Romantico Oman
Partiamo verso Sur (che si trova a sud, ovvio), la strada è asfaltata fino a Qurayat e poi inizia il bello, lo sterrato, che, con una jeep 4×4 è davvero divertente … E vai con sgommate, derapate, salti e fosse. Dopo un 2 ore e mezza ci fermiamo in corrispondenza di una bellissima spiaggia bianca, poco prima di Fans. L’acqua è cristallina e già alla profondità di 3-4 metri abbonda di pesci tropicali e girdini di corallo.
Dopo una 20ina di km arriviamo a Tiwi e Wadi Shab. Tiwi è un paesino piccolissimo, con meno di 2000 anime, e di fianco si trova il bellissimo Wadi Shab. Per risalirlo bisogna lasciare la macchina e attraversare il ruscelletto con una berchetta trainata a mano da un vecchio (Caronte); poi si risale per 40 minuti circa in questa gola spettacolare in cui la vegetazione si infittisce sempre più man mano che si sale, sia grazie all’acqua che grazie alle pareti ricciose sempre più alte e ombrose. Un ragazzo locale si incammina con noi … Gli chiediamo come mai e ci dice che va a farsi un bagno. Alla fine ci fa da guida, ci porta ad una pozza d’acqua dove si può fare il bagno, piccolina e forse appena ripagante della camminata, ma ci sono dei pescetti che vengono a mangiare le pellicine intorno alle unghie … Un manicure/pedicure naturale. Il tipo dopo ci indica la grotta, e ci scorta fino al lago superiore, tra 2 costoni di roccia, e alla camera rocciosa a cui si accede solo attraverso un cunicolo strettissimo dove passa solo la testa … Il resto del corpo è sott’acqua. Nella camera rocciosa c’è una cascata proveniente da un laghetto sovrastante, ed il tizio ci fa arrampicare con una corda: siamo nel punto più alto, quello della sorgente … È un posto fantastico, e senza l’aiuto del tipo locale non ci saremmo arrivati, per cui, quando ci chiede un pagamento a piacere siamo ben lieti … (quasi …) !!! Dato che stiamo perdendo la marmitta chiediamo al tizio locale (aveva un nome troppo difficile da ricordare) se c’è qualuno che può ripararcela nel paese, ma sono le 3, e fino alle 4 niente da fare, tutto chiuso per pennica. Finiamo, sempre col tizio locale, in un caffè gestito da 2 indiani 3 tavoli e 12 sedie, una cucina a vista unticcia e odorante di fritto, ma che prepara dei sandwich spettacolari (o forse saranno sate le 2 ore di camminata che ce li fanno sembrare buoni ?!?!). In attesa dell’apertura del fabbro che ci salderà la marmitta, scatta il safari fotografico in questo villaggio davvero pittoresco, dove mi fermerei tranquillamente una notte se non fosse per l’assenza di hotel. Il fabbro si trova proprio di fronte alla scuola di Tiwi, e nel pieno della saldatura suona la campanella delle elementari … Classi rigorosamente seperate per maschietti e femminucce, ed un fiume di piccole dishdasha con il loro kumma (il berretto cilindrico ricamato) si riversa in strada. Per i più piccoli, la presenza di 2 turisti con armamentario fotografico è davvero troppo ghiotta, per cui scattano le richiesta di foto e i tentativi di parlare. Passiamo una mezz’oretta (mentre il fabbro smadonna sotto la nostra jeep) in compagnia di 4 ragazzini simpaticissimi, che vogliono per forza mostrarci i loro libri di scuola e i quaderni … In cambio vogliono che gli scattiamo qualche foto con la digitale e gli facciamo vedere subito il risultato.
Ancora 40 km (20 di sterrato) ci separano da Sur, dove arriviamo all’imbrunire per fermarci al SUR BEACH HOTEL (Tel: +968 442 031), 30 OR (circa 70 euro) per la doppia inclusa la colazione, per una stanza che in Italia ci avrebbero dato per 15 Euro. Comunque almeno è … In front of the sea. Abbiamo giusto il tempo di fare un giro nella zona del souq e di cenare in uno dei ristorantini tenuti solo da indiani, il Sur Beach Restaurant (niente a che vedere con l’hotel) prima di crollare; domani ci attende la spiaggia delle tartarughe. Tuttavia, al mattino seguente, prima di lasciare Sur, abbiamo il tempo di fare qualche foto: a Sur sono degni di nota il forte (un po’ troppo classico … Un quadrato con 4 torri), il lungomare (al-corniche) con vista sull’altra sponda del golfo di Sur, la cittadina di AS’SEYA, molto carina e pittoresca, ed il cantiere dei sambuchi, dove è anche possibile entrare e fotografare gli artigiani all’opera.
Comunque non c’è che dire … L’Oman è davvero pulito, sopratutto paragonandolo agli Emirati … Si vede che i grandi flussi turistici ancora non sono arrivati a rovinare questa gente semplice … E gli Omaniti … Sono gente davvero squisita, amichevole e gentile … Un altro mondo arabo.
RAS-AL-JINZ (spiaggia delle tartarughe) “Sono esausta … Davvero stanca … Stavolta le correnti erano molto più forti delle altre volte, molto strano! Ecco, dietro quello spuntone di roccia dovremmo esserci, si … Mi pare di riconoscerlo … È proprio la roccia che segnala la spiaggia dove sono nata e dove già 2 anni fa sono venuta a deporre. Sarà bene riposarsi un pochino, prima di iniziare la salita lungo la spiaggia … E poi mi piace tanto fare “il morto a galla”.
Bene, è ora, la temperatura dell’acqua inizia a scendere, è bene che salga … Puff … Pant .. Uff … Uff … Benedaetta spinta d’archimede, quanto aiuta quando sono in acqua, invece, qui sulla spiaggia sono così lenta e goffa … Fortuna che il carapace mi protegge, altrimenti volpi e cani randagi banchetterebbero … Ecco questo punto mi piace, la sabbia non è ne troppo calda ne troppo fredda, al punto giusto, così la nidiata sarà mista, maschietti e femminucce, si si, va proprio bene. Diamoci dentro a scavare!!! Ma che saranno quelle ombre che si muovono nel buio?! Non sono animali a 4 zampe, per cui, forse, non sono in pericolo … E poi quella lucine tonda che li precede … Che strana, vabbè è meglio accellerare lo scavo, altrimenti va a finire che la mia covata va a farsi benedire … Eccoli, si avvicinano … Aspetta, fammi capire cosa vogliono, ma dove vanno?!?! Non li vedo più, eppure li avverto … Sono dietro di me … Però non mi sembrano pericolosi, sono lì, fermi ad osservarmi e continuano a puntarmi quella piccola luce tonda nel culo … Comunque, devo fare in fretta, non posso permettermi di perdere la covata … La buca è pronta, in pochi minuti tutte le uova saranno al sicuro …
Ecco fatto, adesso tocca coprirle … Quelle strane creature con 2 zampe sono sempre qui, dietro di me, continuo ad avvertirle e stranamente stavolta ho fatto meno fatica a ricoprire la buca … Come se le strane creature mi avessero aiutata … Ecco, adesso mi giro … Ma … Che strano, non ci sono più … Mah !!! Adesso un’ultimo sforzo per fare una finta buca che inganni le volpi e poi via verso il mare …
Finito, tutto ok stavolta, posso ritornare verso il luccichio, verso il mare … Toh, ecco di nuovo le strane creature su 2 zampe, mi scrutano da lontano stavolta … Ok, basta che non si avvicinino troppo, e poi oramai ci sono, ecco la risacca, aaah , che fresca l’acqua … E poi benedetta spinta di archimede, mi sento di nuovo leggeraaaa, leggeraaa … E quanto mi piace fare il “morto a galla” … ” A Ras-ah-hadd e Ras-al-jinz, le 2 spiagge dove nidificano le tartarughe (quelle verde oliva di “Ridley”), ci arriviamo tramite una strada sterrata di 60 km che parte da SUR (che però stanno asfaltando … Magari tra 2 anni sarà completata); la strada è ben tenuta e passa anche attraverso una gola, a tratti spettacolare. A Ras-al-hadd non ci siamo stati, pare che sia una spiaggia più viva per il viavai di pescatori e che ci sia anche un albergo.
A Ras-al-jinz, l’accesso alla spiaggia è controllato e si paga 1 OR a testa per entrarvi; il permesso dura fino alle 10 del gg successivo, in modo da avere la possibilità di tornarvi la notte. Si può trascorrere la giornata su questa splendida spiaggia (indispensabile portarsi acqua e viveri) che è piena di pesci morti, forse sbattuti sulla spiaggia dall’irruenza del mare … E i granchi banchettano! E’ possibile anche campeggiare all’interno dell’area protetta per 3 OR a testa (ingresso incluso). Noi siamo stati al NASEEM CAMP, gestito dalla Desert-Discovery, 3 km prima di arrivare alla spiaggia, dove per 15 OR a testa ti danno una capanna in legno con letti veri, cena, colazione, bar 24h, docce, servizi e guida alla spiaggia alle 21 (per vedere l’arrivo e le prime nidificazioni) e alle 4.40 del mattino, per vedere la tartarughe che chiudono le buche e vanno verso il mare. Davvero un bel posto, con un bel falò al centro, tappeti e cuscini per godersi la stellata fantastica che ci sovrasta …
NIZWA E DINTORNI Purtroppo il problema con la marmitta ci ha fatto perdere una mezza giornata sul ruolino di marcia; contavamo di arrivare a Al-Qabil versoe le 16,30 per trascorrere la notte nel desert-camp della Desert-Discovery, nelle Wahiba Sands, ma ci arriviamo verso le 21 … Troppo tardi. Fortuna che ad Al-Qabil gestiscano anche un hotel, la Al-Qabil Rest House: 20 OR con colazione per una stanza davvero kitch.
Il mattino successivo partiamo per Nizwa lungo una nuova strada asfaltata che non è segnata sulla nostra cartina. Prima di Nizwa arriviamo ad IZKI, dove sussiste un borgo cittadino risalente a più di 150 anni fa, una specie di centro storico di questa cittadina, ma vivo, vissuto dagli omaniti … Un dedalo di viuzze e case dalla tipica architettura omanita, all’interno di una verde oasi; il tutto sovrastato dai ruderi di un ennesimo forte.
Arriviamo a Nizwa verso l’una, ma tutto è chiuso fion alle 4, per cui decidiamo di fare il giro nei dintorni suggerito dalla Lonely Planet; prima tappa TANUF, dove vi sono le “spettrali rovine” della città vecchia … Abbandonate a se stesse, un vero peccato, dato che il vecchio villaggio è quasi intatto … In Grecia o in Italia avrebbero saputo venderle meglio. Proseguiamo per AL-HAMRA, dove c’è un quartiere di case di fango in stile Yemenita. Parcheggiamo l’auto e ci addentriamo per i vicoli del quartiere semi-abbondanato … Appena giriamo il primo angolo, appeso ad un albero c’è una capra appena uccisa ed un signore che la ripulisce per bene … Continuiamo e dietro un altro angolo, una signora è intnta a pulire le pentole all’aperto con l’acqua corrente … Un vecchino col turbante tipico della zona ci viene incontro, ma siamo di nuovo attorniati da bimi che escono da scuola e che sono troppo incuriositi dalla vista di un turista … E vai con le fotooo … Terza ed ultima tappa è BAHLA, definito come il centro della ceramica; il paesino è davvero carino, un dedalo di vicoletti tra le palme dell’oasi e del falaj (la piantagione) e deve avere un suoq niente male (era tutto chiuso) sovrastato da un forte. I lavori in ceramica non li troviamo, ma troviamo parecchi laboratori artigiani di terracotta … Chissà se si è trattato di un errore di traduzione sella Lonely Planet (la nostra è in italiano) o siamo stati sfortunati. Fortunatamente i laboratori sono aperti, ci fermiamo presso un paio di loro, ma hanno in maggioranza vasi, che, francamente, non ci interessano molto.
Torniamo a Nizwa e prendamo alloggio al Falaj Daris Hotel (tel: +968 410500), il migliore dei 2 hotel di Nizwa, ed il migliore incontrato fin’ora; 30 OR (finalmente un hotel con un prezzo onesto … Nel senso che la stanza li vale tutti) colazione esclusa e una splendida piscina in cui ci rinfreschiamo in attesa dell’apertura del souq. Il centro di Nizwa è molto carino e curato, si vede che è la seconda meta turistica dell’Oman dopo Muscat: Forte, Souq e Moschea sono molto vicini e ben restaurati. Il souq dà subito l’idea di un souq per turisti (solo la parte di crne, ortaggi e pesce è frequentata da locali) e l’idea è confermata dalla quasi impossibilità a trattare. Comunque non è male, è molto vivo e ben fornito. La vicina moschea ha un bel minareto e cupola mailicate, ed il forte è visitabile pagando un biglietto d’ingresso. Alla sera, una vera esperienza omanita: abbiamo cenato al ristorante Bin Atique, cucina e ambiente tipico omanita: niente tavoli e sedie, dei micro-comparti con tappeti e cuscini e cena che viene servita a terra. I piatti sono della cucina Omanita tradizionale, ovvero quasi immangiabili (la zuppa ditonno secco con aglio, cipolle e spezie era davvero da oltastomaco), però è un’esperienza particolare, che vale la pena di fare, magari ordinando un pollo al curry e riso in bianco per non avere brutte sorprese …
LA PENISOLA DI MUSANDAM La penisola di Musandam può sembrare una manciata di terra scaraventata da un gigante sulla punta della penisola arabica; montagne aride che si tuffano in un mare verde-azzurro ricco di vita, un contrasto bellissimo e a tratti spettrale tra l’aridità della terra e la ricchezza del mare … E in mezzo, l’uomo che vi si aggrappa, in una serie di villaggi di 10, 50 o 100 persone che punteggiano i pochi anfratti pianeggianti che la terra ha concesso.
Noi ci siamo arrivati da Dubai, in un pick-up 4×4 (BELLISSIMO) al posto di frontiera di Tibat. Per la serie “w la globalizzazione, abbattiamo le barriere ed i loro dazi”, paghiamo 40 UAE Dh per uscire dagli UAE e 6 OR (= 60 UAE Dh) per entrare in Oman. Dicono che al ritorno non dovremo pagare nulla, ma ci crediamo poco.
La strada lungo la costa nord-occidentale da Tibat a Khasab è l’unica asfaltata di tutta la penisola ed è costellata di villagetti che rubano una serie di foto al rullino nella mia macchina; già da qui, le montagne iniziano a salire ed i costoni di roccia si tuffano in un mare stupendo, una bella differenza con gli UAE, dove tutto è sabbioso e le acque sono lacustri.
Arriviamo a Khasab verso le 20: scartato il Golden Tulip Hotel (che pur in una posizione incantevole non è proprio quell’hotel genuino omanita che cerchiamo), la scelta ricade sul Khasab Hotel (l’altro è il Turist Hotel – un palazzone), disposto con le camere attorno alla piscina e alla terrazza ristorante per 15 OR a testa, colazione inclusa. Purtroppo in Oman non esiste la cucina Libanese (quella araba buona) ed i pochi ristoranti sono tutti in mano agli indiani, ma almeno ceniamo in due con soli 3,7 OR nella zona del souq.
Il giorno seguente, primo grande giorno in mare; con una crociera presa in hotel salpiamo alle 10 per rientrare vs le 18 (20 OR a testa) e ci dirigiamo verso l’insenatura Khor-es-Sham, meglio nota come la Norvegia dell’Oman, a causa dei fiordi che la roccia ha disegnato nel suo contatto col mare; è una baia infinita e frastagliata, con acque ferme come l’olio. Menzione d’onore per la barca, un bellissimo Sambuco omanita, con tappeti e cuscini, davvero fantastico; la giornata prevede lo scrutamento (nel senso che ci avvicineremo, senza scendere dalla barca) dei vari villagetti nati tra le insenature di roccia più dolci e raggiungibili solo via mare da Khasab, in cui vivono più che altro dei grossi nuclei familiari con n-mila capre, un paio di soste per il bagno, e la visita di Telegraph Island, poco più di uno scoglio con le rovine di una costruzione che ospitava l’ultimo telegrafo di sua Maestà Britannica verso est. Si narra che i custodi del telegrafo impazzissero … E ci credo … Nel nulla più totale per mesi interi!! Proprio nello specchi d’acqua antistante Telegraph Island incontriamo i delfini … Ce ne saranno una ventina, tranquilli che nuotano, ma il nostro capitano sa come stuzzicarli e farli giocare. Si ferma col motore al minimo e poi parte accellerando al massimo e percorrendo un lungo tratto rettilineo. I delfini non resistono e si lanciano all’inseguimento della barca, nuotando giusto sotto la prua o di fianco alla barca … CHE SPETTACOLO!! Alla sera siamo cotti a dovere, ma ciò non ci impedisce di metterci in auto e di percorrere i 15 km che separano Khasab dal Golden Tulip Hotel per il solo ed unico motivo di BERE UNA BIRRA !!!!!!! Il giorno seguente decidiamo di fare un po’ di sterrato col nostro pick-up 4×4, e ci addentriamo verso la baia di Khor-Najd: lo spettacolo del silenzio, solo il vento soffia nelle nostre orecchie mentre ammiriamo questa baia fantastica dall’alto. In realtà, prima di arrivarci, abbiamo perso il bivio giusto e ci siamo addentrati nell’interno della penisola, su sterrati che costeggiano burroni da far rizzare i capelli (eh eh eh …) lungo le aridissime gole delle montage omanite. All’improvviso la strada scavalla un dosso e … Ci sembra un miracolo … Una distesa pianeggiante verde, con prato all’inglese, ruscelletti, alberi in quantità e asini e capre libere al pascolo; siamo a Sayh che (come spiega la Lonely Planet) è una conca in cui la concentrazione di umidità rende la terra molto fertile … Ovvio che c’è una spiegazione razionale a tutto, ma passare dall’aridità più assoluta al prato inglese ti fa pensare se non altro ad un miraggio. Ritrorniamo verso il porto, dove ci attende Alì, il pescatore che con la sua lancia ci porterà a Kumzar, il paese più settentrionale di questa penisola, raggiungibile solo via mare,a 2 ore di lancia da Khasab. Inutile dire che il tragitto è fantastico, ed arriviamo in questo villaggio assolutamente al di fuori del mondo, i cui abitanti parlano un misto di arabo, farsi (persiano) e portoghese (Musandam è stata una colonia portoghese). Siamo accolti da bimbi che ci chiedono di scattergli alcune foto, mentre i pochi uomini sono intenti a lavorare sulle reti da pesca e le molte capre sono intente a riposarsi all’ombra della moschea. Al ritorno Alì ci fa conoscere un altro paio di insenature … Spiagge bianche, incontaminate, in questo pezzetto di mondo di cui molti non conoscono neanche l’esistenza …