USA del nord est tra città, laghi e natura
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Questo è il nostro diario: buona lettura!
Sabato 03
Partenza da casa alle ore 5,00 e arrivo a Venezia alle 6,00; check-in, consegna bagaglio, controlli tutto regolare così come l’imbarco e il decollo con Air France e arrivo in orario a Parigi. Solita camminata per cambio terminal e partenza con mezz’ora di ritardo sull’orario previsto. Arrivo a Boston alle 13,40 ora locale (sei in meno rispetto all’Italia) pratiche d’ingresso veloci (il nostro controllore conosce bene il nostro paese perché viene a sciare a Courmayeur!), ritiro bagagli, bus navetta fino agli uffici Avis per noleggio auto già prenotata e, seguendo le indicazioni, con molta facilità imbocchiamo la “90” a pagamento che, dopo un lungo tunnel e alcuni chilometri, ci porta dritti a WALTHAM. Qui troviamo un magnifico Best Western riservato su Internet. La stanza è molto confortevole e dal balcone noto un piccolo lago e parecchi hotel importanti: Courtyard, Mariott, Holiday Inn, Embassay e altri che mi fanno pensare a un’area commerciale, di uffici e di congressi.
Finalmente possiamo riposarci un po’ dopo un’impegnativa giornata, ma alle 19,30 sono pronta per un breve giro a piedi quindi in macchina troviamo il ristorante Bertucci’s per la cena; parlando veniamo a sapere che i gestori hanno origini abruzzesi e ci chiedono notizie dell’Italia. Menù ottimo, servizio eccellente e personale premuroso che ci chiede più volte se va tutto bene!
Rientro in hotel alle ore 23,00 con un caldo afoso che ci ha accolto già all’uscita dall’aeroporto.
Domenica 04
Scendiamo per la colazione che è varia e abbondante poi prendiamo la macchina per dirigerci verso la US-20W che attraverso città (Springfield-Westfield-Pittsfield) e piccoli paesi percorre tutto il Massachussets fiancheggiando l’autostrada “90” che è tutta a pagamento.
Il caldo comincia a farsi sentire con 25/27° e l’aria condizionata ci rende il viaggio piacevole; attraversiamo praterie, boschi, abitati con case ben tenute e quasi tutte espongono “cianfrusaglie” in vendita. I paesi si susseguono, notiamo i cartelli di vari festival teatrali e lirici che interessano tanti piccoli centri e ciò m’impressiona favorevolmente! (Ho letto un libro dal quale, con mia grande sorpresa, ho saputo che in America già al tempo dei pionieri le compagnie portavano in scena il grande Shakespeare!).
Il traffico è quasi nullo, l’andatura tranquilla ma alle 14,00 ci fermiamo finalmente per necessità fisiche e mangiare un hamburger; attraversato il confine con lo stato di New York, arriviamo verso le 17,30 alla sua capitale Albany, posta sulle rive del fiume Hudson. Graziosa cittadina di ca.80.000 abitanti con un’architettura varia, centro ben curato e tanti quartieri di neri; per trovare un motel dobbiamo percorrerla tutta due volte (soliti incroci megalattici!) e alla fine ci fermiamo all’America’s Best Value Inn(56 €) dignitoso, pulito e silenzioso. Oggi abbiamo percorso 335 Km.
Lunedì 05
Oggi in America ricorre il “Labor day” che si festeggia ogni primo lunedì di settembre: tutto chiuso tranne i centri commerciali affollati come il solito, poco traffico. Ci mettiamo in strada alle 8,30 e seguiamo sempre la “20” attraversando piccoli paesi (tutti segnalano musei di qualche tipo!), per tre volte sulla carreggiata vediamo grossi cervi morti, ai lati si susseguono campi di mais e soia (saranno la caratteristica di tutto il viaggio) e in lontananza farms con alti silos. I chilometri si susseguono, la temperatura è decisamente calata attestandosi sui 18° e verso Bridgewater (un nome, una coincidenza!) inizia una pioggia più o meno fitta che ci accompagna fino a quando, dopo aver oltrepassato Syracuse e costeggiato i laghi Cayuga e Seneca, ci fermiamo a Seneca Falls per una sosta meritata. Tentiamo di fare un giro a piedi ma piove e fa freddo e i locali per mangiare sono tutti chiusi. Finalmente troviamo “Avicolli’s” dove Giovanni prende uno steak ed io un roll di verdure: molto buoni.
Riprendiamo la strada dopo aver deviato sulla “15” lasciando a sinistra Buffalo e ci colleghiamo alla “290” per fermarci verso sera ad AMHERST presso Holiday Inn (95 €) di categoria superiore che si nota nei vari particolati: materassi alti, cuscini più o meno morbidi, piumini, TV a schermo piatto, macchina per fare il caffè automatica e tanti altri servizi. Molto bene! Siamo stanchi così saltiamo la cena e alle 20,00 io sono già a letto. Oggi abbiamo percorso 464 Km.
Martedì 06
Alle 8,45 siamo pronti per andare a vedere le famosissime cascate del Niagara. Arriviamo verso le dieci, troviamo subito un parcheggio a pagamento e, ben coperti (pioviggina e la temperatura è di 14°), attraversiamo un parco fiorito e molto curato che ci porta in breve alla postazione da cui si possono ammirare le cascate. Al primo sguardo il mio pensiero è “tutto qui?” le immaginavo molto più alte e maestose e subito rimango un po’ delusa.
Dal nostro punto di osservazione vedo alla destra un lungo e alto ponte (chiamato dell’arcobaleno perché ne ricorda la forma) che sovrasta il fiume; davanti, sulla costa canadese, alti grattacieli con ascensori esterni in movimento, in basso minuscoli battelli stipati di passeggeri in cerate azzurre che si stanno dirigendo sotto le cascate e a sinistra il fiume impetuoso che forma un’altra cascata laterale. Un colpo d’occhio incredibile che mi fa un po’ modificare la prima impressione. La nebbia nasconde la cascata principale (posta a cavallo tra i fiumi Ontario ed Erie ha una lunghezza di 323 metri e un salto di soli 50) ma riesco a fotografarla quando si alza un po’ e scatto anche foto ricordo con Giovanni sullo sfondo. Camminiamo mezz’oretta per il parco ma il tempo inclemente ci fa riparare al caldo del tourist information, dove facciamo colazione e ci riposiamo prima di riprendere il viaggio.
Prendiamo la “62 sud” e dopo circa un’ora e mezza ci fermiamo a un Burgher King per mangiare un boccone: Giovanni un panino ed io un gelato. Poco più avanti ci raccordiamo con la “249” a North Collins da dove inizia una distesa coltivazione di viti così basse che le foglie formano una copertura che scende fino a terra (non ne avevo mai viste di simili e le fotografo). Anche in questa zona vediamo farms per chilometri, notiamo i postini che utilizzano l’auto per le consegne e intanto, imboccata la “5”, entriamo in Pennsylvania.
La strada corre quasi parallela alla costa del lago, anche se non possiamo vederlo, attraversiamo tutta la città di Erie (nella contea si produce un terzo di tutto il vino degli U.S.A), il confine con l’Ohio dopo aver deviato sulla “20” poi sull’autostrada “90” non più a pagamento per arrivare all’uscita 223 ad ASHTABULA dove ci fermiamo all’Americas Best Value (56 €) molto buono.
Dopo un breve riposo, ci rechiamo presso il “Quinn’s Grille & Bar” dove consumiamo un’ottima cena a base di gamberi panati e fritti con patatine e fagiolini e una coppa di brodo con pasta; Giovanni aggiunge una fetta di dolce megalattica da mille calorie.
Servizio cordiale e piatti ben preparati e presentati. Bel finale per una giornata intensa e ricca di emozioni. Oggi abbiamo percorso 325 Km.
Mercoledì 07
Piove, la temperatura è bassa sui 15°; facciamo colazione poi alle 9,15 riprendiamo l’autostrada “90” e la seguiamo fino a Cleveland città di ca.500.000 abitanti che presenta un bel centro ma una periferia povera; qui deviamo sulla “6” che costeggia il lago, dove sorgono caratteristiche villette in stili diversi ma tutte molto belle e ben curate, e arriviamo fino a Huron per deviare sulla “2”. Lasciamo sulla destra la cittadina di Sandusky, nota per i parchi divertimenti e acquatici, e arriviamo a Toledo dopo aver attraversato un ponte lungo sei chilometri. La zona che ci siamo lasciati alle spalle è ancora una volta caratterizzata da estese coltivazioni di mais e soia e da farms.
Ci fermiamo per il pranzo al “Family Restorant” (zuppa chili, patate, pollo fritto, sandwich di tacchino e verdure: ottimo!) poi attraversiamo il confine con il Michigan e arriviamo a Detroit che si presenta come la classica città industriale con traffico caotico, fabbriche, ciminiere, fumi, vagoni ferroviari e notiamo anche un immenso deposito delle auto Ford. Piove ancora ma decidiamo di salire verso nord prima sulla “75” poi la “94” fino a Port Huron quindi la “25” lungo la costa dove pensiamo di fermarci per la notte. Percorsi alcuni chilometri ci rendiamo conto che non ci sono motel perciò facciamo dietrofront e ritorniamo sulla’autostrada “94” dove, all’uscita 266 MARYSVILLE troviamo un ottimo Super8 (55 €) molto curato nei servizi, con piscina coperta e altre comodità.
Sono già le 19,00 siamo stanchi per aver viaggiato con vento, pioggia e freddo e aver percorso tanta strada. Ci regaliamo così una buona cena presso il locale “Jeros” (zuppa, hamburger di pesce e patatine fritte, dolce) serviti da una cameriera che conosce l’Italia per aver visitato Firenze e Venezia e da un albanese proprietario del locale che parla molto bene l’italiano appreso dalla nostra TV quando era esule nel nostro paese. Che incontri interessanti!
Alle 21,00 siamo già a letto, speriamo che domani arrivi il sole. Oggi abbiamo percorso 575 Km.
Giovedì 08
Dopo aver studiato la mappa, decidiamo di salire al nord per tutta la lunghezza della penisola del Michigan fino ad arrivare a un paese sulla costa del lago Huron che Giovanni ha trovato su Internet e che gli è piaciuto molto.
La temperatura è di 16°, il cielo coperto e il viaggio inizia alle 9,30 seguendo prima l’autostrada “94” fino a Davison poi prendiamo la “15” segnalata come “scenic route” e facciamo una sosta a Vassar graziosa cittadina di 3.000 abitanti che mi colpisce per le sue aiuole fiorite, la pulizia e lo stile delle casette che fotografo. Riprendiamo la strada e, finalmente esce il sole e la temperatura sale fino ai 20°; a Bay City deviamo sulla “13” attraversiamo Pinconning nota per la produzione di prodotti caseari (le insegne la indicano come “Capital Cheese”) soprattutto del formaggio omonimo, troviamo Omer segnalata come la più piccola città dello stato con 313 abitanti.
Arriviamo a Tavas City, dove ci fermiamo per il pranzo (tacos e hot chili) quindi riprendiamo il viaggio sulla “55” una strada rettilinea di ca.60 km. che attraversa distese di mais e soia (qui i granai sono in legno e hanno una forma diversa da quelli degli altri stati), boschi di pini con alla base felci giganti.
Dopo un’altra breve sosta in una “rest area” con servizi e prati circostanti pulitissimi (c’è un circuito apposito per i bisogni degli animali e le multe per i trasgressori sono salatissime!) arriviamo a Mackinaw City e, dopo un giro orientativo, ci fermiamo al Super 8 (79 €) che ha stanze con balcone vista lago e una spiaggia di sabbia privata lunga solo 150 m. utilizzabile da altri tre hotel. Siamo molto contenti della scelta, la temperatura si è alzata sui 26°, brilla un sole caldo così dopo esserci sistemati, usciamo per una lunga passeggiata prima sulla spiaggia poi per il centro di questo piccolo paese. Finalmente ceniamo tranquilli dopo aver scelto un bel locale: per me pesce di lago panato e fritto con patata intera con buccia cotta al forno, salse varie e insalatina mista; per Giovanni grosso hamburger di carne con funghi, bacon e patate fritte.
Stanchi ma soddisfatti, alle 21,00 siamo già a letto. Oggi abbiamo percorso 564 Km.
Venerdì 09
Ho dormito molto bene fino alle 6,30 quando, guardando dal balcone, ho visto un cielo incredibile con colori che andavano dal nero al grigio al rosso cupo all’arancione formando un’immagine grandiosa che ho immortalato con una foto. Giovanni dormiva così ho deciso di uscire per vedere meglio la cittadina e fotografare quei punti e quelle case particolari che avevo notato la sera prima. C’è un’aria frizzantina, le strade sono quasi deserte e le poche persone che incrocio salutano con simpatia! Mi fermo nel parco dove razzolano delle grosse anatre colorate, ammiro un vecchio pub, il centro con i suoi negozietti caratteristici, un lussuoso bed & breakfast di stile hollywoodiano e, dopo una lunga camminata, arrivo sulla sponda del lago Huron da dove posso vedere e fotografare il lungo ponte (quasi 8 km. uno dei tre ponti sospesi più lunghi al mondo) che unisce la penisola alla terraferma.
Sono contenta di questa escursione solitaria che mi ha permesso di osservare un po’ più da vicino la vita di questi americani: case senza recinzioni ma con prati e giardini ben tenuti e pulitissimi come le strade, gente educata e cordiale. Sono rimasta fuori un’oretta e quando rientro aspetto Giovanni per fare insieme una sostanziosa colazione; ho modo di notare che la maggior parte delle persone presenti è fortemente obesa e si capisce perché vedendo cosa consuma solo il mattino: burro di arachidi, marmellata, dolci vari, waffels coperti di melassa e altro. Tutti alimenti molto calorici.
Ritornata in camera, preparati i bagagli e deciso l’itinerario per il giorno, mi siedo fuori sul balcone al sole ammirando il lago e i battelli che partono per portare i turisti nelle vicine isole Mackinac.
Alle 10,30 ci immettiamo sull’autostrada “75” attraversiamo il famoso ponte a 2+2 corsie e lasciamo a destra il lago Huron e a sinistra il lago Michigan fino all’incrocio con la “2” che costeggia il lago per un lungo tratto poi devia verso l’interno attraversando la Hiawatha National Forrest dove noto grandi alberi con le foglie che stanno cambiando colore.
Vediamo indicazioni per lavori stradali in corso con obbligo di riduzione della velocità e grandi cartelli informano che, chi ferisce o provoca la morte di un operaio, è punito con una multa di 7.500 $ e 15 anni di prigione; ci saranno tali cartelli in tutti gli stati che attraverseremo con differenti importi per le multe e gli anni da scontare; le interruzioni per lavori sono segnalate con largo anticipo perciò c’è tutto il tempo per prepararsi. Sono multati con 500$ anche coloro che gettano rifiuti dai finestrini.
Quando davanti a noi ci sono degli scuola-bus le auto devono rimanere ferme e incolonnate finché gli scolari che sono scesi non hanno attraversato la strada e il bus riparte; multe salatissime per chi non rispetta questo obbligo! Anche per i gestori che vendono le sigarette ai minori di anni 18 ci sono provvedimenti severi.
Si viaggia bene con una temperatura esterna di 26° e con un sole splendido; ci fermiamo a Escanaba dalle 14,00 alle 15,00 per pranzare con hamburger a base di pesce e verdure molto appetitose poi riprendiamo il viaggio sulla “35” che segue il lago Michigan per circa 90 km. per arrivare alla città di Menominee che segna il confine con il Wisconsin ed entriamo così nella “Central Time Zone” e dobbiamo spostare l’orologio un’ora indietro alle 15,55. Quando ci fermiamo per acquistare la mappa dello stato vedo, con sorpresa, che le autostrade sono come sempre segnate con un numero ma le altre strade riportano tutte lettere dell’alfabeto; cosa che, all’inizio, mi creerà qualche difficoltà di lettura e orientamento!
Attraversiamo anche qui estese coltivazioni di mais e soia, vediamo tantissimi silos e fattorie e arriviamo così a Green Bay dove abbandoniamo il lago e prendiamo l’autostrada “43” verso sud fino ad arrivare alle 17,45 a Manitowoc dove troviamo un Super 8 (66 €) veramente confortevole per l’accoglienza, per la stanza e per i servizi. Ci riposiamo in camera poi alle 19,30 andiamo a cena al “Four Seasons” della catena dei Family Restorant dove Giovanni ordina una zuppa, gamberi con patate fritte e una fetta di dolce mentre io mi accontento di una buonissima zuppa cremosa.
Rientrati in hotel alle 21,00 siamo già a letto. Anche oggi una giornata interessante con paesaggi vari dal lago alle foreste alle pianure sconfinate: molto bene! Oggi abbiamo percorso 493 Km.
Sabato 10
Dopo la solita abbondante e varia colazione alle 9,40 con un bellissimo sole e una temperatura sui 23° saliamo in macchina e ci fermiamo al Walmart (grosso centro commerciale che comprende oltre ai soliti reparti, anche centri di bellezza, parrucchiere, pedicure, palestra e casse per il pagamento “fai da te”!) e, mentre Giovanni visita il centro elettronico, io faccio un lungo giro tra gli scaffali e noto la grandissima varietà dei prodotti alimentari (formaggi, zuppe e sughi pronti mi colpiscono in modo particolare) e l’esiguità dei prezzi del vestiario (una camicia da notte felpata $7). Decidiamo di acquistare panini, tramezzini e bibite da consumare più avanti in qualche bel parco lungo il lago e alle 10,50 ci dirigiamo a sud sulla “43”: attraversiamo Sheboygan, Port Washington e finalmente arriviamo a Milwaukee, mitica città dei telefilm “Happy Days”.
Città di circa 650.000 abitanti, deve il suo nome alle lingue delle genti indiane che vivevano lì, è nota per la casa costruttrice delle motociclette “Harley-Davidson” e per la birra che produce in grande quantità; seguiamo la costa dove si trovano delle grandi ville con bei giardini, vediamo la spiaggia con grandi aree attrezzate piene di gente che si rilassa al sole quindi entriamo al “Lake Park” vasta zona riservata ai pic-nic con campi da calcio, golf, bowling e altro. Siamo fortunati a trovare un parcheggio e un tavolo su cui possiamo consumare il nostro pranzo (un’addetta alla vigilanza ci fa presente che gli spazi sono tutti prenotati ma, per uno spuntino veloce, possiamo restare). Ci godiamo la pace, la tranquillità, il verde dei prati, l’ombra degli alberi e l’azzurro del cielo: molto rilassante! Quando ho finito di mangiare vado a fare una lunga passeggiata attraverso le strade del parco e ne posso misurare la vastità: trovo un ristorante dal cui terrazzo si vedono la spiaggia e il lago e all’aperto si sta festeggiando un matrimonio con gli sposi e la maggior parte degli invitati “neri” e mi colpiscono i bambini vestiti con frac e papillon come gli adulti. Vedo anche degli scoiattoli che si rincorrono sul prato incuranti della gente. Giovanni mi ha aspettato alla macchina fumando le sue sigarette e rilassandosi al sole.
Riprendiamo il viaggio sulla “32” che corre lungo il lago; dopo aver attraversato piccoli paesi, arriviamo a Kenosha (città natale di Orson Wells) e decidiamo di fare una sosta. Ho voglia di camminare sulla sabbia così faccio un lungo giro poi risalgo sulla strada dell’area di sosta e, con mia grande sorpresa, mi trovo davanti ad un anfiteatro all’aperto dove si tengono rappresentazioni, festival canori e altri eventi. Dopo aver scattato alcune foto ricordo del lago, risaliamo in macchina e poco dopo a Zion entriamo in Illinois prendendo la “137” e poi la “41” fino a nord di Chicago.
Qui entriamo in una zona di traffico caotico, faccio fatica a seguire la mappa, diventa difficile girare e trovare un hotel; finalmente alle ore 19 ci fermiamo al primo che troviamo “Diplomat” (53 €) d’infima categoria. Fili elettrici a vista, niente radiosveglia né confort, moquette bruciacchiata però le lenzuola e il bagno mi sembrano puliti. Giovanni esce come il solito per una ricognizione ma rientra quasi subito perché il quartiere è abitato da indiani e asiatici e i locali non sono invitanti: rimaniamo così senza cena ma io sono così stanca che desidero andare subito a letto per rilassarmi dopo la tensione dell’ultima ora.
Giornata molto intensa con tanti nuovi paesaggi, emozioni, difficoltà superate in bellezza. Giovanni è veramente bravo e paziente a cavarsela in mezzo al caos delle metropoli anche se io qualche volta non gli fornisco le indicazioni esatte. Oggi abbiamo percorso 291 km.
Domenica 11
Durante la notte un frigo mal funzionante e pieno di ghiaccio fa un rumore fastidioso che, unitamente alle frequenti sirene della polizia che lacerano il silenzio della notte, non mi lasciano riposare tranquilla così alle sette mi alzo e aspetto Giovanni per andare a fare una sostanziosa colazione all’interno di un grande centro commerciale (anche qui reparti a non finire con varietà di prodotti che da noi non avevo mai visto!) poi, seguendo la “41” in venti minuti arriviamo nel cuore di Chicago attraversando bei parchi pieni di gente che si dedica ad attività varie: passeggio, corsa, pattini, bici, pic-nic in una giornata di sole caldo e cielo terso.
Giovanni è un po’ preoccupato per il parcheggio ma ce ne sono molti a pagamento e ne troviamo uno con facilità così alle 10,00 ci avviamo a piedi per visitare questa grande metropoli che a prima vista mi lascia stupita per i suoi grattacieli di forme e dimensioni tanto diverse fra loro. Percorriamo il “Magnificent Mile” della lunghissima e trafficata Michigan Avenue con i suoi lussuosi alberghi e negozi (sono presenti le maggiori firme italiane della moda, calzature, oggettistica) e percorsa in entrambi i sensi da turisti in perenne movimento; passiamo davanti all’Istituto d’arte e arriviamo al “Millennium Park” un’area di 24,5 ettari con giardini, fontane, zone riservate per i pic-nic, un padiglione per spettacoli con 5.000 posti a sedere e un prato circostante che può contenere fino a 15.000 persone, una scultura molto famosa in tutto il mondo denominata “fagiolo” di materiale così lucente che riflette i grattacieli e le persone! Uno spettacolo unico nel suo genere.
Attraversiamo un ponte e notiamo sul fiume una lunga fila di canoe dai colori vivaci che stanno seguendo la corrente; ritorniamo dall’altro lato prendendo delle vie laterali quasi deserte e ci accorgiamo che stiamo scendendo perché la strada si articola su due livelli e ci fa compiere un giro più lungo per ritrovare il percorso verso il parcheggio. Abbiamo però la fortuna di trovare un pub irlandese sul lungo fiume dove abbiamo modo di riposarci e saziarci con dei buonissimi sandwich dopo la lunga camminata: ci serve una cameriera che parla un poco la nostra lingua avendo soggiornato un anno in Italia per motivi di studio.
Chicago per me è una città bellissima, elegante, pulita, armoniosa di grande respiro non opprimente come mi è parsa New York e sono contenta per aver potuto visitarla anche se per poche ore.
Riprendiamo la macchina dopo aver pagato il biglietto di 26$ per tre ore e mezzo (Giovanni è diventato molto bravo nell’utilizzo della carta di credito per prelievi in banca, ticket e benzina; certo è che se non si conosce l’inglese tutte queste operazioni sarebbero veramente difficoltose) e seguiamo sempre la “41 sud” attraversando tutta la parte bassa di Chicago e i suoi quartieri periferici poi prendiamo le autostrade “94-57 e 74” che con corsie triple e velocità un po’ più sostenuta con limiti di 65 miglia/ora ci permettono di percorrere molta strada in mezzo a piccoli anonimi paesi e alle solite interminabili coltivazioni di mais e soia maturi di un giallo oro: non mi stancherò di ripeterlo ma questa è stata la visione che ci ha accompagnati per tre quarti del nostro viaggio.
Alle 17,15 con una temperatura sui 27° e un bel sole, varchiamo il confine con lo stato dell’Indiana dove troviamo anche qualche raro bosco alternato ai campi e alle fattorie con silos di fattura ancora diversa dai precedenti. Dobbiamo rimettere gli orologi un’ora avanti perché siamo rientrati nella Eastern Time Zone così alle 19,00 terminiamo il nostro andare all’uscita 34 Crawfordsville dove ci sistemiamo presso il Motel Super 8 decisamente buono anche nel prezzo (43 €). Giovanni, in uscita di ricognizione, ha individuato un Buffet Cinese dove con 15$ ci gustiamo ogni varietà di cibo così poi, sazi e soddisfatti andiamo a dormire contenti per la bellissima giornata.
Oggi abbiamo percorso 377 km.
Lunedì 12
Dopo colazione, m’informo se nella zona ci sono particolari luoghi che meritano di essere visitati: trovo dei depliant che indicano l’Indiana come la capitale mondiale dei “ponti coperti”, ne elenca qui 39 di cui 29 ancora transitabili e vedo che ce ne sono alcuni lungo le strade che dobbiamo percorrere verso Indianapolis. Così alle 9,50 con temperatura sui 19° prendiamo la “74 west” fino all’incrocio con la “41 sud” e arriviamo a Billie Creek Village dove, dopo una breve sosta all’ufficio informazioni per prendere una mappa particolareggiata, andiamo a visitare l’omonimo ponte costruito nel 1895 con la struttura interna di travi e assi di solido legno. Proseguiamo fino alle 12,00 (la temperatura si è alzata a 27°) quando ci fermiamo brevemente per vedere il Baker’s Camp Creek realizzato nel 1901; attraversiamo il ponte sul lago Harden, le cittadine di Danville, Avon con giganteschi centri commerciali che si snodano in continuità fino all’entrata di Indianapolis (circa 800.000 abitanti) che attraversiamo da ovest a est avendo modo di vedere il centro con i bei grattacieli e palazzi ma subito dopo una periferia degradata con miseri quartieri.
Ci dirigiamo verso est sulla “40” indicata come strada panoramica e dopo alcuni chilometri ci fermiamo a Greenfield per il pranzo al Riley House (io mangio del pesce intero panato su un panino aperto con salsa e patate fritte, Giovanni invece un panino con carne, purè condito, coppa di chili, dolce e coca-cola) al prezzo complessivo di 14 €.
Riprendiamo il viaggio alle 14,40 e arriviamo a Richmond, piccola cittadina molto graziosa e pulita, e alle 16,20 entriamo nello stato dell’Ohio: ci immettiamo sull’autostrada “70” che seguiamo fino a Columb Est dove usciamo per cercare un motel che, forti delle esperienze precedenti, ci fa scegliere ancora un Super8 (49 €) molto buono dove ci fermiamo alle 18,10. Breve riposo poi dalle 19,30 alle 20,40 andiamo a cena presso un Family ristorante che presenta un menù speciale per i bambini e per gli over 65 (Giovanni gamberi, patate fritte, pasta al forno; io zuppa di verdura con carne, panino morbido con polpettone, cipolla, pomodoro e insalata) più coca-cola e mancia 15 €.
Anche oggi abbiamo visto qualcosa di caratteristico e diverso perciò vado a letto soddisfatta.
Oggi abbiamo percorso 471 km.
Martedì 13
Mi ricordo di aver letto che in questo stato è presente un gran numero di Amish; mi informo alla reception ma subito la signorina dice che non sa dove posso procurarmi le informazioni necessarie. Insisto nel mio inglese stentato così apre Internet e in un attimo mi stampa due pagine con località e indicazioni utili.
Dopo aver individuato la zona che ci interessa, alle 9,35 con una temperatura sui 20°, riprendiamo l’autostrada “70” che attraversa la città di Zanesville, importante per le sue cave di argilla e fabbriche di ceramiche fino alla piccola cittadina di New Concord dove inizia la “scenic route” n.83; si tratta di una strada che si snoda fra boschi e colline con saliscendi più o meno accentuati e moltissime curve che riducono la velocità e richiedono grande attenzione. Per fortuna il traffico è quasi nullo così possiamo goderci questo magnifico paesaggio: finalmente ritorna la pianura con i suoi campi di soia e mais e l’arrivo nella contea di Holmes dove incontriamo per prima la piccola cittadina di Millersburg e la poco più grande Berlin molto trafficate da auto e turisti che affollano i numerosi negozi caratteristici (coperte fatte a mano, mobili in legno, oggettistica curiosa), ristoranti e hotel di stile tedesco. Questa contea di 40.000 abitanti vanta la più alta concentrazione di popolazione Amish del mondo essendo presenti ben 18.000 persone con le loro comunità chiuse, i loro usi e scuole, attività, farms e negozi.
Seguendo le indicazioni arriviamo alla Yoder Amish Home, una fattoria sperduta, che è possibile visitare; entrati nel negozio (un vero e proprio bazar dove vendono articoli vari di loro produzione) veniamo a sapere che il tour completo richiede come minimo due ore perciò scelgo di fare solamente un giro con il caratteristico calesse guidato da un amish barbuto che non accetta di farsi fotografare e durante il tragitto incrocio una donna con due bambini nei loro tipici costumi. Ne vedremo pochi altri che fotograferò di nascosto dalla macchina!
Per chiudere in bellezza questa interessante visita ci fermiamo per il pranzo a Vilmot presso il ristorante Amish dove dalle 13,20 alle 14,20 gustiamo un ricco pasto a base di pane fatto in casa con carne di tacchino, manzo, purè condito e per Giovanni una fettona di torta sempre di produzione propria; il ristorante è molto vasto con annessa panetteria e pasticceria e al piano superiore un ricco bazar con prodotti tipici. Ottengo dalla cassiera il permesso di una foto con me e mi faccio dare il suo indirizzo per spedirgliene una copia; sono molto soddisfatta di questa esperienza con gli Amish!
Riprendiamo la macchina e seguiamo la “62” fino all’incrocio con l’autostrada “77 nord” che attraversa Canton e Akron, percorriamo la “76” e poi la “80 east” fino al confine con lo stato della Pennsylvania dove arriviamo alle 16,25 con una temperatura di 28°; breve sosta al tourist center, diretto da un gentilissimo signore di origini calabresi con il quale posso parlare in italiano e richiedere la mappa dello stato che mi è consegnata gratuitamente insieme agli elenchi degli hotel con gli indirizzi e i prezzi (finora avevamo sempre acquistato le carte stradali presso i distributori di benzina!).
Percorriamo ancora altre miglia in mezzo a boschi e prati ricoperti di erica gialla finché alle 18,15 decidiamo di fermarci all’uscita 78 Brookville e troviamo un Super8 (52€) molto confortevole; dopo un breve riposo, Giovanni mi accompagna per la cena presso un ristorante caratteristico dove si fermano i camionisti che dispongono di spazi riservati, enormi aree di sosta all’esterno (conterò decine di Tir parcheggiati per la notte) docce in quantità e altri servizi a loro dedicati.
Io prendo solamente una capace coppa di crema vellutata con pezzi di sedano, Giovanni un grosso toast con roast beef, formaggio e crauti: tutto gustoso!
Ritornati in camera accendiamo l’aria condizionata perché fa molto caldo e durante il giorno sono rimasta sempre in maniche corte. Alle ore 22,00 inizia un violento temporale con raffiche di pioggia: per fortuna siamo al riparo. Un’altra interessantissima giornata.
Oggi abbiamo percorso 511 km.
Mercoledì 14
Dopo aver fatto la solita sostanziosa colazione, con una temperatura di 17° e un cielo coperto, alle 9,30 saliamo in macchina e ci immettiamo sull’autostrada “80 East” che attraversa boschi molto estesi intervallati agli ormai famigliari campi di mais e soia. Viaggiamo così per molte ore, nel frattempo esce un sole caldo e la temperatura arriva ai 25°, fino alla cittadina di Stroudsburg dove lasciamo l’autostrada e prendiamo la “209” che segna quasi il confine con il New Jersey e percorre una zona ricca di boschi, cascate, il fiume Delaware con tante aree riservate a varie attività sportive.
Dalle 14,00 alle 14,50 ci fermiamo per il pranzo all’“Alaska Pete’s” nella cittadina di Marshall Crk con cucina tipica americana; si tratta di un locale caratteristico con TV giganti ai quattro angoli e più piccole a ogni tavolo, separé, banconi con alti sgabelli tipo saloon, bicchieri appesi al soffitto e sedie di legno massiccio con una seduta molto larga per persone obese. Io ho preso un piatto di calamari fritti veramente ottimi, Giovanni un sandwich di tacchino con formaggio, salse varie, patate fritte e coca. Servizio veloce con la cameriera che domanda più volte se va tutto bene.
Ripartiamo sulla “209” fino a incrociare la “84 East” ed entriamo nello stato di New York che attraversiamo per poche miglia quando alle 17,15 arriviamo nel Connecticut; la temperatura è salita fino ai 30° quando ci fermiamo in un’area di sosta per prendere la mappa di questo stato. Giovanni ha la fortuna di fotografare un grosso aquilotto che aveva appena catturato un piccolo roditore e lo stava divorando!
Oltrepassiamo le città di Danbury, Waterbury e alle 19,00 ci fermiamo a Hartford presso un Super8 (47 €) di cui abbiamo un tagliando con lo sconto che è subito accettato. Per la cena non c’è molta scelta così ci accontentiamo di quello che passa il McDonald’s poi subito a letto.
Giornata di trasferimento quasi tutta in autostrada, paesaggio un po’ monotono senza grande interesse. Oggi abbiamo percorso 677 km.
Giovedì 15
Raggiungo Giovanni che si è già recato a fare colazione (molto misera). Partiamo alle ore 9,00 con un cielo coperto e una temperatura di 22°: riprendiamo la “84” verso nord, attraversiamo grandi parchi e foreste accompagnati da una leggera pioggia che lascia ben presto il posto a un pallido sole.
Alle ore dieci superiamo il confine con il Massachusetts e a Sturbridge prendiamo la strada “20” (già percorsa all’andata) poi l’autostrada “290” con le città di Worcester e Marlborough e, dopo un breve consulto con Giovanni, decidiamo di proseguire ancora verso nord sulla “495” per arrivare in Maine, dimora di Stephen King e della “signora in Giallo” (Giovanni c’è già stato e mi dice che è selvaggio, disabitato e con meravigliose scogliere a picco sul mare).
Quando la “495” si collega con la “95” sono le ore 13,00 e siamo arrivati nel New Hampshire (stato di granito per le numerose cave di questo materiale) dove ci fermiamo presso un tourist-center molto grande e ben curato che ci fornisce la guida dello Stato; da qui abbiamo deviato su strade costiere lungo l’oceano Atlantico fino ad arrivare a Hampton Beach, famosa e ricca zona di villeggiatura dove sorgono lussuose abitazioni nascoste nel verde. Abbiamo calcolato di non poter proseguire verso il Maine perché la sera dovevamo arrivare a Waltham dove avevamo già prenotato una stanza, così torniamo indietro; dopo una breve sosta sulla spiaggia (tutti ciottoli e gusci minutissimi di conchiglie) per immortalarci a vicenda con delle foto, ci fermiamo dalle 13,20 alle 14,20 presso il caratteristico ristorante “Ray’s Seafood” che offre aragoste, ostriche e gamberi; all’esterno posso fotografare le nasse e altri attrezzi per la cattura di questi crostacei.
Io scelgo un piatto con sei cappelle di funghi ripiene di polpa di aragosta in salsa e Giovanni un roll sempre di aragosta con patate; per finire ci concediamo una fetta di torta al cioccolato e panna veramente deliziosa e molto calorica.
Sazi e soddisfatti riprendiamo l’auto, ritorniamo sulla “95 sud” per rientrare in Massachusetts e seguire l’autostrada “93” fino all’uscita per Waltham dove arriviamo alle 16,45 dopo aver girato un po’ a vuoto lungo il lago (abbiamo fatto confusione fra le uscite A e B); ci sistemiamo presso il Best Western dove avevamo già dormito all’arrivo e che quindi conosciamo bene.
Dopo esserci rilassati in stanza, Giovanni propone di ritornare per la cena al “Bertucci’s” dove si mangia veramente bene, così alle 19,30 con una leggera pioggia ci rechiamo in macchina in questo locale poco distante dove consumiamo un’ottima pizza di pasta fatta in casa con sopra gamberetti, pomodoro fresco ed erbette: molto ben presentata, servizio e pulizia ottimi.
Rientrati in hotel dobbiamo accendere il riscaldamento perché la temperatura si è abbassata.
Altra giornata interessante per i posti che abbiamo visto e i diversi paesaggi; molto bene!
Oggi abbiamo percorso 410 km.
Venerdì 16
Prima di recarmi a colazione ho fatto un giro dell’hotel così mi sono resa conto della sua vastità, dell’attrezzata palestra, della piscina coperta, dei saloni congressi, delle lavanderie e altri confort che giustificano il prezzo abbastanza elevato (104 €) quasi il doppio di quanto pagato all’arrivo tramite prenotazione su Internet forse perché siamo a fine settimana.
Consultando il depliant informativo che si trova in camera, mi ha colpito che in questa cittadina di circa 60.000 abitanti ci siano le seguenti congregazioni religiose con le rispettive chiese e scuole: Avventista, Ebrea, Battista, Cattolica, Congregazionista, Luterana, Metodista, Presbiteriana, Episcopale, Evangelica e Pentecostale.
Si possono trovare anche moltissimi ristoranti divisi per categorie che offrono specialità di cucina cinese, indiana, italiana, giapponese, messicana, thai, americana e di altre etnie.
Alla fine di una nutriente e varia colazione consumata in una sala molto confortevole, ci consultiamo su come impiegare la nostra ultima giornata tenuto conto che la partenza dell’aereo per il ritorno è prevista per le ore 22,55; decidiamo di andare fino a Salem, nota come “città delle Streghe”, visitare poi Boston con comodo ed essere pronti per la sera.
Fuori ci aspetta il sole, un forte vento e una temperatura di 12° così alle 10,15 saliamo in macchina e ci dirigiamo verso l’autostrada “95” che percorriamo fino all’incrocio con la statale “114” che ci porta dritti a Salem centro: seguendo le facili indicazioni, arriviamo a un garage a pagamento (quattro piani con posti quasi tutti occupati) dove lasciamo l’auto e ci rechiamo al vicinissimo ufficio turistico per prendere informazioni e depliants (locale grandissimo con personale in divisa, bagni pulitissimi, costumi d’epoca, pannelli che illustrano con foto e didascalie le storie vere delle sei streghe che nel 1692 furono giustiziate).
Al di là di questo triste episodio, Salem era veramente importante tra il 1800-1900 per il suo porto uno dei più attivi e conosciuti d’America dove arrivavano dall’oriente merci preziose e spezie che poi erano trasportate in tutti gli altri stati.
Incominciamo alle 11,10 il nostro giro a piedi seguendo una linea rossa che tocca i punti più interessanti della città: possiamo così ammirare le vecchie case ancora ben tenute abitate da capitani, mercanti e aristocratici dell’epoca, particolarmente bella la sede della capitaneria del porto.
Percorriamo il lungo molo alla fine del quale si trova un vecchio faro e una riproduzione a grandezza naturale di un antico veliero; notiamo parecchi negozi che vendono costumi, corredi da streghe e altre attrezzature per Halloween che qui si protrae per tutto il mese di ottobre e metà novembre.
Alle 12,45 riprendiamo l’auto e, seguendo la strada costiera “1A”, puntiamo su Boston dove arriviamo alle 14,00 (parcheggio subito in centro) e incominciamo, anche qui seguendo la famosa “Freedom Trail – linea rossa”, la visita di questa grande città. Fa freddo e tira vento ma sono ben vestita, piena d’entusiasmo e curiosità.
La prima impressione è quella di altre città già visitate con alti grattacieli, ampie strade e giardini fioriti ma mentre ci inoltriamo nel centro storico vediamo antiche costruzioni di stile europeo, ammiriamo la sontuosa cupola dorata della sede del Governo, la Park Street Church, La King’s Chapel (prima chiesa non puritana), la statua di Franklin, l’Old State House (l’edificio pubblico più antico), la Paul Revere House (eroe popolare nazionale), la Old North Church ( la più antica chiesa di Boston). Attraversato il lungo ponte Charlestown, robusta struttura metallica, arriviamo fino alla Uss Constitution Museum e ai moli dove è attraccata l’omonima nave armata (la più antica degli Stati Uniti); ritornando verso il parcheggio oltrepassiamo un colorito mercato e una lunga strada caratterizzata da molteplici pub irlandesi.
Nel complesso non sono rimasta tanto impressionata da questa città che, chissà perché, mi aspettavo diversa e più coinvolgente: per me molto migliore Chicago anche se Giovanni è di parere contrario.
Terminato questo lungo tour de force, riprendiamo la macchina alle ore 17,00 e decidiamo di andare verso sud sulla “93” prima di affrontare le lunghe ore in aeroporto; l’orario non è dei migliori, infatti si sono formate lunghissime file di auto che, disposte su 6+6 corsie, avanzano a passo d’uomo in uscita dalla città. Percorriamo alcune miglia a quest’andatura, il tempo passa, così al primo svincolo facciamo il pieno di benzina e ritorniamo verso l’aeroporto dove arriviamo con facilità, consegniamo l’auto all’AVIS, prendiamo il bus che dopo un lungo tragitto ci deposita davanti al nostro terminal. Ci presentiamo per il check-in alle 19,30 eseguiamo facilmente le operazioni doganali e aspettiamo l’ora dell’imbarco concedendoci finalmente (durante il giorno non avevamo mangiato nulla!) un abbondante pasto a base di cibo cinese molto buono.
Partenza in perfetto orario alle ore 23,00 su un aereo dell’Air France.
BELLISSIMO VIAGGIO!
Percorsi in totale km. 5.675
Biglietti aerei: € 1.050
Assicurazione sanitaria: € 290
Autonoleggio Avis massima copertura: € 690
Benzina costo medio: € 0,740 al litro € 315
Motel (sempre due matrimoniali e prima colazione): € 815
Pasti-bevande-mappe e altro: € 630
Costo complessivo cambio medio 1,357 € 3.790