Una domenica alle Salse di Nirano di Mo

Itinerario consigliato a: famiglie con bambini, amanti della natura, chi vuole rilassarsi in mezzo al verde. Domenica 10 giugno io e Samira abbiamo passato una rilassante giornata a base di aria pura e buona compagnia alla Riserva naturale delle Salse di Nirano, sull'appennino modenese. La riserva si trova nel territorio del comune di Fiorano...
Scritto da: estrelligno
una domenica alle salse di nirano di mo
Partenza il: 10/06/2007
Ritorno il: 10/06/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Ascolta i podcast
 
Itinerario consigliato a: famiglie con bambini, amanti della natura, chi vuole rilassarsi in mezzo al verde.

Domenica 10 giugno io e Samira abbiamo passato una rilassante giornata a base di aria pura e buona compagnia alla Riserva naturale delle Salse di Nirano, sull’appennino modenese. La riserva si trova nel territorio del comune di Fiorano Modenese, a pochi chilometri da Maranelllo, ed è caratterizzata dalla presenza dell’interessante fenomeno geologico delle “salse”: dal sottosuolo riemergono acqua fredda, argilla e idrocarburi (gas metano e tracce di petrolio) provenienti dalla decomposizione di organismi marini. Organismi marini sull’appennino modenese? Sì, perché in ere geologiche lontane l’area della Pianura Padana e di parte delle colline circostanti era occupata dal mare. Una traccia di questo passato sono i resti fossili di conchiglie e animali marini che si possono trovare nel letto dei fiumi, tra i ciottoli delle stradine rurali o incastonati nelle rocce.

Il visitatore rimane a osservare stupito ed estasiato le bolle che a intervalli più o meno regolari emergono dai buchi con un caratteristico gorgoglio, smuovendo la densa superficie fangosa di ogni salsa e spandendo ogni volta tutto intorno il più o meno denso fango argilloso che emette. A seconda della densità e dell’attività di ogni salsa, poi, si formano dei coni rovesciati, costruiti dall’accumularsi e asciugarsi dei depositi argillosi nel tempo: alcuni sono alti qualche metro e ci si può arrampicare fino in cima ad attendere le bolle, osservarle e – per gli appassionati attrezzati di fotocamera – cercare di fotografarli bloccando per sempre quel veloce e imprevedibile movimento liquido.

Questo fenomeno è osservato da secoli, tanto da essere citato anche nella Historia Naturalis di Plinio il Vecchio (50 a.C.), e ha portato nel tempo a diverse e curiose interpretazioni, più o meno scientifiche. Oggi conosciamo la natura esatta di questi fenomeni anche grazie all’istituzione, nel 1982, della Riserva Naturale, che ha portato alla tutela dell’area attirando studiosi internazionali. Anche se a prima vista potrebbe essere paragonato al vulcanesimo, il fenomeno delle salse non vi ha nulla a che vedere. La risalita di fango e idrocarburi che col tempo ha costruito delle strutture a forma di piccoli vulcani, detti coni “lutivomi” (cioè che emettono fango), anche se sembrerebbe ribollire è in realtà un fenomeno freddo – a differenza della lava e di altri fenomeni di origine vulcanica ad altissime temperature – e, a causa dell’origine marina, salato. Per questo si chiamano “salse”, perché sono letteralmente “salate”.

Questo fenomeno non è raro in Italia, in realtà – si pensi alle Maccalube di Aragona, nell’agrigentino – ma pare che la vera particolarità delle salse di Nirano sia l’estensione. Da nessun’altra parte infatti il fenomeno occupa un’area così vasta. L’area protetta si trova in una specie di cratere naturale, ancora una volta non legato al vulcanesimo ma dovuto allo sprofondamento progressivo del terreno che – letteralmente – si vede mancare la terra (o meglio l’acqua) da sotto i piedi.

Se volete vedere alcune delle foto che abbiamo scattato, le trovate su flickr qui: http://www.Flickr.Com/photos/alexcastelli/. Ma torniamo al racconto della giornata, che come vedrete ci ha portato a imparare tutte queste cose sulle salse di Nirano grazie alla divulgazione scientifica dei volontari presenti e alla conversazione con nonno Pino Ligabue, un simpaticissimo personaggio con una capacità comunicativa, una cultura e una disponibilità d’altri tempi.

Come si arriva.

Noi siamo partiti in macchina da Bologna, da cui la riserva dista poco più di 60 km. Arrivarci è molto facile: basta arrivare a Modena, uscire dall’autostrada A1, immettersi sulla tangenziale modenese e seguire le indicazioni per Maranello. Vi ritroverete a passare per Maranello, poi seguite le indicazioni per Fiorano. Quando mancheranno tre/quattro chilometri a Fiorano Modenese e sarete nel territorio della frazione di Spezzano, iniziate a fare attenzione alla segnaletica. Troverete infatti le indicazioni turistiche in marrone “Natura Riservata” o “Salse di Nirano”. Non potete sbagliare ma, se sbagliate, chiedete e vi indicheranno di certo la strada. Io sono arrivato dall’A1 da sud, se invece venite da nord uscite a Modena Nord e seguite le indicazioni per Sassuolo, poi superate Fiorano e vi ritroverete a Spezzano (in questo caso dovrete girare prima di raggiungere Maranello).

La giornata Quando siamo andati noi si festeggiava il 25° anniversario della Riserva, ed erano in programma tante attività: un mercatino di prodotti e oggetti di artigianato, degustazioni, convegni.

Siamo arrivati in tempo per il pranzo, verso le 12:30. Abbiamo lasciato la macchina nel posteggio gratuito e proseguito a piedi fino alla birreria Arnold’s, che per l’occasione proponeva un abbondante piatto di gramigna con salsiccia e una bevanda al prezzo di 3.50 €. Affamati come eravamo, ci siamo fermati a gustarla prima di affrontare la lunga giornata. Poi abbiamo proseguito a piedi verso l’area delle salse. Un servizio navetta accompagnava i turisti fino alla parte alta ma noi, vista la bella giornata, il verde estasiante che lussureggiava attorno e la nostra voglia di muoverci, abbiamo fatto tutto il percorso a piedi. Giunti nella zona delle salse, come bambini ci siamo aggirati curiosi e divertiti tra i coni, facendo molta attenzione a rispettare le norme di comportamento prescritte a tutela del luogo. Oltre alla presenza delle salse, infatti, l’area è un esempio grandioso di biodiversità, con tantissime specie animali e vegetali del tutto particolari. Tra gli animali ci sono donnole, talpe, volpi, tassi, lepri, oltre a una varietà incredibile di uccelli, anche rapaci (gheppio, poiana), rettili e anfibi. Da qualche anno sono riapparsi anche gli istrici e i caprioli. A causa della natura salina del suolo e del particolare microclima, inoltre, vi crescono piante che normalmente si trovano solo nei litorali, come la graminacea Pulcinella Borreri, oltre a piante da frutto, come i fichi, decisamente non appenninici! Il sole iniziava a farsi troppo caldo, così dopo la passeggiata siamo andati a rilassarci un po’ all’ombra sul prato vicino a un piccolo laghetto artificiale. Lì vicino era sistemato un banchetto con un signore con occhiali e barba attrezzato di pennarelli colorati, fogli, un cartone da pizza e un sacchetto da cui uscivano delle magliettine bianche. Abbiamo scambiato due parole e fatto subito amicizia. Lui è Pino Ligabue, ribattezzato subito nonno Pino appena siamo entrati in confidenza. Gli ho chiesto alcune informazioni sulle salse, e lui – da ex geologo, ora in pensione – mi ha illuminato con precisione a dir poco scientifica, rispondendo a tutte le mie domande. Appena ha scoperto che sono siciliano, poi, mi ha cantato delle canzoni popolari della mia isola, insegnandomi pure l’origine del nome siciliano dell’Etna, Mongibello. Io non la conoscevo e lui mi ha raccontato che in realtà è come se si chiamasse “Montagna montagna”, poiché il nome è l’unione del latino “mons” e dell’arabo “ghebel”, che significano tutte e due “montagna”! Uno dei tanti esempi delle tracce che i popoli e le culture che hanno attraversato la Sicilia hanno lasciato nell’architettura, nella fisionomia dei siciliani, nella cultura e nel linguaggio, cercando di comunicare l’uno con l’altro, più o meno bellicosamente.

Poi, mentre il caldo diminuiva e le i visitatori aumentavano, abbiamo visto nonno Pino in azione. Il suo compito, lì, era di disegnare volontariamente e gratuitamente delle magliettine ai bambini che erano venuti a visitare le salse. Lui, Spezzanese di origine e Modenese d’adozione, è un grande appassionato di bambini: scrive favole e filastrocche, disegna, porta in giro per Modena le scolaresche. E i bambini si appassionano presto a lui. Ha infatti un bellissimo modo di comunicare con i più piccoli, una grande fantasia e un’ottima mano. Presto si è formato attorno al suo banchetto un capannello di bambini che volevano la maglietta col suo disegno, con le tipiche, fantasiose richieste dei piccoli: chi voleva una Ferrari, chi un delfino, chi un drago, chi una principessa, chi una principessa che cavalcava un delfino sotto una montagna dove correvano le Ferrari… Lui con pazienza accontentava tutti, raccontando nel frattempo le filastrocche e le favole di sua invenzione. Sua moglie assegnava a ogni bimbo o bimba la misura esatta della maglia, lui la prendeva, la inseriva nel cartone da pizza per tenderla e vi disegnava sopra coi pennarelli colorati la figura richiesta. I bimbi, contentissimi, lo osservavano e ascoltavano rapiti, poi fieri indossavano la magliettina e tornavano a giocare con i ragazzi dell’animazione che facevano per loro grandi bolle di sapone. Come avrete capito, la riserva è un ottimo posto per portare i bambini, che si divertono, imparano e socializzano all’aria aperta e in assoluta sicurezza. Soprattutto se c’è nonno Pino! Se volete conoscere nonno Pino, vi segnalo il suo sito web, in cui raccoglie i suoi scritti, i suoi giochi e le sue foto: http://digilander.Libero.It/pinoligabue Andatelo a trovare.

Accanto al banchetto di nonno Pino, un abile intrecciatore costruiva con delle fascine di salice panieri e cesti di ogni forma e dimensione. Siamo rimasti un po’ anche ad osservare lui all’opera, scambiando due chiacchiere. Ci ha spiegato un po’ come tratta i rami teneri di salice prima di intrecciarli, e abbiamo appreso con tristezza che nessuno dei suoi figli o nipoti ha voluto imparare la sua arte. Peccato perché, anche se antieconomiche, queste ceste intrecciate sono testimonianze del nostro passato rurale ed è un peccato che queste abilità manuali si perdano per sempre! Samira ha acquistato un bel cestino portauova, poi abbiamo salutato nonno Pino e l’intrecciatore e siamo andati a Ca’ Tassi, il centro visita della riserva. Si tratta di una struttura rurale ristrutturata secondo i principi della bioedilizia, che funge da luogo di ristoro, punto informativo e divulgativo, sala convegni, centro di didattica ambientale. C’è anche un piccolo museo con fossili e animali impagliati, oltre a una piccola sala proiezioni in cui abbiamo visto la proiezione di un bellissimo e istruttivo documentario sulla riserva. È anche possibile acquistare dei piccoli souvenir e prendere il materiale informativo sulla riserva. Quel giorno era festa, quindi c’era anche un angolo di degustazione di tisane a base delle erbe officinali della zona e di dolci fatti dalle signore locali.

Dopo la sosta a Ca’ Tassi siamo ripartiti lungo uno dei percorsi escursionistici consigliati per un’altra bella passeggiata nel verde. Il sole iniziava a scendere, e noi dominavamo tutta l’area dall’altro: uno spettacolo! Intanto avevano anche gonfiato una mongolfiera, che ospitava a turno i bambini presenti facendo fare loro un breve giro per osservare le salse da un punto di vista privilegiato. A conclusione della nostra passeggiata, ci siamo rifocillati con un panino alla salsiccia nella trattoria “Da Guido”, ascoltando un po’ della musica che offriva un gruppo locale. Erano ormai le otto di sera, e alle 22:30 ci sarebbe stato uno spettacolo pirotecnico silenzioso vicino al laghetto.

Non sapevamo se restare o meno, poi abbiamo deciso. Torniamo a casa, visto che domani si torna al lavoro e allo studio, ma prima che faccia buio non perdiamoci un’ultima esperienza: andiamo a vedere gli struzzi! Avevamo infatti conosciuto, tra gli altri, un simpatico signore che alleva struzzi lì vicino, che ci ha mostrato le giganti uova e i prodotti che si ricavano da questi strani animali. Non avendo mai visto uno struzzo dal vivo, ci siamo fatti indicare l’allevamento e siamo passati a visitarlo, sempre più stupiti per la bellezza e la varietà della natura.

Dopo avere osservato per un po’ questi bizzarri animali, che a loro volta ci osservavano incuriositi (anche noi dobbiamo essere alquanto bizzarri ai loro occhi), visto che calava la sera ci siamo rimessi in macchina per tornare a Bologna.

Duro tornare all’asfalto e al cemento dopo una giornata così, ma ci siamo ripromessi di raccontare questa giornata e consigliarla a tutti gli amici che, senza andare troppo lontano, vorranno passare una bella giornata di relax nel verde delle Salse di Nirano.

Alex e Samira p.S.: per maggiori informazioni vi segnalo il sito web della riserva http://www.Comune.Fiorano-modenese.Mo.It/Turismo/Salse%20Nirano/default.Shtm



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche