L’Altopiano di Asiago tra storia e natura
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PRIMO GIORNO
Partiamo da Gallio, che abbiamo visitato con il classico “tempo da neve. Qui visitiamo la Chiesa di San Bartolomeo, risalente alla metà del 1100, dedicata al patrono San Bartolomeo. Solo la facciata si è salvata dalla distruzione della prima guerra mondiale.
Poi più avanti troviamo una splendida chiesetta, l’Oratorio di Santa Maria delle Grazie del 1400, in origine dedicata a San Rocco,personaggio di culto venerato in tutto l’Altopiano. Successivamente venne invece dedicata alla Madonna delle Grazie. Venne distrutto e ricostruito più volte, anche in seguito alla prima guerra mondiale. Sulle facciata esterna sono posizionate delle lastre in cui sono stati inseriti i nomi dei caduti della prima e seconda guerra e l’ingresso è preceduto da un braciere con raffigurate delle statue della Vittoria. L’ultimo paese dell’Altopiano a circa 45 minuti d’auto da Asiago è Enego. Uno dei principali luoghi di interesse del paese è la Chiesa di Santa Giustina, il duomo dal 1963. Le origini di questa chiesa imponente, a cui si può accedere attraverso una lunghissima e bianchissima scalinata, sono antichissime, anche se è stata più volte rimaneggiata e l’edificio attuale risale alla fine del 1700.
L’interno è riccamente decorato: l’affresco più famoso è la pala raffigurante Santa Giustina in trono con i santi Rocco, Sebastiano e Antonio Abate realizzata da Jacopo da Ponte. L’altare è cinto da un bellissima cancellata.
Nel centro del paese oggi è giornata di mercato: ci troviamo in Piazza San Marco, dove è possibile ammirare il secondo punto di interesse del paese: la Torre scaligera, un torrione in pietra a testimonianza del dominio scaligero. E’ ciò che resta di 4 fortificazioni che furono fatte costruire da Cangrande della Scala verso il 1330 come dimora estiva e difesa del paese.
Dal centro del paese ci siamo spostati di qualche chilometro per andare a visitare il Forte Lisser, un’ex fortezza militare a poco più di 1.600 metri di altitudine, costruita per difendere il territorio italiano dagli attacchi dell’impero austro-ungarico durante la prima guerra mondiale.
Abbiamo provato a raggiungerlo in macchina, ma siamo rimasti bloccati da neve e ghiaccio; così abbiamo provato a proseguire a piedi, ma tra i cumuli di neve non siamo riusciti a trovare indicazioni per continuare il percorso.
Da qui abbiamo proseguito per la località Valmaron, famosa per il comprensorio sciistico di Enego 2000, famoso per gli impianti di risalita per lo sci alpino e un centro attrezzato per lo sci da fondo.
A noi però è apparso completamente disabitato. Lo skilift era chiuso e il centro per lo sci da fondo sembrava aperto, ma senza la possibilità di noleggiare sci e scarponi (di cui non eravamo provvisti).
SECONDO GIORNO
La prima meta di oggi è Roana. Lasciando la macchina nei pressi della piazza principale, visitiamo la sua chiesa.
Anche questo centro appare disabitato. Camminando per il centro notiamo la deviazione per il laghetto di Roana, un laghetto artificiale poco distante, in località Spilleck, e pensiamo di raggiungerlo sperando di trovare un pò di vita. Anche qui non si vede anima viva e l’unico bar è chiuso. A parte questo spiacevole inconveniente, la natura incontaminata ci chiama e noi rispondiamo rimanendo in silenzio a contemplarla.
Ritornando verso Asiago, ci fermiamo per un photo-stop al ponte di Roana, un ponte in cemento armato e pietra inaugurato all’inizio del 1900 . Anche questo ponte è legato alla guerra perchè venne fatto saltare in aria e reso di nuovo agibile dopo il 1919.
Da qui, raggiungiamo il paese di Camporovere, dove visitiamo la chiesa San Giovanni Battista, risalente al 1625, anche se più volte distrutta e ricostruita.
La nostra ultima tappa era il Forte interrotto, un’ex caserma militare del XIX secolo, trasformata in fortezza italiana contro l’impero austro-ungarico durante la prima guerra mondiale.
Si trova ad un’altitudine superiore rispetto al paese di Camporovere e purtroppo la strada ci è apparsa impraticabile a causa delle nevicate dei giorni precedenti e dello spesso strato di ghiaccio che si è formato sull’asfalto. Ci rimane solo una foto ai suoi piedi.
TERZO GIORNO
Questa giornata è dedicata alla maggiore attrazione dell’Altopiano: Asiago, famoso paese per il suo tipico formaggio che nelle nostre tavole non manca mai.
Partiamo dal centro del paese, che ci ha accolto immerso nella neve. Il Duomo di San Matteo (in onore al santo patrone del paese) è in marmo rosa, ed è disposto di fronte al municipio. I primi elementi della chiesa risalgono alla fine del 1300, anche se è stata distrutta più volte, anche nel periodo della Grande Guerra. Infatti è stata ricostruita nel 1922 e inaugurata pochi anni dopo.
La facciata è di stile neoclassico. La statua della prima navata rappresenta San Matteo.
Anche il campanile monumentale fu distrutto durante il conflitto mondiale e poi ricostruito.
L’altra chiesa importante di Asiago e la Chiesa di San Rocco, risalente al XVI secolo e ricostruita dopo la distruzione dovuta alla prima guerra mondiale. E’ di stile romanico e costruita in muratore con pietre e cotto.
Uno dei simboli di Asiago è il Sacrario Militare (conosciuto anche con il nome di Sacrario di Leiten,dal nome del colle sul quale sorge). Andiamo a curiosare all’interno di questo tempio sacro delimitato da un cancello che permette l’entrata e l’uscita ai soli militari che lo presidiano. Entriamo quindi a piedi.
Un camminata leggermente in salita precede il vero ingresso al Sacrario: è un viale alberato molto suggestivo in questo periodo dell’anno, che permette anche di avere una bellissima visuale sul paese di Asiago.
E’ uno dei principali ossari militare della Prima Guerra Mondiale. Venne realizzato durante l’epoca fascista, tra il 1932 e il 1936 per volontà di raccogliere in un unico luogo tutte le salme dei cimiteri di guerra dell’Altopiano. E’ a pianta quadrata ad un unico piano.
All’interno sono contenuti i loculi dei caduti e sono disposti lungo le pareti della struttura. Più delle metà dei caduti sono ignoti. Il nominativo dei caduti noti sono disposti in ordine alfabetico, da sinistra a destra su ogni loculo.
QUARTO GIORNO
Iniziamo questa giornata recandoci in macchina alla località Kaberlaba, il comprensorio sciistico di Asiago, che si trova poco sopra il paese. Qui si trovano piste da discesa, slittino e bob sia per esperti che per principianti. Gli alberghi che si affacciano direttamente sulle piste offrono scuola di sci per i più piccoli per avviarli a questo sport meraviglioso.
Anche in questo caso, la natura ci regala degli scenari che difficilmente scorderemo: questo bianco quasi accecante per quanto è candido regna sovrano su tutto.
Non smetterò mai di ripeterlo: la montagna innevata è qualcosa di veramente unico. Le sensazioni che proviamo ogni volta che ci troviamo a contemplare questo manto bianco sono di libertà assoluta, di purezza e di semplicità.
Abbiamo pranzato al Casa Rossa, una leggenda per Asiago, un food stop che non si può evitare se si viene da questi parti. E’ un luogo molto accogliente, in tipico stile montanaro, affacciato proprio sulle piste da sci, dove si possono gustare i piatti tipici della tradizione montanara, primo fra tutto il formaggio (di Asiago) fuso con polenta, funghi e sopressa.
Ritorniamo verso il centro di Asiago e parcheggiamo la macchina allo stadio del ghiaccio, il più famoso dell’altopiano, che ospita eventi dei più importanti pattinatori del mondo, come Karolina Kostener, oppure gare di hockey sul ghiaccio disputate tra le squadre dell’altopiano.
L’itinerario del pomeriggio prevede una passeggiata lungo un sentiero molto particolare e suggestivo, la strada del vecchio trenino: a fianco lo stadio del ghiaccio si trova infatti l’antica stazione ferroviaria di Asiago. Da qui iniziava la tratta che collegava il paese a Rocchette, ed aveva quindi la funzione di collegare l’altopiano alla pianura. Questa tratta ferroviaria è stata portata a termine nei primi del novecento e rimase attiva per quasi 50 anni. Sulle tracce del vecchio trenino ora è stato realizzato un percorso ciclo-pedonale che tocca i paesi di Canove, Cesuna, fino al paese di Treschè Conca e precisamente la località di Campiello, per un totale di 12 km. Lungo il percorso si trovano piazzole di sosta, vecchie stazioni ferroviarie e indicazioni sull’itinerario con le relative distanze dalla tappa successiva.
E qui ci sbizzarriamo con la nostra Nikon: comincia a scattare all’impazzata foto bellissime di questo panorama sbalorditivo. E’ uscito un sole che rende la neve ancora più brillante e lucente.
Abbiamo raggiunto il vicino paese di Canove, che fornisce il suo contributo alla Grande Guerra con il Museo 1915-18,realizzato all’interno dell’ex stazione ferroviaria del paese, purtroppo chiuso nel periodo invernale. Ci scostiamo dal percorso della strada del trenino per visitare il centro del paese con la Chiesa di San Marco Evangelista, risalente alle fine del 1300. L’intero paese di Canove venne raso al suolo nel maggio 1916, ma venne ben presto ricostruito e nel 1929 venne costruito anche il nuovo campanile, il più alto di tutto l’altopiano. Riprendiamo il percorso inoltrandoci di nuovi tra i boschi. Qui troviamo un’altro richiamo alla guerra, ma questa volta è la seconda guerra: una lapide ricorda il luogo esatto in cui è stato ucciso l’11/07/1944 Francesco Covolo a causa di denunce fatte da qualche fascista del paese.
La terza tappa è il paese di Cesuna, con la chiesa della Beata Vergine Maria Immacolata, nato come tentativo del paese di staccarsi dalla parrocchia di Canove già alla metà del 1700.
Siamo a circa metà del percorso della strada del trenino. Questo era solo un assaggio, ma ci siamo ripromessi di farlo per intero questa estate… quindi… via con l’allenamento!