Week end olimpico ad asiago
Dopo pranzo, visto che di noleggiare gli sci non se ne parla, andiamo allo stadio del ghiaccio: se Olimpiade invernale dev’essere, tanto vale buttarsi sul ghiaccio. Non avevamo fatto i conti con la digestione, con gli allenamenti delle pattinatrici e con la nostra stanchezza. Ci sediamo sfiniti in tribuna ad ammirare le evoluzioni di chi sui pattini ci sa stare, poi prendiamo la strada del paese. Sono ormai le 4 del pomeriggio, i negozi hanno riaperto e le strade si sono decisamente rianimate. Facciamo la nostra passeggiata a -5° e poi ci infiliamo nel Caffè Roma, accanto al Municipio, per una cioccolata calda. Il locale ha un arredamento in stile anni ’70, con i divani bassi e la tappezzeria a quadretti larghi rossi e blu. La cioccolata è molto buona, abbondante e fumante, e la panna ha la consistenza tipica che la contraddistingue da quella delle bombolette spray. Recuperate un po’ di energie ed incamerato un po’ di calore, torniamo alla macchina, rientriamo in albergo, pisoliamo sul letto con un occhio alle Olimpiadi (viviamo in diretta la vittoria di Enrico Fabris, i cui poster tappezzavano tutte le vetrine di Asiago) e per cena rimaniamo in albergo.
La mattina della domenica ci alziamo di buon’ora: aprendo la finestra si vedono le montagne bianche, il fumo che esce dalle case circostanti, il cielo rosato all’orizzonte e si sente il silenzio. Sì, tutto intorno è ovattato e la sensazione che percepisci è di tranquillità assoluta. Rilassatezza. Pace. Sembra veramente di stare fuori dal mondo. Dopo un’abbondante colazione a base di pane, fette biscottate, burro, marmellata e miele, ci rimettiamo in tenuta da neve, carichiamo i nostri pochi bagagli in macchina e ritorniamo alla pista da bob. È domenica e decisamente si vede: il parcheggio è pieno di pullman di scolaresche in gita, ci sono molte più famiglie con bambini. Ma non ci perdiamo d’animo ed andiamo alla ricerca di una parte di montagna non ancora raggiunta dalla civiltà… Il riflesso del sole sulla neve è abbacinante: il cielo è di un azzurro terso, senza neanche una nuvola a disturbarlo e il profilo delle montagne, intagliato su quell’azzurro, spicca nettamente col bianco. Lo strato più superficiale di neve è farinoso: i cristalli sono allineati uno acanto all’altro, in un motivo geometrico a noi sconosciuto, perfetti nella loro diversità. Continuiamo le nostre salite faticose e veloci discese fino a quando… fino a quando decido di provare il brivido da sola. Arpiono il bob, affronto con sprezzo della fatica la salita fino alla vetta, resisto ai continui affondi nella neve e mi posiziono sul seggiolino pronta a partire. I primi metri scorrono rapidi, poi non mi coordino con i freni e mi cappotto rovinosamente sul bianco manto. Una risatina isterica si impossessa di me, ma risalgo e continuo a scendere. Peccato che mi ribalto un’altra volta, e questa volta sento di essermi fatta male ad una gamba. Constaterò più tardi di avere un bel livido sulla coscia destra. Dopo quella brutta botta il mio entusiasmo si attenua notevolmente, allora ci sdraiamo un po’ sulla neve, volto al sole. Il pranzo lo consumiamo di nuovo “Al Sole”. Marco prende sempre i gnocchi, io provo le tagliatelle con sugo d’anatra e spinaci: molto gustose e saporite, lasciano lo spazio anche per una bella fetta di Sacher. Dopo pranzo andiamo diretti al Palaghiaccio: noleggiamo i pattini e ci lanciamo sulla pista. Lanciarsi, che parola grossa! La pista è molto affollata e ho il terrore che qualcuno possa rovinarmi addosso. Per fortuna non succede, ma non ci sentiamo affatto agili e liberi come i pattinatori della TV. Loro la fanno sembrare una cosa così naturale, come se stessero bevendo un bicchier d’acqua, mentre per noi comuni mortali che di solito camminano, è uno sforzo disumano solo rimanere in equilibrio. Rimaniamo più di un’ora, con qualche pausa, ma alla fine siamo distrutti. Riconsegniamo gli strumenti di tortura e scivoliamo di nuovo sui divanetti del Caffè Roma, per l’ultima cioccolata prima di rimetterci in marcia verso casa.
Il nostro week-end olimpico è finito, da lunedì si torna al lavoro e a malincuore salutiamo queste meravigliose montagne e questa stupenda neve. Ma ora sappiamo cosa dobbiamo fare la prossima volta: munirci di un bob con sedili imbottiti, freni di ferro e poggia-schiena! Buona neve a tutti! Luciana & Marco