In Grecia c’è un gruppo di isole famose per i loro alberi, ma hanno tantissimo altro da offrire
Le Sporadi sono uno scenario inconsueto per chi è solitamente abituato a girovagare tra le isole dell’Egeo; la caratteristica che le contraddistingue è il verde delle foreste e della fitta vegetazione che ne ricopre la superficie.
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L’arcipelago si compone di quattro isole principali, tuttavia per mancanza di tempo abbiamo dovuto tralasciare la più remota Skiros per dedicarci a Skopelos, Alonissos e Skiathos.
Atterriamo all’aeroporto di Skiathos nelle prime ore del mattino e subito ci dirigiamo al porto dove ci imbarchiamo verso la nostra prima tappa: l’isola di Skopelos.
Skopelos, l’isola di Mamma Mia
Skopelos è salita alla ribalta internazionale grazie al musical americano “Mamma mia!” uscito nelle sale nel 2008. Il film, con un notevole cast di attori e la musica degli ABBA, è stato girato su quest’isola, scelta tra almeno una trentina di altre possibili candidate. Da allora il turismo si è accresciuto notevolmente, attratto dai luoghi delle riprese ed il logo è spesso utilizzato da esercizi commerciali e per l’organizzazione di escursioni, persino nella vicina Skiathos. Personalmente, non avendo visto il film, non mi sarei aspettato una simile e persistente popolarità del lungometraggio ed il conseguente affollamento che ne è derivato, soprattutto durante i fine settimana. Anche i greci rimpiangono la tranquillità di un tempo, ma i mesi estivi sono fondamentali per l’economia locale nel resto dell’anno.
La Chora di Skopelos è tra le più interessanti delle Sporadi e qui si concentra oltre la metà degli abitanti dell’isola. Delimitata da una ripida scogliera sul lato orientale, la cittadina si estende nelle colline circostanti con un insieme di candidi edifici dai tetti di tegole rosse. Sul lungomare e nelle stradine prospicienti si concentrano i ristoranti ed i locali, poi ripide salite conducono nella parte alta rimasta pressoché inalterata. Si nota un’architettura peculiare, simile a quella balcanica, con taluni edifici dal primo piano aggettante e balconate in legno ricoperte da tettoie. Panagitsa tou Pyrgou (la chiesa della Vergine della Torre) vigila sul porto dai suoi bianchissimi contrafforti. Altre piccole chiese dai tetti in ardesia costeggiano la strada in salita che conduce ai resti dell’antico Kastro Veneziano, da cui spazia una bella vista sul mare.
Noleggiamo un veicolo a costi elevati dopo notevoli difficoltà nella ricerca, visto che quasi tutte le agenzie non avevano disponibilità. Le spiagge sono in gran parte di ciottoli e dalle acque turchesi. Le migliori sono sulla costa occidentale; la più scenografica mi è senz’altro sembrata Milia con belle formazioni rocciose ed ampie zone libere da strutture. I litorali a sud sono invece più stretti e sfruttati, anche se con bei panorami e le pinete a picco sul mare.
La parte più settentrionale di Skopelos è meno battuta ed alcuni preferiscono alloggiare a Glossa, il secondo insediamento più grande dell’isola, visto che i traghetti si fermano presso il porto sottostante di Loutraki, così chiamato per le terme romane i cui resti sono tutt’ora visibili sul litorale.
Sulla costa opposta a Glossa si erge la cappella panoramica di Agios Ioannis Kastri, divenuta iconica al punto da essere stata ribattezzata Mamma Mia Chuch. La strada è piuttosto impegnativa e stretta, per cui ci vuole un bel po’ di tempo per raggiungerla in macchina. Nei suoi pressi c’è una piccola spiaggia cui si arriva più agevolmente con le gite in giornata sulle barche (provenienti anche da Skiathos), tuttavia il luogo potrebbe in questo modo risultare oltremodo affollato.
Si sale sul promontorio a 100 metri d’altezza tramite una ripida scala e dall’alto spazia un bel panorama sulla costa circostante. Non si hanno particolari informazioni sulla data di costruzione della chiesetta (che in sé non ha un’attrattiva particolare): si narra che un isolano notasse dei bagliori e che poi, recatosi in cima dopo aver costruito faticosamente i gradini sulla roccia assieme all’intera comunità di Skopelos, vi abbia rinvenuto un’icona di San Giovanni. L’icona venne successivamente trasportata in una chiesa del paese ma il giorno dopo scomparve per essere ritrovata nuovamente sul promontorio. A seguito del miracolo, si decise di lasciarla in quel luogo e di costruirvi la cappella.
Alonissos, l’isola del Castello rosso
La nostra seconda tappa è Alonissos, probabilmente il luogo più seducente del nostro viaggio. Ad appena mezz’ora di traghetto si raggiunge Patitiri, porto e nuovo capoluogo dell’isola a partire dagli anni ’60 quando un terremoto distrusse gli edifici nella Chora, costringendo gli abitanti a trasferirvisi. Patitiri (il cui significato è “torchio per il vino”) è un posto piacevole e tranquillo anche se dal punto di vista architettonico non ha attrattive particolari vista la relativamente recente e frettolosa edificazione necessaria per ospitare gli sfollati. Il museo del Folklore domina un lato della baia, affacciato su una limpida spiaggetta di ciottoli: ospita un’interessante raccolta privata di oggetti relativi agli antichi mestieri e alle diverse guerre che funestarono la storia ellenica successivamente all’indipendenza dai turchi. C’è un intero settore dove si conservano reperti appartenuti ai pirati, che infestarono la zona fino al XVIII secolo.
Le migliori spiagge si trovano lungo la costa meridionale. Si tratta di litorali circondati da una ricca vegetazione di pinete e con acque straordinariamente trasparenti per la presenza di ciottoli bianchi e la scarsa presenza di vento. Agios Dimitrios si estende come la prua tondeggiante di una nave nel blu dell’Egeo e persiste un’ampia zona ancora non attrezzata; Leftos Gialos ha invece un elegante club, comodi lettini ed il ristorante gourmet Dolopes. Kokkinokastro (letteralmente “castello rosso”) si caratterizza per il suo colore vermiglio e per essere circondata da ripide scogliere che fanno apparire la baia, caratterizzata dalle diverse sfumature cromatiche offerte dal paesaggio circostante, come una vera e propria fortezza.
La costa settentrionale è invece a strapiombo, dunque non offre luoghi particolari per la balneazione. Un bel panorama si scorge dalla chiesetta di Agioi Anargiroi, raggiungibile dopo un breve percorso di trekking nelle pinete. Distrutta dal terremoto del ’60, la chiesetta dal tetto in ardesia è stata poi restaurata oltre ad essere affiancata da una più recente.
Alonissos ha le acque più pulite dell’Egeo ed è stata inserita dal 1992 nel Parco Nazionale Marino istituito per tutelare la flora e la fauna locale, in particolare la foca monaca minacciata dal turismo e dalla devastazione dell’habitat. Alonissos stessa con l’isola di Peristera fa parte dell’area B del Parco Marino, normalmente accessibile a tutti mentre nella zona A (dove si trovano piccole isole disabitate) sussistono numerosi limiti per i privati ed è obbligatorio pagare un biglietto d’accesso.
Sul porto ci sono diverse offerte per le escursioni in giornata, decidiamo di prenotare con la nave Planitis che tocca anche la zona A. Il mare è incredibilmente calmo per l’assenza del meltemi, durante la navigazione un delfino affianca la barca e si mette a giocare con la prua, saltando di tanto in tanto fuori dall’acqua.
Kira Panagia e Peristera
Raggiungiamo l’isola di Kira Panagia, così chiamata per un monastero affacciato su una baia rocciosa, che si raggiunge con un percorso di 50 scalini. I due monaci sono le uniche presenze dell’isola e della zona A del Parco Marino, che nei mesi invernali rimane completamente disabitata. Nonostante il caldo, occorre coprirsi le spalle e le gambe per rispettare la sacralità del luogo fondato dai bizantini nel XVI secolo. Oltre alla chiesa dedicata alla Vergine, è possibile visitare un antico frantoio e una pressa per il vino.
La barca si ferma anche nella baia di Agios Petros e poi nell’isola di Peristera, dove emerge dalle acque il relitto della nave “Alonissos” che un tempo si occupava delle forniture dell’isola.
La Chora di Alonissos (anche nota come città vecchia) si trova a pochi chilometri da Patitiri in una posizione elevata che, in passato, servì a proteggerla dalle incursioni piratesche. Molti edifici sono stati acquistati da stranieri ed accuratamente restaurati. Grazie al turismo, la Chora ha ritrovato vita ed oggi ospita ristoranti e locali panoramici dove i visitatori amano recarsi prima del tramonto.
Girovagare tra i suoi vicoli è estremamente piacevole, con i suoi scorci suggestivi sul mare ed i colori delle bouganvilles.
Ritorno a Skiathos
Torniamo a Skiathos, affollatissima in alta stagione. Dopo i silenzi e la tranquillità di Alonissos, occorre tempo per riprendersi dallo shock ed abituarsi ad un’isola che sotto questo aspetto appare così diversa. La presenza dell’aeroporto internazionale ha riversato – nonostante la minore estensione rispetto alle isole precedenti – un’enorme quantità di visitatori stranieri. Dalla Chora partono numerosi pullman che la collegano alle principali spiagge della costa meridionale fino a Koukounaries. I litorali sono tutti di sabbia dorata ed acque invitanti, purtroppo la folla, i famigerati giochi d’acqua ed i disco-bar non creano situazioni molto rilassanti.
Secondo gli esperti, la radice del nome dell’isola deriverebbe dal termine “skià” (ombra) per le estese foreste che la ricoprono.
La Chora di Skiathos ha sofferto delle distruzioni durante il secondo conflitto mondiale ed oggi appare con edifici dallo stile non omogeneo. La casa-museo del noto scrittore Alexander Papadiamantis dà l’idea di come apparivano le modeste abitazioni prima dell’avvento della modernità, prive di servizi igienici e con la cucina e le stanze da letto nel primo piano. L’ambiente sul piano stradale, una volta utilizzato come magazzino, oggi funge da sala espositiva con manoscritti, documenti, foto e altri oggetti riguardanti la vita e l’opera dello scrittore.
Il museo del Folklore invece è una casa più sfarzosa, tutt’ora appartenente ai discendenti della famiglia borghese che la costruì e che hanno continuato ad abitarla fino a qualche anno fa. È ricca di oggetti d’epoca, spesso importati dai Paesi in cui gli antenati si recarono imbarcandosi sulle navi. Durante l’occupazione tedesca i soldati irruppero nella casa, tuttavia alla vista di un ritratto del re Giorgio I e della regina Olga, risparmiarono l’edificio da distruzioni vista l’ascendenza tedesca del monarca.
Conviene esplorare le stradine della Chora in mattinata, evitando la ressa nelle ore pomeridiane. Dalla torre dell’Orologio spazia un bel panorama sulle case bianche della cittadina e su Bourtzi, il promontorio circondato da pinete e che fu il primo nucleo dell’insediamento in epoca classica. Oggi vi si conservano le vestigia del kastro veneziano ed un edificio neoclassico dove ha sede il Museo Marittimo.
Affittando una macchina, è possibile allontanarsi per raggiungere le spiagge più tranquille, soprattutto sul versante dell’isola affacciato sulla Tessaglia per riscoprire il motivo per il quale Skiathos è diventata una meta così popolare per le vacanze estive.
Banana beach è situata all’interno di una zona protetta dove accedono i soli veicoli degli ospiti di un bel resort, ben inserito nel contesto naturale, e si raggiunge a piedi. La spiaggia, così denominata per la sua forma a mezzaluna, è occupata da lettini piuttosto costosi solo nella sua parte centrale. Lateralmente la soffice sabbia è ombreggiata dalle rocce o dalle pinete.
Poco distante, la Little Banana beach è altrettanto scenografica e votata al naturismo.
Più a nord, la zona protetta di Mandraki è attraversata da un facile sterrato dove è possibile soffermarsi in diverse spiagge, tra cui quella di Elia dalle acque trasparenti. Al contrario delle altre Sporadi, la maggioranza delle spiagge è di fine sabbia dorata, ideale per le passeggiate.
I litorali del nord sono altrettanto tranquilli ma più spesso con acque increspate dal vento. Vale la pena segnalare in questa zona il Kastro di Skiathos, con la sottostante spiaggia raggiungibile a piedi. Si trattava dell’antico capoluogo medioevale dell’isola, poi abbandonato dagli abitanti che preferirono trasferirsi nell’attuale Chora. Oggi chiuso per lavori di valorizzazione, il Kastro conserva rovine di chiese, case e moschee ottomane, oltre ai resti delle mura che ancora cingono l’alto promontorio sul mare dove sorgeva l’abitato.
La spiaggia da non mancare è Lalaria, raggiungibile solo via mare con le barche in partenza dal porto vecchio della Chora. Incastonata in un’alta scogliera con ciottoli arrotondati bianchi, regala uno straordinario spettacolo per i colori del mare. Il ponte naturale di roccia nelle acque limpide e cristalline determina uno scenario unico, il che spiega il motivo per il quale Lalaria è particolarmente apprezzata e pubblicizzata tra le migliori spiagge del Mediterraneo.
Il Monastero di Evangelistria, situato nella zona montagnosa dell’isola, è il centro spirituale di Skiathos. Fondato nel ‘700 da un gruppo di monaci provenienti dal Monte Athos, durante la guerra di indipendenza dagli ottomani il monastero fu un centro di raccolta per i ribelli e qui venne realizzata per la prima volta la bandiera ellenica così come oggi la conosciamo. In questo luogo è possibile visitare un museo ed il catholicon (la chiesa principale) con la sua iconostasi lignea finemente intagliata.
Termina così il nostro viaggio nelle isole dei pini.