Siena e non solo
Non vi darò consigli sull’alloggio (ho approfittato dell’ospitalità di amici), ma magari potrete avere qualche suggerimento per programmare la vostra gita nella stupenda terra che è il senese.
I giorno: San Galgano – Siena Partiti da Padova in tarda mattinata, ci dirigiamo verso la nostra prima tappa: l’Abbazia di San Galgano (46 km a sud-ovest di Siena). Lasciata la superstrada Firenze-Siena all’altezza di Colle di Val d’Elsa, si imbocca la statale 541 in direzione Monticiano, e dopo circa 40 minuti su e giù per le Colline Metallifere si arriva al complesso gotico-cistercense.
Ma l’ora di pranzo è passata da un po’ e prima di visitare il luogo, urge rifocillarsi. Abbiamo mangiato all’agriturismo di fronte all’Abbazia: il menu non è vastissimo, troverete però piatti tradizionali (il costo dei primi si aggira sui 7€) e ottimi salumi, anche in vendita. Per 2 primi, 2 contorni, acqua e caffè, oltre a una porzione di meravigliosi ricciarelli il conto è stato di 30€.
Chiusa la parentesi cibo, ci dirigiamo all’Abbazia. La macchina l’abbiamo lasciata al parcheggio dell’agriturismo – gratuito – altrimenti c’è un ampio (nonché bruttissimo) parcheggio poco lontano, anche questo gratuito. In mezzo a un pianoro si staglia la sagoma spettrale dell’Abbazia: spazzata da un vento gelido e con nuvole scure che si addensavano, era davvero affascinante.
In pochi minuti si raggiunge la cima della collina dove si erge l’Eremo di Montesiepi, dove San Galgano visse. Famoso per custodire la spada nella roccia, conserva nella cappella alcuni affreschi di Pietro Lorenzetti.
Dopo aver scattato numerose foto, torniamo al calduccio della macchina e ci dirigiamo verso Siena.
Sistemati nei nostri alloggi, decidiamo di fare una passeggiata in centro. Siena mi conquista subito: pulita, vivace ma elegante, calda e morbida nella luce del tramonto. La sagoma rossa del Palazzo Pubblico si staglia maestosa in un cielo blu cobalto da cartolina: spettacolare.
Ceniamo in una pizzeria e concludiamo la giornata con un altro giretto in città. Imbocchiamo un vicolo in ripida discesa (ma il peggio sarà risalire…) che termina di fronte alla Fontebranda (tutto attaccato, mi raccomando!), una delle fonti più antiche della città, forse la più famosa (dopo la Fonte Gaia di Piazza del Campo però) citata da Dante nell’Inferno, ma soprattutto cuore della contrada dell’Oca. Ci facciamo coraggio e cominciamo l’arrampicata e raggiungiamo il duomo: sono le 22 e non c’è nessuno. Restiamo seduti ad ammirare la facciata gotica e continuiamo a ripetere “quanto è bello!”. Poi: a nanna! II giorno: Siena Il tempo non è dei migliori, nuvole grigie e vento freddo, ma Siena ci aspetta! Si comincia con la visita alla Basilica di San Domenico, imponente ma ammetto che non mi ha entusiasmata. Usciamo e ci dirigiamo verso piazza Matteotti e da qui passeggiamo lungo via Banchi di Sopra. Brevissima sosta in piazza Salimbeni, sede storica della Banca Monte dei Paschi. Durante il giorno può non colpire particolarmente, ma vista di sera è splendida: l’illuminazione è fatta davvero bene, crea dei giochi di luce che esaltano le forme architettoniche dei palazzi. Da qui proseguiamo e sbuchiamo nella conchiglia di Piazza del Campo.
Decidiamo di non salire sulla Torre del Mangia, considerate le avverse condizioni meteo, ma sono qui perché voglio entrare nel Museo Civico di Palazzo Pubblico (biglietto 7,50€, se lo fate cumulativo con la Torre sono 12€). Bellissimo, non sto ad elencare le varie sale e gli artisti che vi hanno lavorato, le punte di diamante sono naturalmente i due affreschi di Simone Martini e le allegorie di Ambrogio Lorenzetti. Strepitoso.
Pranzo al sacco e proseguiamo verso il duomo. Peccato, la cupola è in restauro, ma basta la facciata a riempire gli occhi. E naturalmente il rivestimento esterno a fasce bianche e nere, i colori della città. L’entrata è a pagamento (3€; il biglietto cumulativo con battistero, cripta e museo 10€). L’elemento più famoso è probabilmente il pulpito di Nicola Pisano (stupendo), ma non dimenticatevi di guardare dove mettete i piedi: il pavimento marmoreo è stupefacente; mi è piaciuta moltissimo la Libreria Piccolomini, affrescata da Pinturicchio, custodisce una collezione di libri corali miniati da lasciare a bocca aperta.
Usciti dal duomo insisto per entrare al Museo dell’Opera del Duomo (6€; se vi interessa conviene fare il biglietto cumulativo col duomo): la Maestà di Duccio vale da sola il biglietto (ottimo l’allestimento), ma ci sono numerosi pezzi interessanti, provenienti appunto dal duomo. Il biglietto comprende la salita al “facciatone”, ossia la facciata del nuovo duomo avviato nel 1339 e che avrebbe dovuto essere il più grande edificio della cristianità, rimasto incompiuto in seguito all’epidemia di peste nera del 1348. È questo il punto più alto della città, peccato per le nuvole: chissà che panorama offre… Scendiamo, passeggiamo nelle stradine e cominciamo a meditare di trasferirci qui… È tardi: puntatina al nostro alloggio e si riparte: si va a cena a San Gimignano.
Mangiamo in un ristorante/pizzeria, Fuori porta, niente male: scegliamo ovviamente piatti tipici e per 2 antipasti, 2 primi, vino, acqua e caffè spendiamo poco meno di 30€. Segue passeggiata per digerire e… San Gimignano è un incanto. Vediamo in giro altre 4 persone, tutte le attività sono chiuse, sembra di essere tornati indietro nel tempo. Mi sono già innamorata di questa nuova città, ma domani la vedremo meglio.
III giorno: San Gimignano, Monteriggioni, Colle di Val d’Elsa, Volterra Parcheggiamo l’auto (6€ per tutto il giorno) e saliamo la collina, 10 minuti e entriamo nel borgo fortificato di San Gimignano. Piuttosto piccolo, il centro costituito dalle centrali e vicinissime piazza della Cisterna e piazza del Duomo. Cominciamo la visita con il percorso delle mura, che offre scorci bellissimi delle famose torri, scendiamo a metà collina per vedere le fonti (di epoca romana, longobarda e medievale) e risaliamo fino alla rocca, facendo sosta nella chiesa di S. Agostino, il cui interno si è purtroppo conservato solo parzialmente. Un po’ titubanti (“ne varrà la pena?”), decidiamo alla fine di entrare nel duomo, la Collegiata di S. Maria Assunta (3,50€): bellissimo! La chiesa è abbastanza piccola, interamente affrescata: storie dell’Antico e del Nuovo Testamento (bottega dei Memmi), storie di S. Fina, patrona della città (Ghirlandaio), il Giudizio Universale (Taddeo di Bartolo) e S. Sebastiano di Benozzo Bozzoli. Bella, calda, accogliente. Ne valeva la pena.
Mangiamo una pizza al taglio e via.
Accanto al duomo, c’è il Palazzo Comunale, ospita una pinacoteca e la Torre “grossa”, alta 54m (entrata 5€): da vedere soprattutto gli affreschi di Benozzo Bozzoli, del Pinturicchio e di altri rappresentanti della scuola senese; il panorama dalla torre poi è incredibile.
Riprendiamo l’auto e in mezz’ora arriviamo a Monteriggioni, castello fondato all’inizio del Duecento come avamposto difensivo contro Firenze. Parcheggiamo all’esterno delle mura, a pochi metri dall’ingresso (costo: 1€ per 1 ora, più che sufficiente per vedere tutto con estrema calma; 3€ per tutto il giorno; un po’ più in basso c’è un altro parcheggio, gratuito, calcolate circa 400m di camminata per salire la collina).
Il complesso è davvero piccolo, tutto racchiuso dalla cinta muraria tondeggiante, in 30 minuti lo si percorre in lungo e in largo. Entriamo nella piccola chiesa (l’interno è totalmente rifatto) e già che ci siamo saliamo sulle mura: il percorso è molto breve, ma permette di “toccare con mano” i metodi difensivi medievali (biglietto 1,50€).
Pensavamo di restare molto a Monteriggioni, invece abbiamo ancora tempo così decidiamo di andare a Colle di Val d’Elsa, che ci era sembrato molto interessante passandoci accanto il primo giorno di viaggio. Parcheggio, gratis, appena sotto il centro storico. Passeggiamo per le strade, ma il centro non ci conquista. La mia guida indica come “da vedere” il Museo Civico ma ormai è tardi e decidiamo di non entrare. La cittadina non ci è piaciuta granchè, personalmente mi è parso un po’… insipido. Ma ho letto anche commenti entusiasti… Io non vi ho trovato nulla di emozionante.
Decidiamo quindi di risalire in macchina e ci dirigiamo verso Volterra: che peccato averci pensato così tardi! Siamo arrivati che erano quasi le 19, quindi i vari musei e chiese erano già chiusi, è però bastata una passeggiata nella piazza dei Priori per decidere che bisognerà tornare da queste parti.
Torniamo a San Gimignano, volevo fare un’ultima passeggiata solitaria in questo posto meraviglioso, e ci fermiamo a cena in un locale, La bettola del grillo. Siamo stati costretti ad andarci perché è stato l’unico locale che abbiamo trovato aperto, però lo sconsiglio. O meglio: ok per i primi (intorno ai 9€), almeno le mie penne erano buone ed abbondanti, da evitare la pizza (1 margherita 7€, palesemente surgelata): nel complesso: 1 primo, 1 pizza, 1 bottiglia d’acqua, 1 coca, 2 caffè a 32€.
Passeggiata e sospiri: è l’ultima notte in terra toscana.
IV giorno: Certaldo, rientro Partiamo verso casa con l’intenzione di fare una breve tappa a Certaldo. Non sarà affatto breve, perché questo ennesimo borgo incantato reclama giustamente attenzione.
Parcheggiamo a Certaldo bassa e ci dirigiamo verso la stazione della funicolare che porta al parte vecchia, Certaldo alta (biglietto A/R 1,20€). Passeggiata e foto di rito (si vedono in lontananza le torri di San Gimignano!), entriamo nella chiesa dei SS. Jacopo e Filippo: semplice e raccolta, al centro del pavimento vi è il bassorilievo con la figura di Boccaccio che segnala il luogo dove venne probabilmente sepolto; a lato c’è anche l’urna con il corpo della Beata Giulia, per gli amanti degli scheletri.
Dopo un’attenta analisi del da farsi, decidiamo di entrare nella casa-museo del Boccaccio (6€ il biglietto unico che comprende anche il Museo di arte sacra e il Palazzo pretorio, quest’ultimo è purtroppo chiuso per restauri quindi ci fanno pagare il ridotto, 4€ – i biglietti si fanno solo nella casa). La casa in realtà è una ricostruzione fedele, infatti l’originale venne pesantemente danneggiata da una bomba durante la seconda Guerra Mondiale. Ospita un museo e una biblioteca dedicati a Boccaccio e alle sue opere, interessante soprattutto la prima parte, con pannelli esplicativi sull’autore, i suoi libri, l’ambiente e il periodo in cui visse. Saliamo poi sulla torre della casa: panorama bellissimo come sempre.
Andiamo poi al Museo di arte sacra, con poca voglia ma capiamo che le due signore che lavorano alla biglietteria ci tengono, così ci avviamo… Arrivati all’entrata veniamo raggiunti da un signore che apre il Museo apposta per noi e ci fa da cicerone. Bellissimo! Il museo è piccolo ma ben tenuto, la nostra guida molto simpatica, disponibile e preparata. Senza di lui avremmo girato tutto in 5 minuti… Il pezzo forte del museo è un Crocifisso ligneo del XIII sec, esempio originale della produzione italiana contemporanea (è un Cristo “triumphans”).
Purtroppo la visita è conclusa, discesa con la funicolare, recuperiamo la macchina: si torna a casa. Sob.
Sto già programmando la prossima gita in Toscana!