L’isola di Capraia a primavera
Lunedì 07 maggio 2012
Dovendo documentare, per la nostra ricerca sulle pievi toscane, anche quella situata nell’isola di Capraia, ne approfittiamo per soggiornarci quattro giorni, potendola così visitare poiché non ci siamo mai stati. Dal Porto Mediceo di Livorno parte, in questo periodo, un traghetto della Toremar (euro 15 a persona). Non abbiamo al seguito l’auto che nell’isola non ci servirà e che lasciamo a circa 100 metri dal molo di attracco in un parcheggio custodito a 5 euro al giorno. Partiamo alle 8:30 e dopo circa due ore e tre quarti giungiamo a Capraia Porto.
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Qui c’è la pieve a cui siamo interessati, due ristoranti, un bar-gelateria e poche case.
Una strada stretta, asfaltata di circa un chilometro porta al centro abitato di Capraia Isola. La navetta del nostro hotel si ferma due-trecento metri prima del paese proprio dove è una Torre di avvistamento che è a picco sul mare e da dove si vede la piccola baia del porto. L’hotel dove alloggiamo si chiama La Mandola (euro 58 a persona HP camera vista mare). Il paesino è sovrastato dal castello di San Giorgio; ci sono due ristoranti, la stazione dei carabinieri, l’ufficio postale… le strade strette e lastricate piuttosto ripide, la chiesa di San Nicola nella piazza principale, mentre quella di Sant’Antonio è in posizione dominante la baia ma lasciata all’incuria del tempo.
Tutta l’isola è lunga circa otto chilometri e larga, nel punto massimo, circa tre; ha una cresta che varia, in altezza dai tre ai quattrocento metri e che la percorre per tutta la sua lunghezza e che scende piuttosto ripida verso il mare; ci sono però anche delle calette e la zona del porto che degrada dolcemente. E’ segnata da sentieri e mulattiere che seguono alcuni itinerari con indicazioni alle biforcazioni: al di fuori di questi percorsi è accessibile solo ai mufloni, ai conigli o ad esseri con le ali, vista la fitta vegetazione cespugliosa che si alterna a rocce o a ruderi di muri che sono resti di vecchi terrazzamenti.
Verso le cinque prendiamo dalla chiesa di San Nicola una sentiero che in circa 300-400 metri porta al “belvedere”. Qui in una rotonda ci sono un paio di panchine, da dove sedendosi si vedono scogliere a picco sul mare di smeraldo, mentre di fronte abbiamo l’Isola d’Elba e a sinistra il Forte di San Giorgio che è veramente inaccessibile dal mare. Poi torniamo in albergo per la cena; dopo tentiamo una salita al paese per un caffè ma è tutto buio e deserto, si sente solo in gracidare di una rana e il vento che soffia tra i rami di qualche pino solitario; il caffè lo prendiamo al bar dell’albergo.
Martedì 08 maggio 2012
Oggi, dopo colazione, programmiamo una vera e propria escursione dell’isola.
Si parte dal paese e si passa vicino alla piazzole dell’elisoccorso, poi invece di andare verso il belvedere come la sera prima, andiamo sempre dritto fino a quando troviamo un bivio e la strada sulla sinistra indica “cala zurli etto”; è un percorso in discesa con un passamano di legno sulla scogliera: lo percorriamo fino a raggiungere l’acqua cristallina. Ci accorgiamo di non essere soli, e chela nostra presenza disturba i gabbiani… risaliamo al bivio e prendiamo la strada di destra con l’indicazione “regonico”: qui il percorso tende sempre più a scostarsi dal mare ed a inoltrarsi verso l’interno dell’isola fino ad incontrare la cosiddetta “strada vicinale del semaforo”, che prendiamo verso sinistra, altrimenti torneremo in paese.
Dopo poco incontriamo un nuovo incrocio che a sinistra conduce alla chiesa di Santo Stefano ed ad una azienda agricola mentre continuando verso monte conduce al Monte Penne ed al laghetto denominato “stagnone”.
Prendiamo per un piccolo tratto la via per la chiesa che raggiungiamo quasi subito: si tratta di una costruzione la cui entrata non è più custodita da una porta, ha l’abside e le mura esterne in pietra, mentre il tetto è a capriate in legno; l’edificio si vede a malapena perché seminascosta tra gli alberi e confinante con una vigna che fa parte della già menzionata azienda agricola che un cartello ci indica chiamarsi “la piana” e che produce vermentino e aleatico. Ritorniamo al bivio e qui comincia un vero e proprio tour de force per raggiungere il famoso laghetto. La strada lastricata in forte salita attraversa una fitta vegetazione di erica, scope e corbezzolo, anzi in certi tratti passa proprio sotto un tunnel di vegetazione.
Il viottolo continua fino ad una prima selletta, molto umida e ricoperta da asfodeli in fiore; ci siamo avvicinati alla costa ovest dell’isola che strapiomba a picco verso il mare: in lontananza si scorge la costa settentrionale della Corsica.
Sono trascorse tre ore da quando siamo partiti e dello stagnone nemmeno l’ombra!
Il sentiero è appena segnato e ci vuole molta abilità a seguire le scarse tracce lasciate da coloro che ci hanno preceduto nei giorni scorsi; l’operazione è facilitata dal fatto che non ci sono deviazioni di altri sentieri. Continuiamo con coraggio ed affrontiamo l’ennesima salita quando, alzando il capo sopra la vegetazione si vede il laghetto ricoperto di ranuncoli in fiore. Si tratta di un piccolo lago delle dimensione di un paio di piscine olimpiche, ma che ha una grande importanza, dal punto di vista naturalistico per le soste degli uccelli migratori, poiché è l’unico esistente di tutto l’arcipelago toscano.
Ripartiamo, e per tornare al porto non c’è altra strada da fare, a meno che non si voglia tornare indietro, che continuare cercando tra la vegetazione l’unico sentiero battuto che in un’ora circa conduce verso l’alto sperone del Monte Penne e che gira prima di raggiungerlo e continua al di sotto della cresta per alcune centinaia di metri: bisogna fare attenzione a seguire il terreno battuto, ma non si può sbagliare c’è solo quello: Si continua fino a scollinare e scorgiamo nuovamente il porto molto al di sotto di noi; invece di fronte a noi, vediamo e raggiungiamo, in circa un’alta mezz’ora, l’ex colonia penale, ormai decadente e importante solamente per chi voglia approfondirne la storia. Da qui il piccolo sentiero diventa percorribile anche con fuoristrada e in circa quarantacinque minuti, per noi che siamo stanchi e appiedati, si cala verso la pieve ed il porto di Capraia Isola: altri ottocento metri di salita, interminabili per le gambe che ormai sono pesanti, e siamo nuovamente al nostro albergo assetati ed affamati, poiché sono ormai le sedici.
Mercoledì 09 maggio 2012
La giornata si presenta leggermente più nuvolosa di ieri. Partiamo verso le 9 per una breve passeggiata per la strada vicinale, che partendo dalla chiesa di San Nicola nella parte alta del paese si inerpica con un dolce pendio verso la già nota chiesetta di Santo Stefano.
Di mattina si sentono ancora di più i profumi delle erbe caratteristiche dell’isola quali il timo, il rosmarino, il finocchio selvatico; tutte essenze che il vento leggero che spira dal mare porta verso le nostre narici, mentre captiamo tutti i piccoli rumori degli animaletti che si muovono al nostro passaggio… un coniglio attraversa la strada e sparisce nella vegetazione in fiore; un muflone viene verso di noi, poi ci vede e schizza tra i corbezzoli dai frutti ancora verdi.
Una bella mattinata, fino a quando le gambe ancora pesanti del giorno prima e lo stomaco invece leggero ci inducono a tornare verso l’albergo.
Dopo pranzo, partiamo per raggiungere “cala del ceppo”; il sentiero è lo stessa fino alla chiesa di Santo Stefano, passata la quale si scende verso il mare: è un percorso facile e attraente; il luogo è piuttosto selvaggio e la vegetazione è quella caratteristica dell’isola.
La sera, mentre ceniamo, ci vengono regalati in segno di arrivederci, gli stupendi colori di un tramonto, che come tutte le cose belle, durano i pochi attimi di una forte emozione.
Giovedì 10 maggio 2012
Oggi alle 4,30 del pomeriggio riprenderemo il traghetto per Livorno.
L’albergo ci concede gentilmente di tenere la camera fino all’ora della partenza, quando ci verranno recapitati anche i bagagli al porto: ringraziamo ed avremo cosi praticamente un’altra giornata per godere della bellezze della piccola isola.
La mattina curiosiamo per il paese visitando tutti gli angolini nascosti sfuggitoci nella frettolosa nostra prima ricognizione.
La mattinata è bellissima, i colori del mare variano a seconda della sua profondità e del paesaggio che vi si rispecchia; i gabbiani, che in questo periodo nidificano, strillano e si rincorrono. E’ un piacere per noi passeggiare attraverso la vegetazione aspettare così l’ora di pranzo che consumiamo in un ristorante vicino al Forte San Giorgio. Poi scendiamo tranquilli verso il porto dove poco prima dell’arrivo del traghetto ci vengono puntualmente recapitati e bagagli e ci accingiamo all’imbarco. Alle 20:00 circa siamo a Livorno, pochi metri siamo al parcheggio e poco dopo le 21:00 siamo a casa.
Per chi lo voglia consultare abbiamo un piccolo sito dei nostri viaggi: www.webalice.it/graziano.alterini