Slow tour in Valtellina
Giorno 1, sabato 21 maggio
Pur essendo valtellinesi e avendo percorso migliaia di chilometri in auto frenetici su strade montane, vi garantisco che il punto di vista dalla ciclabile è proprio diverso. Di certo migliore e capace di regalare scorci impossibili da notare mentre si è alla guida, nevrotici e stressati.
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Per questo, io e mio marito decidiamo di noleggiare due biciclette elettriche nel punto Valtelbike di Albosaggia, alle porte del capoluogo, entrambe adattate all’aggancio del rimorchio per nostro figlio Leonardo di sei anni. Questo per alternarci il trasporto durante la giornata e riuscire così a superare gli 80 chilometri (comprese le deviazioni) e i quasi 1000 metri di dislivello da Sondrio, a 360 m s.l.m., a Isolaccia in Valdidentro, a 1350 metri di quota.
Alla partenza ci si trova difronte alla prima ‘asperità’: il moderno ponte arcuato ciclopedonale sul fiume Adda. La pendenza è importante e scalda subito i muscoli per affrontare i lunghi pianori fino a Tirano, cittadina a due passi dal confine svizzero nota per la stazione di partenza/arrivo del Trenino Rosso del Bernina che la collega alla blasonata St. Moritz in Engadina.
Il tratto iniziale di 30 chilometri lambisce l’Adda che regala scorci esotici frizzanti. I passaggi in contrade storiche spezzano l’ambiente naturale dentro cui si srotola il sentiero Valtellina, caratterizzato dalla folta vegetazione alternata a distese di campi e prati coltivati. Si trovano spesso aree di sosta con fontanelle, panchine e giochi per bambini, a tal proposito ne segnalo due: il primo nell’hinterland sondriese attrezzato di carrucola e scultura lignea di sirena, il secondo nei pressi del punto vendita e stuzzicheria della Latteria di Chiuro. Quest’ultimo necessita di una breve deviazione nel paese omonimo, ma ne vale la pena per concedersi una pausa sfiziosa a base di prodotti locali, dolci e salati, e poi soddisfare i bambini nel nuovissimo parco raggiungibile in poche pedalate seguendo la strada sul retro del negozio fino all’incrocio del cimitero.
Un’altra attrattiva da segnalare sono le rapide dell’Adda nei pressi della frazione di Boffetto, ben visibili dall’antico ponte arcuato in sasso e molto apprezzate dagli amanti del rafting e delle discese adrenaliniche in canoa. Proprio grazie a tale disciplina sono famose a livello internazionale in quanto si sono tenuti i Campionati Italiani e persino i Mondiali.
Per chi come noi pedala con la bici elettrica è utile sapere che il Sentiero Valtellina fa parte della Ciclovia dell’Energia, un progetto proposto dalla popolazione locale e concretizzato dalla società A2A, proprietaria di diversi impianti di energia elettrica, allo scopo di valorizzare i siti produttivi e al contempo fornire un servizio con l’installazione di colonnine per la ricarica delle batterie. Una in particolare è installata a San Giacomo di Teglio, comoda perché accanto al bar di recente inaugurazione L’Aigual, in un punto strategico per concedersi un caffè.
Come accennato prima a Tirano si conclude il tratto iniziale di 30 chilometri. Noi conosciamo bene la cittadina vicinissima alla Svizzera e non avendo molto tempo continuiamo sulla parte più impegnativa del percorso che ci condurrà a Bormio. Tuttavia merita dedicarle una mezza giornata, cominciando il tour dalla Basilica famosa per l’interno in ricco stile barocco e l’organo alto più di 14 metri, e sorvegliata dalla chiesetta di Santa Perpetua accovacciata su un balconcino naturale sovrastante. Si prosegue nell’adiacente Met, il Museo Etnografico Tiranese, in cui la storia del territorio è custodita nella signorile Casa del Penitenziere. Poi ci si sposta nel cuore del centro storico per rimanere a bocca aperta ammirando le stanze affrescate del Palazzo dei conti Sertoli Salis, nome che a qualcuno di voi suonerà famigliare per via delle Cantine omonime dove vengono prodotti vini pregiati come lo Sforzato e il Grumello. In effetti le cantine cinquecentesche occupano il piano interrato dell’edificio.
La ciclopedonale, lasciata Tirano, comincia a salire accompagnata dal frastuono più intenso del fiume Adda costretto a compiere cascatelle artificiali, e qualche chilometro dopo il chiosco del Parco dell’Adda a Lovero invita a una pausa. Tranci di pizza, panini, toast, hot dog e piatti caldi soddisfano qualsiasi palato e i bambini giocano su scivoli e altalene.
Siamo vicini a un valico leggendario per gli amanti del ciclismo, un passo che ha consacrato all’olimpo ciclistico Marco Pantani nel 1994, sto parlando del passo del Mortirolo nel versante da Mazzo. Una salita micidiale, 12 chilometri di agonia con pendenza media del 10% e picchi che superano il 20%. Il solo pensarlo mi provoca dolore ai muscoli delle gambe, ma se volete testare la vostra resistenza questa è l’ascesa adatta a voi.
Sul lato opposto della valle, poco oltre l’attacco al Mortirolo, sopra un altopiano in posizione dominante si ergono i ruderi dei castelli di Grosio. È possibile visitare quel che resta della fortezza vecchia dedicata al martire San Faustino e risalente al XI secolo, e il meglio conservato castello ‘nuovo’, eretto nel XIV secolo. Un’importante valenza archeologica la ricopre la Rupe Magna alle loro porte, un masso su cui gli uomini e le donne vissuti qui tra il IV e il I millennio a.C. scolpirono 5000 incisioni, oggi ammirabili con visita guidata: una sorta di libro a cielo aperto dell’Età Antica.
Proseguendo si arriva nella piana di Sondalo, dopo aver superato un tratto di passerella a sbalzo tra le cime degli alberi. Sulla sinistra colpisce subito il grande complesso dell’ospedale Morelli, in onore del dottor pneumologo Eugenio Morelli che intuì nel 1928 la salubrità dell’aria delle pinete in cui è immerso tutt’oggi. Nacque infatti come principale presidio per la cura della tubercolosi in Europa e i lavori per erigerlo iniziarono nel 1932 per concludersi pochi anni dopo. Con tale destinazione d’uso rimase in attività sino al 1973, quando venne trasformato in ospedale, e a partire dall’emergenza Codiv-19 si riconvertì in centro di riferimento valtellinese, e non solo, per la cura del Coronavirus.
È piacevole pedalare in scioltezza senza fatica ma la pianura finisce presto per sostituirsi a pendenze impegnative su cui sfruttiamo al massimo la potenza della batteria dovendo trascinare un carrello carico di bambino e zaini.
Superato il paese di Mondadizza la ciclabile si interrompe in diversi punti, alcuni in fase di completamento, per immettersi sulla strada provinciale SP27, comunque poco trafficata, fino a metà della salita micidiale in località Le Prese. Da qui comincia un lunghissimo pianoro che costeggia la val Pola e conduce a Sant’Antonio Morignone.
Il borgo è noto per essere stato spazzato via dalla frana staccatasi dal Monte Coppetto il 28 luglio 1987 durante la devastante alluvione della Valtellina. Il 18 luglio di quell’estate maledetta la pioggia incessante dei giorni precedenti aveva provocato il distacco di alcune frane fra cui, la più grossa, quella della Val Pola a valle del paese. La concomitanza con l’aumento delle temperature rese la portata del torrente Adda importante a tal punto da formare un lago nella piana appena attraversata in bici. Si trattava di un disastro, tuttavia ancora riparabile. Fu quello che avvenne il 28 luglio a segnare per sempre la storia della Valtellina, quando un pezzo del Monte Coppetto precipitò nel bacino appena formatosi provocando un’onda d’urto che risalì per 350 metri e cancellò la vita di 28 persone, fra le quali 9 bambini. A ricordo della tragedia è stata costruita una chiesetta fra un sasso su cui sono aggrappate le fotografie dei morti e la fontana monolitica in granito di Aquilone, frazione distrutta di Sant’Antonio.
All’epoca avevo solo cinque anni, eppure conservo impresse nelle mente due immagini dell’alluvione a poca distanza dalla mia abitazione. La prima è il torrente Mallero divenuto una colata di fango talmente tumultuosa e marrone da terrorizzare, ne ricordo ancora il boato che rimbombava in piazza Garibaldi a Sondrio. La seconda è quella di un’abitazione sventrata all’inizio della Valmalenco, vallata alle porte del capoluogo, rimasta isolata e pesantemente danneggiata dagli smottamenti.
Chiudiamo con questa pagina buia per andare avanti, letteralmente parlando, a bordo delle nostre bikes.
Bormio è a poco meno di dieci chilometri e noi siamo immersi in un paesaggio che si amplia man mano fino alla conca prativa della località conosciuta per le discese di Coppa del Mondo di Sci e le montagne dalla bellezza impressionante sui cui fianchi serpeggia il valico automobilistico più alto d’Italia, il passo dello Stelvio a 2757 metri di quota. Non solo, è apprezzata per le acque calde curative tanto da ospitare ben tre centri termali, Bormio Terme (il più adatto ai bambini con scivoli e diverse piscine), Bagni Vecchi e Bagni Nuovi.
Proprio al centro di Bormio, sull’elegante Via Roma, è possibile visitare un luogo decisamente interessante: è Casa Braulio, le storiche cantine dell’azienda che, sin dalla seconda metà dell’Ottocento, produce uno squisito amaro a base di erbe del territorio. Le cantine di Braulio hanno visto un recente restyling nel quale, oltre alla degustazione dell’amaro, è possibile vivere una piacevole esperienza di scoperta e di slow-tourism, tra elementi di una familiarità rimasta immutata per quasi 150 anni e la conservazione del legame identitario tra Braulio e la Valtellina. Le visite a Casa Braulio sono facilmente prenotabili tramite il sito amarobraulio.com.
Non entriamo nel centro storico, optando invece per due soste nei parchi attrezzati con altalene e scivoli, uno sul lungo Adda e l’altro all’esterno de Le Corti Superstore Sigma con bar-gelateria e tavolini esterni fronte giochi.
Rilassiamo i muscoli prima di affrontare l’ultima parte del percorso che ci condurrà a Isolaccia in Valdidentro. Per farlo bisogna seguire le indicazioni per il Palaghiaccio dietro il quale transita il Sentiero Viola, continuazione del Valtellina. Da questo punto sino alla chiesa di San Gallo a Premadio, riconoscibile per il tetto spiovente e il campanile aguzzo, è molto fascinoso grazie al passaggio nel canyon scavato dal fiume Adda.
La ciclabile si interrompe di nuovo per circa tre chilometri e rientra in un mare d’erba fiorito, proseguendo in direzione passo del Foscagno-Livigno e concludendosi nel paese di Semogo. Noi ci fermiamo poco prima, a Isolaccia, per lasciar sfogare Leonardo nell’area verde Bon de Tap, non distante dalla struttura scelta per la notte: l’Alpen hotel Valdidentro.
È una struttura di recente realizzazione dove il legno è il materiale dominante. Camere e ambienti interni sono arredati con gusto, moderni ed eleganti, possiede un deposito biciclette sicuro utilizzato anche da noi, un’area wellness di cui abbiamo letto, ma non verificato, ottime recensioni e un ristorante raffinato chiuso in bassa stagione. La colazione dolce e salata è di qualità e propone un giusto assortimento di prodotti tipici. Si trova ai piedi delle due Torri di Fraele arroccate su altrettanti cucuzzoli rocciosi dal 1391, a quel tempo a guardia della via di comunicazione con la Svizzera, oggi punto d’accesso ai laghi artificiali di Cancano.
Ceniamo al Rosengarden, proprio di fronte all’albergo sul lato opposto della strada e adatto ai bambini grazie a un menù su misura per loro e un’ampia scelta di pizze affiancata da una buona varietà di primi e secondi piatti. Rapporto qualità-quantità-prezzo onesto. Gustiamo una buona cena circondati da un’atmosfera accogliente e cordiale, la conclusione ideale di una giornata all’insegna di sport e spensieratezza.
Giorno 2, domenica 22 maggio
Lasciamo con malinconia, e la pancia piena della gustosa colazione, l’Alpen hotel Valdidentro per avviarci in senso opposto lungo le ciclabili percorse all’andata. L’unica tappa del ritorno (escludendo quelle per bere e consumare uno spuntino) è vicina, circa nove chilometri più a valle, ed è il centro storico di una località appena sfiorata il giorno prima: Bormio.
Camminando con la bici al seguito sulla pedonale via Roma ci si lascia tentare dalle boutique, dai negozi di prodotti locali come salumi e formaggi, miele e marmellate, Braulio e altri amari a base di erbe e fiori di montagna, e dai ristoranti. Se viaggiate in famiglia l’Oliver American Restaurant, fronte parco giochi, è perfetto, ampio e giovanile. Se invece siete in coppia meglio optare per il più elegante ristorante Al Filò con menù degustazione e un’ampia cantina.
Il borgo è questo e molto altro, custodisce un nucleo di grande valenza storica suddiviso in contrade che ai giorni nostri si sfidano in un Palio folkloristico e durante la sfilata dei Pasquali, una sorta di portantine a tema religioso .
Le pietre degli edifici narrano la storia della gente che centinaia di anni fa scelse di insediarsi in questa conca crocevia strategico di comunicazione, a partire dalla chiesa semplice di San Vitale, dall’imponente Torre Alberti di origine medievale e dal Palazzo dell’Antico Ginnasio, testimone assoluto della campagna di alfabetizzazione della valle.
Via Roma sfocia nella Piazza del Kuerc (del coperchio), chiamata così per via del grande porticato sorretto da colonne sotto cui veniva assicurata la giustizia. Sviluppatasi in pendenza ai piedi del monte Reit, è attorniata da edifici antichi fra cui la Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio, la Torre delle Ore e Casa Alberti.
Un altro luogo che merita attenzione è il Museo Civico ospitato nella dimora della famiglia nobile De Simoni, con il ricco salone d’onore destinato a feste e balli, ambienti zeppi di opere e oggetti d’uso comune, e poi la cucina, la stanza della musica, l’aula scolastica e la stua, il locale rivestito completamente di legno. Di tutta l’esposizione è la Diligenza a colpirci maggiormente. Utilizzata fin dal 1831 consentiva a otto passeggeri di coprire la distanza di 125 chilometri da Milano a Landeck in Tirolo superando i tornanti dello Stelvio, persino in pieno inverno: incredibile!
I weekend così passano troppo velocemente, nemmeno ce ne accorgiamo e sono già conclusi. Rimane la certezza di aver dato un valore al tempo appena trascorso, servito a caricarci di energia positiva per affrontare un’altra settimana.
E di certo il lunedì cominceremo già a fantasticare sul sabato e la domenica che verranno.