Mini vacanza in Val Pusteria

Con passaggio nel Vajont
Scritto da: Lara B
mini vacanza in val pusteria
Partenza il: 27/08/2010
Ritorno il: 30/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ascolta i podcast
 
27 Agosto 2010 – In viaggio Causa impegni lavorativi partiamo nel primo pomeriggio da Forlì, destinazione Dobbiaco, dove arriviamo dopo circa cinque ore e mezza di auto. Il viaggio è tranquillo, un po’ rallentato da alcune gocce di pioggia. Siamo partiti con il cielo azzurro e un caldo africano e arriviamo a destinazione con 20 gradi di meno, nuvole e pioggia. Mentre attorno a noi la gente passeggia in pantaloni lunghi e giubbotto, noi scendiamo dall’auto in bermuda, maglietta e infradito e tutti infreddoliti andiamo a bussare alla Haus Steinwandter dove abbiamo prenotato una stanza matrimoniale per 33 euro a testa a notte compreso prima colazione. La signora che ci accoglie ci mette gentilmente a disposizione il garage per le biciclette portate da casa e ci fa vedere la nostra camera all’ultimo piano della Haus tutta legno e disegni tirolesi. Siamo in un ottima posizione e così più tardi ci muoviamo a piedi (vestiti più pesantemente!) per andare a cena ma…troviamo una Dobbiaco deserta e fatichiamo a trovare un locale aperto. Dopo un lungo giro troviamo l’unico ristorante aperto proprio davanti alla nostra Haus: Winkelkeller dove, visto che fa freddo, ci facciamo fuori due bei piatti di polenta. Servizio velocissimo, spesa ragionevole e atmosfera alquanto tirolese.

28 Agosto 2010 – Hai voluto la bicicletta?…pedala! Sveglia sulle 8.00 e dopo un’abbondante colazione prendiamo le bici e ci dirigiamo verso la famosa ciclabile che ci porterà fino a Lienz. Facciamo tappa in un forno per comprare qualche pizzetta per il pranzo e acqua e via a pedalare. La giornata parte male, tra nuvole nere e nebbia, ma poi si apre e anche se di qua e di là le nuvole girano minacciose, sopra di noi c’è un bel sole e il cielo azzurro. Non è molto caldo, fatichiamo un po’ a trovare il giusto equilibrio tra maglie, magliette e felpe, l’aria è fresca, quando si arriva in ombra fa subito freddo, quando c’è il sole si suda. Diversi tentativi dopo, l’ottimale si rivela canottiera, maglietta di cotone a manica lunga e k-way. Il tragitto Dobbiaco-San Candido è veloce e semplice, il paesaggio attorno è bellissimo, tutto verde, fatto di prati curati, boschi in lontananza e casette tirolesi ordinate. A San Candido c’è un mercatino in piazza ma passiamo oltre, la strada è ancora lunga, per la precisione altri 43 km. Il percorso è ben indicato, la pista ciclabile è pulita e curata e prendiamo il nostro ritmo cadenzato. Come noi tante altre persone si stanno cimentando in quest’impresa con i mezzi di trasporto più disparati e tanti sono i bambini. Lungo la strada facciamo alcune tappe per fare foto, ma la tappa principale, oltre al castello di Sillian, è la fabbrica della Loacker, dove ovviamente facciamo man bassa di biscotti e cioccolatini squisiti….. Per i primi 35 chilometri tutto fila liscio e ce la godiamo proprio, pedalando in mezzo a boschi, accanto al fiume, su e giù per ponticelli in legno. Poi….. Poi il sole sparisce, le nuvole diventano fitte e coprono tutto, l’aria diventa fredda e le prime gocce di pioggia iniziano a cadere. Proviamo ad andare avanti sperando che sia solo una pioggerella passeggera, ma non è così…la pioggia non ci da più tregua fino alla fine e arriviamo a Lienz verso le 14.00 zuppi e lordi dal fango tirato su con le nostre mountain-bike. Ci strizziamo e ci sediamo a ristoraci in un bar, facciamo due passi, poi siccome la pioggia ricomincia prendiamo il treno per tornare indietro prima del previsto. Che peccato, il maltempo ci ha rovinato un’esperienza stupenda! Arriviamo a Dobbiaco piuttosto stanchi e malconci, ma siamo contenti lo stesso, abbiamo visto dei paesaggi stupendi in una pace favolosa. Andiamo a cena presto, memori dell’esperienza di ieri, ma la cottura non ci fa andare molto lontano dalla nostra Haus nemmeno stasera e mangiamo una pizza allo Sportzone, che è proprio a due passi. Scelta azzeccata anche questa: ottima pizza, bel posto condito da un folkloristico gruppetto con fisarmonica, chitarra e uno strano strumento con dei campanelli, spesa ragionevole.

29 Agosto 2010 – Guerra e pace Sveglia alle 8.00, colazione buona e abbondante a base di formaggio, affettati, pane e marmellata. Usciamo e come ieri la prima tappa è da un fornaio per i panini per i pranzo, poi partiamo in direzione Cortina d’Ampezzo, da dove deviamo sulla SP 48 verso il passo Falzarego. Lungo la strada troviamo la seggiovia per il museo a cielo aperto delle 5 Torri, oggi la vogliamo dedicare tutta alla storia e visitare i luoghi più importanti della Prima Guerra Mondiale. La giornata si presenta subito estremamente fredda, ma il cielo è limpido. Attraversiamo i monti nel silenzio più totale e una volta arrivati al rifugio Scoiattoli, partiamo subito con la visita delle trincee e delle caverne, ci sono cartelloni informativi dappertutto e piantine del percorso in ogni bivio, c’è anche la possibilità di avere un audio-guida. Tutto è conservato molto bene, in alcune zone sono addirittura ricostruite scene di vita quotidiana con arredi e manichini in divisa. Strada facendo ci viene voglia di camminare un po’ e così, terminata la visita al museo, imbocchiamo il sentiero che ci permette di circumnavigare il massiccio delle 5 Torri, meta di scalatori, toccando il rifugio 5 Torri e tornare al punto di partenza per una vita un po’ più lunga. Attraversiamo alcuni tratti un po’ ostici per due pivelli come noi, fatti di ciottoli frutto del crollo di una parte del massiccio centrale, ma alla fine ce la facciamo e in circa tre quarti d’ora facciamo tutto il giro e siamo di nuovo al rifugio Scoiattoli dove riprendiamo la seggiovia per tornare alla macchina. Riprendiamo l’auto ed arriviamo al passo Falzarego da dove parte la funivia per il Lagazuoi. All’arrivo la temperatura è polare. Pranziamo velocemente in un tavolino nella terrazza del rifugio. Qui siamo sul fronte austriaco, le gallerie da visitare sono quelle dove erano appostati i soldati austriaci contro gli italiani che erano appostati alle 5 Torri, dove eravamo prima. Hanno scavato un sistema di gallerie con delle feritoie sull’esterno da cui controllavano e sparavano, che sono posizionate molto più i basso rispetto a dove siamo ora e abbiamo subito la sensazione che il percorso non sia così facile come quello appena visitato. Infatti alla fine dobbiamo rinunciare, è molto pericoloso raggiungere e attraversare la grotta principale a causa della scivolosità del pavimento e serve essere attrezzati molto meglio di noi, oltre che più allenati. Ci dirigiamo quindi poco lontano dove c’è l’accesso ad una galleria minore, leggo il cartellone illustrativo e mi infilo dentro (nella soglia di ingresso c’è del ghiaccio…) e mi convinco che abbiamo fatto bene a rinunciare, l’interno è basso, non si sta in piedi, umido, goccioloso, disconnesso e dopo la prima curva buio pesto e se tanto mi da tanto, come è ghiacciato l’ingresso ci saranno altri tratti ghiacciati all’interno. Corriamo verso la funivia per tornare giù ad una temperatura più consona al nostro abbigliamento. C’è gente in pantaloncini e maglietta, ma saranno tutti norvegesi o italiani pazzoidi? E’ presto e andiamo verso Cortina. In centro c’è un sacco di gente e ci imbattiamo anche in una bella parata dove sfilano le bande e i corpi dei soccorsi alpini, cani da soccorso e finanzieri a cavallo. Attorno a noi è tutto colorato ed estremamente curato. La cosa che mi rimarrà impressa sono i fiori: in tutte le case, tutti i balconi e le finestre hanno petunie o gerani colorati, rigogliosi e bellissimi, non c’è una casa senza fiori, e dire che con le temperature che ci sno i fiori non dovrebbero neanche essere nel loro habitat ideale, ma deve essere proprio una cultura. Di nuovo in auto ci fermiamo ancora al lago di Misurina, che è di strada per tornare a Dobbiaco. In un’oretta facciamo tutto il giro a piedi, lo specchio d’acqua è molto bello con l’acqua trasparente e le paperelle, ma anche molto turistico e poco intimo, non si perdono mai di vista le auto. C’è anche un trenino per i bimbi! La giornata volge al termine ma c’è tempo per un’ultima, veloce visita: il cimitero dei caduti della Prima Guerra Mondiale. La tappa è veloce, il cimitero è piccolo e ben tenuto, fatto a gradoni con i sentieri in sottile ghiaia bianca, le croci sono in legno, piccole e tutte uguali e anche qui ci sono i soliti cartelloni informativi in cui si può leggere un po’ di interessante storia, quelle stesse cose che quando le studiavamo a scuola ci facevano morire di noia. E’ ora di tornare alla nostra Haus dove ci riposiamo un po’ e facciamo una doccia. Anche stasera non riusciamo a trovare al primo colpo un ristorante per la cena, dopo alcuni tentativi troviamo Stauber la cui cucina chiude alle 20.00, per un pelo!

30 Agosto 2010 – Rientro sotto la pioggia Sveglia alla solita ora, alle 8.00, e colazione abbondante. Prendiamo le valigie, usciamo e carichiamo le biciclette. La giornata che inizialmente non sembrava neanche così male, inizia subito a rabbuiarsi, tempo di partire e il cielo si copre del tutto. Ci avviamo verso il lago di Braies e per strada inizia anche a piovere, la temperatura cala velocemente, e quando arriviamo l’acqua è mista a nevischio. Parcheggiamo e guardiamo sconsolati il lago che con questa pioggia non si vede neanche tanto bene. Tristemente ripartiamo per tornare a casa, tanto con questo tempo non riusciamo a fare niente. Questa mini-vacanza non è stata tanto fortunata dal punto di vista meteorologico! Percorriamo a ritroso la strada fino a Dobbiaco, poi imbocchiamo la strada giusta e salutiamo i monti. C’è un po’ di traffico e fino a Pieve di Cadore andiamo piuttosto lenti e stiamo in coda, ne approfittiamo per guardare un’ultima volta i paesini e le casette anche se sotto la pioggia. Arrivati a Longarone non è nemmeno mezzogiorno e ci viene voglia di fare una tappa a vedere la diga del Vajont e il cimitero monumentale, che abbiamo già visitato tre anni fa. Siamo rimasti molto colpiti allora e ci fermiamo quindi di nuovo, molto volentieri, e a colpo sicuro andiamo al cimitero monumentale di Fortogna, dove facciamo una visita veloce all’esterno (sempre sotto la pioggia), visitiamo la cappella dove sono conservate le targhe con i nomi di tutte le persone decedute nella terribile tragedia, e il museo. Smette di piovere. Torniamo indietro di qualche centinaio di metri con l’auto per imboccare la strada che ci porterà sulla diga, che comunque si vede anche da giù. Arrivati ci fermiamo nella piazzola attrezzata per speculare sui morti: parcheggio a 2 euro all’ora, ufficio informazioni, camper per panini e bibite, souvenir e visite guidate a pagamento. Cerchiamo di fare finta di niente e ci fermiamo a meditare guardando questa opera dell’uomo così imponente e ancora perfetta, causa di tanto dolore e testimonianza di un passato che ancora brucia nel cuore di molte persone. L’altra volta in silenzio eravamo scesi a piedi nella valle sottostante per vederla da un’altra prospettiva. Era un luogo solitario, grigio, tetro, sembrava che tutt’attorno aleggiassero ancora le anime dei morti, ma che nessuno volesse disturbarle. Stavolta non è possibile: siamo in alta stagione e si può fare solo con la guida. Ci rifiutiamo e un po’ schifati dai modellini in vendita che ricostruiscono la vallata andiamo ad affogare la nostra delusione nel cibo: costeggiamo il monte Toc e la linea netta della frana ancora ben visibile, e raggiungiamo Casso, un piccolo paesino che già conoscevamo arroccato sui monti. Andiamo diretti all’osteria del Gallo Cedrone, anche questa già sperimentata in passato….nemmeno stavolta ci delude, devo dire che i miei gnocchi alla zucca e ricotta e proprio ottimi! E’ ora di tornare a casa sul serio, ci aspettano ancora tre ore di macchina e sta pure arrivando il bel tempo, mannaggia! Ripartiamo e prendiamo l’autostrada e ben presto i monti spariscono alle nostre spalle e il sole appare davanti a noi, iniziamo a toglierci strati di vestiti….da qualche parte è ancora estate!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche