Martinica tra carnevale e rum

Alle Antille per fare festa e ripercorrere la storia
Scritto da: robina563
martinica tra carnevale e rum
Partenza il: 14/02/2012
Ritorno il: 22/02/2012
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
Donna Avventura continua il suo viaggio in Martinica! In giro in 4×4 per una parte del mio viaggio nell’isola dei fiori, dopo giorni estenuanti pieni di emozioni e location degne dei Pirati dei Caraibi, su e giù nelle strade martinicane, tra cascate piantagioni di canna da zucchero e banane, guadando rivoli immersa in una vegetazione tra le più suggestive che io abbia mai visto nel parco naturale della Martinica, un po’ di meritato rhum non deve mancare!

Il mio driver mi consiglia alcune Maison tra le migliori come Clement, La Mauny distillery, Trois Rivières da visitare e non mi manca l’imbarazzo della scelta… ma non bevo alcolici (vino a parte), quindi opto per la Saint James distillery con museo annesso.

Entrare in auto qui e’ un insulto all’atmosfera così coloniale che mi appare davanti: siamo a Le Bourg Sainte Mari , costa atlantica, ormai verso la fine del mio tour in 4×4 e se non porto del rhum agli amici rischio di essere linciata:)) e qui di bottiglie tra le quali scegliere ce ne sono! Il museo è un’introduzione alla storia del rhum. Dalla scoperta del nuovo continente, spagnoli e portoghesi prima e francesi e inglesi dopo, incentivano le piantagioni di canna da zucchero per la grande richiesta che viene dal Vecchi Continente. E’ cosi che a partire dal succo di canna o melassa nasce una bevanda molto molto alcolica che data agli schiavi li rende controllabili! Ma è Jean Baptiste Labat, frate dell’ordine dei Dominicani, che nel 1694 inventa l’alambicco, ma solo nel 19o secolo si incomincia a distillare il succo di canna da zucchero fresca fermentata. Esistono diverse qualità di rhum: Rhum Blanc o grappa di rhum; Rhum Vieux lasciato per almeno 3 anni in botti di rovere; Rhum Paille invecchiato altri 2 anni. Ricordate che dal 1996 il rhum agricolo della martinica ha l’Appellation d’origine controllee (Aoc).

Il Musee e’ attiguo alla distilleria ed è una antica casa coloniale. All’interno la storia degli strumenti per la distillazione e dei modi di invecchiamento, tutto raccontato da una simpatica signora che alla fine ci offre una degustazione di rhum sino a 50° alcolici! Uscirete ciondolando se non sarete attenzione! I prezzi sono buoni, diverse le gradazioni e differenti grandezze di bottiglie e vi faranno anche delle utili confezioni regalo. Il Rhum ST. James nasce nel 1765 a Saint Pierre dove si trovano la maggior parte distillerie e il nome inglese dava la possibilità di esportare con facilità il rhum nel nuovo Continente. Nel 1902 dopo l’eruzione della Montagne Pelèe la distilleria si e’ spostata a Saint Marie. Se avrete la mia fortuna potrete anche visitare la collezione nella cantina con i barricati millesimali dal 1885. Se siete di strada andateci e se non lo sarete, beh, ogni distilleria ha il suo fascino.

Il Rhum è la base di drink tipici della Martinica e non solo. Dal tipico TI Punch al Planteur leggermente meno alcolico. Si ma come farsene uno a casa? Ecco svelato il trucco

Ingredienti per il “Ti-Punch”; Rum Bianco; Sciroppo Di Zucchero; Lime. Quantità per un drink: 2 Oz rum bianco; 1 Oz sciroppo di zucchero; 1 fresh lime;

Istruzioni per la preparazione: Lavare bene un lime, rimuovere l’alto e il basso, tagliarlo a fettine sottili in semianelli, aggiungere il lime a del ghiaccio tritato e mescolare con un cucchiaio da barman. Poi aggiungere rum e sciroppo di zucchero, sino all’orlo del bicchiere e mescolare insieme. Aggiungere una simpatica cannuccia corta e, infine, servire… e il gioco e’ fatto. Per un super Planteur Martiniquais, invece… ½ tazza di rum bianco (rhum agricole blanc); 1 tazza di rum invecchiato (rhum vieux); 1 1/2 tazza di succo d’arancia; 1 1/2 tazza di succo d’ananas; 1 1/2 tazza di nettare di guava; 3 cucchiai di succo di lime fresco; 3 cucchiai di sciroppo di grenadine; 1 cucchiaino di angostura bitter; 6 anelli di ananas fresco; 6 fette d’arancia; 6 bastoncini di cannella (o cannella in polvere: ma non troppo in modo da non “uccidere” gli altri sapori); 6 maraschino di ciliegie. Istruzioni per la preparazione: combinare il tutto in un contenitore di grandi dimensioni, quindi mescolate. Guarnire il top con dei pezzetti di frutta e dopo essersi tirati un po’ su di giri affronto il Carnaval.

Il Carnevale martinicano, già nel 17° e 18° secolo era una festa per ricchi coloni, seguendo la tradizione cattolica, tra sontuosi ricevimenti in maschera. A Saint Pierre, con i coloni francesi nel 18° secolo, ha il suo apice. Immaginiamo da un lato i coloni e i loro balli in maschera, serate ricevimenti e banchetti, costumi sontuosi, dall’altra parte i vidés nègres e le loro tradizioni autoctone. Con l’abolizione della schiavitù nel 1848 il carnevale diventa folclore popolare e si integra con le tradizioni degli antichi schiavi che danno allo colore alla festa con le loro credenze e con i loro strumenti musicali: tamburi, cha-cha, ti-bois…

Dopo la catastrofe di Saint Pierre, ossia l’eruzione del 1902, niente più carnevale in tutta l’isola per due anni. Ogni anno tutto inizia a partire dalla prima domenica seguente l’Epifania sino al culmine nei giorni grassi. Era chiaro che io dovevo esserci… per cinque giorni di festa continua. Parate per le strade, feste private e serate a tema. Ogni paese si mobilita per organizzare i propri festeggiamenti, ogni domenica si susseguono sfilate in tutta l’isola. Ogni comune elegge la sua regina e reginetta da portare in trionfo alla grande parata. E la lotta è dura visto le bellezze locali! La tradizione vuole che anche le anziane nonne concorrono per essere la più bella in abiti tradizionali. In gran segreto ogni città taglia e cuce i nuovi costumi che rimarranno celati fino al “vidé” (sfilata carnevalesca) nelle strade di Fort de France, la Grande Parata che durerà 5 giorni…In Martinica durante il carnevale tutto si ferma e tutti si animano. I preparativi sono durati mesi e mesi e davvero per cinque giorni pochi riescono a dormire, io compresa. Il re del carnevale, Vaval (manichino satirico che rappresenta un politico, un personaggio in vista o un’istituzione) viene portato in sfilata per le strade, a capo di una folla festosa. Accanto a Vaval sfilano le Regine del Carnevale ognuna eletta nei diversi comuni. I gruppi più famosi dell’isola si dividono tra una sfilata e l’altra tra nord e sud ed è musica 24 ore su 24. Le maschere tradizionali: gli uomini di creta interamente spalmati di argilla rossa; i nègs gwo-sirop, uomini spalmati di sciroppo di canna e carbone (caricatura dello schiavo ribelle venuto dall’Africa, in opposizione allo schiavo creolo nato sull’isola); i mariann lapofig, vestiti di foglie di banana; i moko-zombis, danzatori su trampoli d’ispirazione africana; le guiablesses, le diavolesse… tutto si mescola, i costumi sgargianti indossati da bellissime ragazze, i più audaci si travestono da donne con string in pizzo… calze a rete e tacchi degni di viale Zara… ma tutto fa colore, gioia e voglia di scacciare pensieri e oscuri passeggeri della nostra anima. Durante i vidé una musica indemoniata fatta di tamburi, di clarinetti e trombe sono accompagnati da barili, bambù, pentole… tutto diventa strumento di percussione, i ritmi si miscelano con lo zouk, i beguin e sono armonicamente suonati insieme e tutto, naturalmente, fa spettacolo. Esiste addirittura la parata in pigiama che ha inizio alle 5 del mattino, tutti in pantofole in giro per la città di Lamentin, peccato non esserci. I quattro giorni prima del Mercoledì delle Ceneri la festa impazza: ogni giorno ha una tematica diversa. Sabato e domenica ognuno si maschera come gli pare, lunedì di scena i matrimoni burleschi, una sfilata di uomini mascherati da sposini, chi a piedi, chi sui carri che sfilano e sulle brad jak… Martedì è di scena il diavolo: tutti in rosso e con maquillage da diavolo. Infine il Mercoledì delle Ceneri, è giorno delle joyeuses pleureuses (diablesses, diavolesse che piangono la morte di Vaval), ognuno su mette in lutto, ci si veste di nero e bianco per la morte di Vaval, che verrà bruciato sul rogo al tramonto. Mi chiedo come mai Vaval ha la faccia di Sarkozy… meglio non approfondire.

I miei amici locali, per farmi entrare al meglio de “esprit du Carnaval crèole” mi trascinano tra discoteche e ritrovi locali e mi narrano storie di altri tempi. Immagino di essere una colona francese ribelle che rinnega il suo ceto per partecipare con i vidés nègres… poteva essere altrimenti? A Le Marin, mano nella mano del mio accompagnatore creolo, che mi protegge con galant esprit da ogni caos, ci imbuchiamo in una festa privata sotto il cielo tra i profumi di piatti creoli locali generosamente offertici da amici comuni e innaffiati di rhum. Carnevale è carnevale ogni dove, ma qui ha un non so che di surreale. I rumori, i colori, il ballare il ‘biguine’ (o ‘beguine’), i suoni dei coperchi e delle pentole diventati tamburi improvvisati, le risate, gli scherzi mi entrano nella testa e nel cuore. La festa continua in privato guardando le stelle sul catamarano ormeggiato, sorseggiando Planteau, ascoltando buona musica e raccontandoci leggende sul carnevale. Inutile dire che alle sei di mattina l’alba e’ un po offuscata dalla stanchezza e dai fumi dell’alcol. Ma sono in vacanza, mi dico… carpe diem petite italienne, come mi chiamano loro.



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