più antichi del paese ed è un labirinto di antichi vicoli coperti di tettoie di palma.
Del souq ci colpiscono immediatamente i profumi e i colori. Vi si trovano tutti i tipici prodotti locali: gli incensi (il più caratteristico è il frankincense), i tessuti, gli abiti tradizionali, i monili d’argento (come il khanjar, tipico pugnale a lama ricurva, con l’impugnatura arricchita da pietre preziose, avorio e argento) e in bronzo, i cesti omaniti (mandoos), le spezie e i profumi (tipica è l’essenza di rosa).
Rimaniamo inoltre affascinati dai costumi tradizionali della moltitudine di donne, uomini e bambini che si aggirano da un negozietto all’altro. Gli uomini, estremamente ordinati e profumati, indossano tuniche candide perfettamente stirate, lunghe fino ai piedi (dishdashas), e il tipico cappello (kumma), ostentando in qualche occasione il khanjar appeso alla vita.
Le donne invece indossano una tunica ed un velo di colore nero; solo alcune hanno il viso coperto. In generale sono truccatissime e da sotto la tunica si intravedono abiti colorati e jeans.
Ruwi e Qurum costituiscono la moderna area commerciale della città. Numerosi sono i centri commerciali (come il SabCo Centre o il Capital Commercial Center) dove si possono trovare negozi di abbigliamento, di elettronica, profumerie, ma anche negozi di artigianato locale. Caratteristiche e numerose sono anche le sartorie per uomo e per donna.
Consigliamo una cena al ristorante indiano Muntaz Mahal e al thailandese Golden Oryx: entrambi ottimi (spesa indicativa per 2 persone: 50 RO).
Il centro urbano di Azaiba ospita la Grande Moschea, dalle raffinate architetture di marmo, simbolo della rinascita del paese. E’ l’unica moschea del paese che consente l’accesso ai non musulmani. E’ aperta al pubblico dal sabato al mercoledì dalle 8.00 alle 11.00 (il nostro consiglio è quello di andare molto presto per evitare le orde di turisti che si ammassano nel corso della mattinata). E’ obbligatorio avere un abbigliamento consono agli usi locali (maniche lunghe e pantaloni) e le donne devono coprirsi il capo con un velo. La costruzione della Grande Moschea è iniziata nel 1995 e ci sono voluti 6 anni per completarla. E’ costituita da 5 minareti, uno centrale più alto e altri 4 disposti agli angoli lungo il perimetro esterno. Ciascun minareto rappresenta i 5 momenti di preghiera quotidiana previsti dalla religione musulmana (5.30, 12.30, 15.30, 17.30, 19.30). La zona di preghiera principale è caratterizzata da due complementi d’arredo veramente impressionanti: un tappeto di 4.200 mq, del peso di 21 tonnellate, costituito da 1 milione e 700 mila nodi, per la cui costruzione sono stati impiegate 600 donne per 4 anni e un lampadario di cristalli Swarovski, di 8 metri di larghezza e 14 di altezza, con 1.122 lampadine. La stanza principale può contenere fino a 6.600 persone, mentre tutta la struttura può ospitare fino a 22.000 persone. Numeri veramente impressionanti…
LA REGIONE DI DAKHILIYAH (1 giorno) La regione di Dakhiliyah è stata considerata nei tempi antichi un’importante regione “cerniera” tra la costa e l’interno; le numerose fortificazioni e torri di guardia ne testimoniano il tormentato passato. Detiene un posto importante tra le regioni dell’Oman per il suo contributo culturale, i poeti, gli scienziati, i capi religiosi che vi hanno avuto i natali.
Soprattutto nei villaggi dell’interno, il comportamento deve essere adeguato alle abitudini locali e di rispetto dei costumi islamici; per questo motivo scegliamo di indossare sempre pantaloni lunghi e camicie con le maniche lunghe.
La città principale è Nizwa, raggiungibile in circa 2 ore d’auto dall’aeroporto di Muscat attraverso una bella strada a due corsie. Durante il percorso rimaniamo affascinati dalle spettacolari montagne che ci circondano. Si tratta della catena montuosa dell’Hajar, la cui cima più elevata è il Jebel Akhdar (‘montagna verde’), con i suoi 2.980 metri.
Prima di arrivare a Nizwa ci fermiamo a Birkat al Mawz, per osservare il Bait al Redinah Fort. Da qui ha inizio il Wadi Muaydin che conduce fino al Saiq Plateau, un altopiano situato a 2.000 metri sul livello del mare, e che noi, con grande rammarico non abbiamo visitato. L’altopiano è rinomato per i suoi giardini e i suoi orti, dove crescono le rose profumate da cui si ricava la più famosa essenza omanita. Peccato non esserci arrivati, ma sarà certamente meta del nostro prossimo viaggio in Oman…
Arriviamo così a Nizwa, che fu capitale del regno nel XVI e XVII secolo; la città è distesa nel mezzo di una folta oasi di palme che si allunga per 8 km lungo il corso di due wadi naturali. Visitiamo il forte, dalla singolare forma circolare (di ben 45 metri di diametro), costruito verso la metà del XVII secolo dal sultano Bin Saif ibn Malik Al-Yàribi, colui che cacciò i Porteghesi dal paese. E’ uno dei forti più vecchi e più grandi dell’Oman ed è stato costruito per proteggere la città, importante crocevia della rotta carovaniera. La sua possenza architettonica è addolcita dalle porte in legno intagliato e dal gioco di ombre e luci che si appoggia sugli intonaci restaurati da poco; colpiscono le stanze destinate all’Imam, attentamente ricostruite con oggettistica originale. Dalla cima della sua merlatura si gode di uno splendido panorama, con una vista a 360° sulla città, il souk e la campagna circostante. Il forte è aperto al pubblico dal sabato al mercoledì dalle 9.00 alle 16.00 e il venerdì dalle 8.00 alle 11.00; l’ingresso costa 0,5 RO.
Vicino al forte si erge una bellissima moschea, dalla cupola blu e oro, il cui accesso è vietato ai non musulmani.
L’altra importante attrazione di Nizwa è il souk, visibile sulla sinistra all’ingresso della città, circondato da possenti mura con bellissimi portali di legno che si aprono su cortili e negozi. Costruito in stile tradizionale con archi, vicoli e finestre in legno intarsiate, i palazzi del souq sono incorporati nelle vecchie mura e ricoprono un’area di 7.600 metri quadrati per la vendita di frutta, verdura, carne, pesce, datteri e manufatti. Qui si possono trovare oggetti della tradizione locale come gioielli in argento, khanjar, oggetti in rame, vasi di terracotta e tessuti. I prezzi sono decisamente inferiori rispetto al souk di Muttrah. Notiamo che qui non tutti parlano inglese; chi vive fuori da Muscat o chi non lavora in strutture commerciali parla solamente arabo.
Visitando il souk nelle giornate di giovedì e venerdì (noi siamo andati di mercoledì) è possibile assistere anche alla compravendita del bestiame, che si svolge nell’arena circolare posizionata a sinistra dell’ingresso principale.
Da Nizwa procediamo verso Tanuf dove visitiamo le rovine di un antico villaggio di fango, abbandonato circa 45 di anni fa, e situato ai piedi di una spettacolare gola. La città è stata rasa al suolo, su richiesta del Sultano Said bin Taimur, dai bombardamenti aerei durante la selvaggia guerra civile (the Jebel War) del 1950. Percorrendo la strada che passa dietro la parte vecchia del villaggio è possibile ammirare una rigogliosissima oasi di palme e piccoli terrazzamenti coltivati.
Da Tanuf ci dirigiamo verso Bahla, una città vivace e pittoresca sorta ai piedi della montagna, circondata da circa 12 Km di cinta muraria, in pietra e argilla risalente ai secoli XII e XIII. Bahla è la più antica area civilizzata dell’Oman ed oggi è un importante centro per la lavorazione della ceramica. Qui ammiriamo l’imponente forte, che si erge su 15 porte e 132 torrioni. Purtroppo il forte, dichiarato patrimonio mondiale dall’Unesco, è oggi chiuso per restauro. Non molto lontano, a circa una decina di Km da Bahla, c’è il castello di Jabrin, del 17esimo secolo, uno dei più caratteristici e ben conservati in Oman. Costruito nel 1670 dall’Imam Bil’arub bin Sultan, conosciuto per il suo grande interesse per l’arte e la poesia, venne riccamente decorato e arricchito nel corso degli anni fino a diventare il piccolo gioiello che è oggi. Inizialmente costruito come dimora dell’Imam Bil’arub, non ebbe mai un ruolo difensivo, e fu utilizzato nel corso degli anni come ritiro degli ex-Imam della Dinastia Ya’ruba. Le due grandi torri circolari vennero aggiunte dopo, come elemento decorativo. L’accesso principale al forte conduce agli ambienti comuni: le cucine, scrupolosamente ricostruite con utensili dell’epoca, le dispense e un ampio cortile dove si trovano un pozzo e un pratico sistema di canali per la distribuzione dell’acqua nei vari ambienti; più in alto, si possono ammirare finestre di varie fogge e un imponente balcone in legno. La maggior parte degli archi e dei soffitti sono decorati con iscrizioni coraniche e con elaborati ed originali motivi geometrici rossi e neri. Una stanza al secondo piano fu fatta costruire esclusivamente per ospitare il cavallo del sultano. All’ultimo piano, su una terrazza che dà l’accesso alle torri di guardia, c’è la scuola coranica, con i libri e tutto il necessario per l’apprendimento. Il castello è aperto dal sabato al giovedì dalle 9.00 alle 16.00 e il venerdì dalle 8.00 alle 11.00; l’ingresso costa 0,50 RO.
Proseguiamo per Al Hamra, dove nella parte vecchia della città si possono ammirare le antiche case in stile yemenita, a 2-3 piani, in mattoni di fango e con finestre e porte di legno colorato. Parcheggiamo l’auto e ci addentriamo per i vicoli del quartiere semi-abbondanato. Notiamo con grande stupore che alcune di queste case, specialmente quelle che sono facilmente raggiungibili in macchina, sono abitate e sono dotate di televisione e aria condizionata. Quelle disabitate invece sorgono su di un vero e proprio manto roccioso, particolarmente scivoloso e non percorribile in auto.
Da Al Hamra ha inizio anche il tratto montano che conduce al Wadi Bani Auf (70 km di strada sterrata che attraversa i Monti Hajar). Indecisi se avventurarci o meno, visto l’orario tardo e l’avvicinarsi della sera, optiamo per percorrere lo stesso Wadi, il giorno successivo, accedendovi dalla parte opposta, cioè dalla strada che collega Rustaq a Nakhl.
LA REGIONE DI BATINAH (1 giorno) Nella regione di Batinah, la più densamente popolata del paese, scegliamo di percorrere, il cosiddetto Rustaq Loop. Partiamo di buon’ora alla volta di Rustaq, capitale del paese dal 1624 al 1744. Da sempre Rustaq costituisce un importante centro amministrativo e commerciale, grazie anche alla sua posizione strategica in grado di favorire gli scambi tra i villaggi montani del Jebel (produttori di frutta e ortaggi) e le città costiere della regione di Batinah (ricche di pesce, agrumi e banane).
Giunti a Rustaq visitiamo il souk, dove finalmente riusciamo a trovare i datteri in una confezione trasportabile in aereo (fino ad allora avevamo trovato solo sacchi zeppi di datteri, impossibili da acquistare) e il forte, uno dei più antichi del paese. La sua edificazione risale infatti al 600 a.C., centinaia di anni prima dell’arrivo dell’Islam in Oman; la ricostruzione più importante risale al 1650 ad opera del primo Imam della dinastia Ya’arubi. Il forte si erige su 3 piani ed è provvisto di 4 torri: la torre dei venti (la più larga, contenente alcuni cannoni inglesi posizionati in modo simmetrico rispetto alla grande colonna centrale), la torre Devil (la più alta, ma non visitabile), la torre rossa (costruita nel 1744) e la torre nuova (edificata solo nel 1906). Le stanze più belle, dai soffitti finemente decorati con elaborati motivi geometrici neri, rossi e bianchi, sono quelle del secondo piano destinante all’Imam. Il forte è aperto ogni giorno dalle 8.00 alle 17.00 e l’ingresso costa 0,5 RO.
Terminata la visita del forte, ripartiamo in direzione di Nakhl, alla volta del Wadi Bani Auf, la strada montana più spettacolare e suggestiva di tutto l’Oman (per percorrerla è assolutamente necessario essere alla guida di un fuoristrada). I primi 20 km li percorriamo lungo il letto pianeggiante, ma alquanto accidentato, del wadi, immersi in una lussureggiante vegetazione caratterizzata per lo più da manghi, papaye, banani, lime e oleandri. Attraversiamo numerosi bacini d’acqua ed ammiriamo le rocce bianche di quarzo naturale sparse qua e là ai margini del wadi. All’altezza del villaggio di Zammah (a circa 22 Km dalla strada asfaltata), svoltiamo a sinistra in direzione Bilad Sayt, un pittoresco villaggio montano scampato alle numerose guerriglie che si sono combattute nel corso dei secoli e alla selvaggia Jebel War (per questo motivo il suo nome deriva da bilad nasaytuhu, ovvero “la città dimenticata” dalla guerra). Qui la strada inizia vertiginosamente a salire e l’emozione si fa veramente grande. Ci circonda un paesaggio mozzafiato: 10 Km di curve, salite e discese, sovrastati dalla profonda Snake Gorge. Giunti a Bilad Sayt, attirati dal gran vociare dei bambini, ci addentriamo nei vicoli, dove giovani ragazzi del posto ci invitano in casa loro e ci offrono caffé omanita e datteri locali. Trascorriamo con loro una piacevole ora, durante la quale conversiamo del loro paese e dell’Italia. Ancora una volta rimaniamo colpiti dall’ospitalità e dalla cordialità degli Omaniti!! Soddisfatti dell’esperienza appena vissuta, riprendiamo la strada del ritorno verso Nakhl, con l’unico rammarico, visto l’ora tarda, di non poter visitare il forte di Nakhl. Ma non ci perdiamo d’animo e sotto la luce fioca della luna e delle stelle ci fermiamo ad ammirarlo dall’esterno: l’impatto è strabiliante, soprattutto per la sua posizione ai piedi delle montagne.
LA REGIONE DI SHARQIYA Inland route (1 giorno) Partiamo di buon’ora da Muscat alla volta di Al Mintirib (250 Km circa), piccolo villaggio ai margini del deserto e punto di partenza per la nostra escursione a Wahiba Sand. Il deserto omanita ha un’estensione di 180 Km da nord a sud e di 80 Km da est a ovest, e dune alte fino a 100-150 metri.
A circa metà strada, all’altezza di Ibra, il paesaggio comincia a cambiare, pian piano le rocce lasciano spazio alla sabbia e alle dune del deserto. Giunti a Al Mintirib ci diamo da fare per trovare una guida che ci possa accompagnare su e giù per le dune. Chiediamo gentilmente ad una coppia di turisti inglesi di poter seguire il loro fuoristrada, già munito di esperto autista, ma veniamo aggrediti dalla moglie che non intende in nessun modo condividere con noi quest’esperienza. Fortunatamente un giovane beduino locale si offre di accompagnarci (alla faccia della cicciona inglese!!!).
Oltrepassato il piccolo forte che sovrasta il villaggio, il Bidiyah Castle, veniamo subito inghiottiti dalle dune altissime di sabbia rossa punteggiata qua e là da radi cespugli. E’ un’emozione veramente grande, sopratutto per me, che sino ad oggi il deserto lo avevo solo sognato. Ci facciamo guidare per circa due ore su e giù dalle dune; ogni tanto ci fermiamo per toccare la sabbia, finissima e dalle mille sfumature rossastre, e per godere appieno dell’immensità e della purezza che questo grandioso panorama ci trasmette. Terminata la scorribanda tra le dune, il nostro amico beduino ci invita nella sua tenda per un caffé e una manciata di datteri, non prima però di essere andati a prendere i suoi cinque figli a scuola. La tenda, nonostante l’elevata temperatura esterna, è particolarmente fresca ed areata. Ci accomodiamo sulle stuoie colorate e ci gustiamo il buon caffé omanita, aromatizzato al cardamomo, che la moglie mascherata del beduino ci prepara. Qui le donne indossano tutte una strana maschera (burka mask) e si abbigliano con allegri tessuti colorati tempestati da tante piccole palliettes. A malincuore ci congediamo, non prima però di aver provato l’ebbrezza di cavalcare (si fa per dire) un cammello…
Sulla strada del ritorno, decidiamo di deviare per Sinaw, famosa per il suo animato e colorato souk. Sfortunatamente però l’ora del mercato è passata da un pezzo (sono circa le ore 16.00) e la cittadina è deserta. Non ci rimane quindi che riprendere la via del ritorno verso Muscat.
Incuriositi da quanto riportato sulla nostra guida, in merito ad una scalinata di roccia risalente all’età del ferro, decidiamo di fermarci a Lizq. Qui ammiriamo le antiche rovine sparse qua e là all’interno del piccolo villaggio e chiediamo aiuto ad un ragazzo locale che ci conduce a questa particolare scalinata. Il paesaggio circostante è molto particolare, sembra di essere in mezzo alla savana africana tanto che da un momento all’altro ci aspettiamo di vedere spuntare giraffe e gazzelle. Giunti ai piedi della scalinata, ci avventuriamo in quella che si dimostra subito essere una vera prova di arrampicata lungo una parete rocciosa alquanto impervia e scivolosa. Ma ne valeva la pena: la vista dalla sommità della collina è stupefacente.
Ripartiamo alla volta di quella che sarà l’ultima tappa della giornata, Al Rawdah, dove una strada sterrata immersa in una piccola e lussureggiante oasi di palme ci conduce fino al forte che sovrasta il villaggio.
Coastal route (1 giorno) La strada che collega Muscat a Sur è estremamente panoramica, ma assolutamente non percorribile se non dotati di un fuoristrada. Le stazioni di servizio sono una rarità, quindi decidiamo fare il pieno prima di partire.
Solo il tratto di strada da Muscat a Quriyat (circa 80 Km), cittadina dal grazioso porticciolo di pescatori, è asfaltato. Il resto del percorso fino a Qalhat (circa 100 Km) – a parte un brevissimo tratto tra Bimah e Fins – prosegue sul fondo del Wadi Dayquat, tra salite e discese vertiginose. Poco distante da noi decine di operai coreani stanno costruendo la superstrada che condurrà fino a Sur e che consentirà a questa straordinaria zona costiera di svilupparsi. Riflettiamo su quanto sia emozionante assistere allo sviluppo di un paese dalle mille potenzialità e ci rallegriamo di poter visitare una delle poche zone al mondo ancora incontaminata e non rovinata dal turismo di massa.
Il panorama è veramente mozzafiato, con scogliere a picco sul mare contro le quali si infrangono le onde impetuose, e montagne alte e cupe che incombono sul lato opposto. Nel mezzo è puro deserto roccioso, dove i cammelli pascolano liberamente spingendosi anche fino in prossimità della spiaggia e del mare.
Il primo tratto sterrato – da Quiyriat a Dibab (30 Km circa) – è il peggiore, su è giù per una strada stretta e ripida. Da Dibad la strada si fa più pianeggiante. Attraversiamo Bimah (circa 20 Km da Dibad), piccolissimo villaggio di pescatori e ci fermiamo, poco prima di Fins, in prossimità di una bellissima spiaggia bianca ad ammirare centinaia di uccelli che si riposano al sole. Raccogliamo qualche bella conchiglia e ripartiamo alla volta di Tiwi (circa 20 Km da Fins), grazioso villaggio di pescatori, dove, curiosamente, alcune caprette fanno la siesta davanti alla porta di casa. Ci fermiamo a fotografare il cimitero musulmano, una distesa di sassi aggregati tra loro a 2 (per segnalare la salma di un corpo femminile) o a 3 (per segnalare la salma di un corpo maschile).
Da Tiwi ci addentriamo a piedi nel famoso e affollato Wadi Shab. Seguendo il sentiero, purtroppo in parte cementato, lungo il corso d’acqua dolce verde smeraldo, ci ritroviamo in un canyon, immersi in una bella vegetazione tropicale. Dopo circa un’ora giungiamo in un punto in cui l’acqua raggiunge la profondità di diversi metri, da cui è possibile tuffarsi. Ma l’acqua è fredda e un pò stagnante e quindi decidiamo di riprendere la via del ritorno.
Riprendiamo la macchina e proseguiamo alla volta di Qalhat (circa 20 Km da Tiwi), piccolo insediamento risalente al II secolo d.C., probabilmente il più antico dell’Oman. Oggi della vecchia città restano solo una tomba (la pittoresca Bait Maryam), una cisterna per l’acqua e una distesa di cocci, di fango e corallo, che scendono fino al mare. Si dice che siano passati di qui Marco Polo nel XIII secolo e Ibn Battuta nel XIV.
Vista l’ora tardi (è quasi l’ora del tramonto), decidiamo di non proseguire per Sur (la vista della centrale elettrica ci scoraggia) e di fare ritorno a Muscat.