Napoli e Reggia di Caserta
Siamo in quattro: io Mau, Alberto e le nostre consorti, Tiziana e Nicoletta, amici da … sempre.
Il viaggio trascorre tranquillo, arriviamo alla Stazione Centrale di Napoli con una mezz’ora di ritardo, causa problemi tecnici sulla tratta e ad attenderci troviamo il taxi mandatoci dai gestori del B&B dove alloggeremo.
Subito abbiamo il primo impatto con uno dei problemi della città: il traffico. Caotico e indisciplinato, ma nel suo caos “quasi” scorrevole. Percorriamo Corso Umberto, la zona del Porto, passiamo sotto un tunnel e raggiungiamo la zona residenziale ed elegante di Chiaia. In piazza Rodinò ci aspetta uno dei gestori del BB: Attilio. Gentilissimo e professionale ci accompagna ai nostri alloggi. Il BB City Soul è situato al secondo piano di un elegante palazzo d’epoca. L’ascensore, quando è aperta la portineria, funziona introducendo una moneta da cinque centesimi, nei giorni festivi è gratuito. Bellissimo! Attilio e il suo socio Marco ci spiegano le regole del BB, ci illustrano le bellezze della città da non perdere, alcuni consigli pratici e gastronomici di vita partenopea, poi prendiamo possesso delle nostre camere.
Ognuna è a tema. La nostra “Cinema”. Sopra la testata del letto, un’enorme bobina cinematografica con pellicole dei film di Totò, sulle pareti dei “ciak cinematografici” con i nomi di film ambientati a Napoli e le abat-jour a forma di riflettori. Quello di Alberto e Nico, “Folclore”. Sopra il letto, la cartella della tombola napoletana, abat-jour composte dalle pedine della tombola e in bagno, sulla parete, la figura di Pulcinella. Le altre camere hanno come temi il cibo, il teatro e la musica. Siamo già immersi nell’anima di Napoli. Attilio e Marco amano la loro città e trasmettono con calma gentilezza e competenza le loro conoscenze agli ospiti della struttura. Bravi, ci sentiamo come a casa! Sistemati i bagagli, dobbiamo soddisfare i languori della fame e subito mettiamo in pratica i consigli di Attilio. In pochi minuti passando per via Alabardieri raggiungiamo Piazza Vittoria e ci dirigiamo al locale denominato “Masardona” per gustare la prima specialità napoletana: la pizza fritta. Il locale dispone di pochi tavoli, ovviamente tutti occupati. Ci mettiamo in fila e dopo una ventina di minuti ci accomodiamo e degustiamo quattro pizze fritte. Per noi una novità, buona ma un po’ impegnativa!
Passeggiamo lungo viale Caracciolo, davanti a noi un paesaggio stupendo, ammiriamo gli splendidi palazzi d’epoca che si affacciamo sul mare e raggiungiamo Castel dell’Ovo. La visita è gratuita e si può raggiungere la sommità del castello da cui si può ammirare tutto il golfo e la famosa sagoma del Vesuvio.
Proseguiamo poi verso il Maschio Angioino, lo ammiriamo esternamente, poi, dopo aver acquistato i biglietti del pullman per il tragitto Napoli-Caserta, che effettueremo domani, risaliamo verso Piazza del Plebiscito, Palazzo Reale, Teatro S. Carlo e Galleria Umberto, dove Nico non resiste alle sfogliatelle calde di Mary, piccolo ma affollatissimo negozio situato nel braccio della Galleria che si affaccia su via Toledo.
Da Piazza Trento e Trieste, a lato del bar Gambrinus imbocchiamo via Chiaia, elegante via dello shopping, ricca di negozi di abbigliamento e alimentari e ritorniamo al nostro BB, dove riposiamo in vista della cena. Cena da “Donna Margherita”, ristorante situato a pochi metri dal nostro alloggio in via Alabardieri. Locale ampio, molto frequentato da gente del posto, cena buona anche se la pizza fritta, almeno a me, qualche strascico l’ha lasciato!
Dopo cena una bella passeggiata prima nei vicoli di Chiaia, stracolmi di giovani che affollano i numerosi locali alla moda della zona, poi raggiungiamo il lungomare da dove ammiriamo lo splendido golfo illuminato! Prima di coricarci un caffè nel bar Cimmino, che ospiterà da domani le nostre colazioni. Favoloso! Sarà difficile riabituarsi alla nostra tazzina!
Sabato 6 Aprile
Per la colazione il nostro BB è convenzionato con il bar situato sotto il palazzo, appunto il Bar Cimmino. Con un buono si può consumare caffè/cappuccino e un cornetto buonissimo e di notevole dimensione. Occorre dire che a Napoli a ogni angolo si trova una pasticceria, tutte riccamente fornite e tutte di ottima qualità. Raggiungiamo Piazza Municipio e alle 9,30 a bordo di un pullman della compagnia “City Sightseeing” al prezzo a/r di euro 15,00, partiamo verso la reggia di Caserta. Alla guida il simpaticissimo Angelo, che per tutta la durata del viaggio ci allieterà con battute e aneddoti di autentico spirito napoletano. Simpatia e folclore apprezzati da tutti i viaggiatori. La reggia fu edificata per volontà di Carlo di Borbone re di Napoli e i lavori affidati a Luigi Vanvitelli nel 1752. Il Palazzo si presenta come un maestoso complesso monumentale esteso su circa 40.000 metri quadrati, a pianta rettangolare e diviso internamente in quattro cortili, articolato su cinque piani e 1200 stanze. L’ingresso principale consente l’accesso a una lunga galleria che si collega con l’asse centrale del Parco esteso su 120 ettari e la “Via d’acqua” in un susseguirsi di fontane concluso con una scenografica cascata.
Arrivati alla reggia su consiglio di Angelo, visitiamo prima il teatro. Un piccolo tesoro che i volontari del Touring stanno valorizzando con visite gratuite e guidate. Una bomboniera che ci ha favorevolmente colpito. Lasciato il teatro, raggiungiamo il pulmino che al costo di 2,5 euro ci trasporta sino alla cascata, costeggiando le piscine ed evitandoci una lunga camminata di circa tre chilometri.
Il parco Reale, parte integrante del progetto presentato dal Vanvitelli, s’ispira ai giardini delle grandi residenze europee del tempo, fondendo la tradizione italiana del giardino rinascimentale con le soluzioni introdotte a Versailles. Al di sotto della cascata la fontana di “Diana e Atteone”. E’ a forma semiellittica con due gruppi statuari, quello di Diana a destra e quello di Atteone a sinistra, Quest’ultimo è rappresentato mentre viene mangiato dai suoi cani e trasformato in cervo, come narrato nella mitologia, avendo come colpa l’aver vista la dea Diana completamente nuda. La fontana è preceduta da balaustre ornate da ninfee e cacciatori. Dopo foto, selfie e una passeggiata lungo i viali paralleli alle fontane ritorniamo al pulmino che ci riporta alla reggia. Qui ci dirigiamo verso lo spettacolare scalone d’onore sormontato da una doppia volta e arricchito di preziose decorazioni che conduce agli appartamenti storici realizzati tra il Settecento e l’Ottocento.
Ammiriamo varie stanze, tutte riccamente affrescate e arredate, arriviamo nella Sala del Trono, la più ampia, dove si possono ammirare le decorazioni con i dodici stemmi che rappresentano le dodici province del Regno delle Due Sicilie e quarantasei medaglioni che rappresentano i precedenti Re di Napoli. In fondo alla sala, il Trono, di legno intagliato, opera di artigiani dell’800.
La visita è molto interessante, anche se le stanze visitate, tutte magnifiche e ricche di affreschi, quadri e suppellettili varie non sono tantissime e dopo circa un’ora la visita termina. Usciamo dalla Reggia e consumiamo un veloce spuntino presso il vicino Bar Vanart, poi puntualissimo alle 14.30, Angelo riparte alla volta di Napoli, deliziandoci durante il tragitto con altri aneddoti e battute. Siamo in Piazza del Plebiscito intorno alle 15,30. Il tempo è nuvoloso e spira una fresca brezza marina. Salire al Vomero non conviene quindi risaliamo via Toledo con obiettivo il Monastero di Santa Chiara. All’altezza con piazza Diaz la fermata della metropolitana “Toledo”, considerata dal quotidiano inglese “The Daily Telegraph”, la stazione della metropolitana più bella d’Europa. E’ caratterizzata da due colori, l’azzurro e l’ocra. All’interno due grandi mosaici. Il primo, situato nel mezzanino, raffigura una tipica scena napoletana, piena di persone in movimento. Scendendo lungo le scale mobili, illuminate dall’interno, sulla parete frontale si scorge il secondo mosaico raffigurante due persone che portano un carretto. Proseguendo nel corridoio di accesso ai binari, alcuni pannelli rappresentano il mare azzurro increspato dalle onde. Scendiamo alla prima fermata, “Dante”. Anche in questa stazione opere di vari artisti italiani e stranieri e un lungo neon con un brano del “Convivio” scritto da Dante.
Passiamo per via Port’Alba, piazza Bellini e passeggiando tra stretti vicoli con molteplici negozietti di oggetti musicali e locali di aggregazione per giovani raggiungiamo il complesso monumentale di Santa Chiara. Visitiamo prima la chiesa, quasi completamente distrutta dai bombardamenti del 1943, ricostruita e restaurata secondo l’originale stile gotico. Raggiungiamo poi il Chiostro Maiolicato. Qui si respira un’aria di tranquillità in contrasto con il frastuono e la confusione dei vicoli all’esterno del complesso. Le pareti del chiosco sono interamente coperte da affreschi settecenteschi mentre il giardino, diviso in quattro settori, è fiancheggiato da pilastri ottagonali maiolicati collegati tra di loro da sedili, anch’essi maiolicati, che raffigurano scene di vita quotidiana dell’epoca. All’interno dei giardini numerose piante di aranci in fiore. Molto attento il personale che controlla che nessuno si sieda sui sedili … giustissimo! Si potrebbero rovinare, anche se la tentazione di un attimo di relax è tanta!
Su un lato del chiosco si trova un piccolo museo nel quale sono state trasferite alcune opere provenienti dalla chiesa in seguito ai bombardamenti del 1943 e, all’uscita, un tradizionale presepe con pastori del Settecento e Ottocento.
Usciamo e siamo nuovamente coinvolti dalla vita caotica e dalla confusione della zona di via Toledo, passeggiamo sino a piazza Plebiscito, ci concediamo un buon caffè nell’affollatissimo Gambrinus, uno dei più famosi e conosciuti caffè letterari di Napoli. Elegante e raffinato, dove è ancora in vigore la tradizione del “caffè sospeso”. In pratica si pagano due caffè e uno viene offerto ad una persona bisognosa e sconosciuta che ne fa richiesta. Poi, risalendo per via Chiaia ritorniamo al BB.
Cena al Ristorante Il Gobbetto. Tipico locale all’inizio dei Quartieri Spagnoli con proprietario e camerieri vestiti con abiti caratteristici. Buona cena ma spazi limitati e servizio un po’ troppo veloce.
Domenica 7 Aprile
Dopo la solita ottima colazione ci dirigiamo verso la Cappella Sansevero per ammirare una delle opere più importanti e originali di Napoli: il Cristo Velato.
Abbiamo acquistato i biglietti online con entrata alle ore 10,00. La Cappella si trova nella zona del Monastero di Santa Chiara in via Francesco de Santis. Puntualissimi alle ore 10 entriamo nella Cappella. Non c’è molta fila e l’attesa per chi non ha prenotato non è molta. La Cappella, un tempo tempio massonico si presenta con un’unica volta con ai lati varie sculture e al centro il capolavoro che tutti ammirano: il Cristo velato opera di Giuseppe Sanmartino. E’ rappresentato il Cristo, straiato su un materasso, con il capo sorretto da due cuscini e inclinato lateralmente. Il corpo è ricoperto da un velo che aderisce perfettamente alle forme del viso e del corpo, tanto che sono visibili le ferite del martirio. Il velo aderisce alle ferite del corpo mettendo in evidenza il dolore e la sofferenza. Ai lati una corona di spine, una tenaglia e dei chiodi. Il risultato è di un realismo impressionante. Peccato non poter scattare fotografie. Gli addetti sono molto attenti e vigili. Ai lati dell’altare altre due statue degni di nota: La Pudicizia velata e il Disinganno. Il percorso prosegue con la visita alla cripta che contiene due macchine anatomiche. In sostanza si tratta degli scheletri di due individui, un uomo e una donna, completamente scarnificati, con fedelmente riprodotto l’intero sistema circolatorio.
Sinceramente, dopo aver ammirato il Cristo Velato, solo una rapida occhiata e usciamo dalla Cappella. Percorriamo la caratteristica e folcloristica via dei Tribunali e raggiungiamo il Duomo. L’esterno si presenta austero, mentre l’interno è spettacolare con il soffitto a cassettoni dorati e riccamente decorato. Ci dirigiamo verso la Cappella del Tesoro di San Gennaro. Al Santo si attribuisce il potere di preservare la città dalle calamità attraverso la liquefazione del suo stesso sangue che ha luogo la prima domenica di maggio e il 19 settembre. L’Altare Maggiore della Cappella racchiude il Tesoro più prezioso. Sul retro, in una cassaforte, sono custodite le ampolle con il sangue del Santo, mentre sull’altare il busto in oro, argento e gemme del 1300, conserva le ossa del cranio. Tutt’intorno si susseguono nicchie grandi e piccole destinati ad accogliere i busti dei santi compatroni della città.
Ammiriamo le altre opere presenti poi, ci dirigiamo verso S. Gregorio Armeno. Durante Il breve tragitto veniamo più volte fermati da venditori di cornetti portafortuna che simpaticamente e mai in maniera invadente ci offrono i portafortuna, facendo simpatici riti propiziatori… poi, chissà perché, tentano di venderci anche qualche paio di calze da uomo!
Raggiungiamo la stretta via dei presepi, dove i vari artigiani espongono le statuine, da quelle tradizionali a quelle rappresentanti personaggi politici, sportivi e dello spettacolo. E siccome i cornetti non si comprano, ma si regalano, nel negozio di Giuseppe e Marco Ferrigno, Alberto ed io ci regaliamo un bel cornetto portafortuna. Hai visto mai!
Risalendo la via siamo attratti da un luogo per la verità poco pubblicizzato dalle guide ma di una bellezza sorprendente: il Monastero di San Gregorio Armeno e il relativo Chiostro. Salendo da una scala troviamo gli ambienti destinati al contatto con le monache con ai lati dell’ingresso principale due grandi cilindri, le ”ruote”, che anticamente erano i mezzi di trasmissione di cibo, vestiario o altri oggetti che dovevano entrare o uscire dal convento.
Dal vestibolo si entra poi nel chiostro e percorrendo i portici si possono ammirare i luoghi di vita passata e presente delle suore. Grate da cui un tempo potevano assistere alle funzioni religiose, il refettorio, il coro delle monache e la Cappella di Santa Maria dell’Idria. Al centro una fontana e un gruppo marmoreo raffigurante l’incontro di Cristo con la Samaritana. La chiesa conserva invece le reliquie di Santa Patrizia, compatrona di Napoli e venerata dalle coppie che desiderano avere figli. Si dice che ogni martedì il sangue della santa si liquefa.
Usciamo da quest’oasi di pace e silenzio e siamo nuovamente nella “confusione” del quartiere. Ritorniamo su via dei Tribunali e sostiamo davanti al negozietto “Serafino” e dopo una breve attesa ci gustiamo “o’ cuoppo”. Un cono di carta riempito da verdura, pesce o carne fritta al momento. Buonissimo e soprattutto leggero. E per finire una bella porzione di frittata di pasta, appena preparata dalla gentile signora che gestisce la vendita. Mentre gustiamo il nostro pranzo, udiamo una tipica musica da banda. Arriva, infatti, una piccola processione con gonfaloni, banda e qualche ragazzino che passa tra le persone chiedendo una piccola offerta. Pienamente soddisfatti sia del cibo sia dell’improvvisato spettacolo, scendiamo nuovamente per via Toledo e raggiungiamo la stazione della funicolare per il Vomero. In pochi minuti raggiungiamo la zona residenziale della città, tranquilla e silenziosa. Comode scale mobili ci portano verso Castel Sant’Elmo. Da questa roccaforte medioevale, trasformata nel tempo anche in prigione, si gode una vista magnifica a 360° della città e del golfo di Napoli con la sagoma del Vesuvio a dominare il panorama.
Lo sguardo spazia da Spaccanapoli, al Vesuvio, da Posillipo alle sagome delle isole del golfo, Capri, Procida e Ischia. Si può identificare via Toledo che “Spaccanapoli” come una lunga lama nel cuore della città e i vari monumenti e chiese che abbiamo ammirato da Santa Chiara al Duomo a piazza del Plebiscito. Le foto e i selfie si sprecano, anche se il cielo si è un po’ rannuvolato e la vetta del Vesuvio è coperta dalle nuvole. Rinunciamo a visitare anche la Certosa di San Martino e ritorniamo verso la funicolare.
Sbagliamo però strada e anziché riprendere quella che ci dovrebbe riportare in via Toledo prendiamo la “Funicolare di Chiaia” che ci porta in Piazza Amedeo. Poco male, una sosta per un caffè e una sfogliatella nel vicino bar “Scaturchio”, poi, scendendo lunghe scalinate, siamo nuovamente sul lungomare di Chiaia. Una breve sosta ad ammirare lo struscio domenicale dei partenopei poi rientriamo al BB in attesa della cena.
Scopriamo che la domenica molti locali di Napoli sono chiusi per turno settimanale. Ceniamo nell’elegante locale “Umberto”. Ottima cena con degustazione del famoso sugo “alla genovese”. Porzioni abbondanti e gustose. E per finire una fetta di torta “caprese”. Buonissima!
Lunedi 8 Aprile
Abbiamo il treno nel tardo pomeriggio quindi, lasciati i bagagli nella reception del BB, usciamo per le ultime scoperte della città. In verità vorremmo scoprire la città sotterranea.
Su consiglio di Attilio ci dirigiamo verso la “Galleria Borbonica” con entrata dal Garage Morelli, meno conosciuta della classica visita di “Napoli sotterranea” ma ugualmente interessante. Purtroppo apre solo nei giorni festivi e quindi non ci rimane altro che dirigersi nuovamente a Spaccanapoli dove in Piazza San Gaetano alle ore 11,00 inizia la visita del sottosuolo con una guida che illustra la storia e l’utilizzo delle varie stanze e cunicoli. Abbiamo però il tempo di visitare la chiesa barocca del Gesù Nuovo, situata nell’omonima piazza. Ne vale assolutamente la pena, si tratta di una delle più importanti e vaste chiese di Napoli, tra le massime concentrazioni di pittura e scultura barocca cui hanno lavorato alcuni dei più influenti artisti della scuola napoletana.
Terminata la visita, all’ora prestabilita, raggiungiamo l’ingresso di “Napoli Sotterranea” e, seguendo la guida, scendiamo per oltre quaranta metri nel sottosuolo partenopeo. Alcuni di questi cunicoli risalgono al IV secolo a.C., data della fondazione della città, più tardi i romani costruirono acquedotti e cisterne nel sottosuolo. Queste gallerie furono poi utilizzate anche durante la seconda guerra mondiale come ricoveri antiaerei. Si scende di circa 40 metri e in alcuni punti il passaggio è molto stretto e buio e ci si aiuta con piccole lampade. La guida ci illustra, con dovizia di particolari, l’utilizzo del sottosuolo nel corso dei secoli e la vita degli addetti alla manutenzione, i cosidetti “pozzari”. All’interno anche esperimenti di coltivazioni alimentate unicamente dall’umidità del sottosuolo.
Ritornati in superficie, sempre con la guida, si attraversa piazza S. Domenico e si entra in un “basso”, antica abitazione popolare. Qui spostando un letto si scende nella cantina, dove sono stati scoperti i resti del Teatro Greco-Romano della città. La visita termina in un’altra sala, dove è stata allestita un’esposizione di presepi del 1700. Purtroppo il tempo passa velocemente e ritornati in Piazza del Plebiscito, non riusciamo a visitare la Basilica di S. Francesco di Paola che troviamo chiusa. Pranziamo con un’ottima pizza da “Salvo” bellissimo locale, consigliatoci da Attilio, in Riviera di Chiaia e terminiamo il nostro pranzo e la nostra vacanza con un bel…baba’!
Un ultimo ottimo caffè da “Cimmino” e al BB ci attendono per i saluti Attilio e Marco con i quali ci confrontiamo su quanto visto e, purtroppo, non visto, durante la nostra vacanza a Napoli. Ci salutiamo in puro spirito napoletano, come vecchi amici, ripromettendoci di ritornare per approfondire la conoscenza di una città unica. Sicuramente vittima delle sue contraddizioni e dei molti pregiudizi ma che a nostro avviso, grazie alla diversa mentalità delle nuove generazioni sta cercando di crearsi una nuova identità culturale e sociale.