La Piramide di Vito P – Egitto nel Sannio ?

Sabato 10 maggio. Napoli è in piena emergenza rifiuti, non vogliamo trascorrere la serata fra la puzza della monnezza né restare bloccati nel traffico delle nostre città che il sabato sera impazzisce tra smog e rumori. Cosi pensiamo a Sant’Agata de’ Goti, l’antica città sannita di SATICULA, gioiellino fra Caserta e Benevento, ad un’ora...
Scritto da: vito_72
la piramide di vito p - egitto nel  sannio ?
Partenza il: 10/05/2008
Ritorno il: 10/05/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Sabato 10 maggio. Napoli è in piena emergenza rifiuti, non vogliamo trascorrere la serata fra la puzza della monnezza né restare bloccati nel traffico delle nostre città che il sabato sera impazzisce tra smog e rumori. Cosi pensiamo a Sant’Agata de’ Goti, l’antica città sannita di SATICULA, gioiellino fra Caserta e Benevento, ad un’ora di macchina da Napoli.

Il nome attuale, Sant’Agata dè Goti, risale al sec. VI d.C., quando i Goti, sconfitti nel 553 d.C. Nella battaglia del Vesuvio, ottennero di rimanere nelle loro fortezze come sudditi dell’impero e una loro colonia si stabilì qui. La città fu poi presa dai Longobardi tra il 570 e il 625 e fece parte del ducato di Benevento.

Arrivati a Caserta SUD, proseguiamo in direzione Benevento ed in prossimità di Maddaloni svoltiamo sulla SS 265. Passiamo sotto gli archi dei “Ponti della Valle”, imponente struttura in stile romanico di ingegneria idraulica, progettata da Vanvitelli per portare acqua alle fontane della Reggia di Caserta al tempo del re Carlo di Borbone (1759); la zona è bellissima, il paesaggio cambia completamente, tutto diventa verde e rassicurante. Ai lati della strada si susseguono chioschi coloratissimi dove si vende la gustosissima mela annurca, tipica mela della Campania coltivata nella zona, accanto a zucche, peperoni, melanzane.

E poi finalmente ecco la città. La parte nuova è pulita e ben tenuta; alla parte vecchia, costruita su di uno sperone tufaceo, invece, si arriva attraversando il ponte sul torrente Martorano.

I palazzi antichi si stagliano di fronte a noi, le facciate precipitano profonde fino a terminare, verdastre di umidità, lungo le sponde del torrente rigogliose di vegetazione. Superato il ponte ci troviamo nella città vecchia, di fronte i piccoli giardini pubblici. Alla loro destra il Castello Ducale, imponente e altezzoso come nelle illustrazioni dei libri di fiabe; la facciata esterna è ingannevole perché ben tenuta, all’interno invece il cortile è fatiscente ed in attesa di restauro. Di fronte, su di un’ampia scala, si poggia la chiesa di San Menna eremita, recentemente restaurata, e poco distante, la Chiesa dell’Annunziata, assolutamente da visitare.

Alla sinistra dei giardini pubblici comincia la stradina che attraversa tutto il centro storico la cui struttura medioevale si è conservata nei suoi tratti essenziali.

Percorrendolo ci succede una cosa strana, un brivido lungo la schiena, la sensazione di appartenere un po’ a questo posto dove il tempo si è fermato. Le case sono a misura d’uomo, con i balconcini in ferro battuto pieni di fiori. Molte sono abbandonate all’oblio e segnate dal tempo. Immaginiamo gli interni, i soffitti alti con le travi in legno e sogniamo di poterle ristrutturare e viverci. Il paese è attraversato da un invitante, e stuzzicante, profumino di cibo.. È pieno di trattorie dall’atmosfera molto intima e calda. La serata è molto fredda per essere maggio, c’è un vento forte che mette i brividi. Resistiamo al richiamo del cibo, per ora, e continuiamo a passeggiare. Lungo la strada si susseguono varie chiese, come quella di Sant’Angelo in Munculanis, di Santa Maria di Costantinopoli e quella di San Francesco con lo splendido chiostro.

Sulla destra si apre la piazza ampia, con al centro la statua di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che qui è stato vescovo dal 1762 al 1775, dietro ad essa il palazzo vescovile con un bel giardino, purtroppo chiuso alle visite.

Proseguiamo ancora ed arriviamo al cuore del paese, piazza Duomo. La bellissima chiesa, che oggi si presenta in stile barocco, è stata più volte ricostruita, e ospita un bel presepe in stile settecento Napoletano.

Al centro della piazza c’è una vecchia fontana circondata da bar, caffetterie, negozi dalle insegne in legno, bellissime, e il rinomato ristorante L’Antro di Alarico. Dopo il Duomo la strada si stringe e continua diritta. Noi però decidiamo di percorrere una stradina a destra, attraversiamo un largo e, incuriositi dal nome che ci ricorda il gioco del Monopoli, ci infiliamo in “Vicoletto Stretto”, ritrovandoci lungo la strada panoramica che da sulla valle. Il panorama è molto bello, ma quasi non lo guardiamo perché il vento qui è fortissimo e ci distrae. Poi ad un tratto, mi sento attratto da qualcosa di inspiegabile, mi giro e…Una PIRAMIDE !?#@?! Giuro, non sto scherzando, è proprio una PIRAMIDE quella che vedo di fronte a noi, una collina dalla forma geometrica definita che si distingue dalle altre tondeggianti, che mille volte abbiamo disegnato a scuola. Mi fermo di botto e la osservo in ogni dettaglio. C’è davvero una PIRAMIDE, qui a Sant’Agata de’Goti, Benevento, Campania, ITALIA ! ! ! ! Mi ricordo improvvisamente che a Benevento era diffuso il culto della dea Iside… non resisto, le scatto un po’ di foto col cellulare, decidendo di inviarle quanto prima a Focus (ndr. E’ stato pubblicato l’articoletto “Piramidi a Benevento” nel numero 192 di ottobre 2008 pag.111) Un pò a malincuore, e ancora increduli, proseguiamo la nostra passeggiata lungo la panoramica. Arriviamo a due bar, sono molto belli, la Terrazza e la Finestra Catalana, con i tavolini all’esterno e le altalene; noi però prendiamo un buon caffè al banco della Finestra Catalana (bagno pulitissimo) perché fuori fa troppo freddo. Percorriamo altri vicoletti, sfioriamo la Villa Comunale, ma intanto l’odore del cibo diventa sempre più invitante e decidiamo di mangiare qualcosa. La scelta è difficile perché le trattorie e le pizzerie hanno tutte una bell’atmosfera, un buon profumino e ottimi prezzi… Alla fine decidiamo di entrare da Zi Pauluccio, piccola osteria con una decina di tavoli ed un’esposizione di vini da far invidia alle migliori cantine. Alcune bottiglie hanno etichette vecchissime e la sala è arredata con vecchie lanterne sospese ad assi in legno e attrezzi da lavoro. Il proprietario, o meglio, l’oste gira per i tavoli, è simpaticissimo e alla mano. Mangiamo un ottimo antipasto misto, salumi locali e contorni di stagione, zucca arrostita, melanzane ripiene, peperoni. Squisite. Il pane è buonissimo, casereccio e anche le patate al forno sono da premio Oscar. L’oste tenta di convincerci a mangiare il piatto forte, pettole e fagioli (tutti i primo sono preparati solo con pasta fatta in casa dal cuoco) ma resistiamo perché è un po’ tardi e i fagioli si sa… sono un po’ pesanti.

Dopo il caffè ci avviamo a malincuore verso la macchina, lasciata in un ampio parcheggio gratuito nella città nuova. Salutiamo i bei palazzi e le stradine strette, misteriose, mentre continuiamo a parlare di quanto visto, della “PIRAMIDE di Vito P” che questa stasera ha voluto farsi scoprire e ammirare. Andiamo via affascinati da questa cittadina cosi intrigante, nascosta fra le colline dell’ancora Campania Felix, così come la chiamavano i romani, e ricca di storia e di fascino e di un po’ di Egitto. Torneremo presto e magari chissà.. Scopriremo altre piramidi, in questo angolo di mondo sconosciuto e prezioso.

Carla Pedata e Vito Pezzella



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