Israele e Cisgiordania

Il miracolo di una Terra Santa per molti, quasi per tutti
israele e cisgiordania
Partenza il: 22/01/2013
Ritorno il: 29/01/2013
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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Budget:

Cifre da intendersi a testa viaggiando in 3

Volo, assicurazioni, pernottamenti, affitto auto, carburante e pasti: 750€

Aggiungendo ogni altro tipo di spesa, dall’organizzazione del viaggio a casa fino al rientro, quindi incluse: guide, ingressi, souvenirs, drinks, parcheggi, altri mezzi di trasporto (qualche bus e qualche taxi): 900€

Infos generali:

Prefisso internazionale: +972

Valuta: 1€ circa 5ILS

Presa elettrica: a tre fori simile alla inglese, ma con le piastrine tonde non rettangolari (per le spine bipolari italiane non c’ê la necessità di nessun adattatore, mentre x le spine con la terra sì.

Visto: ottenibile in loco all’aeroporto di TLV senza costi.

Fuso orario: 1 ora in più rispetto l’Italia.

Volo:

Non c’è molta scelta, ma almeno è diretto con orari comodissimi.

Affitto auto:

A mio avviso il modo migliore per vedere il paese, vista anche la condizione delle strade. Si guida in totale semplicità.

Accomodations:

Noi abbiamo sempre optato per sistemazioni “standard” sacrificando a volte i fronzoli a vantaggio della praticità della posizione.

Israele non è di certo un paese economico sia per dormire che per mangiare, diciamo che ha gli stessi prezzi dell’Italia.

C’è poi da aggiungere che viaggiando in tre si ha molta meno scelta rispetto alle classiche sistemazioni in camere doppie.

Pasti:

In viaggio io sacrifico un po’ il cibo considerando che anche a casa non vivo per mangiare, ma Israele viene incontro ad ogni esigenza.

Senza abbuffarsi si può mangiare un pasto sufficiente a ristorante a circa 20€ a testa, ma io consiglio sempre di provare specialità del posto in luoghi dove mangiano gli abitanti del luogo.

A pranzo poi preferisco sempre stare leggero, magari approfittando di qualche “schifezza” del luogo, che in Israele non sono di certo quelle che si trovano in Cina o Thailandia, ma si limitano a Kebab, Falafel, etc…

Telefonia:

A seconda delle vostre esigenze, ma se non vi serve essere continuamente collegati a filo continuo con l’Italia, le soluzioni sono davvero economiche.

Se invece vi serve essere sempre reperibili si può stare in un budget molto vicino al costo delle telefonate qui in Italia.

Martedì 22

Wow che strano effetto, era forse dai tempi delle elementari che non andavo in vacanza coi miei genitori. Devo dire che mi ha fatto un sacco di piacere quando hanno accettato, non credevo di riuscire a convincerli così facilmente. Mamma è sempre restia a lasciare casa, esattamente come il figlio… restio invece a rimanerci!!

Era il periodo di natale e come ogni anno in TV fanno vedere le immagini della Terra Santa, e mia madre se ne esce dicendo che le piacerebbe andarci prima o poi. Detto fatto, a gennaio ho delle ferie che non posso spostare e il progetto che avevo in mente di un tour in moto in Senegal non è andato in porto quindi quale migliore occasione? Mi stavo davvero quasi per rassegnare a rimanere a casa stavolta!!

Che strana sensazione trovarmi all’aeroporto con loro, non sono di certo dei frequent flyer, ma a dire la verità quando parto mi fa sempre uno strano effetto essere lì come passeggero.

Arriviamo a Tel Aviv in circa 3 ore abbondanti e grazie ad un po’ di esperienza accumulata, nel giro di 45 minuti dall’atterraggio siamo già fuori dall’aeroporto sulla nostra Hyundai i25 con visto rilasciato e altre varie formalità sbrigate.

Eccoci sulle grandi e moderne strade di Israele, in direzione Gerusalemme. Una città la cui parte vecchia misura circa un kilometro quadrato, ma trattiene all’interno delle sue mura un quartiere ebraico, uno musulmano, uno cristiano e uno armeno, tutti che traboccano di luoghi e simboli tra i più importanti della terra.

Arriviamo che è già buio, quindi ne approfittiamo per visitare il Museum of Israel. Visto che è proprio lì di fronte, ci fermiamo a fare un paio di foto al Menorah: il famoso candelabro a 7 bracci, simbolo dello Stato di Israele. Questo monumento è posto proprio davanti al Knesset, il Parlamento Israeliano, eletto da votazione proprio oggi.

Io non sono molto un amante dei musei, diciamo che dopo un po’ mi annoiano, sarà anche per la mia ignoranza in quanto a pittura e scultura, ma preferisco di gran lunga l’architettura.

Un interesse particolare però lo riserviamo alla “vera star del museo”, la Culla del Libro. È un’ala del museo dove sono custoditi i rotoli del mar Morto. Le pergamene con i Sacri Testi furono ritrovate in undici caverne nella zona di Qumran, sulle rive del mar Morto, all’interno di giare di coccio, ed ecco il perché della forma di quest’ala del museo. In totale sono esposti 900 documenti frammentari tra cui Isaia, la Regola della Comunità, il Rotolo del Ringraziamento, la Regola della Guerra e il libro Apocrifo della Genesi in aramaico.

Trovarsi davanti alla “vera Bibbia”, questo sì che è emozionante, ma per gli intenditori il museo offre numerose opere, alcune note anche ad un ignorantone come me: Cezanne, Monet, Gauguin e numerosi Picasso.

È arrivata l’ora di lasciare il museo per raggiungere l’hotel. Posizione perfetta, facile da raggiungere in auto, con numerosissimi parcheggi gratuiti e sicuri proprio nei dintorni. È anche molto vicino al centro e ben servito dai mezzi pubblici, domani prenderemo un bus locale per andare in centro, sarà molto più semplice rispetto a muovere la macchina. Invece è facilissimo e veloce, dopo che abbiamo preso possesso della stanza, andare in auto dall’hotel al quartiere moderno e laico di Gerusalemme.

La zona tra Rivlin st., Jaffa Rd. e soprattutto Ben Yehuda st. è il fulcro della “movida”. Svariati ristoranti, bar, negozi e una moltitudine di giovani, fra i quali anche tanti stranieri,

In Rivlin st si trovano molti localini con tavoli all’aperto, Jaffa Street è invece una delle arterie principali della parte moderna della città con moltissimi negozi di ogni genere, mentre Ben Yehuda st. è la via principale per una passeggiata su e giù.

Ceniamo in un ristorante davvero “locale” senza praticamente nessun turista, credo ci siano i festeggiamenti per qualche ricorrenza, perché c’è una tavolata che brinda festosa, ma non mi pare sia un compleanno, forse qualche altra festa.

Che bontà, hummus, falafel, pita, e tanta tanta carne arrostita tutto annaffiato dalla Taybeh, una delle birre Israeliane che assaggeremo durante il viaggio.

Per oggi basta, si torna in hotel, domani ci sarà da camminare parecchio.

Mercoledì 23

Ci sono alcuni aspetti da considerare quando si visitano le città, e Gerusalemme non è da meno, anzi necessità forse di alcune attenzioni in più quando si programma un itinerario.

Visitare nel week-end Gerusalemme è abbastanza impegnativo: la sera di ogni venerdì inizia lo Shabbath ebraico che continua tutto il sabato: poche auto, negozi chiusi e strade vuote. Non si cucina, ma si consuma quanto preparato il venerdì. Nei quartieri arabi invece il sabato la vita continua rumorosa nei mercati perché fanno festa il venerdì. La domenica sono chiusi i negozi dei pochi cattolici che vivono in città. Ne consegue che, a rotazione, ci sono luoghi accessibili tutta la settimana, basta scegliere dove andare, ma se si sbaglia si rischia di perdere molto della città.

Questo è uno dei motivi per cui ho scelto di venire direttamente a Gerusalemme ieri e di non fare il giro inverso lasciando la visita della città alla fine della vacanza.

Come ogni altra città ha poi l’aspetto delle code da tenere in considerazione, ma pianificando bene gli orari si possono evitare anche quelle.

Per alcuni luoghi invece non è possibile pianificare, l’ingresso al Monte del Tempio, ad esempio, è subordinato ad orari che cambiano continuamente e l’accesso ai non musulmani è consentito solo per poco tempo al giorno. Non resta che metterci un po’ di accortezza, informarsi un pochino e programmare la visita a questi luoghi in modo da avere altre possibilità di visitarli in seguito se qualcosa non dovesse andare liscio subito.

Ho letto in vari racconti di code interminabili al Santo Sepolcro, oppure di persone rimbalzate per giorni all’ingresso della Spianata delle Moschee.

Dopo la colazione in hotel, prendiamo l’autobus per una delle stazioni principali, vicino alla porta di Damasco.

Un classico, non si capisce ne il numero o l’insegna che dovrebbe avere, ne il tipo di trasporto che dobbiamo prendere, dovrebbe essere un autobus, o forse un pulmino verde. In ogni caso, come spesso in queste situazioni, la soluzione è più semplice del problema. Siamo molto vicini e dobbiamo andare ad una delle stazioni principali della città, ci andranno più o meno tutti, infatti fermiamo il primo che passa: “Damascus Gate?”, “yes!”

Eccoci alla porta di Damasco. Adoro essere già in giro mentre la città si sveglia. Le botteghe delle strette vie del souq sono ancora quasi tutte chiuse, le vedremo animarsi piano piano durante la mattinata. Per ora ci sono solo i laboriosi facchini che portano merce su è giu per le vie in salita saltando gli scalini con improbabili carretti e ogni altro tipo di piccolo mezzo adibito al trasporto.

Mi fa sorridere sentire mamma e papà impressionati dai banchetti che vendono pane, carne, frutta, verdura e ogni altro genere alimentare alla luce del sole e soprattutto alla mercé di mosche, smog e polvere. Li rassicuro, è tutto normale, probabilmente anche la carne che avevamo mangiato la sera prima arrivava da un posto simile, ma una volta cotto, è tutto buonissimo…

Ci perdiamo e raccapezziamo almeno tre volte tra le viuzze e finalmente arriviamo alla Basilica del Santo Sepolcro. Sono duemila anni che si combattono guerre per questa chiesa, mica poteva essere semplice da trovare.

Appena entrati nel vestibolo ci troviamo subito davanti alla prima delle tante scene che di solito siamo abituati a vedere in tv e che, invece, vedremo coi nostri occhi durante questo viaggio.

Una donna prega genuflessa in modo davvero molto raccolto sulla Pietra dell’Unzione di Cristo. Le parole e nemmeno la foto può far capire l’emozione di entrare in un luogo così ricco di significato e trovarsi davanti una scesa simile.

Al centro della cupola invece si trova l’edicola del Santo Sepolcro. Non credo che la piccola cappella abbia bisogno di “presentazioni”. Si entra pochi per volta e solitamente è permesso poco tempo di permanenza all’interno, ma non c’è quasi nessuno e così i sacerdoti chiudono un occhio.

Continuiamo la visita della Basilica che ha chiaramente la struttura da castello crociato con successivi rimaneggiamenti nelle diverse epoche da parte di tutti coloro che hanno lasciato qui il loro segno, come Erode Agrippa, Costantino, l’imperatore Adriano e la Chiesa Greca che l’ha in parte restaurata in anni recenti.

All’interno di questa Cattedrale ci sono anche luoghi meno noti, ma ugualmente suggestivi come la Cripta di Sant’Elena e nella Cappella di Adamo.

Prima di uscire dalla basilica saliamo la ripida scala che porta al luogo della Crocifissione di Gesù. L’altare greco è stato costruito sulla roccia del Calvario, dove fu innalzata la Croce. Lo stile è orientale, traboccante di argento e oro.

Ho letto sulla guida che poco distante c’è una delle migliori viste di Gerusalemme e allora eccoci nella Chiesa Luterana del Redentore.

Papà col suo problema alla gamba è meglio che risparmi le forze per la lunga passeggiata di oggi, mentre io e mamma saliamo per i 170 gradini della scala a chiocciola fino in cima al campanile.

Entrambi siamo soddisfatti e ammettiamo che ne vale la pena. Qualche foto, un attimo in contemplazione e poi giù fino ai sotterranei per una veloce visita agli scavi.

Rieccoci di nuovo immersi nel souq che è sempre più animato di ogni tipo di procacciatore di affari.

Attraverso il tipico mercato musulmano, camminiamo non più di dieci minuti durante i quali incrociamo numerosi ebrei e cristiani, e da uno dei luoghi più sacri del Cristianesimo siamo al luogo sacro per eccellenza per la religione Giudaica, il Muro del Pianto. Questo è l’ultimo muro rimasto del Tempio di Salomone sulle cui rovine i musulmani hanno eretto il terzo luogo sacro per l’Islam: il Monte del Tempio, che è proprio li sopra.

Ecco un altro esempio di cosa è Gerusalemme e di quanto sia particolare camminare tra i suoi luoghi.

Ho sintetizzato molto la storia del Tempio, ma digitando muro occidentale su wikipedia potrete approfondire meglio.

L’accesso al muro è semplice, anche se ci sono due zone separate per uomini e donne. Le donne, sulla destra, hanno una sezione molto più piccola rispetto a quella degli uomini che devono invece avere il capo coperto.

Gli uomini a sinistra hanno anche una vasta area ombreggiata sotto un arco e la biblioteca per gli studi.

Mi avvio attraverso la grande piazza, sorrido agli addetti all’ingresso e gli chiedo se devo indossare la Kippah: il tipico copricapo ebraico che viene fornito gratuitamente e loro mi spiegano che è sufficiente avere il capo coperto, quindi anche il mio berretto di Capoverde va benissimo.

Pregano in modo strano, sono davvero disperati, deve essere questo uno dei motivi per cui lo chiamano Muro del Pianto. Stanno molto vicini al muro e gli si prostrano continuamente con un movimento altalenante. Alcuni indossano in testa una “scatoletta”, cercherò di informarmi più tardi scoprendo che si tratta della Tefillin: due piccoli astucci quadrati di cuoio nero dentro i quali sono custoditi quattro brani della Torah. Sono molto concentrati e l’atmosfera è molto seria quindi per rispetto mi siedo in disparte, non troppo vicino al muro e li osservo. Noto però che contrariamente a molti altri luoghi nel mondo, non sono affatto restii alle fotografie, anzi se ne scattano molte loro stessi. Vedo molti ebrei, fotografare bambini intenti nella preghiera dicendogli di avvicinarsi al muro, subito credo siano loro figli, ma poi vedo che sono molti. Sembra quasi una gita scolastica dove il maestro fotografa gli alunni, ma non sempre danno l’impressione di conoscersi. Forse hanno famiglie decisamente numerose, a questo cruccio però non ho trovato spiegazione. Fatto sta che scatto qualche foto anch’io e poi mi allontano.

Sulla sinistra della piazza si accede al tunnel che scende di diversi livelli sotto il piano stradale e permette di vedere le stratificazioni architettoniche della città. (Sono possibili solo visite guidate in inglese che partono ad orari prestabiliti e della durata di poco piú di un ora www.thekotel.org)

È giunta l’ora di fare il primo tentativo di ingresso alla Spianata delle Moschee attraverso la porta dei Magrebini, l’unico accesso permesso ai non musulmani.

Ci mettiamo un attimo a capire che si tratta di quel piccolo cancelletto metallico proprio a fianco all’ingresso della piazza del muro. Faccio ancora più fatica a capire dalla spiegazione del poliziotto li vicino quali siano gli orari di apertura.

Mi pare di aver capito che per oggi la porta si aprirà dall’una alle due, e visto che manca più di un ora decidiamo di anticipare il pranzo a mezzogiorno per tornare qui dopo mangiato.

Mangiamo in un bel ristorantino/self service con una balla terrazza con vista sulle Moschee che andremo a visitare tra poco. Una buona moussaka, spiedini, hummus e kebab. Verso la fine del pranzo si avvicina un tizio e si mette a colloquiare in un ottimo italiano. Conosce l’amore che noi italiani abbiamo per il caffe e ci consiglia di assaggiare quello del ristorante assicurandoci che non ne saremmo rimasti delusi. Infatti l’espresso è davvero buono, migliore di molti bar in Italia. Scopriamo che ha vissuto ad Arezzo, e chiacchiera chiacchera salta fuori che ha dei parenti a Ciriè e conosce bene la zona di Ivrea, ma si è fatto tardi e infatti mamma dice: “meglio che andiamo ora prima che scopriamo di essere pure parenti… :-D”. Scherzi a parte anche lui ci consiglia di avviarci perché non è sicuro che aprano dall’una alle due, a lui pareva fino alle 13.30. Va be abbiamo capito questi orari sono molto approssimativi.

Fortunatamente arriviamo la e davanti al cancello ancora chiuso c’è una coda di una quindicina di persone e ne stanno arrivando altre, buon segno, significa che stavolta il cancello si aprirà davvero.

Una volta oltrepassate le mura che circondano il Monte del Tempio ci si ritrova in un vero paradiso: un’oasi di pace con un grande giardino verde con alberi e aiuole. Le moschee di al-Aqsa, ma soprattutto la Cupola della Roccia dominano la scena. Anche in questo caso non vi racconto la storia travagliata di queste due moschee, perché si interseca con quella del Muro del Pianto e con storie di cavalieri templari e di sanguinose guerre millenarie.

Questo è senza dubbio un altro dei luoghi, se non quello dove si evidenzia maggiormente la particolarità poliedrica di Gerusalemme e in generale di tutto Israele. In pratica ogni luogo di questo paese è sacro o è caro per qualche ragione a ognuna delle tre maggiori religioni monoteiste del mondo. La stessa chiesa, moschea, muro o semplice pietra hanno tre significati diversi a seconda dell’angolazione da dove la si guarda. Esistono migliaia di luoghi sacri in pochissimo spazio. Dico tutto questo oltre che per cercare di esprimere con le parole quanto sia emozionante questo paese anche per riflettere sulla sua reale pericolosità. Considerato quanto appena scritto non ritengo affatto questo sia un paese pericoloso, pensiamo esempio a quanti sono i morti per arma da fuoco ogni anno a New York. Devo dire che non c’è mai stato un attimo in tutta la vacanza in cui ci siamo sentiti a disagio o in cui abbiamo avvertito la sensazione di pericolo.

I non musulmani possono entrare nella spianata solo attraverso una porta, ma possono uscire da qualunque e quindi usciamo dalla porta che ci conduce direttamente all’inizio della Via Dolorosa, ovvero la Via Crucis percorsa Gesù verso il Calvario. Oggi le stazioni si snodano attraverso il quartiere musulmano, ma si pensa che la via originale passasse per quello che oggi è il quartiere armeno.

Oggi abbiamo camminato davvero tanto, ma siamo riusciti a vedere tutti principali siti della città senza grandi inconvenienti e quindi, anche se stanchi, siamo più che soddisfatti.

Prima di tornare in hotel col super moderno tram (altra stranezza di Gerusalemme, su una linea un autobus sgangherato e su un altra una avanzata metropolitana leggera) ho riservato ai miei una piccola chicca di relax.

Avevo letto di una piccola scaletta che conduce sopra la città. Sì, in pratica porta dagli inferi rumorosi del souq alla pace dei terrazzi sui tetti.

Ci si ritrova sopra gli edifici e grazie al fatto che le viuzze del mercato sottostante sono coperte si passa da un fabbricato all’altro saltando su e giù da gradini e cupole. Sono in molti gli abitanti di Gerusalemme che si godono un po’ di pace qui sopra. C’è un gruppo di soldati, una scolaresca di bimbi piccoli, un gruppo di ragazzi un po’ più grandi che cantano, qualche scaltro abitante che usa i tetti come scorciatoia per “tagliare” fuori il caos del mercato e una ragazza che dipinge la cupola del Santo Sepolcro, già, perché da qui la vista è davvero incantevole.

Se volete sapere come raggiungere questa oasi di pace dove fermarvi a scrivere un paio di pagine del vostro diario di viaggio contattatemi pure.

Giovedì 24

Oggi si va a Betlemme. Esistono diversi modi per raggiungere la città nei territori palestinesi, noi avendo a disposizione l’auto decidiamo di approfittarne così lungo la strada ci possiamo fermare in alcuni dei luoghi un po’ più defilati rispetto la città vecchia altrimenti scomodi da raggiungere.

Passiamo quindi per “la sponda” orientale della città e ci fermiamo sul Monte delle Beatitudini, anche questo un condensato di luoghi religiosi, quasi tutti con una vista splendida.

La prima tappa è la tomba della Vergine Maria, (non chiedetemi quante tombe di Maria ci siano in Israele perché come le tombe di Gesù o i pozzi dove Maria ricevette l’Annunciazione e quasi tutti i luoghi sacri sono almeno tre, ma cercando si possono sicuramente trovare altre interpretazioni agli scritti con altrettante “locations”).

Dopo entriamo nel Giardino dei Getsemani con all’interno la Chiesa delle Nazioni, chiamata così perché ogni paese ha donato un mosaico per i suoi interni. Credo sia una delle chiese maggiormente fotografate della Città Santa.

Il giardino è curato dai Padri Francescani, quindi qui, come in molte altre chiese curate da loro le informazioni si possono chiedere in italiano, ma state pronti a scambiare quattro chiacchiere su dove venite. 🙂

Ci arrampichiamo quindi in direzione punto panoramico raggiungendo la chiesa del Pater Noster, molto carina soprattutto per il chiostro, ma diciamo non molto raffinata con tutte quelle preghiere rivolte al Padre in ogni lingua immaginabile disseminate su ogni muro.

Eccoci al punto panoramico da dove viene scattata la classica foto di Gerusalemme, dove ovviamente è presente ogni “gadget” per la vostra foto, dal cammello, a personaggi vestiti in ogni modo e che vendono qualunque cosa, ma come tutti gli altri “business men” in Israele non sono mai insistenti.

Ridiscendendo lungo le pendici della collina ci fermiamo per una rapida visita alla chiesa di Maria Maddalena che ha attirato l’attenzione di mamma da quando ha visto le sue cupole dorate dal campanile della chiesa del Redentore ieri mattina: “Andiamo a vedere quella chiesa? Che chiesa sarà quella? Sarà Ortodossa?…”

Saltiamo di nuovo sulla super holy car e giù lungo la 60, un po’ preoccupati che fosse la strada giusta e che stessimo andando nella direzione corretta, infatti sulle carte non è indicato il check point per entrare in Palestina. Avvicinandosi poi ci si rende conto che è difficile da “mancare”: è l’unico varco in un muro alto 8 metri!

Le auto affittate non possono attraversare i varchi a meno che non si stipuli una assicurazione apposita, quindi lasciamo la macchina dal lato israeliano dove numerose figure offrono ogni tipo di possibilità per recarsi dall’altra parte.

Chi offre una escursione completa con la sua macchina in tutte le località interessanti, chi il passaggio con suo taxi fino alla piazza principale di Betlemme e ancora altre opportunità. Noi optiamo per pagare semplicemente il parcheggio rigorosamente abusivo e attraversiamo il gate a piedi, tanto dall’altra troveremo nuovamente altrettante offerte… Mi piace attraversare queste frontiere a piedi, è già la terza dopo quella tra San Diego e Tijuana e tra il Kenya e la Tanzania.

Anche in questo caso non abbiamo avuto nessun contrattempo, quasi non chiedono nemmeno il passaporto. Avevo letto di strani racconti con attese lunghissime, credo che però questo dipenda dalla situazione e dalla tensione del momento specifico. Però devo dire che vedere un paio di F15 volare a bassa quota lungo il muro mentre lo attraversi ti fa pensare un attimino, fortunatamente credo fossero solo in pattugliamento.

Dall’altra parte del muro l’atmosfera è completamente diversa, rispetto all’austerità del lato israeliano. Il muro non è grigio e spoglio, ma è pieno di murales colorati. Mentre dal lato occidentale non c’è nulla per metri intorno alla barriera, qui la vita inizia proprio a ridosso del muro. Decine di tassisti attendono i turisti per offrire anche qui ogni tipo servizio ed escursione e c’è persino un piccolo mercatino di frutta, verdura, pollame e qualche altra cianfrusaglia.

Ci accordiamo per una semplice corsa fino alla piazza centrare di Betlemme dove c’è la Chiesa della Natività, l’unica vera “attrazione” di questa città.

È emozionante essere nel luogo dove si trovava la mangiatoia e anche qui le chiese costruite una sull’altra sono tre. È davvero curioso quanta, seppur umile, maestosità si sviluppi dietro quella piccola porticina di ingresso.

Per il resto Betlemme non offre moltissimo da vedere, ma permette di immergersi in modo profondo nel lato palestinese di queste due realtà, spaccate da un muro.

Se nella piazza, e soprattutto sul lato rivolto alla chiesa si vede qualche turista, questi sono assai più rari nel lato che volge al souq. Questo mercato è sicuramente più genuino e meno orientato al turista rispetto a quello di Gerusalemme, quindi vi consiglio di addentrarvi nelle sue strette viuzze in salita dove i turisti già scarsi diminuiscono sempre di più. Potrete fare ottimi acquisti, noi ad esempio abbiamo comprato degli ottimi biscotti in una panetteria locale.

Pranziamo alla trattoria francescana nella piazza della chiesa e dopo facciamo un’altra passeggiata fino alla Grotta del Latte. Qui si pensa che Maria si sia fermata per allattare Gesù durante la fuga dai soldati di Erode. Il nome deriva dal fatto che alcune gocce del suo latte caddero al suolo, trasformando il colore della roccia e rendendola bianca. Dopo questa breve visita riprendiamo il taxi per tornare alla nostra auto al di la del muro, ma chiediamo all’autista di costeggiarne un tratto così da poterne ammirare i murales.

Anche in uscita dai territori palestinesi nessun problema e così ci rimettiamo in marcia per tornare a Gerusalemme. Arrivati appena fuori dalle mura della città ci fermiamo per una rapida visita al monte Sion dove sono presenti: la tomba di Davide, la sala del Cenacolo e la Abbazia della Dormizione, che commemora l’ascesa al cielo di Maria al termine della sua vita terrena.

Prima di rientrare in hotel passiamo nel quartiere di Mea She’Arim per dare un’occhiata alla chiesa Etiope, che a mio avviso non vale la pena a meno che non ci passiate davanti.

Forse merita un pochino un giretto nel quartiere abitato dagli ebrei ultra-ortodossi, dove le usanze per alcuni si sono fermate a quelle di un vecchio film russo. Molte donne vestono abiti lunghi e scuri e nascondono i capelli, mentre gli uomini portano cappelli di feltro nero, barbe e lunghi riccioli davanti alle orecchie. Anche i bambini sono vestiti di nero come i genitori.

Se avete poco tempo potete sicuramente anche evitare di fermarvi al Monte Sion, ma vi consiglio di non perdere Betlemme, non tanto per la chiesa della Natività, sicuramente importante dal punto di vista religioso, ma quanto per l’esperienza di attraversare il muro e vederne le sue due facce.

Venerdì 25

È venuto il momento di lasciare Gerusalemme e di iniziare la nostra visita del resto del paese.

Prima di allontanarci dalla città torniamo nel suo centro storico per dare un’occhiata all’ultimo quartiere che non abbiamo visto nei giorni precedenti e per fare qualche provvista per il viaggio. È la volta del quartiere armeno dal quale sconfiniamo ogni tanto in quello ebraico per riempire le lacune lasciate.

Entriamo ripassando dalla porta di Zion e passeggiamo per le vie lastricate di questo quartiere, completamente ricostruito negli anni cinquanta. Sicuramente è il più pulito e ordinato della città, Hurva sq., una simpatica piazzetta ricca di verde ne è il centro nevralgico. Da li passeggiamo vedendo: la Rothschild house, la Casa bruciata e il Cardo fino a raggiungere la Cittadella di Davide, una vera cittadella fortificata appena dentro la porta di Jaffa.

Tornando indietro vorremmo entrare nella Cattedrale di San Giacomo, ma apre solo a orari molto ristretti per le visite che credo coincidano agli orari delle funzioni, esempio oggi solo dalle 15.00 alle 15.30.

Lasciamo quindi definitivamente il centro vecchio di Gerusalemme per spostarci nella sua periferia dove si trova il Yad vashem (www.yadvashem.org), il museo in ricordo dell’olocausto.

Che dire di questo museo? Io non sono mai stato a visitare i campi di concentramento, però papà che ne ha visti molti dice che qui è meno toccante. Sicuramente qui le testimonianze sono “di riporto” e non sono direttamente sul luogo dove sono avvenuti i fatti, ma devo dire che a me è bastato per giudicarlo alquanto commovente.

Si passa prima nella galleria che ripercorre tutte le tappe della Shoah e dopo si fa visita ad una serie di monumenti, mausolei e testimonianze dedicati ad avvenimenti o persone legate all’olocausto. Decisamente emozionante è il memoriale dedicato bambini dove il nome, la nazionalità e l’età di ogni piccola vittima vengono pronunciate da una voce mentre il visitatore cerca di orientarsi all’interno di una galleria di specchi illuminata solo da piccole lucciole.

A me hanno lasciato il segno anche il troncone di binario che si perde nel vuoto durante il transito di un vagone originale utilizzato per le deportazioni e la stanza dei nomi, dove è indicato il nome e i dettagli di ogni vittima in quello che risulta essere un alquanto macabro archivio.

Al termine di questa esperienza e privati della voglia di scherzare partiamo alla volta del mar Morto, ma si sa che l’essere umano ha la memoria abbastanza corta e così l’atmosfera torna a rallegrarsi man mano che si scende dai quasi 800 metri di Gerusalemme ai meno 420 delle sponde di questo grande “lago salato”.

La temperatura esterna sale e la strada nera scorre nel giallo di in un paesaggio desertico insinuandosi tra colline rocciose tagliate dalla mano dell’uomo per far spazio al nastro d’asfalto.

Ci fermiamo per le foto di rito ai vari cartelli che indicano dove ci troviamo rispetto al livello del mare e costeggiando il mar Morto con panorami surreali arriviamo a Mineral Beach. Questa è solo una delle quattro o cinque spiagge attrezzate che permettono di provare l’esperienza del bagno nel mar Morto e dei fanghi sulla sue coste in totale relax e con ogni confort.

A gennaio la temperatura dell’acqua non è proprio calda, ma ci si riesce ugualmente a godersi un bel “bagno galleggiante” comodamente seduti in acqua mentre magari si legge un libro.

Passate un paio d’ore di bagni salati e fanghi il sole scende dietro le alte pareti di roccia e cosi rientriamo al bar della spiaggia. Facciamo uno spuntino e decidiamo di comprare qui qualche crema del mar Morto anche se domani ci fermeremo all’outlet dell’Ahava proprio sulla strada, ma ho il sentore che le creme “brandizzate” costeranno comunque più care.

Ci rimettiamo in auto e dopo poco arriviamo ai piedi della fortezza di Masada che visiteremo domani mattina con le prime luci. Per questa notte dormiremo nell’ostello alle sue pendici così da essere pronti domattina all’apertura della funivia.

Questa struttura ricettiva è davvero ottima, chiamarlo ostello è un po’ riduttivo, si mangia benissimo e dal suo terrazzo offre un panorama molto romantico del mar Morto illuminato dalla luna piena.

Sabato 26

Se da Gerusalemme organizzano gite in giornata per ammirare l’alba a Masada deve essere uno spettacolo non indifferente. La montagna apre un’oretta e mezza prima dell’alba, la funivia però non parte prima delle 8, quindi l’unico modo per salire per il sorgere del sole è a piedi, ma noi rinunciamo.

La fortezza patrimonio dell’Unesco, è il sito archeologico più importante del Paese.

Davvero incantevoli le terme, il palazzo nord con i suoi 3 piani sul costone di roccia e l’ingegnoso sistema di condutture dell’acqua fatto di canali e cisterne che assicurava l’acqua agli abitanti.

Interessante la storia della fortezza che fu teatro della difesa e della fine degli Zeloti, della quale si vede un video di 8 min prima della salita con la funivia. Dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. ad opera dell’esercito romano, il nucleo più compatto e deciso degli zeloti guidati da Eleazar si stabilì nella fortezza di Masada allo scopo di organizzare una resistenza ad oltranza. Roma decise di stroncare definitivamente ogni tentativo di rivolta ed inviò sul luogo Flavio Silva, abile condottiero, alla testa di una delle più organizzate legioni romane (la X^ Fretensis) composta da circa 8.000 uomini (si vedono ancora oggi intorno alla collina i segni degli 8 accampamenti romani). Dopo oltre 3 anni di assedio i romani riuscirono dapprima ad individuare il segreto sistema di approvvigionamento idrico degli assediati e poi a realizzare un terrapieno per raggiungere la sommità della roccia. Da li fecero breccia nelle mura ed entrarono in città, ma trovarono solo cadaveri, infatti gli zeloti si suicidarono in massa piuttosto che finire in mano romana.

Finita la visita dirigiamo l’auto verso nord ripercorrendo la strada littoranea che abbiamo fatto ieri in senso opposto. Ci fermiamo quindi all’outlet dell’Ahava che, come previsto, non è così e economico. Sulla strada troviamo l’oasi di Ein Gedi e il sito di Qumran. La prima è fondamentalmente un parco/oasi in cui fare una passeggiata tra animali e cascate, mentre Qumran è il sito dove sono stati rinvenuti i rotoli del mar morto.

Viste le foto e le cartine di entrambi i luoghi nei rispettivi uffici informativi abbiamo deciso di lasciali perdere visto che le rovine non sembrano un gran che soprattutto paragonate a quelle di Masada e quelle del palazzo di Hisham e l’oasi con gli stambecchi non è esattamente quello per cui siamo venuti fino in Israele. Preferiamo tenere il tempo per il monastero di san Giorgio e quello del Monte delle Tentazioni di Gerico: le nostre prossime tappe.

Eccoci così avvicinarci a Gerico, la città più vecchia del mondo, fondata si pensa attorno al 5000 anni prima di Cristo.

Non è stato facile trovare la stradina sterrata che sale fino al Monastero di San Giorgio, anche perché poi ci rendiamo conto di aver percorso la “strada sul retro”, ma raggiungiamo ugualmente il parcheggio all’inizio del sentiero che conduce all’inerpicato monastero.

Informatevi bene sugli orari di apertura perché si rischia di fare una camminata di 15 minuti a scendere e 25 a salire per nulla. Vista la pendenza del sentiero i miei decidono di aspettarmi al parcheggio e fare amicizia con i conduttori di asinelli e i venditori ambulanti pronti accogliere gli autobus di turisti che salgono dalla strada corretta.

Purtroppo io non riesco ad entrare nel convento perché arrivo troppo tardi, ma il paesaggio intorno merita ugualmente la passeggiata. Il sentiero parte infatti, dal costone opposto della vallata rispetto a quello su cui si trova il monastero e scende nella gola rocciosa e spoglia fino al ruscello che scorre in un fondovalle fertile e rigoglioso.

Al ritorno dalla mia esplorazione negli inferi saliamo con un piccolo sentiero di circa 100 metri sul bordo della vallata da cui si ha una bella vista dall’alto dell’eremo e poi ci rimettiamo in macchina per il centro di Gerico da dove parte la cabinovia che porta al monte della Tentazione dove sorge un altro convento greco ortodosso

Su questa montagna, secondo tradizione Gesù passò i 40 giorni di digiuno in cui resistette alle tentazioni del diavolo.

La città di Gerico non è certo Gerusalemme, ma il panorama da quassù è davvero magnifico anche se la città che si vede a valle non è delle più scenografiche. Anche qui conviene informarsi sugli orari di apertura. Se è aperto a mio avviso conviene vederlo da vicino, malgrado la scalinata, perché la vista dal balcone è decisamente più suggestiva rispetto a quella che si gode dall’arrivo della cabinovia. Anche l’interno del monastero é molto carino e suggestivo in quanto è quasi interamente scavato nella roccia.

Prima di lasciare Gerico facciamo una veloce capatina in centro per dare un’occhiata all’albero di Zaccheo, un sicomoro di 2000 anni che ricorda un episodio del Vangelo e al Palazzo di Hisham.

Questa, a mio avviso, è l’unica rovina che merita di essere vista a Gerico, le atre sono davvero poca cosa. Questo palazzo invece, dimostra ancora la sua grandezza e la sua struttura è facilmente comprensibile, è facilmente accessibile e visitabile in poco tempo con qualche bello scorcio per qualche fotografia.

Bellissimo il rosone di pietra che si vede in molte foto di Gerico, carino il complesso delle terme, mentre il mosaico con l’albero della vita é qualcosa di fantastico, peccato che ora sia coperto e che la copertura non sia molto “tourist friendly” nel senso che si tratta davvero di una capanna di legno con due sole finestrelle con rete metallica per permetterne la vista.

Il sole sta tramontando e ci aspetta ancora parecchia strada. Oggi è stata la tappa più lunga del nostro viaggio, complice anche uno stop per un accurato controllo di polizia tra Gerico e Nazareth, me tre attraversiamo è nuovamente la linea che divide i Territori Palestinesi da Israele. Arriviamo nella città dove Gesù trascorse la maggior parte della vita che ormai è ora di cena e impieghiamo parecchio per trovare nelle strette vie quella che a mio avviso è la sistemazione più gradevole di tutta la vacanza. In un cortile interno davvero grazioso di aprono le balconate delle camere da letto e al primo piano, nella più grande delle stanze affrescate di questo palazzo d’epoca, c’è la reception dalla cui grande vetrata si gode la vista su gran parte della città.

I miei sono molto stanchi e si chiudono in camera, mentre io approfitto di questa bellissima hall per navigare un po’ in internet e scambiare 4 chiacchiere con due volontari alla pari che lavorano nella guest house. Sono un canadese e un australiano che si sono innamorati di questo posto durante il loro viaggio e hanno chiesto di potersi fermare scambiando i loro servigi con il vitto e l’alloggio.

Chiedo loro alcuni consigli che mi sono molto utili per programmare la giornata di domani e per prenotare la sistemazione per la prossima notte, ma si è fatta una certa ora anche per me e devo salutarli.

Domenica 27

Oggi è domenica quindi l’ostello non organizza la solita visita guidata gratuita al souq e al centro città perché domenica non c’è mercato, peccato. Quindi partiamo a piedi per la nostra visita privata… Visitiamo nell’ordine: la Chiesa ortodossa di San Gabriele, il Pozzo di Maria e la Basilica dell’Annunciazione. Ognuno di questi tre cerca di accaparrarsi il merito di essere la sorgente dove Maria andava a prendere l’acqua e quindi il luogo l’annunciazione da parte dell’Arcangelo Gabriele, ma l’unico in cui oggi esiste davvero una fonte d’acqua è la chiesa ortodossa che è anche il posto più gradevole e raccolto dei tre.

Anche la grande basilica mi ha colpito, malgrado io non ami le grandi chiese moderne. Devo dire che hanno usato un buon escamotage per rendere meno di impatto e freddo il cemento armato della struttura interna così da inserirla al meglio nel contesto.

Non essendoci il mercato non c’è più molto da vedere a Nazareth e quindi ci dirigiamo direttamente verso il lago di Tiberiade, fermandoci dopo appena 7 kilometri nel piccolo paesino di Cana. Sul luogo del primo miracolo di Gesù sorgono oggi due chiese: la chiesa Francescana delle nozze e la Chiesa Greco Ortodossa di San Giorgio.

La visita alla curatissima cittadina non richiede più di un oretta e così ci rimettiamo in marcia verso le rive del lago.

É un po’ complesso capire da casa se i luoghi interessanti da vedere siano a Tiberiade, a Cafarnao o nel mezzo.

Diciamo che a Tiberiade città non c’è praticamente nulla, ma seguendo la 90 lungo lago verso nord si arriva al bivio con la 87.

Rimanendo sulla 90, dopo massimo 2km, si arriva alla deviazione per il Monte delle Beatitudini.

Se invece si gira sulla 87, dopo qualche centinaio di metri si arriva alla località di Tabghe dove c’è il Santuario della moltiplicazione dei Pani e pesci con il famoso mosaico. Peccato che, malgrado si tratti di un santuario Cristiano, sia chiuso la domenica, quindi non riusciamo a vederlo, ma credo sia il più interessante tra i luoghi sacri qui sul lago.

Sempre continuando lungo la 87, non più di un km dopo, si trova il santuario del Primato di Pietro, dove l’apostolo ha ricevuto l’incarico di formare la Chiesa Cristiana.

La 87 arriva poi alla località di Cafarnao dove si trovano la casa di Pietro e la Sinagoga Ebraica.

Noi, un po’ a causa della sfortuna incontrata nelle varie chiusure e un po’ perché vogliamo avviarci verso il Monte Hermon vediamo solo il Santuario del Primato di Pietro.

Il paesaggio a nord del lago di Tiberiade cambia velocemente. Entriamo nella zona delle alture del Golan. L’arida ocra predominante nelle zone desertiche intorno al mar Morto lascia spazio al verde di queste fertili colline. Il panorama in questa zona è decisamente più piacevole e simile alla nostre prealpi per diventare addirittura montano salendo verso l’apice del massiccio.

Ci fermiamo a pranzo lungo la strada prima di iniziare l’ascesa verso la cima del più alto monte di Israele.

Durante la salita ci fermiamo alle rovine della Fortezza di Nimrod, un castello in gran parte diroccato, ma che mantiene tutto il suo fascino inalterato. Si sviluppa su una vasta superficie in cima ad una collina che permette la visione di un panorama a 360 gradi. La visita si snoda in una piacevole passeggiata nella natura, alternata a passaggi all’interno degli edifici e delle gallerie. Davvero degne di nota sono: la beautiful tower, il passaggio segreto, e i tanti scorci di rovine che sembrano stare in equilibrio per miracolo slanciandosi tra terra e cielo.

Continuando la scalata sulla montagna si arriva agli impianti di risalita delle uniche piste da sci dello stato. Da lassù la vista spazia fino al confine con la Siria e all’area demilitarizzata sotto controllo dell’ONU.

Per oggi le visite sono finite, è ora di avviarsi verso Safed dove passeremo la notte.

Lunedì 28

Questa città che troverete anche indicata come Zefat, Tsfat, Zfat, Safad, Safes, Safet o Tzfat è diventata famosa per essere uno dei principali centri di elaborazione intellettuale legata alla Kabbalah, con personalità quali Moshé ben Yaakov Cordovero o Isaac Luria, come pure della Halakha, dal momento che Yossef Karo vi fissò la propria residenza.

Il quartiere con le botteghe degli artisti che si sviluppa intorno a Bet Yosef st. è senza dubbio la cosa più carina da vedere. Sempre nel rione è interessante visitare le sinagoghe Yosef Caro, Askkenazi e Abuhav, mentre al fondo della via è decisamente particolare il laboratorio artigianale di candele.

Lasciamo Safed verso la città che ci ha maggiormente e positivamente stupito in tutta la vacanza. Anche Akko, come Safed, si trova scritta in diversi modi.

Si acquista un biglietto cumulativo per la cittadella, l’hammam, il tunnel crociato e un altro paio di attrazioni che non ricordo.

La visita all’hammam è la più piacevole, l’audioguida è carina e coinvolgente anche se un tantino lunga. Non è la solita cantilena interminabile che si trova solitamente nei musei sulla quale premi il numero a seconda della opera che hai di fronte e la voce guida spiega ogni particolare dilungandosi oltremodo. Questa simula un incontro con l’ultimo discendente della stirpe storica dei bagnini dell’hammam che narra la storia di Akko e dell’hammam in modo spiritoso e simpatico.

Per la cittadella e la città crociata sotterranea, a mio avviso c’è un po’ di confusione, si entra dal cancello di ingresso della cittadella, ma in realtà quella che si visita è la città sotterranea, o forse la cittadella oggi è chiusa, ma la situazione non è chiara.

Merita sicuramente il biglietto a parte la Moschea di Al-Jazzar, considerando che è una delle poche moschee in cui i non musulmani possono entrare sia nel cortile che nei primi metri dentro la porta di ingresso.

Attraverso i tipici souq nella città camminando verso sud si arriva all’ingegnoso passaggio sotterraneo dei templari. Percorrendolo si va dal mare e al caravanserraglio di Khan el Umdan. Purtroppo questo antico centro di stoccaggio delle merci è visitabile solo per i primi 20mt dentro la porta di ingresso in quanto chiuso per “lavori”, anche se tutto sembra abbandonato e nessuno ci sta veramente lavorando.

Una città che invece ci ha deluso un pochino è Haifa, il panorama dalla terrazza in cima ai giardini è notevole, ma a noi hanno permesso di scendere solo due rampe di scale senza poterci addentrarci maggiormente. Per spingersi oltre in questo orto botanico sede mondiale della religione Bahai ci dicono si debba far parte di un gruppo organizzato, mentre la basilica al loro interno apre solo dalle 12.00 alle 14.00.

La funivia che dal mare sale al monastero in cima al Monte Carmelo è chiusa, sembra per ristrutturazione, ma non è molto chiaro.

Il monastero dei carmelitani Stella Maris, merita una rapida visita solo se avete davvero molto tempo e un mezzo proprio che permette di raggiungerlo in 5 min dalla terrazza dei giardini.

Anche oggi abbiamo finito le visite e ci avviamo, sempre costeggiando il Mediterraneo, verso Cesarea. Non visiteremo oggi il suo stupefacente complesso, ma ci rechiamo ugualmente sulla sua spiaggia per iniziare a fare qualche foto all’acquedotto romano più scenico che abbia mai visto. Nostro malgrado scopriamo che la spiaggia è davvero trascurata mentre potrebbe essere un vero gioiello. Fatto qualche scatto proseguiamo qualche kilometro verso sud fino alla cittadina di Netanya, dove passeremo la notte.

Martedì 29

Considerando che oggi è l’ultimo giorno in Israele e dobbiamo ancora visitare Cesarea e il porto antico di Yaffo non vogliamo avere contrattempi.

Anche per questo motivo siamo già passati ieri dalla città romana, così da essere sicuri di trovare il sito velocemente, visto che anche questa città ha minimo una decina di nomi e abbiamo letto che qualcuno ha incontrato qualche difficolta ad orientarsi.

Si percepisce ancora oggi che Cesarea doveva essere un posto magnifico anche grazie alla posizione. I resti della città sorgono in spiaggia ed ecco che quindi da ognuno dei posti a sedere dello spettacolare teatro si vede il mare a perdita d’occhio. Anche gli spalti dell’ippodromo hanno la stessa vista; vedere le corse delle bighe con questo sfondo non doveva far rimpiangere troppo agli abitanti il Circo Massimo di Roma.

Anche il complesso delle terme è notevole e disseminato di grandi mosaici. In questa vacanza mi sono innamorato ancora più di quanto gia lo fossi di queste decorazioni a tasselli.

Con un po’ di amarezza per non essere vissuti in epoca romana lasciamo Cesarea e ci iniziamo ad avvicinare a Tel Aviv, ma prima di tornare in aeroporto ci fermiamo al suo porto antico.

Yaffa è un angolo Carino e curato della cosmopolita città costiera, soprattutto il borgo vecchio sulla collina con le botteghe degli artisti, ma se si è vista Safed, Yaffo lascia proprio poco impressionati.

Sicuramente durante le stagioni più calde è scenografico il lungomare un po’ californiano con la spiaggia, le onde e il marciapiede spazioso perfetto per rollerblade.

Nel mercatino delle pulci si trova davvero di tutto, ma non aspettatevi un souq come gli altri, anche la torre dell’orologio, la moschea e le chiese sulla collina non sono nulla di imperdibile. Diciamo che l’insieme è piacevole, ma non c’è nulla davvero degno di nota.

Purtroppo il tempo a disposizione è terminato quindi risaliamo in macchina dopo gli ultimi acquisti. Incredibile, chiudiamo le porte e un scroscio d’acqua si abbatte sull’auto. La prima pioggia della vacanza a parte quella di ieri sera mentre rientravamo in hotel dopo cena. Siamo stati davvero fortunati.

Rieccoci in aeroporto per riconsegnare il nostro mezzo e pronti per affrontare le numerose formalità burocratiche pre-partenza.

Mi ritrovo sull’aereo a completare questo diario con le ultime conclusioni.

Dunque: una cosa bella, una brutta, una da consigliare, una da evitare, una da fare meglio e quella che mi ha maggiormente segnato.

Bellissima: Masada.

Non posso dire brutta, ma come ho già detto nulla di imperdibile: Haifa.

Da consigliare assolutamente una lunga mattinata ad Akko.

Si può sicuramente evitare la visita al monte Sion soprattutto se ristretti col tempo.

Mi sarebbe piaciuto avere un po’ più di tempo da dedicare al relax sul mar Morto, forse tornandoci in una stagione più adeguata ci si potrebbe passare minimo una giornata intera, magari con qualche massaggio e qualche trattamento in qualche spa.

Quello che mi ha maggiormente segnato in questo viaggio, lo so mi ripeto, ma è la poliedricità di questo paese, che trova il suo apice nella città di Gerusalemme.

Ora smetto di annoiarvi, mannaggia quanto ho scritto, spero mi perdonerete, ci vediamo in Vietnam…

P.s. Adoro terminare un viaggio e sapere già dove avere “l’appuntamento” per il prossimo.

Se volete vedere le altre foto del viaggio potete dare un’occhiata al mio sito www.viaggiatoreda2soldi.it

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La Cupola nella Roccia

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Basilica del Santo Sepolcro

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Gerusalemme

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Cesarea

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Gerico

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Mar Morto



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