Non solo Baviera

Tour in Baviera, nel Baden Wuttenberg e sul lago di Costanza
Scritto da: sovar
non solo baviera
Partenza il: 18/07/2014
Ritorno il: 26/07/2014
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
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Venerdì 18 Luglio

Piccola premessa, questo resoconto è tratto dai miei diari di viaggio che seppur ripulito da ogni riferimento personale e da dettagli di scarso interesse per gli altri, contiene talvolta delle divagazioni che ho preferito lasciare, per rendere il racconto un po’ più gradevole da leggere, almeno spero.

Non ricordo più da dove sia nata l’ispirazione di visitare la Baviera, una regione per me sconosciuta. Ricordo però, che appena tornato dalla gita dell’anno precedente, ho capito subito che il mio prossimo viaggio sarebbe stato in Germania. Sono bastati pochi giorni per dare un’occhiata a quelle zone per convincermi che era la meta ideale per me, uno splendido connubio di arte e natura.

Naturalmente far digerire la Baviera ad altre persone è stato un po’ più difficile, ancora una volta piuttosto scettiche all’inizio, non tanto mia moglie, che ha ormai piena fiducia in me, ma piuttosto mia figlia con la sua fissazione di Parigi o meglio ancora Londra, che mi ha dato parecchio filo da torcere.

La novità di quest’anno è stata la presenza di un quarto individuo che si è unito con entusiasmo a noi. Costui non rappresenta certo una novità per noi, essendo già stato presente in altre avventure. Malgrado ciò la convivenza con Rosario mi metteva un po’ di ansia, certo ormai è grandicello e questo ci dovrebbe tranquillizzare, ma non è così perché lui appartiene a quella categoria d’individui che più crescono e più sono immaturi e ingestibili …. Vedremo come andrà a finire.

La mattina della partenza mi sveglio molto presto anche perché si era deciso di prendere dei panini che poi avremmo mangiato per pranzo in Germania. Partiamo per Trapani in leggero ritardo, tanto che saremo costretti a correre un po’ per recuperare, si fa per dire visto che eravamo in Panda.

Altra prima volta, i biglietti Ryan con i posti assegnati, che rendono l’imbarco ancora più tranquillo e ordinato.

L’aereo parte in perfetto orario alle 9:35 e giungerà a destinazione a Baden Baden addirittura con largo anticipo intorno alle 11:30 rispetto alle 12 previste. La giornata è splendida, senza nuvole lungo tutto il tragitto, tanto che potremo osservare sia la Sardegna, la Corsica e una splendida vista sulle vette alpine innevate. Peccato non vedere la Concordia, ancora una volta siamo sul lato opposto. Incredibilmente la temperatura a Baden Baden è ancora più alta che in Sicilia garantendoci due prime giornate con splendido sole, anzi decisamente un po’ troppo con temperature oltre i trenta gradi insolite per queste latitudini.

Altra novità di questa gita è che per la prima volta ritorneremo da un altro scalo Memmingen vicino a Monaco permettendoci così di allungare a otto giorni la gita e di evitare di ritornare indietro.

Il lungo percorso del nostro tour parte quindi dai confini della Francia, per proseguire lungo quello svizzero, quello austriaco, per concludersi a Monaco, con sconfinamenti continui in queste nazioni tanto che alle volte ci chiedevamo dove eravamo, ricevendo decine di messaggi di offerte internazionali dai vari operatori telefonici.

Eccoci arrivati al momento di ritirare l’auto. Avevo già scelto una categoria leggermente superiore al solito poiché eravamo in quattro e che bisognava percorrere parecchi chilometri, ma non ci aspettavamo di certo che la Sixt ci desse una splendida Wolfsvagen Tiguan Diesel praticamente un Suv, meraviglioso super accessoriato e incredibilmente spazioso, più in là scopriremo pure che è stato immatricolata il giorno prima, quindi siamo i primi utilizzatori di questa vettura.

Bella la macchina, ma peccato che non si riesca a spostarla, ho bisogno di qualche minuto per capire che non ha il freno a mano, sostituito da un paio di bottoni, saremo costretti a chiedere aiuto ala Sixt per spiegarci come fare per avviare questa benedetta auto. In realtà non capirò granché, ma dopo una decina di minuti si riesce a far spostare l’auto, quasi rimpiango la semplicità della mia cara Panda. Il rimpianto durerà pochi secondi, la Tiguan è favolosa da guidare e renderà la nostra gita ancor più gradevole, non facendoci pesare i numerosi spostamenti che dovremo fare, alla fine del viaggio, risalire sulla Panda sarà uno dei traumi più grandi da me vissuti.

Lasciato il piccolo aeroporto, la prima tappa sarà Triberg. Anche se genericamente parliamo di tour in Baviera in verità solo gli ultimi giorni saremo in quella regione. Per il momento ci troviamo nel Baden-Wurttemberg, dominata dalla presenza dell’enorme foresta nera che in parte attraverseremo.

Il paesaggio è già incantevole, ricoperto da fitti boschi che s’interrompono solo per la presenza di piccoli villaggi. Giunti a Triberg parcheggiamo in centro, del resto il paese è piccolino. E’ famoso per i tipici orologi a cucù, tanti i negozi presenti, persino le case sono a forma di orologio.

Entriamo nel negozio dei mille orologi che in realtà sono anche di più, di svariata fattura e forma e dal prezzo variabile da pochi euro a migliaia per alcuni di enormi dimensioni e in tagliatissimi.

Una preziosissima fontana ci soccorre per l’acqua che come previsto qui è carissima, siamo arrivati a pagarla anche 3 Euro per bottigliette da meno di un litro.

Sempre dal centro di Triberg si raggiungono a piedi le omonime cascate, le più alte in Germania (13,50 € per tutti), non sono impetuose e probabilmente né abbiamo visto di più spettacolari, ma hanno il loro fascino anche perché sono immerse in un bosco che tra l’altro mantiene la temperatura più fresca. Bisogna percorrere parecchia strada in salita, eviteremo di raggiungere la vetta posta parecchio in alto. Il gruppo avrà un po’ di difficoltà a ricongiungersi e si perderà tempo proprio per questo, non si riusciva a ritrovare mia moglie tanto che innervositomi, volevo lasciarla lì, ma altri me l’hanno impedito.

Lasciato il bel paesino di Triberg sotto un sole cocente, riprendiamo l’auto e raggiungiamo con almeno un’ora di ritardo sulla tabella di marcia, l’Hotel Hegaustern ad Engen posto in zona isolata ma splendidamente panoramico sul vicino Lago di Costanza.

Purtroppo ci comunicano che l’albergo e pieno e ci indirizzano verso una’altra loro proprietà in un villaggio vicino, la tentazione di controbattere è tanta, ma la difficoltà di linguaggio ci fa desistere.

La nuova sistemazione presso l’hotel Sternen ci soddisfa pienamente, ci vengono date due doppie sempre per il prezzo pattuito (111 tot). Nel paesino regna il più assoluto silenzio, alle volte ci chiediamo, dove siano le persone.

Una precisazione doverosa, in questa gita alla fine sono state scelte delle sistemazioni un po’ decentrate, qui ad esempio ci troviamo a una trentina di minuti dal Lago di Costanza costringendoci a spostamenti di parecchi chilometri la sera per raggiungere i posti più rinomati.

E’ stato un sacrificio purtroppo necessario e comunque sopportabile, perché i prezzi sul lungolago erano veramente esagerati oltre ad essere praticamente tutto esaurito, molti inoltre non accettavano un solo pernottamento. La stessa cosa accadrà per Fussen e Monaco, ma con disagi comunque sopportabili, alla fine l’aspetto economico almeno per noi ha il suo peso e considerando che la gita sarebbe stata comunque parecchio costosa, almeno sui pernotti abbiamo voluto risparmiare. Alla fine ci siamo riusciti poiché pagheremo una media di 90 Euro a notte che per quattro persone, non è molto.

La prima sera decidiamo di spostarci sul lago, nel versante svizzero, nella rinomata città turistica di Steim am Rhein che si trova dove proprio il Reno lascia il Lago di Costanza per iniziare il lungo percorso fino al Mar del Nord.

La cittadina è famosa per le facciate delle abitazioni affrescate e decorate vivamente, un posto davvero incantevole e delizioso. Anche qui tranquillissimo il centro storico, numerosa la presenza però di turisti, così come pure il lungolago dove affamati e senza grandi scelte di poter risparmiare, ci sediamo in un ristorante italiano dove ceneremo con delle costosissime pizze, seppur buone, ma decisamente dal costo esagerato, circa 15 Euro a pizza. Pagheremo ben 78,00, un salasso.

Malgrado ciò riusciamo a rilassarci lungo le sponde del Reno con ancora un po’ di luce pur essendo passate le dieci.

Decidiamo infine di salire sul castello in cima a un colle che sovrasta il paese. Bello il castello che vista l’ora era ormai chiuso. Aperto invece il ristorante panoramico, non osiamo neppure pensare quanto costi una cena lì.

Si è fatto ormai buio, quindi stanchi per l’intensa giornata rientriamo in Hotel per la nostra prima notte in Germania.

Sabato 19/07/2014

Di solito nelle mie gite mi alzo molto presto il mattino, ne approfitto per farmi dei giretti in assoluta tranquillità. Questa volta però in genere rimanevo a letto a ripassare il programma della giornata, mentre altri continuano a dormire.

Per le colazioni ci siamo organizzati grazie alla spesa fatta al Lidl, del resto le colazioni avevano dei prezzi improponibili per noi e le abbiamo escluse a priori.

Per le nove siamo già fuori, in modo da essere all’apertura, alle favolose cascate sul Reno, una delle attrazioni più spettacolari di tutta la gita.

Per me non erano una novità assoluta, ma i ricordi erano talmente affievoliti da rappresentare per me una seconda prima volta. Evitato di passare attraverso i pochissimi chilometri delle autostrade svizzere che richiedevano il pagamento del bollino annuale, giungiamo al parcheggio sul versante occidentale (Wurth) del fiume, quando c’è ancora poca gente.

Attendiamo qualche minuto per la partenza della barca e nel frattempo ammiriamo lo spettacolo della natura di queste cascate davvero imponenti non tanto per l’altezza, ma per l’ampiezza e la portata dell’acqua che in estate raggiunge i 700m3/s il tutto in un fragore impressionante.

Qualcuno era tentato di salire sullo scoglio proprio al centro delle cascate, ma alla fine abbiamo scelto di fare un giretto un po’ più lungo e apparentemente più tranquillo, ma che in realtà ci ha portato più volte a ridosso del fronte della cascata, facendoci toccare con mano la violenza delle acque e l’enorme corrente sotto la barca che i motori spinti al massimo cercavano di contrastare.

Sarà durato non più di un quarto d’ora, ma è stato davvero entusiasmante.

Sbarcati, nuovamente, ci incamminiamo per il lungo giro che ci porterà, attraverso il ponte della ferrovia dall’altra sponda del fiume facendoci ammirare le cascate da diversi punti di vista.

Peccato non poter accedere alla terrazza a strapiombo sulla cascata, occorreva fare un ulteriore biglietto, davvero un po’ troppo.

L’incredibile giornata afosa ci sfianca quindi lentamente scendiamo verso l’imbarcadero per tornare con la barca dall’altra sponda, per un attimo abbiamo avuto il dubbio che non ci fosse la possibilità di fare il biglietto, non oso pensare a quello che avrebbe detto mia moglie.

Notiamo che i turisti sono notevolmente aumentati, tantissimi i giapponesi e gli orientali in genere che del resto incontreremo un po’ ovunque.

Lasciamo definitivamente la Svizzera per recarci nell’isolotto di Mainau che dista circa un’oretta.

In verità occorrerà più tempo visto l’intenso traffico tanto che accumuleremo un po’ di ritardo sulla tabella di marcia e solo intorno alle quattordici, giungiamo in … Svezia.

Proprio così quest’isola in mezzo al Lago di Costanza appartiene a nobili discendenti dei sovrani di Svezia che hanno rinunciato a tutto, ricevendo in cambio quest’isola.

Non occorre prendere alcuna barca per raggiungerla, visto che un ponte, la collega alla terraferma.

Lasciata l’auto quindi nell’enorme parcheggio e dopo aver fatto i biglietti piuttosto costosi ben 47,00 per noi quattro, raggiungiamo a piedi quest’autentico paradiso.

Lungo il tragitto notiamo e lo vedremo poi anche in altri posti in Germania, che alcuni grandi alberi hanno il fusto rivestito da ricami di svariati colori, una cosa molto curiosa di cui ignoro la funzione e significato.

Il caldo ci costringe alla ricerca dell’ombra che qui per fortuna non è cosa rara. La presenza di enormi alberi secolari alcuni piuttosto rari rinfrescano l’ambiente, ma camminare sotto il sole è veramente dura. Tra il caldo e la presenza del mare, anzi del lago ma viste la dimensione, l’impressione è di un mare, dicevo questi elementi creano un clima decisamente mediterraneo che permette la coltivazione come abbiamo visto in zona di preziosi vigneti.

Inutile dire che il parco è rigogliosissimo e pieno di fiori anche se non siamo nella sua migliore stagione. Tanta la gente presente qui, probabilmente molti passano qui l’intera giornata. Ci ricorda lo splendido parco Sigurtà sul Garda. Nell’isola si può anche mangiare cosa che faremo e ci fermeremo in un tipo di locale che utilizzeremo molto in Germania.

Sto parlando dei BierGarten ristoranti grandi, spesso all’aperto e self-service, dove ci si ciba con prodotti a base di carne, bistecche, stinchi con svariati contorni, il tutto in un fiume di birra. I tavoli e le panche sono tipicamente rustici e spesso può capitare di condividerle con altri.

L’atmosfera che si crea è davvero molto spensierata e allegra, cosa che noteremo particolarmente a Monaco.

Dopo il pranzo che ci ha permesso di riposarci, ci rechiamo a vedere esteriormente il Castello che ospita ancora adesso i padroni. Poi entriamo in un’enorme serra che permette la presenza di alcuni alberi esotici che altrimenti non riuscirebbero a passare le basse temperature dell’inverno tedesco. L’interno inoltre era sfruttato come sala per importanti cene. Tutto era già pronto con tanto di tavoli finemente imbanditi, peccato per l’aria davvero irrespirabile.

Ancora peggio all’interno di un’altra serra la casa delle farfalle. Temperatura elevata e umidità al 100% ideali per le bellissime farfalle che svolazzano all’interno nella fitta vegetazione, sembra di essere ai tropici, ma il clima è insopportabile pure per noi siciliani che siamo costretti a percorrere velocemente il percorso prima di uscire in un bagno di sudore.

Alla ricerca disperata dell’ombra lasciamo l’isola, alla fine avremo percorso qualche chilometro all’interno. Intorno alle diciotto partiamo per l’ancora distante Baviera.

Proprio per accorciare un po’ il percorso utilizziamo il traghetto Konstanz Stadt – Meersurg che consente di evitare parte del giro del lago con un taglio di sessanta chilometri.

Le corse sono frequenti e con un pizzico di fortuna riusciremo a salire per un pelo sul traghetto già pronto a partire. Dopo una ventina di minuti siamo sulla sponda tedesca dell’enorme lago e impostato il Gps, facciamo rotta in direzione Fussen e poi Bichlbach, dove ci aspetta la nostra casa.

Intorno alle ventuno dopo 160 km e due ore di macchina, del resto era la più lunga tappa di tutta la gita, siamo in… Austria, ma ci andremo mai in Baviera?

Bichlbach è un piccolo paesino vicino al confine con la Germania a una ventina di minuti dalla ben più famosa Fussen.

Alla fine pernottare in Austria è stato molto più economico, allontanarci dai centri più rinomati, si ha creato qualche piccolo disagio, ma il risparmio è stato notevole visto che con una media di 90 euro per quattro persone e gli ottimi alloggi trovati, non è certo una cifra alta.

La padrona di casa ci accoglie con gentilezza e malgrado qualche incomprensione per la lingua, tutto fila liscio.

Siamo ovviamente molto stanchi, ma troviamo la forza per andare nella vicina Reutte cittadina un po’ più grande dove era presente anche un prezioso Mac dove ceneremo, prima di andare a letto.

Domenica 20 Luglio

Attendo che la ciurma si svegli, il tempo ancora tiene, ma sappiamo che ci aspetta dal pomeriggio un peggioramento. Proprio per questo, il programma il giorno prima di partire è stato stravolto.

Lo Zugspitze inizialmente previsto per Lunedì è stato anticipato a oggi, con conseguente spostamento della visita ai castelli da Domenica a Lunedì, per fortuna sono riuscito a fare la variazione della loro prenotazione appena in tempo.

Modifiche che si sono, in effetti, poi rilevate fondamentali perché non sarebbe stato più possibile salire sullo Zugspitze visto il brutto tempo previsto per Lunedì e Martedì.

Dopo una bella colazione, grazie alla spesa fatta al Lidl ieri, partiamo per Garmisch cercando di anticipare i tempi. Decido di accorciare il lungo tratto in cremagliera prendendola da Eibsee dove quindi lasciamo l’auto.

E’ il momento del biglietto, probabilmente l’escursione più costosa mai pagata, davvero un’esagerazione, tanto da farmi venire dei dubbi se farla in fase di organizzazione.

La spesa per tutti è quattro era di 120 euro grazie al biglietto famiglia, ma noi non contenti e volendo fare i furbi … pagheremo ben 162 Euro.

In pratica cercando di abbassare l’età di Rosario, cosa tra l’altro non necessaria, finiremo per pagare per lui il biglietto adulto. Solo dopo capiremo che se avessimo presentato la carta d’identità cosa invece negata, avremmo pagato la cifra prevista all’inizio.

Ovviamente la lingua ha reso tutto più complesso oltre al fatto che non ricordavo esattamente le regole del biglietto family, ennesima dimostrazione che bisogna sempre essere sempre preparati e avere gli appunti sempre a disposizione.

L’alternativa sarebbe stata salire sull’Alpspix con la sua famosa passerella a strapiombo, ma l’altitudine è decisamente minore e quindi non ci sono i ghiacciai perenni cosa che mi premeva di far vedere a Irene, assoluta novità per lei che ci ha sempre rinfacciato di non averla mai portata a vedere la neve.

Dopo un po’ di attesa prendiamo la cremagliera, dove a malapena riusciamo a sederci, visto che è già piena di turisti apparentemente meno sconvolti di noi dal prezzo.

Nella prima parte il treno attraversa la zona boscosa, salendo rapidamente regalandoci dei bellissimi panorami, poi s’introduce in una lunga galleria nella montagna da cui fuoriesce soltanto al momento dell’arrivo alla fermata finale. Siamo a quota 2600, ci ritroviamo in un paesaggio assolutamente insolito per noi, figurarsi poi in questo periodo.

Dalla terrazza della stazione e del ristorante qui presente, possiamo ammirare un panorama magnifico. Di fianco i ghiacciai che seppur ridotti resistono ancora, alzando lo sguardo, verso Sud le Alpi austriache, siamo, infatti, esattamente sul confine Germania – Austria che condividono lo Zugspitze. Pur se la giornata non è ottimale, il cielo e per lo più coperto, la visibilità è ancora accettabile, riuscendo a scorgere anche le Dolomiti. Le cime più alte sono innevate, ancora più bello il paesaggio quando talvolta il sole riesce a fare capolino tra le nuvole.

Prendiamo l’altra funivia che ci porta in cima ai 3000 metri. La temperatura scende ancora, ma tutto sommato non soffiamo il freddo, saremo sui 7 8 gradi. Dalla vetta è possibile ammirare anche il panorama verso Nord, quindi sulla Baviera che nei prossimi giorni avremo modo di visitare e apprezzare. Qui il paesaggio è dominato dai grandi boschi e da immensi prati interrotti solo da piccoli paesini. Particolarmente suggestivo la vista sul Lago Eibsee dove abbiamo preso il treno e dove ritorneremo con la funivia. Paradossalmente ci ricorda quasi un paesaggio tropicale con le sue acque limpide e le rive completamente ricoperte dalla foresta, inclusi i piccoli isolotti presenti.

Sulla vetta dove sono presenti punti ristoro ci si può spostare e raggiungere tramite un percorso alpinistico che se, pur facilitato da scalette e appoggi vari, non è certo per noi, anche se notiamo alcuni si portano bambini piccoli appresso.

Tramite tale percorso è possibile raggiungere il punto più in alto dello Zugspitze in assoluto.

Noi invece preferiamo spostarci verso un tranquillo percorso verso il versante Austriaco dove della neve ammassata, permette di giocherellarci un po’, con il risultato di ritrovarci con le mani congelate.

Anche ai 3000 metri si mangia, ci prendiamo dei gustosissimi panini con wurstel, anzi impariamoli a conoscerli, più esattamente si tratta di Bratwurst, una salsiccia tipica della cucina tedesca, composta generalmente da carne di vitello, maiale o manzo generalmente cotto alla griglia, buonissimo. Evidentemente piace molto alle cornacchie che qui svolazzano numerose, tanto che alcuni mangiano direttamente dalle mani dei turisti, cosa che a noi non riuscirà, nonostante i numerosi tentativi di Rosario. C’è oramai molta gente e benché il vento e la giornata non particolarmente bella, è piacevole stare quassù. Temevo per l’altitudine cui noi di certo non siamo abituati, ma non da alcun fastidio, solo se si fa uno sforzo, avverto un po’ di affanno ma nulla di che.

Riprendiamo la funivia per iniziare la discesa questa volta direttamente verso il lago Eibsee che si trova intorno ai 1000 metri. La discesa e ripidissima in pochi minuti scende di 2000 metri, ecco perché è preferibile salire con la cremagliera per gente non abituata, che viene dal mare come noi.

L’escursione sul Lago Eibsee dove giunge la funivia era indicata come facoltativa nel mio programma, ma averlo visto dall’alto ci spinge a visitarlo, anche perché il tempo seppur nuvoloso ancora tiene.

Anche qui tanta gente, molti tedeschi nella loro gita fuoriporta domenicale, le rive nei punti più accoglienti sono affollate di bagnanti. Decidiamo di affittare un pedalò per la modica cifra di 9 Euro e impegneremo la nostra ora di tempo per un giro parziale del lago, che è molto grande.

Quello che ci voleva per noi, niente di più rilassante. Procediamo lungo le rive del lago, passando sotto un ponte pedonale e avvicinandoci ai piccoli isolotti sperduti al centro del lago. Qualcuno ci osserva stranamente forse per il nostro abbigliamento non certo balneare. In effetti, col senno di poi ci si poteva organizzare meglio e un bel bagno in un lago alpino, non ci sarebbe sfuggito, chissà se ci ricapiterà un’altra occasione. L’acqua oltre ad essere limpida non era affatto fredda, di certo più temperata della nostra.

Continuando a rispettare i tempi oserei dire al minuto, cosa che continuerà per tutta la giornata, lasciamo il lago e ripresa la macchina ci dirigiamo alla vicina Garmisch, cittadina turistica invernale famosa per le sue gare di sci, ma che anche durante la stagione estiva è parecchio affollata.

Oggi sfruttiamo per la prima e unica volta Pizza Hut, infatti, diversamente che in Belgio, dove oltre ad essere molto numerosi, erano particolarmente convenienti, da queste parti non sarà cosi. Delusi da questo primo locale che non aveva neppure il buffet, non utilizzeremo più questa catena e i BierGarten la faranno da padrone, com’è giusto che sia del resto in Baviera.

Dopo il pranzo prima di rientrare, rimaniamo a Garmisch per la visita delle Gole di Partnachklamm sul fiume Lech.

Parcheggio presso lo stadio olimpico dove notiamo la presenza anche di un’impressionante pista per i salti.

Da lì un percorso a piedi ci porta all’ingresso della gola. Peccato che la strada da fare sia notevolmente di più dei quindici minuti previsti, occorrerà una mezzoretta per farla, tra l’altro sotto una pioggerellina piuttosto fastidiosa.

La ciurma arriva finalmente con qualche nervosismo all’ingresso, non c’è molta gente, ma solo viaggiatori come noi, una classica metà da fai da te, fuori dai grandi tour organizzati.

C’è già capitato di entrare in questo genere di gole, ricordo in particolare quella molto belle del Linchesteinklamm in Austria. Questa ci assomiglia, ma qui il fiume è molto più imponente quasi violento essendo la portata maggiore. L’acqua scorre con forza tra le strette pareti delle due montagne scavate nel corso dei millenni. Si cammina attraverso passaggi scavati nella roccia e spesso in buie gallerie sempre a strapiombo sul torrente. In alto s’intravede a malapena il cielo e gli alberi in precario equilibrio e dalle pareti gocciola ovunque l’acqua, prezioso l’imperniabile che indossiamo. In alcuni punti ci aiutiamo con le luci dei telefonini. Il percorso è ovviamente alla portata di tutti, anche se noi lo percorreremo soltanto nel suo tratto più basso quasi a livello del fiume, è possibile inoltre proseguire un lungo giro che porta ad un sentiero più in alto dove è possibile scavalcare la gola con dei ponticelli in legno. Sbucati, dall’altra parte della gola decidiamo vista la stanchezza di ritornare indietro dallo stesso lato. Una vera forza della natura questa gola che con la pioggia che ci ritrovavamo, risultava ancora più selvaggia, sembrava di essere in un film di Indiana Jones o meglio ancora in un videogame alla Tomb Raider, rimarrà personalmente una delle cose più belle che vedremo in Baviera.

Ritorniamo alla nostra amata ma lontanissima macchina. L’apparente robustissima auto tedesca però ci sorprende e mostra clamorosamente un vistoso difetto. Mia moglie va per aprire la portiera e si ritrova con la maniglia in mano. Stiamo per prendercela con lei, per la sua solita veemenza, ma ci rendiamo conto che non può essere colpa sua, una maniglia di un’auto non si può staccare così facilmente, anche a metterci dell’impegno.

Per il momento soprassediamo la portiera del resto si riesce a chiudere e abbiamo fretta di tornare a casa.

La sera ci spostiamo nella vicina Fussen cittadina decisamente turistica che deve le sue fortune soprattutto per la presenza dei vicini castelli, la pioggia da un po’ di tregua, così ci permette di girovagare nelle belle stradine, peccato per i negozi inevitabilmente chiusi.

Abbiamo tanta fame, molti locali sono ormai in fase di chiusura, ci salva un ristorante italiano “Il pescatore” che aveva delle ottime recensioni su Trip.

E’ direttamente il proprietario sardegnolo che ci fa accomodare nonostante l’ora, portandoci due piattoni di tagliatelle e due di gnocchi al formaggio, tutto sommato di buona fattura e per la modica cifra di 48€, insomma dopo la fregatura della prima sera, ci siamo messi decisamente sulla strada giusta … possiamo interrompere il digiuno.

Sulla via del ritorno facciamo il pieno, certo l’auto non è di quelle che consuma poco, ma compensiamo con il basso costo del gasolio che qui è intorno all’1,35 al litro.

Finisce così una giornata che malgrado il sopraggiungere della pioggia, è stata perfetta dal punto di vista organizzativo, raramente si riesce a rispettare il programma al minuto, oggi sono davvero contento perché ci siamo riusciti … nonostante la maniglia.

Lunedì 21 Luglio

Per oggi il meteo non promette niente di buono e, infatti, ci svegliamo sotto un cielo coperto con pioggia piuttosto intensa, anche la temperatura è bassa, probabilmente sotto i 16°.

Faccio prima un salto al bel supermercato del paesino che apre alle 8:30, dove compro l’occorrente per la colazione e soprattutto dei panini che rappresenteranno il pranzo per oggi.

La giornata è dedicata alla visita dei famosi castelli di Ludwig II nelle vicinanze di Fussen.

Ho prenotato la visita su internet per evitare le lunghe file ai botteghini, cosa assolutamente raccomandata, anche se vista la giornata, la coda non sarà lunghissima, ma comunque evitiamo di perdere parecchio tempo.

Faremo prima l’abbonamento (Mehrtagesticket) che ci permetterà l’ingresso ai tanti monumenti che abbiamo previsto di visitare, con un grande sconto famiglia

Sia la prenotazione sia l’abbonamento mi sento di consigliarlo assolutamente.

Il castello Hohenschwangau che visiteremo per primo alle 11:15 non essendo statale non rientra nella Card, quindi biglietti a parte per complessivi 24€.

Compriamo un altro ombrello, piove a dirotto, riusciamo a malapena a vedere i castelli in alto, avvolti in parte dalla nebbia. Sono parecchio distanti l’uno dall’altro.

Si fa tanto per pianificare le gite, si prendono tanti appunti, poi sul posto talvolta capita che nella fretta qualcosa sfugga o si dimentichi e capita come questa volta di fare un errore. Prendiamo, infatti, la prima carrozza che ci capita per la visita del primo castello, peccato che sia quello sbagliato, percorso un lungo tratto in salita ci rendiamo conto che si sta dirigendo verso il Neuscwanstein mentre dovevamo visitare l’Hohenschwangau. Siamo nel panico perché ora siamo in netto ritardo per il nostro orario.

Scendiamo a piedi velocemente al punto di partenza, sempre sotto una pioggia battente, quindi a piedi raggiungiamo il castello che per fortuna non è distante. Riusciamo cosi ad arrivare appena in tempo per il nostro turno, stanchi e un po’ bagnati, ma c’è l’abbiamo fatta.

Con la proverbiale precisione e organizzazione tedesca, entriamo alle 11:15 per la visita, con l’ausilio di un audio guida.

Incominciamo a fare la conoscenza di Ludwig II, uno degli ultimi re di Baviera, una figura controversa a noi sconosciuta prima di questa gita, ma decisamente un personaggio interessante e curioso soprattutto per l’incredibile passione per l’arte, che lo portò a realizzare una serie di castelli e dimore di incredibile bellezza, al limite dell’eccesso e forse anche oltre.

Una passione così grande, tale da disinteressarsi del potere e della politica e da portarlo al dissesto economico del suo regno. Malgrado ciò rimarrà come uno dei sovrani più amati dai bavaresi, e ora la Germania si gode le sue opere, le più visitate del paese e fonte d’incredibili entrate. Noi visiteremo quattro dei cinque castelli di Ludwig II.

In verità il castello di Hohenschwangau che ci apprestiamo a vedere fu fatto realizzare dal padre Massimiliano II nel 1832, ma qui Ludwig visse fino all’adolescenza.

Descrivere e ricordare quello che abbiamo visto in queste splendide dimore e lavoro decisamente arduo, solo dopo qualche giorno nel momento in cui sto scrivendo il diario, aiutandomi con le foto, posso rivivere le emozioni di quelle giornate e lo sfarzo e la bellezza di alcune sale e di certo non sono cosi bravo a scrivere, da riuscire a trasferire le sensazioni provate, su queste pagine.

Di questo primo castello, da ricordare la grandissima Sala degli Eroi, la Stanza della musica, con il pianoforte su cui spesso si esibiva Wagner per Ludwig II, che divenne il suo più grande ammiratore e amico, bellissime anche le camere da letto del re e quella in stile turco della regina.

Esteriormente l’edificio di colore giallognolo soffre della presenza a breve distanza del suo alter ego il Neuschwanstein, di cui è decisamente meno affascinante. Il tour dura non più di trenta minuti, i tempi sono stretti e del resto buona parte del castello è incompleto.

Scendendo a piedi dal castello sul sentiero è consigliabile fermarsi per una bella vista sul sottostante lago Alpsee, certo la giornata non è il massimo per i panorami.

Poiché la successiva visita era prevista per le 13:15, abbiamo il tempo di mangiare i panini preparati nella mattinata, poi raggiungiamo la fermata del bus che ci permette di arrivare nuovamente al castello di Neuscwanstein, ben più veloce ed economico della carrozza, ma in una bella giornata non sarebbe stato male percorrere la strada a piedi all’ombra del bosco, ma bisogna mettere in conto almeno 30 minuti e un po’ di fatica vista la salita.

La fermata del bus non arriva esattamente al castello, ma bisogna ancora percorre un tratto a piedi di una decina di minuti, ma piuttosto agevole. Alla fermata decidiamo visto il tempo a disposizione, di raggiungere prima il ponte di MarieBrucke dopo una breve salita.

E’ uno stretto ponte pedonale in ghisa su uno strapiombo di 90 m, con una spettacolare vista oltre che sulla gola e sul torrente sottostante anche sul castello, questo normalmente, ma non con la pioggia e la nebbia di oggi che lo rendono completamente invisibile, un vero peccato.

In perfetto orario entriamo nel castello tra i più famosi e fotografati al mondo, l’attrazione turistica più visitata in Germania, tra le prime dieci in Europa, insomma un’eccellenza che però era a me totalmente sconosciuta prima di questo viaggio, come del resto tutta la Baviera.

Neuschwanstein è, in effetti, il castello per eccellenza, basta dire che è stato preso a modello da Disney e credo che almeno esteriormente e per la sua posizione si possa tranquillamente dire che è il più bello del mondo, soprattutto se si osserva a distanza in tutta la sua interezza, possibilmente in una bella giornata.

L’interno non è meno affascinante, anche se iniziato nel 1869, non fu mai completato. Ludwig II si volle ispirare a una fortezza tedesca la Wartburg e alle opere di Wagner.

Anche in questo caso, solo le foto ci possono dare un’idea della bellezza di questi luoghi, non esiste un solo centimetro quadrato che non sia riccamente decorato al limite dello sfarzo e forse talvolta dell’eccesso, la sensazione è proprio quella di essere all’interno di una fiaba.

Da segnalare la Sala del Trono con una scala in marmo di Carrara, peccato manchi il trono che doveva essere in oro e avorio che vista la precoce morte del re, non fu mai realizzato. Bellissima la camera del re con un meraviglioso letto di legno intarsiato, in tutte le stanze spesso prevale il blu e sono presenti dei cigni, il colore e l’animale preferito da Ludwig II. Insolita poi la grotta artificiale con tanto di stalattiti. La camera più grande e importante è però la Sala dei Cantori, ispirata al Parsifal di Wagner e al Santo Graal, un colpo d’occhio incredibile, da rimanere a bocca aperta, assurdo che in questa sontuosa sala non sia mai stata sfruttata per feste e ricevimenti a causa del carattere chiuso e introverso del re, per ironia della sorte ora è invece una delle sale più ammirate al mondo.

Anche questo tour è abbastanza breve e di certo non annoia, anzi probabilmente in alcuni punti piacerebbe sostare di più. Fuori continua a piovere, nell’attesa di riprendere il bus, risalgo nuovamente al ponte di Marienbrucke, ora la visibilità è migliorata, si riesce a vedere il castello sul pizzo della montagna tra gli alberi, un autentico paesaggio da fiaba, mancano solo le principesse e le fate, in compenso ci sono una miriade di giapponesi e asiatici in genere, che si sono impossessati del ponte, spero che regga, solo a fatica riesco a fare qualche ripresa dal ponte, la tentazione è di scaraventarne giù qualcuno.

Riusciamo a salire sull’affollato bus che ci riporta alla base terminando così la nostra giornata ai castelli quando sono ormai le 15:00, era per me uno dei momenti più attesi dell’intera gita non mi ha certo deluso, ma rimane un po’ di amarezza per la pessima giornata, non ha mai smesso di piovere, in una bella giornata di sole sarebbe stato ancora più bello ammirarli nella loro maestosità e immersi in un paesaggio veramente da fiaba.

Riprendiamo la nostra bella auto, cerchiamo di andarci piano con la maniglia e facciamo rientro in Austria nella nostra deliziosa casa, dove ci attende un meritato riposo.

Visto il cattivo tempo, non ci muoveremo più anche perché c’è chi prenderà sonno per diverse ore. Per cena solo uno spuntino con quello a disposizione, per lo meno raggiungiamo l’obiettivo di abbassare la media dei costi giornalieri.

Martedì 22 Luglio

Oggi ci aspetta una giornata molto intensa. Tante le cose da vedere, lungo un percorso a tappe nel cuore della Baviera, prima del trasferimento nel tardo pomeriggio a Monaco.

Dopo la sveglia, raggiungo il vicino supermercato, compro qualcosa per la colazione e per spuntini vari nel corso della giornata, fare la spesa si dimostrerà fondamentale per abbassare i costi.

Salutiamo la gentile signora del nostro alloggio, costato 270€, che ci ha soddisfatto pienamente, sia per posizione sia per qualità dell’appartamento, ci siamo trovati benissimo.

Il tempo è un tantino migliorato, è coperto, ma ha smesso di piovere. Lasciamo definitivamente l’Austria e oltrepassata Fussen, imbocchiamo la famosa Romantische Strasse che la congiunge con Würzburg su un percorso di 366 km di cui noi percorreremo però solo il tratto iniziale.

La prima tappa è nei pressi di Schwangau, dove visitiamo la Chiesetta di San Coloman che, in effetti, è veramente piccola anche perché dispersa in un grande prato in aperta campagna, difficile trovarla aperta. Bella nella sua semplicità, pitturata completamente di bianco con il campanile con la caratteristica cupola a cipolla, tipica in Germania.

Il posto ha un’altra peculiarità, permette, infatti, di ammirare i due castelli visitati ieri che spiccano sulle montagne circostanti e grazie a una discreta visibilità riusciamo finalmente a osservarli nella loro interezza.

Proseguiamo sulla Strada romantica, per raggiungere un’altra chiesa la Wies Kirche, il gps ci porta però su una strada secondaria, alternativa. Dopo un primo momento di smarrimento, apprezzeremo presto questa scelta. Non perché la strada sia più breve, ma perché s’inoltra su paesaggi incantevoli, facendosi sempre più stretta, passando attraverso grandi prati collinari, piccoli laghetti, prima di inoltrarsi in un fittissimo bosco, dove praticamente si fa buio, non s’incontra nessuno a parte due splendidi cavalli che sembravano come aspettarci sul ciglio della strada all’interno del loro recinto. Sosteremo un po’ per accarezzarli e scattare qualche foto.

Ed eccoci a visitare la Wies Kirche anche questa dispersa nella natura, solo un minuscolo paesino accanto a lei. Patrimonio Unesco, questa chiesa in stile rococò del 1700, è considerata una delle più belle del mondo in questo stile. Ha una forma ovale e gli interni sono così riccamente decorati e sfarzosi da essere definita come “la sala da ballo di Dio”.

Ha completare l’opera, è il contesto naturale in cui sono inserite la Wies Kirche e la precedente San Coloman, che gli da un fascino tutto particolare, come delle bellissime oasi di pace fuori dal mondo, neppure minimamente disturbate dai pochi turisti presenti, anzi viaggiatori, alla ricerca di queste preziose perle dell’arte, spesso sconosciute.

Riprendiamo la strada, abbiamo oramai lasciato la Romantische Strasse e raggiungiamo tramite un breve tratto della Statale 2059, la Statale 23. Subito dopo questo svincolo, come da segnalazione letta su dei racconti di viaggio, facciamo una breve sosta per ammirare l’ Echelsbacher Brucke che è un ponte stradale da cui si può ammirare un bellissimo panorama da notevole altezza, sulla gola sottostante attraversata da un fiume, il tutto ricoperto da un fitto bosco, merita sicuramente qualche minuto di sosta.

Proseguiamo il nostro giro, ancora incredibilmente in perfetto orario, le splendide strade, la viabilità scorrevole, il tempo clemente ci facilita il compito. Raggiungiamo dopo pochi chilometri Oberammergau, piccolo centro famoso per le facciate delle case dipinte secondo la tecnica di pitturazione parietale, la Luftlmalerei, molto diffusa in Baviera, ma che qui ha avuto origine.

Il centro storico è probabilmente il più interessante tra quelli visti finora, davvero bello e da meritarsi la visita. Inoltre rimarrà nei nostri ricordi, per la presenza di due negozi di articoli natalizi della famosa casa Wohlfahrt. E’ davvero insolito visitare un negozio tipicamente natalizio in piena estate, credo si possa fare in pochi posti al mondo. Ovvio che Giusi e Irene siano rimaste particolarmente affascinati da questo posto e sebbene i prezzi non siamo proprio economici, del resto non è di certo produzione cinese, non possiamo fare a meno di acquistare qualcosa.

Grazie alla presenza di questi negozi, mitigo un po’ la delusione di non avere avuto modo di visitare in questa gita Rothenburg am Tuareg, troppo distante dalle nostre zone, paese tra i più incantevoli della Germania e dove si trova il negozio più bello e famoso della Wohlfahrt.

Solo pochi chilometri ci separano dalla prossima tappa l’Abbazia benedettina di Ettal del 1700 anche se poi completata solo nel XX secolo. Un’enorme cupola sovrasta l’edificio in stile barocco, mentre l’interno è in rococò, quindi decorazioni e stucchi in abbondanza.

La visita è molto rapida anche perché si trova in pratica lungo la statale.

Ultima tappa prima di trasferirci a Monaco, il Castello di Linderhof ,che raggiungiamo velocemente poiché è ad appena otto chilometri dall’Abbazia.

Linderhof, il cui ingresso è incluso nella nostra card, è il castello di Ludwig II che sebbene più piccolo, è quello dove lui abitò più spesso. E’ anche l’unico che il re riuscì a portare a termine. In questo luogo si manifesta tutta la sua passione per la Francia e per Luigi XVI di cui era profondo ammiratore. La visita guidata è purtroppo solo in inglese o tedesco, ci viene però dato un foglietto che permette comunque di seguirla abbastanza bene, certo si fa la figura dei deficienti quando la guida fa delle battute e tutti ridono, tranne noi.

Cito tra le tante stanze, la Sala delle udienze, quella degli arazzi quella degli specchi e l’enorme camera da letto del re di ben 100mq. I riferimenti all’originale Reggia di Versailles sono tantissimi.

Anche qui la sfarzosità delle decorazioni e il lusso degli arredi superano ogni possibile immaginazione.

Ricordo inoltre un tavolo da pranzo collegato con un sollevatore con la cucina sottostante, dove veniva apparecchiato, tra l’altro è stato utilizzato anche nelle riprese del film su Ludwig di Luchino Visconti del 1973, che mi riprometto di rivedere.

Il castello è circondato da un grande parco collinare, non può certo mancare la fontana con giochi d’acqua, una fantastica grotta artificiale con tanto di lago, un palcoscenico interno e una barca a forma di conchiglia utilizzata da Ludwig.

Un altro piccolo edificio molto interessante è il chiostro Moresco, è una casa marocchina che il re acquisto vedendole all’esposizione universale di Parigi.

Tutto davvero molto bello nel suo insieme, ci appare come un parco delle meraviglie, sebbene il meteo ci abbia regalato qualche altra pioggia. Ludwig non sarà stato di sicuro una persona normale, ma neppure un pazzo come invece sarà poi giudicato, cosa che gli costo il trono.

Linderhof conclude cosi il nostro tour nella Baviera prealpina, che ci ha regalato squarci di panorami meravigliosi dove tutto è rigorosamente verde e lussureggiante, mentre in lontananza svettano le cime delle Alpi. Giornata che, benché le tante cose viste, non è stata per niente stancante, forse la migliore di tutta la gita dal punto di vista organizzativo, facilitato dalle distanze limitate tra le varie attrazioni.

Lasciamo quindi con un po’ di malincuore le campagne della Baviera per raggiungere la grande città, si volta decisamente pagina e ambiente.

Monaco dista circa 120 km di autostrada. Raggiungiamo intorno alle diciotto, il nostro Hotel che è, in effetti, piuttosto periferico nella zona fiera, ancora una volta una scelta un po’ forzata dal fatto di trovare sistemazioni particolarmente convenienti, viste gli alti prezzi delle zone centrali. L’Hotel Ibis Budget Ost Messe di Monaco, sfruttando un’offerta con prepagamento, ci costerà solo 370 per quattro notti con due camere doppie a disposizione, meno di 50€ a camera. Unici sacrifici la mancanza della colazione, ma non sarà un grande problema e soprattutto la distanza dal centro.

Questo comportava lo spostamento a piedi alla vicina stazione Riem della S-Bahn, la metro di superficie di Monaco, poche centinaia di metri che nei giorni successivi faremo per pigrizia con l’auto. Da questa fermata poi in una ventina di minuti si arriva in centro. Ovviamente useremo molto i trasporti pubblici, quindi faremo un conveniente abbonamento per 4 gg Tageskarte cumulativo con circa 40€ valido per tutti e quattro.

Siamo usciti incuriositi da questo primo approccio con Monaco e soprattutto con i suoi storici Biergarten, dove stasera abbiamo progettato di mangiare. Sbuchiamo nella centralissima Marienplatz, davanti ai nostri occhi il Municipio, il Neues Rathaus, gironzoliamo un po’ per il centro, ma ci sarà tempo domani per questo, per stasera il nostro pensiero è cenare allo storico Hofbrauhaus.

E’ sempre più difficile trovare qualcosa che ci sorprenda o superi le nostre attese, ma per quanto mi sia informato e abbia visto immagini sulla rete, non riesco a non rimanere a bocca aperta entrando in questo fantastico locale. Sarà stato per le dimensioni, o per l’enorme numero di persone, o per la baldoria o per la bellezza dei locali, fatto sta che si rimane letteralmente scioccati per qualche istante. Poi ci addentriamo tra i tantissimi tavoli, presi d’assalto dai clienti, mentre i camerieri in abiti tipici corrono freneticamente con l’allegro sottofondo della banda musicale.

Al piano terra una sala da mille posti, al primo piano la Festsaal di 1300, poi altre piccole salette laterali e in estate un ampio giardino, si calcola che scorrano 10000 litri di birra al giorno.

A dispetto dei tantissimi posti, non ci riesce facile trovare un tavolo libero anche in condivisione con altri, cosa che nei Biergarten è consuetudine. Alla fine dopo tanto girovagare ci sistemiamo in una piccola saletta, certo meno bella, ma decisamente più tranquilla.

Che dire della cena, si mangia abbastanza bene, certo stiamo parlando di un ristorante “industriale”, non riesco neppure a immaginare quante migliaia di coperti siano servite ogni giorno, quindi non si può pretendere troppo. Il menù è limitato è non potrebbe essere altrimenti, ma quello che abbiamo mangiato, tutto rigorosamente a base di carne, ci ha soddisfatto pienamente. Inconsueto per noi, ordinare i famosi boccali di birra Hofbrau da 1 litro a testa. Il servizio è impeccabile e velocissimo malgrado l’affollamento, una vera e propria catena di montaggio.

Facciamo la conoscenza anche con l’ottimo bretzel, caratteristico pane dei paesi di lingua tedesca, ma che non c’era mai capitato di assaggiare.

Alla fine usciamo frastornati, ma soddisfatti, tutto questo spettacolo per la modica cifra di 65€.

Nei nostri ricordi di questa magnifica serata, anche il rientro in hotel, dove lungo la strada, la birra fa improvvisamente il suo effetto su Giusi che ci regalerà momenti esilaranti, quando ormai è quasi mezzanotte.

Mercoledì 23 Luglio

Oggi giornata interamente dedicata alla capitale della Baviera, Monaco.

Ci arrangiamo con la colazione in camera, sfruttando la macchinetta automatica posta nella hall, anche in Germania le colazioni in albergo costano troppo e le abbiamo evitate, ottimo il giudizio sull’albergo soprattutto per il prezzo pagato, avevamo pure il parcheggio coperto gratuito, il cui cancelletto si apriva con un’insolita fune pendente dal tetto a mo’ di forca, se non avessimo visto qualcuno usarlo, non ci saremmo mai arrivati.

Oggi la giornata è splendida, è ritornato il sole e la temperatura dopo la frescura dei giorni precedenti e decisamente salita.

Si esce come sempre di buona ora, arriviamo in centro questa volta sbucando in Karlsplatz che i locali chiamano comunemente Stachus, dominata da una grande fontana e dalla porta Karlstor che fa da ingresso alla città vecchia. La presenza di un McDonald permette a qualcuno di completare la colazione.

Passata la Karlstor, entriamo nella zona pedonale, nell’elegantissima Neuhauserstrasse. Merita una veloce visita, la Burgersaal con una chiesa alta e un’inferiore, praticamente di fronte la birreria Augustinerbrau che è la più antica di Monaco, gli interni sono davvero belli.

Altra chiesa interessante la Michaelskirche, con la volta a botte della navata, grandissima, inferiore solo a quella di San Pietro. Nella cripta, che però non abbiamo visto, le tombe di alcuni sovrani bavaresi tra cui quella di Ludwig II.

Proseguendo per la strada passiamo davanti alla statua del cinghiale portafortuna, all’ingresso del Museo della Caccia, poi con una piccola deviazione raggiungiamo la Frauenkirche, la Cattedrale di Monaco.

Come spesso c’è capitato di vedere in altre città anche questo imponente edificio si trova in una piazza ristretta in uno spazio quasi angusto, tanto da non poterla osservare nella sua interezza. La chiesa, in stile gotico, risale alla seconda metà del 1500, incredibilmente realizzata in soli venti anni, una rarità all’epoca e mi verrebbe dire anche oggi, è caratterizzata da due altissimi campanili che svettano a quasi cento metri, con la caratteristica cupola a cipolla visibile da tutta Monaco.

Non si fa particolarmente notare l’interno se non per le dimensioni e per l’enorme tomba imperiale di Ludwig IV. Andiamo alla ricerca di due curiosità, il nome di Papa Ratzinger che è stato vescovo in questa chiesa, nell’elenco storico presente intorno all’altare e soprattutto l’impronta del diavolo posta sul pavimento vicino l’ingresso su cui è stata costruita una leggenda che non sto qui a narrare.

Dalla Cattedrale ci spostiamo nel vero centro di Monaco, Marienplatz.

E’ una piazza che ci ricorda un po’ la Grand Placè di Bruxelles, anche se non è al suo livello di bellezza, ma fa comunque la sua figura. Man mano che passa il tempo notiamo che le strade si vanno riempiendo di turisti c’è né sono davvero tanti.

Domina la piazza, il Municipio nuovo, Neues Rathaus, della seconda metà del novecento, anche questo ci ricorda l’Hotel de Ville di Bruxelles. Non può mancare la torre, sormontata dalla statua del Bambino di Monaco altro simbolo della città.

La piazza è gremita di gente, sono in attesa di assistere, come noi, allo spettacolo dei carillon che ogni giorno si svolge alle 11, alle 12 ed in estate anche alle 17. Le quarantatré campane iniziano a suonare proprio mentre le statuine di rame iniziano a danzare, sono quelle antiche tradizioni che nonostante tutto riescono a catturare ancora la nostra attenzione e quella dei tanti turisti.

Da Marienplatz ci dirigiamo verso quella che è sicuramente la più bella chiesa di Monaco, l’Asamkirche della prima metà del Settecento, realizzata dai fratelli Asam, proprio accanto alla chiesa da vedere la facciata della loro curiosa casa, l’Asamhause.

La piccola Asamkirche è il trionfo del barocco, bella la facciata, ma soprattutto l’interno, chi viene a Monaco non può non ammirare le splendide decorazioni, gli stucchi, gli affreschi anche qui al limite dell’eccesso, un vero gioiello dell’arte.

Ritorniamo in Marienplatz, e dirigendoci verso la piazza del mercato di Monaco, diamo un’occhiata veloce al vecchio municipio, l’Altes Rathaus del 1400, ma che in realtà sembra più nuovo del Neues Rathaus. Accanto, la Chiesa di San Pietro, la Pieterkirche del 1200 la più vecchia di Monaco.

VirtualienMarkt conclude il nostro itinerario per le vie del centro. Si tratta di un antico mercato alimentare, dove si può trovare di tutto, dalla frutta al pesce di qualsiasi provenienza. Oggi è soprattutto un mercato per i turisti e non mancano i posti per mangiare, tra cui gli immancabili biergarten, tutto davvero molto pittoresco.

Anche noi ormai abbiamo parecchia fame, decidiamo di provare una catena di self service che avevamo visto anche in Belgio, Vinzenz Murr che noi chiameremo in siciliano u Zu Vicenzu (lo Zio Vincenzo).

Si rivelerà un’ottima scelta per mangiare in economia, con notevole scelta di piatti, in un ambiente molto accogliente. Qui faremo conoscenza con gli spatzle che non sono altro che dei piccoli gnocchi dalla forma irregolare in genere conditi con formaggio e cipolla, devo dire che sono stati parecchio apprezzati.

Sono ormai passate le quattordici, ci rimane ancora per completare il programma di oggi la Residenz, quindi scartiamo l’idea di ritornare in hotel per riposarci, avremmo perso troppo tempo.

Sebbene stanchi e piuttosto accaldati facciamo il nostro ingresso nel palazzo reale della dinastia dei Wittelsbach fino alla loro caduta nel 1918.

Non paghiamo nulla, perchè la visita con audio guida, è inclusa nel nostro abbonamento.

Il complesso monumentale decisamente molto esteso, risale al 1400 nelle sue parti più antiche, richiede un bel po’ di tempo per una visita accurata cosa che purtroppo noi non abbiamo, ma alcune sale sono talmente affascinate da meritare tutto il tempo necessario. Mi riferisco alla meravigliosa Sala dell’Antiquarium, alla Galleria degli Antenati allo Scalone dell’Imperatore e agli appartamenti reali, simili comunque a quelli visti nei castelli.

Il complesso comprende anche un vasto Museo del Tesoro e il piccolo e delizioso Teatro Cuvillies della metà del Settecento in stile rococò e quindi riccamente decorato, attenzione che spesso e accessibile solo nel pomeriggio.

La lunga visita è caratterizza da un piccolo episodio, durato non più di una mezzoretta ma che ha gettato letteralmente nel panico la nostra Irene. Tutto un tratto si accorge di aver smarrito o lasciato da qualche parte il suo oggetto più caro l’inseparabile Iphone. Si organizzano subito le ricerche, Irene e Rosario rifanno il percorso all’indietro, ma non trovano nulla, l’ansia e la disperazione crescono a dismisura, io già che penso che ci toccherà ricomprarlo immediatamente, anche se mi fanno notare che un Iphone rubato è praticamente inutilizzabile, piccola speranza per ritrovarlo.

Chiediamo conforto a un custode cercando di farci capire, cosa non facile, il brav’uomo fa delle telefonate, poi dopo attimi di attesa, per miracolo divino per la prima volta riusciamo a capire anche in tedesco, che il telefono si trova alla biglietteria, restituito da un turista, con grande sollievo di tutti, Irene sbiancata, riprende colore.

Tralascio la fase di recupero del cellulare che è stata non meno problematica poiché Irene e Rosario andati a riprenderlo, non potevano rientrare non avendo il biglietto, insomma se perso parecchio tempo, ma alla fine tutto si è risolto per il meglio per la felicità di tutti, incluso il custode.

Siamo stanchi e dopo quest’ultima avventura, anche stressati, facciamo il nostro ritorno in hotel per un meritato lungo riposo.

Uscita nel tardo pomeriggio, con la metro raggiungiamo il quartiere Olimpico, avevo letto di una zona molto animata e interessante, ma devo dire che al di là di alcune strutture sportive realizzate per le Olimpiadi del 1972, non c è molto di turisticamente interessante, certo per i locali è un posto straordinario, dove potersi rilassare o fare sport, circondati dal verde e sotto l’ombra dell’imponente Torre Olimpica, su cui si può salire, in cima un ristorante, un museo del rock e soprattutto uno splendido panorama su Monaco.

Sicuramente con il senno di poi, è una zona che si può tranquillamente tralasciare. Già che siamo lì, un po’ delusi ci rifacciamo gli occhi entrando nell’appariscente BMW Welt dove sono esposte le migliori auto e moto del gruppo in maniera molto scenografica, ingresso libero, chiude a tarda ora, a differenza del museo già chiuso e che comunque non era nei nostri programmi.

Lasciamo così con un po’ di delusione la zona olimpica e tramite metro raggiungiamo la periferia a nord di Monaco per andare a vedere almeno dall’esterno la celeberrima Allianz Arena uno degli stadi più belli e moderni del mondo.

Raggiungerla però non sarà così semplice come pensavo. La serata storta continua, infatti, con un problematico trasferimento in metro, visto la chiusura per lavori della stazione vicino lo stadio. Dopo qualche problema di orientamento per fortuna incontriamo un custode di origine italiana che cortesemente ci spiega che dobbiamo prendere un bus sostitutivo. Scendiamo dal bus, dovremmo essere nelle vicinanze, ma dello stadio neanche l’ombra, vabbè che si è fatto buio ma bello, grosso e illuminato com’è, si dovrebbe sicuramente notare. In effetti, siamo ancora lontani, facciamo un po’ di strada a piedi e finalmente riusciamo a scorgerlo ancora lontano. Ancora un po’ di passi tra le occhiate nervose di Giusi e Irene e finalmente riusciamo a vederlo nella sua forma a ciambella, di un bianco accecante nel buio della zona. Insieme a quei pochissimi turisti presenti, staremo a osservarlo e fotografarlo nell’attesa che tutto un tratto cambi colore, cosa che avviene ogni trenta minuti, passando al rosso e poi al blu.

Si è fatto, però veramente tardi e purtroppo non riusciamo a vedere queste variazioni cromatiche, siamo però riusciti a dispetto di grandi sacrifici a vederlo almeno dall’esterno.

Ovviamente e possibile di giorno fare il tour all’interno, ma per mancanza di tempo non era previsto andarci, così ho programmato almeno la visita serale, quando da il meglio di sé illuminato a giorno.

Facciamo il nostro lungo ritorno in centro, si e fato così tardi che, visto gli orari non particolarmente nottambuli dei ristoranti in Germania, abbiamo qualche difficoltà a trovare qualcosa di aperto.

Ci salverà il solito McDonald di Karplatz.

Per concludere la nostra tormentata serata una rilassante passeggiata verso Marienplatz, in una splendida serata estiva in mezzo a tanti turisti e tanti ragazzi con la loro inseparabile birra tra cui si fa notare una francesina, decisamente brilla che grida a squarciagola Allez France.

Per noi invece altro che birra, facciamo la nostra scorta di acqua alle fontanelle, improponibile comprare acqua a Monaco, e mestamente e assonnacchiati facciamo il nostro ritorno in albergo.

Giovedì 24 Luglio

Ieri si è presa la decisione di invertire il programma degli ultimi due giorni, in modo da passare l’ultima giornata di gita a Monaco.

Oggi quindi lasciamo temporaneamente Monaco per recarci sul lago Herrenchiensee che dista un centinaio di kilometri di autostrada. La giornata è splendida è fa anche abbastanza caldo.

Meta finale di questa escursione è la visita dell’ennesimo castello di Ludwig II che si trova appunto su un’isola di detto lago.

Raggiunta Prien, lasciamo l’auto al parcheggio è attendiamo qualche minuto per la partenza del battello per l’isola, pagheremo 25€ e in una ventina di minuti sbarchiamo, nella più assoluta tranquillità del posto. Non mancano però i turisti e gli onnipresenti giapponesi.

Facciamo i biglietti, già inclusi anche questi nel prezioso abbonamento che assolutamente consiglio di fare.

L’isola è piena di verde, presente anche un fitto bosco e tanto per cambiare anche qui occorre fare un bel po’ di strada a piedi per raggiungere la dimora, in effetti, sono presenti delle carrozze ma visto la bellezza del percorso, sotto l’ombra degli alberi, non è proprio il caso di prenderle.

Il Castello Reale di Herrenchiensee è una copia ben riuscita del Castello di Versailles sia negli esterni sia negli interni. Un vero e proprio omaggio che Ludwig volle fare a Luigi XVI, tanto che lo sfarzo in alcune stanze supera l’originale.

Il castello ha davanti alla sua facciata un grande parco d’ingresso ricolmo di statue e di una grande fontana con giochi d’acqua.

Le vere meraviglie però sono nascoste all’interno dell’edificio, forse non dovremmo più essere sorpresi dalla bellezza di quello che vediamo, avendo visto gli altri castelli di Ludwig, ma si rimane sempre sbalorditi dalla sfarzosità di alcune stanze come la camera da letto, la Galleria degli Specchi addirittura più grande di quella di Versailles con ben trentatre lampadari e la Sala da Pranzo, anche qui con il tavolo che si poteva calare nella sottostante cucina.

Per non parlare poi degli arredi, della mobilia, della porcellana sempre nel segno del lusso più sfrenato.

Anche questo castello, come in una sorta di maledizione di Ludwig, non fu mai completato. Il re, infatti, morirà in circostanze rimaste misteriose, pochi anni dopo l’inizio dei lavori.

Visitiamo anche l’annesso museo di Ludwig che illustra la sua vita e i progetti delle sue grandi opere che oggi sono veramente il vanto e la fortuna della Baviera.

Ritorniamo all’imbarcadero, ci risparmiamo la visita all’interessante Convento degli Agostiniani presente nell’isola con annesso museo, anche questi inclusi nel tour, ma tra la stanchezza e l’ansia di qualcuno di tornare il più presto possibile a Monaco poiché il pomeriggio, l’unico libero da impegni turistici era stato destinato allo shopping.

Sarà stato per questo che probabilmente una volta tanto siamo riusciti a rispettare i tempi.

A Prien prima di riprendere l’autostrada ci fermiamo a fare un po’ di scorte alimentari a un prezioso Lidl che rappresenteranno il nostro pranzo a sacco lungo la via del ritorno, mangeremo, infatti, sotto gli alberi di un bel parcheggio di un’area di servizio.

L’ansia da shopping di Irene ci fa uscire dall’albergo già intorno alle 17,00.

Monaco presenta molte zone interessanti per gli acquisti ma visto il poco tempo a disposizione rimaniamo in pieno centro, in Neuserstrasse, dove di certo i negozi, in particolare di abbigliamento, non mancano.

Mentre loro fanno i loro acquisti, noi per ingannare il tempo entriamo in un grande centro di elettronica tanto per aggiornarci un po’. Personalmente mi sembra, da un lato di sprecare del prezioso tempo, ma dall’altro credo che sia anche giusto che in una gita ci sia dello spazio per rilassarsi un po’ e cercare di accontentare le esigenze di tutti.

Visto che siamo in centro e il favoloso Hofbrauhaus è a due passi stasera niente discussioni, si mangerà lì. Non sarà facile trovare un tavolo tutto per noi, ma riusciremo a sistemarci questa volta in giardino. Oramai sappiamo cosa ordinare, a servirci un ragazzo probabilmente alle prime armi, piuttosto impacciato e confuso, ci fa quasi tenerezza.

Malgrado ciò riusciremo a mangiare alla grande (65€) e in tutta tranquillità lontano dal chiasso delle altre sale.

Visto che non saremmo più tornati a mangiare in questo locale, prima di uscire compriamo qualche piccolo souvenir, Rosario prenderà il famoso boccale in vetro. A proposito di questo, notiamo la presenza su delle pareti un’incredibile collezione di boccali di tutti i tipi, sotto chiave, di proprietà personale dei clienti più affezionati.

Di fronte all’Hofbrauhaus si trova l’Hard Rock Cafè di Monaco, per Irene e Rosario sosta irrinunciabile e dove compreremo delle magliette mentre nella sala principale si esibisce una cantante.

Prima di rientrare la solita scorta di acqua e rientro in hotel, questa volta senza l’effetto della birra.

Venerdì 25 Luglio

Il nostro viaggio sta volgendo al termine, ultimo giorno a Monaco. Per esaurire il programma ci rimangono il Deutsche museum e gli Englisher Garten.

Sulla visita al Museo delle Scienze, non ero certo che né sarebbe valsa la pena, tanto che è stato messo in discussione fino all’ultimo.

Eppure stiamo parlando del più grande museo delle Scienze, almeno d’Europa, visitato da un milione e mezzo di persone l’anno. In effetti, la struttura è imponente e occupa un’intera isola in mezzo all’Isar, il fiume che attraversa Monaco.

Entriamo pochi minuti dopo l’apertura fissata alle ore 9, pagheremo per tutti e quattro 25,50€, notiamo la presenza di tanti gruppi di ragazzi.

Quello che davvero sorprende e un po’ spaventa di questo museo è la vastità dei temi affrontati, per cui una visita accurata richiede parecchi giorni.

Noi che siamo interessati più a una fruizione più turistica che didattica, ci limitiamo a soffermarci su alcune sale che stuzzicano il nostro interesse anche perché più appariscenti e spettacolari.

Mi riferisco in particolare al reparto nautico con imbarcazioni storiche a grandezza naturale, o all’ancora più imponente spazio dedicato all’aeronautica. Tralascio le infinità di altre cose che si possono vedere in questo museo, in assoluto, la cosa che più ci è piaciuta, è la ricostruzione di una miniera, nei sotterranei del museo, che veramente dà l’impressione di essere nelle viscere della terra e ci mostra nel corso del lunghissimo percorso, l’evoluzione delle tecniche estrattive. Peccato non aver visto il Planetarium chiuso per restauro, mentre ci hanno un po’ deluso le dimostrazioni che si tengono in determinati orari, un po’ più interessante quella dedicata ai fulmini.

Altro appunto da fare è la mancanza di adeguati pannelli informativi generalmente solo in tedesco, oltre che di un audio guida.

Non voglio dire che siamo rimasti delusi da questo museo, che, in effetti, permette almeno di vedere e toccare di persona oggetti che difficilmente si ha la possibilità di osservare, però ritengo che proprio perché richiede una visita lunga e accurata per gustarselo veramente, ecco probabilmente non è adatto per essere visitato all’interno di una gita di pochi giorni a Monaco, invece è favoloso per visite didattiche per le scuole.

Prima di rientrare in hotel, una puntatina in un negozio del Bayern Monaco dove comprerò come da tradizione, un mini pallone ufficiale.

La seconda parte della giornata nel tardo pomeriggio, è dedicata al grande parco di Monaco, uno dei più estesi parchi urbani d’Europa, l’Englisher Garten.

Sbuchiamo dalla metro in Odeon Platz, una delle più eleganti di Monaco, dove notiamo la bella facciata della Theatinekirche e la Loggia dei Marescialli, la Feldherrnhalle, dove si consumò l’arresto di un giovane rivoluzionario di nome Hitler. Curioso è anche il fatto che sia una copia pressoché uguale a quella di Firenze.

Nei pressi di questa piazza entriamo anche in un negozio della Mercedes, dove troviamo la macchina che quest’anno sta dominando il mondiale di F1.

Irene ha intanto un’altra fissazione, prima di lasciare Monaco deve entrare in un Starbucks per prendere una bevanda di cui non ricordo neppure il tipo, ma che per lei rappresenta uno dei motivi principali per essere lì a Monaco, del resto alla partenza i patti erano questi.

Ci avviamo verso il parco e attraversiamo l’hofgarten, i giardini della Residenz, dove riusciremo a farci probabilmente l’unica foto dove siamo tutti e quattro insieme.

Giungiamo quindi all’ingresso meridionale del parco, proprio dove da sopra un ponte, si possono osservare numerosi surfisti che si esibiscono su un’onda creata probabilmente ad hoc, all’interno di un impetuoso torrente che attraversa tutto il parco. Uno spettacolo insolito da vedere in pieno centro in una città, tra l’altro è gente parecchio brava e molti visitatori rimangono incantanti dalle loro esibizioni, anche noi sosteremo per parecchio tempo a fotografarli e filmarli.

Ci addentriamo nel parco in una splendida giornata, cammineremo per parecchio tempo attraverso immensi prati verdissimi e sotto enormi alberi, mantenendoci a debita distanza dalla zona riservata e regolarmente permessa ai nudisti, che comunque non siamo riusciti neanche a scorgere.

Tanta la gente presente, turisti e tedeschi che in estate vengono per prendere il sole o semplicemente per rilassarsi.

In una gita, se si ha del tempo, credo sia giusto dedicare mezza giornata anche a posti come l’Englisher garten perché sebbene non siano delle zone prettamente turistiche o culturali essendo prive di monumenti, permettono di conoscere una città in maniera più profonda, da viaggiatore più che da turista, cosa che nelle mie gite ritengo essenziale, andando alla ricerca di quelle cose che spesso sono trascurate in un tour turistico, per non parlare delle gite organizzate.

Mentre il sole sta per tramontare, siamo alla ricerca della Torre cinese, ai piedi della quale si trova quello che è il più grande biergarten esistente, nella bella stagione può ospitare fino a seimila persone sedute sotto l’ombra degli alberi nei soliti caratteristici tavoli rustici all’occorrenza anche condivisi.

Non dico che abbiamo avuto difficoltà a trovare posti, ma comunque era molto affollato. A differenza dell’Hoffrauhaus qui funziona come un self service, i piatti sono più o meno uguali come pure i prezzi. Curiosità, visto che evidentemente molta gente si porta a casa i famosi boccali da un litro, viene dato per ognuno di esso un gettone, quindi alla fine se si va a restituire il boccale con il gettone si ha diritto a un piccolo rimborso.

Rosario non riusciva a resistere alla tentazione di portarsi comunque un boccale come souvenir, non aveva digerito il fatto di averlo dovuto comprare e a caro prezzo all’‘Hofbrauhaus.

Alla fine saranno ben più di un boccale a sparire dai tavoli e ad appesantire i nostri zainetti, Rosario non si riusciva più trattenere, non fosse stato per il problema del peso delle valigie né avrebbe preso un centinaio, ammesso che non ci avessero arrestato prima. Non contento ha restituito boccali abbandonati in altri tavoli, recuperando così pure il costo del gettone.

Una scena davvero comica che ha reso la serata molto divertente, del resto credo che per loro è un rischio tutto sommato calcolato e compreso nel prezzo, non lo dico solo per stare in pace con la coscienza.

Con il nostro bel carico pesante raggiungiamo la fermata del bus 154 con cui lasciamo il parco.

Prima di rientrare con la metro raggiungiamo Marienplatz per un ultimo saluto alla città, avremo il tempo di fare degli ultimi acquisti all’Hard Rock Cafè, gironzolare nella piazza sempre piena di gente, ma oramai se fatto tardi, salutiamo la splendida città di Monaco e rientriamo mestamente in hotel.

Sabato 26 luglio

La nostra gita è sostanzialmente finita. Oggi è una giornata solo di trasferimento.

L’aereo parte alle 13:00 cosa che ci permette di fare le cose in assoluta tranquillità. Facciamo colazione, quindi lasciamo l’albergo, già pagato anticipatamente e come già detto molto economico, tra l’altro non ci fanno pagare stranamente la tassa di soggiorno che nelle altre strutture abbiamo invece pagato.

L’aeroporto è quello di Memmingen che dista 144 km da Monaco Oggi, la giornata è coperta e un po’ più fresca.

Giunti in aeroporto, quasi ci dimentichiamo di fare il pieno, siamo costretti ad andare alla ricerca di un distributore, perché il piccolo e periferico aeroporto né era sprovvisto, meno male che siamo in anticipo.

Complessivamente abbiamo percorso 1350 km con una spesa di 119€ per gli 88 litri di gasolio. Fortunatamente, nonostante i consumi non proprio bassi della Tiguan (15,5 km/l) la spesa non è stata esagerata, compensata dal basso costo del gasolio, 1,30€ al litro.

Consegnata l’auto, facciamo uno spuntino all’interno dell’aeroporto e attendiamo la partenza che avverrà con un po’ di ritardo, cosa insolita per Ryanair.

Un volo tranquillissimo se non per l’atterraggio, visto la giornata molto ventilata, peccato ancora una volta non essere riusciti a scorgere la Corcordia che proprio in quel giorno si trovava nelle vicinanze del porto di Genova dove poi sarebbe stata poi smantellata.

Siamo passati proprio sopra il porto, ma evidentemente sempre dal lato finestrino sbagliato e c’è sfuggita anche questa volta come all’andata.

A Trapani ritroviamo una bella afa africana e l’oramai salatissimo conto del parcheggio.

Il solito noioso lungo trasferimento a casa conclude la nostra bellissima vacanza in Baviera.

Considerazioni finali

E’ stato il nostro primo viaggio in Germania, una meta che fino a qualche tempo fa non mi suscitava il minimo interesse e che consideravo turisticamente non all’altezza da meritare una visita.

Niente di più sbagliato, abbiamo forse fatto il nostro più bel viaggio di sempre, va bè che spesso si dice sempre così alla fine di una vacanza, perché l’ultima è sempre la più bella, ma già solo guidare e attraversare gli splendidi paesaggi bavaresi è stato un vero piacere.

Certo per chi come noi viene dal profondo sud, si rimane ancora più ammaliati da panorami cosi profondamente diversi dai nostri.

Pur citando per semplicità la Baviera in realtà, il nostro viaggio ha attraversato anche la regione della Baden Wruttemberg con sconfinamenti in Svizzera e Austria.

Possiamo dividere la nostra gita in due parti, molto diverse l’una dall’altra. Nella prima hanno prevalso gli aspetti naturalistici con le splendide cascate sul Reno a Schiaffusa, la spettacolare ascesa dello Zugspitze o la gola del Partnanklamme a Garmisch, posti indimenticabili probabilmente quelli che ci hanno appagato di più in tutta la gita. La seconda parte invece, molto diversa, dedicata a Monaco, quindi metropolitana e più tradizionale, ma comunque interessante.

A distanza di qualche giorno dalla conclusione della gita mi è rimasto un po’ di rammarico per non aver visitato Dachau, il tristemente famoso campo di concentramento nelle vicinanze di Monaco, mi sembrava un’emozione troppo forte e stridente con la spensieratezza che una vacanza dà, ma, avremmo dovuto farlo, solo in questi posti probabilmente ancora oggi si riesce a percepire gli orrori della guerra ed è giusto visitarli, proprio per capire e non dimenticare.

Lungo tutta la gita poi siamo stati accompagnati dal mito di Ludwig II che ci ha affascinato per la sua inquietante storia, ma soprattutto per gli straordinari castelli che ci ha lasciato.

Non nego che poi la mia passione e predilezione per le bellezze naturalistiche mi ha fatto apprezzare ancora di più la Baviera.

I beni architettonici non sono comunque da meno. E’ strano come delle autentiche eccellenze dell’arte siano così sconosciute ai più.

Mi riferisco all’Asamkirche di Monaco o la Wieschirke lungo la Strada Romantica, tra le più belle chiese rococò del mondo. Anche i Castelli di Ludwig non hanno certo la fama di Versailles o di quelli della Loira, ma alcuni di essi sono anche più belli.

Monaco seppur non possa essere paragonata neppure lontanamente alla bellezza di alcune capitali Europee, per non dire di alcune città italiane, ha comunque un bel centro storico e la splendida Residenz, una città di certo molto elegante e raffinata.

Il nostro ricordo più forte di Monaco però rimarrà legato ai Biergarten, locali stracolmi di gente festosa, affamata e, dove la birra scorre a fiume senza che comunque la situazione degeneri.

A tutto questo si aggiunge il fatto di essere in una delle regioni d’Europa dove la qualità della vita raggiunge i massimi livelli, direi che si sfiora la perfezione.

Mi riferisco non solo al benessere economico, ma anche alla proverbiale educazione e al senso civico dei tedeschi.

Insomma qui tutto funziona alla grande, avevamo fatto una scommessa sul fatto che non avremmo trovato neppure una buca e cosi è stato, strade perfette, nessun problema per i parcheggi o per traffico eccessivo.

L’ordine e la pulizia regnano sovrane, forse per noi italiani è anche troppo, ma subito ci si abitua e ci si accorge che è davvero un bel posto non solo da visitare ma anche dove poter vivere.

Rientriamo in Italia, in fondo dai non è poi così male, e checché se ne dica, rimane ancora il paese più bello del mondo, non fosse altro perché c’è la nostra dolce casa.

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Monaco Asamkirche

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Monaco Neus Rathaus

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Herrenchiensee

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Monaco Englisher Garten

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Triberg

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Sciaffusa Cascate Reno

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Triberg - Cascate

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Partnanklamm

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Neuschwastein

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Mainau

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Zugspitze

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Oberammergau

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Linderhof



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