L’altra Albania… su due ruote

Un viaggio in moto fatto di strade bianche e polvere. Tre vite che ne incrociano altre per fissare nella mente luoghi, volti, attimi...
Scritto da: tretracce
l'altra albania... su due ruote
Partenza il: 26/10/2011
Ritorno il: 06/11/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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Eccoci qui… Fermi all’ultimo distributore di benzina dopo Desenzano, sull’autostrada Venezia-Milano.

Ancora una sigaretta prima che le nostre strade si dividano: loro proseguiranno verso Milano mentre io andrò verso sud con la Piacenza.

Le moto, sul cavalletto laterale, fumano lentamente… Incuranti dell’acqua che scende ostinata, mentre la radio della stazione di servizio trasmette “bollettini di guerra” sull’inondazione che ha colpito la Liguria, invitando a non mettersi in viaggio.

I pochi automobilisti che si fermano a fare benzina ci guardano in maniera strana: tre motociclisti sotto la pioggia che fumano incuranti, impassibili, come se non piovesse.

Si fuma con calma, perdendosi nei propri pensieri… Come se quel momento da gustare fino in fondo, non dovesse finire mai. Sappiamo che con questa sigaretta, termina anche il nostro viaggio. Sentiamo senza dircelo un po’ di malinconia… Tanta strada percorsa, tante città attraversate, tante persone incontrate e troppo poco tempo…

Anche questa esperienza si sta concludendo: 6.000 km di cui ben oltre 2.000 di sterrato sulle montagne dell’Albania. Protagoniste assolute ancora loro, non delle semplici moto ma… le nostre inseparabili compagne di sempre: una BMW 1150GS di Alex e due BMW R1200GS quella di Damiano e la mia.

Inseparabili come le moto, i compagni di questo viaggio… Non potrebbero essere altri! Quante volte abbiamo condiviso gli stessi percorsi, il freddo dell’Elefantreffen, l’incredibile cielo stellato del deserto marocchino, di quello tunisino… Ognuno con la propria personalità ha affrontato le emozioni, le paure e ovviamente le arrabbiature inevitabili durante una convivenza di parecchi giorni, voluta certo ma anche forzata. Il tempo passa e passerà, ma siamo qui… Così unici, così diversi ma in fondo così… uguali! Persone su cui contare, con le quali non servono le parole perché basta un’occhiata per capirsi. Intesa perfetta.

Siamo partiti da Torino e quasi come una lunga cavalcata siamo arrivati fino a Podgorica, capitale del Montenegro. Un viaggio è sempre una nuova partenza… Lasci indietro le ansie e i problemi quotidiani per ricaricarti di ossigeno. Solo la strada che corre via sotto le gomme e l’immersione totale nel paesaggio, possono darti una vera sensazione di allontanamento. Scarichi il peso dalle spalle e inizi a sentirti… Libero.

Il primo cambio gomme viene effettuato sotto un pergolato d’uva presso l’officina autorizzata Ktm e Yamaha di Philip Vukcevic. Nonostante qualche perplessità iniziale, Philip si rivela davvero molto valido come tecnico. Ma questo è solo l’inizio… Siamo pronti per ripartire e quindi giù verso la meta! In un soffio ci lasciamo alle spalle il Montenegro e corriamo via veloci inseguendo chissà cosa, assaporando ogni km che corre via con la strada… Quasi come se avessimo stanato la nostra preda!

E in effetti eccoci a Koplik, una piccola cittadina albanese che ci riporta con la mente ad alcuni villaggi marocchini o tunisini attraversati in viaggi precedenti… Quando il Mujaheddin chiama a raccolta per la preghiera, gli sguardi diffidenti degli uomini del paese nei confronti di questi tre forestieri in sella a tre grosse moto… E quando ci si ferma per guardare la cartina, i bambini che accorrono indicando il tachimetro per sapere “quanto fa?!”. Mondi lontani eppure così simili… Arriviamo nel tardo pomeriggio, una tappa piacevole ma… la domanda è la solita: “Arriviamo a Theth questa sera?” E la risposta è la stessa: “I serbatoi sono pieni…” Non occorre dire altro, solo aprire il gas!

La strada sale verso la parte più selvaggia e ignota dell’Albania… Dopo pochi chilometri la strada diventa bianca e comincia ad inerpicarsi diventando sempre più stretta. Costeggiamo in maniera precaria i precipizi, mentre poco alla volta il sole, inevitabilmente, scende… La brace delle loro sigarette ricorda i fari delle loro moto, una davanti e una dietro. Il suono del motore trasmette sicurezza… La ruota morde… Si procede! Saliamo stando in piedi sulle pedaliere, le curve si susseguono… Seconda, prima… seconda… Tornante dopo tornante saliamo, quasi a voler toccare quel tetto di stelle luminose sopra di noi. Decidiamo di fermarci un attimo. Spegniamo i motori. Ci sono dei momenti che devi gustarti in solitudine, allontanandoti nel buio. Rimani da solo e ascolti il rumore del sottobosco. Emozioni che nessuna immagine potrà mai fissare. Devi riuscire a goderle prima che si dissolvano, che si consumino… Prima di tornare alla realtà, con i tuoi compagni di viaggio, vicino a te.

Quindi siamo già in sella, e dopo il Passo di Burri i Torres comincia la discesa verso la valle del Theth. Tra le piante si intravedono dei bagliori incerti che indicano la presenza di qualcuno in fondo alla valle. Arriviamo intorno alle 20 nel buio più totale. Non esiste un vero e proprio centro del paese e la poca luce proviene da qualche generatore acceso nel momento in cui si accorgono di avere visite, qualcuno che ha bisogno di una sistemazione per la notte… E così ci siamo, calati totalmente in questo nostro viaggio. Il gusto della ricotta appena fatta, del formaggio fresco… Finalmente, esausti troviamo una stanza con quattro materassi non troppo invitanti. Ma la stanchezza ha il sopravvento e quasi senza toglierci la tuta ci buttiamo sopra. La luce non c’è, si dovrebbe accendere il generatore… Quindi ancora un piccolo sforzo, solo un soffio per spegnere la candela.

Una nuova boccata di fumo, un nuovo giorno… Ed è come se assaporassimo e rivivessimo ancora le sensazioni provate lungo la strada che da Shkodër porta a Tropic, in direzione di Fierze. Dopo alcune ore di sterrato da non sentire più le braccia, la polvere non solo ci ricopre, ormai è dentro di noi.

Nel punto in cui dovremmo superare un ponte, scopriamo che di fatto non esiste più. È stato spazzato via da un’inondazione e lo stanno ricostruendo… L’acqua dell’invaso però è troppo alta da guadare con le moto. Non ci resta che spingerle attraverso uno stretto varco. In realtà si tratta di tirarle più che spingerle perché lo spazio è minimo e non c’è modo per metterti di fianco.

Quindi, per tre volte, come un rituale, ogni moto viene accompagnata sull’altra sponda: uno tira dal manubrio e dalle forcelle mentre un altro la spinge da dietro. È fatta, siamo qui tutti e tre, possiamo continuare!

Questo, come altri fiumi attraversati su uno dei tanti ponti di legno è stato un vero passaggio fatto di istanti unici, vissuti con l’anima.

I nostri pensieri tornano a Çerenec, un altro paesino dell’Albania lungo il confine con la Macedonia. È solo un piccolo puntino sulla nostra cartina, dove l’asfalto lascia la strada nuovamente allo sterrato. Sono le 7,30 del mattino… un dosso, una pozza, un attimo di distrazione… La moto sbanda ed è impossibile tenere su un mezzo di 300 kg quando ti scappa all’improvviso… L’urto è violento, ma per fortuna Alex si rialza quasi subito. La moto invece è in una pozza d’olio… L’impatto ha aperto la testa del cilindro.

Potremmo aver concluso il nostro viaggio qui… Riusciamo comunque a caricare la moto su un camion di passaggio e ci dirigiamo verso una piccola officina. La diagnosi è critica: bisogna ricostruire la testa. Una cosa del genere è impossibile anche solo da immaginare. E invece… dopo otto ore di lavoro, il miracolo è compiuto!

Sull’area di servizio oltre la pioggia cala anche la sera. Ricordate… “Non volare ma viaggiare… Sì viaggiare evitando le buche più dure, senza per questo cadere nelle tue paure…” diceva una canzone di qualche tempo fa… Invece si vola volando all’avventura, per altri tre giorni su strade bianche, sollevando dietro di noi una nuvola di polvere che si alza libera, liberi come non potremmo mai pensare d’essere!

Il motore riparato fa bene il suo lavoro… Il suono del bicilindrico trasmette sicurezza e i 20 gradi permettono di gustare la strada che si snocciola sotto le gomme. Le previsioni mentre risaliamo, sono tre ore al confine con il Montenegro e quindi alla volta di Podgorica. Ci attendono una doccia calda e una birra fresca per toglierci la polvere… Un’altra costante di questo viaggio… E invece, all’uscita di una curva, senza nessun preavviso la moto di Alex si ferma. Questa volta non arriva corrente alle candele. Siamo a 15 km dal confine montenegrino, a 50 km dall’officina incontrata all’andata, dove avremmo dovuto rifare il cambio delle gomme…

Ma a questo punto, trovare qualcuno nelle campagne albanesi che sia in grado di risolvere il problema è davvero impossibile. Non rimane che aspettare un passaggio, trovare qualcuno che possa caricare la moto, sperando di avvicinarci il più vicino possibile al confine.

Finalmente riusciamo a caricare la moto su di un camioncino che, dall’aspetto, deve aver appena trasportato qualche maiale… Però, cosa fondamentale, ha la pedana. Senza, sarebbe stato praticamente impossibile sollevare la moto all’altezza del pianale di carico. E questa sembra fatta ma, il conducente non può portarci fino a Podgorica, a meno che non gli paghiamo l’assicurazione montenegrina. Così, decidiamo d’arrivare alla frontiera e poi… Inshallah!

Eccoci alla frontiera. Dopo aver svolto i controlli di prassi, rientriamo in Montenegro. Ci fermiamo in una piazzola di sosta insieme a tanti camionisti in attesa di ricevere i loro documenti e proviamo a cercare un passaggio.

Un camion che trasporta sacchi di cemento fa al caso nostro. Il mezzo sembra uscito da un film degli anni ’50… Offrendo ad una decina di camionisti sigarette e qualche giro di grappa che abbiamo ancora negli zaini legati sulle moto, riusciamo con il loro aiuto a buttare la moto sul cassone. Attimi catturati… Istanti che… Podgorica stiamo arrivando… Non si lascia indietro nessuno! E la birra fresca ha un altro sapore se gustata in tre!

Quante vite incontrate… Come dimenticare il contadino che sentendo il rumore delle moto esce a salutarci. Così ci fermiamo e insiste per prepararci un caffè. Quando vede che lo versiamo nelle gavette, corre in casa ed esce con il servizio bello offerto sul vassoio d’argento per noi, suoi ospiti.

E tutti quei bambini, affascinati dalle moto e dal loro ideale di velocità. Radiosi quando li invitavamo a sedersi in sella… Questo è stato il nostro viaggio, fatto di momenti che terremo con noi per sempre e nulla potrà portarci via o farci rivivere nella stessa misura.

Qui continua a piovere e la radio dice di non mettersi in viaggio. Ok ragazzi, la sigaretta è finita, com’è finito questo nostro viaggio.



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