Il fascino di Budapest
A piedi e in solitaria lungo le sponde del Danubio
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Il viaggio che sto per raccontare non è iniziato nel migliore dei modi, ma apre lo scenario ad una avventura e ad un luogo spettacolare: Budapest…città e centro principale dell’Ungheria. La partenza è prevista dall’aeroporto di Forlì alle 22:30, purtroppo causa alcuni problemi tecnici il volo Wizzair ha dei ritardi di parecchie ore, l’attesa si fa insopportabile….alla fine un annuncio dichiara che l’aereo non atterrerà più a Forlì ma bensì a Rimini, ritiriamo i nostri bagagli e veniamo trasportati con gli autobus verso il nuovo aeroporto; ma accade l’inaspettato all’altezza di Cesena rimaniamo imbottigliati nel traffico per circa due ore. Arrivati in piena notte a Rimini, finalmente rifacciamo il nostro check-in e partiamo alla volta di Budapest. Arriviamo all’aeroporto Ferihegy Terminal 1 a Vecsés (cittadina vicino a Budapest) alle ore 4 di mattina, siamo stanchi e distrutti. Come se non bastasse ci sono ritardi nella consegna dei bagagli. La prima notte decido di pernottare a Vecsés, nel hotel “Ferihegy”, giusto il tempo per dormire poche ore. La mattina stessa verso le 7 mi sveglio ansioso di mettere piede nella capitale magiara. In aeroporto cambio 100€ in Fiorini (me ne vengono dati circa 27500ft). Prendo un taxi, arrivo nel hotel “Downtown Lime” nella Képíró Utca (in pieno centro a Pest, albergo a due stelle molto hippy e alla mano, ma decisamente con un personale gentile e poco ingessato, davvero adorabili), tempo di fare il check-in e alle 9 sono già in procinto di sperimentarmi come esploratore della città. La prima zona in cui casualmente mi imbatto è la Vaci Utca, una delle vie principali della città, chiamata anche (per amore dei turisti) “Fashion Street” (piena di ristoranti di ogni nazionalità e negozi vari). È una piccola strada pedonale che la sera si riempie di vita e artisti di strada (davvero molto bravi). Percorrendo questa via è difficile non notare come la Paprika faccia parte dei souvenir, venduta nei negozi esattamente come cartoline e sopramobili. Esco da questa zona “turisticissima” per arrivare sulle sponde del Danubio, principalmente mi ritrovo all’altezza dell’Erzsbét hid (il ponte bianco, quello dalla struttura più moderna), questo bellissimo ponte collega l’area della Vaci Utca (che si trova a Pest) con la zona collinosa di Buda all’altezza delle Rudas Gyógyfürdő (Terme di Rudas). Attraversando l’Erzsbét hid si può già vedere da lontano il Budai Vár (Castello di Buda, uno dei simboli della città); arrivo a toccare la sponda di Buda e cammino costeggiando il corso del Danubio fino alla chiesa rossa che si trova nella Szilágyi Dezső tér; costeggiando questa parte del Danubio mi trovo ai piedi sia del Budai Vár sia del Halászbástya (Bastione dei Pescatori) che si trovano entrambi nella parte collinosa di Buda. Sempre continuando il mio tragitto trovo di fronte ad uno degli spettacoli dell’architettura ungherese l’Országház (il Parlamento), un vero e proprio capolavoro; naturalmente questo imponente monumento neogotico si trova nella sponda di Pest, ma è solo da Buda che lo si può ammirare in tutto il suo splendore. Questa opera è stata realizzata nell’800 per celebrare l’indipendenza degli ungheresi all’interno dell’Impero Austro-Ungarico. Dopo aver fatto tantissime foto, procedo il mio cammino verso la Margit Sziget (l’Isola Margherita, nel cuore del Danubio), per andarci attraverso il ponte Margit hid (purtroppo in fase di ristrutturazione). Quest’isola ospita uno dei parchi più belli della città di Budapest, un parco sempre molto affollato; durante il mio soggiorno ospitava anche le gare e gli atleti del Campionati Europei di Nuoto – Budapest 2010, infatti girando per l’isola ho incontrato la nazionale italiana, svedese e serba. Decido di percorrere tutti i 2500m dell’isola, incontrando sul mio tragitto la famosa “szökőkút” (Fontana) musicale, che emetteva i suoi getti d’acqua a ritmo di musica classica e lirica; attrazione che attira molti turisti curiosi, inoltre ha particolarità di essere “musicale” per tutto il giorno e non solo in alcune parti della giornata. Lasciandomi alle spalle la szökőkút, incontro una chiesa antica dedicata a Janus Pannonius (di cui c’è una busto fuori dall’entrata della chiesa). Arrivo alla fine dell’isola e tramite l’Árpád hid (l’altro ponte posto dall’altro lato dell’isola) attraverso di nuovo il Danubio ritrovandomi sulla sponda di Pest. Sempre camminando, costeggiando il fiume, questa volta mi ritrovo sotto l’Országház (che prima avevo ammirato dal lato di Buda); visto da sotto questo immenso parlamento appare ancora più imponente, mi sento piccolissimo!! il giro del mio primo giorno prosegue per pochi metri, già devo fermarmi questa volta incontro ai margini del Danubio, uno dei monumenti più particolari di tutta la capitale il “Cipők a Duna-parton budapesti holokauszt-emlékmű” (Memoriale sul Danubio per le vittime dell’olocausto di Budapest), una fila di scarpe di ferro messe in modo casuale (ma seguendo sempre una linea), l’impatto visivo è sorprendente: queste scarpe ci fanno pensare che c’è qualcosa di vivo, qualcosa di vivo che però non vediamo; l’opera è dell’artista ungherese Gyula Pauer; anche la scelta della posizione non è casuale (a pochi passi dall’Országház, inoltre da quel lato possiamo ammirare l’Halászbástya e Budai Vár (che sorgono sulla sponda opposta). Proseguendo la mia passeggiata mi ritrovo sotto il Széchenyi lánchíd (il ponte delle Mille Catene, uno dei ponti antichi della città), ai lati dei margini di questo ponte c’era una piccola sagra, dove ho mangiato il Lángos; una specie di focaccia impastata con le patate, e condita sopra con formaggio, salumi, ecc…questa pietanza è modo diffusa ed è molto utilizzata da tutti gli ungheresi per un pasto veloce; inoltre ormai è diventata una sorta di pizza, infatti ci si può mettere di tutto sopra; di solito è fritto, ma questa volta invece era cotto al forno. Basta; sono stanchissimo decido di ritornare in hotel, a piedi ho fatto davvero molti km; come prima giornata può bastare; in hotel mi risposo un po’, poi la sera decido di fare un giro sulla Vaci Utca (dove tra i tanti negozietti, ammiro una fantastica porta del negozio interamente in swarovsky, effettivo visivo davvero lucente, soprattutto la sera) e alla Belgrad Rakpart (altra via con molti ristoranti); la mia uscita sera si ferma davanti all’Action bar (un gay bar nella Magyar Utca). Il giorno dopo mi sveglio pieno di entusiasmo, faccio un giro sulla Vámház körút (un’altra arteria principale della città), qui ammiro il mercato coperto Vásárcsarnok (chiuso quel giorno) e attraverso il Szabadság hid (Ponte della Libertà); chiamato così perché si trova proprio di fronte alla collina che ospita la Szabadság-szobor (Statua della Libertà) e la Citadela; poco distante incontro le Gellért Gyógyfürdő (Terme di Gellért); poi mi fermo a fare colazione in una pasticceria sulla Vámház körút, dove gusto il dolce nazionale ungherese la “Dobostorta” (inventata dal pasticciere ungherese József C. Dobos nel 1884; è un dolce al cioccolato la cui ricetta rimase segreta fino a quando Dobos si ritirò e la regalò alla camera dei pasticcieri di Budapest); successivamente, per smaltire quella deliziosa torta, decido di andare a fare jogging lungo la sponda di Pest dal hotel fino alla szökőkút (la fontana musicale dell’isola di Margit); il mio jogging presto si trasforma in una semplice passeggiata, che addirittura si tramuta in una sosta sugli scalini di fronte al Parlamento; una volta arrivato all’isola la mattinata fa presto a passare, è già mezzogiorno, decido di trovare in dietro ma non prima di fermarmi al Néprajzi Múzeum (Museo di Etnografia), che si trova proprio dietro all’ Országház. Questo museo ospita una mostra permanente sulla cultura e sulla storia del popolo ungherese, sugli antichi riti matrimoniali, di nascita, morte, sull’antica economia e sull’allevamento. Inoltre nel periodo in cui ero ospite della città, c’era la mostra dedicata alla Finlandia “(M)ilyenek a finnek – Finnország magyar szemmel” i finlandesi visti da una prospettiva ungherese; gli ungheresi e i finlandesi hanno una comune origine ugro-finnica, di cui gli ungheresi (solo recentemente) ne stanno riscoprendo l’identità; infatti per secoli sono stati associati agli slavi; e per secoli (pur sapendo di non essere slavi) non ci hanno dato molto peso; oggi invece sembra proprio che il popolo magiaro voglia sottolineare con colori fosforescenti il fatto di essere imparentati culturalmente con la Finlandia, infatti, in città la “Finlandia” e i “Finlandesi” sono citati molto spesso; la mostra sulla Finlandia nel Néprajzi Múzeum è stata strutturata in modo molto particolare, accostando l’antica cultura finnica alla moderna cultura finlandese; quindi mettendo nella stessa stanza antichi telai, antiche tende e utensili, con tutti i modelli di cellulari prodotti dalla “Nokia”, vasi di Aalvar Alto e una stanza dove poter ascoltare la moderna musica “metal” e canti popolari della tradizione folk lorica finlandese. I soldi spesi al museo sono stati spesi bene, sono uscito davvero soddisfatto!!!! Anche perché la mia passione per la Finlandia è grande e analizzare come i magiari stiano ridefinendo la loro identità culturale mi ha fatto riflettere moltissimo. Proseguo il mio percorso, facendo una piccola sosta in hotel; nel pomeriggio infatti mi sarei diretto verso quei luoghi che per ora avevo visto solo da lontano: l’Halászbástya e il Budai Vár. L’Halászbástya (Bastione dei Pescatori) è una struttura neogotica e neoromanica situata sulla collina di Buda, ed è uno degli edifici più straordinari della città, è quello che mi ha colpito più di tutti. È stato progettato e costruito tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 da Frigyes Schulek. Le sette torri rappresentano le sette tribù magiare che si insediarono nel bacino dei Carpazi nel 896; all’intero del Bastione troviamo una statua di Stafano I d’Ungheria a cavallo. Vicino al Bastione si trova il Mátyás-templom (Chiesa di San Mattia), anche questa in stile neogotico; inoltre sempre da questo punto si può avere una bellissima vista della città (soprattutto del lato Pest), infatti da qui l’Országház e la Szent István Bazilika (Basilica di Santo Stefano) fanno vedere tutta la loro imponenza. Successivamente mi dirigo, attraverso la collina, al Budai Vár (inserito dall’UNESCO tra i Patrimoni dell’umanità nel 1987); durante gli anni della seconda guerra mondiale, fu distrutto, poi ricostruito oggi è sede della Magyar Nemzeti Galéria (Galleria Nazionale Ungherese); tra l’Halászbástya e il Budai Vár si trova anche la “Casa del Presidente della Repubblica Ungherese”. Il Budai Vár è collegato al Széchenyi lánchíd (Ponte delle Mille Catene) da una funivia, ma si può tranquillamente raggiungere anche a piedi. La sera faccio il solito giro sulla Vaci Utca, dove assaggio il Kürtőskalács, un altro dolce ungherese, molto simile ad un cannolo (quelli dell’Italia settentrionale) però privo di crema pasticcera; e mi fermo nella famosa libreria “Libri”. Il giorno dopo decido di visitare il Vásárcsarnok (il mercato coperto che il giorno prima era chiuso), il mercato è immenso; è tutto di generi alimentari al piano terreno, la pescheria è al piano sotterraneo e nel piano superiore sono presenti ristoranti, chioschi e piccoli negozi di souvenir. Dopo la mia abituale passeggiata-pseudojogging verso la Fontana Musicale sull’isola danubiana, questa volta decido di visitare l’interno di Pest; mi imbatto nella Magyar Nemzeti Múzeum (Museo Nazionale Ungherese) in stile neogreco, molto simile ad un tempio ellenico; la struttura è imponente ma purtroppo è chiusa al pubblico, poco distante c’è la Dohány utcai zsinagóga (la Sinagoga di Budapest), il suo stile è inconfondibile, per un attimo penso di essere in una città mediorientale; perché sinagoghe così imponenti in Europa sono rare, quello che colpisce di questa sinagoga è la cura dei dettagli che non lasciano nulla al caso; l’alfabeto ebraico è il protagonista assoluto di questa magica struttura. Dopo aver gustato questa bellissima struttura religiosa, scruto un altro nodo della città la Andrássy Út (proprio sul retro della Szent István Bazilika), in questa grande via si trovano alcune cose da vedere: la Magyar Állami Operaház (Casa dell’Opera, bellissima con le sue sfingi ai lati dell’entrata); le varie piazzole lungo la via tra cui la Jókai tér, in cui si può ammirare un altro monumento per le vittime dell’Olocausto nazista, questo monumento consiste in piccole piastre in acciaio messe casualmente sul pavimento con l’impronta delle scarpe e il nome della persona, l’artista voleva creare un monumento “invisibile” come il dolore delle persone morte durante quel periodo storico. Sempre dedicato all’Olocausto è la Terror Háza (Casa del Terrore), museo in cui si ripercorrono le tecniche di tortura usate nei campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale; l’edificio è circondato da una grande struttura nera e intorno alla parete ci sono foto di alcune vittime dell’Olocausto; certamente molto più rilassante è la Liszt Ferenc tér (una piccola piazzola pedonale in cui poter ammirare quel pezzo di città), l’altra attrazione della Andrássy Út è la libreria “Alexandra” una delle librerie più grandi di Budapest, qui non ci sono solo libri ma anche un bar all’interno in cui potersi rilassare. Dopo deciso (finalmente) di visitare la Szent István Bazilika (Basilica di Santo Stefano) che avevo visto solo dall’alto del Halászbástya e da dietro quando avevo percorso l’Andrássy Út; la Basilica neoclassica è sorprendentemente imponente, dall’alto avevo capito che era grande, ma non immaginavo così tanto! Resto per circa un ora in quella piazza, seduto sui gradini della grande chiesa; non so come ma non riesco proprio ad andarmene; quella piazza mi ha come ipnotizzato (o forse era solo un modo per riposarmi dopo aver camminato tanto; chi lo sa). La sera decido di fare il mio solito giro sulla Vaci Utca e Március tér (una piazza li vicino), in quella serata incontro due signore ungheresi di mezza età, che mi chiedono informazioni, anche loro sono in visita a Budapest, dopo qualche chiacchiera iniziale iniziamo a parlare di ricetta, subito facciamo amicizia; la chiacchierata si conclude con un invito da parte loro a bere un bicchiere di vino ungherese (l’Ungheria produce vini di alta qualità – Tokaij e Egri Bikavér “Sangue di toro”). La mattina dopo la dedico alla visita del Városliget, un parco molto importante che ospita al suo interno molti edifici di rilievo. Il parco si raggiunge percorrendo tutta l’Andrássy Út, e ci si trova davanti alla bellissima Hősök tere (Piazza degli Eroi, altro simbolo della città), questa piazza apre l’ingresso al parco, sui suoi lati troviamo il Szépművészeti Múzeum (Museo delle belle arti, in stile neogreco) e il Műcsarnok (Galleria d’arte); entrando nel parco non si può fare a meno di ammirare l’imponente Vajdahunyad vára (Castello di Vajdahunyad); questo castello è una copia del castello Vajdahunyad che si trova in Transilvania, inoltre è un mix di stili (barocco, gotico, rinascimentale, romanico); questo mix si può subito notare appena si entra nel cortile interno del castello. Il Városliget oltre ad ospitare lo zoo cittadino, ospita un’altra importante struttura le Széchenyi Gyógyfürdő che sono di gran lunga le terme più belle di tutta la città, in stile rinascimentale; tornando indietro mi sono fermato di nuovo nella libreria “Alexandra” in cui ho svogliato per molto tempo un bellissimo libro di ricette sulle Palacsinta (le crepes ungheresi); hihi non capivo molto bene l’ungherese; ma sono ugualmente riuscito a prendere qualche appunto. Dopo la visita di questo parco, mi fermo a mangiare, questa volta mi cibo di un grosso Perecek, il perecek è una specie di grosso brezel tedesco, ma morbido come il pane, ricoperto di formaggio (direi in poche parole, delizioso); preso nei prezzi del palazzo nella Petőfi Sándor utca. Nel pomeriggio invece mi incontro con un mio amico ungherese, che mi è venuto a trovare a Budapest, con lui visiterò nuovamente il Budai Vár. Il giorno dopo sono andato in visita alla Olasz Nagykövetség (Ambasciata Italiana) che si trova Stefánia út 95; questo palazzo in stile vittoriano, è degno di nota proprio perché è una delle poche ambasciate in questo stile; si trova proprio vicino al Városliget; durante il pranzo quel giorno mangia il Sajtos roló (un rotolo di pane con un foro in mezzo, ripieno di crema al formaggio). Nei giorni successivi, ritorno a visitare meglio molte delle cose che ho già visitato; perché purtroppo la confusione di turisti, non sempre mi permetteva di poter vedere al meglio le cose (tanto il tempo non mi mancava). Così arriva l’ultimo giorno; inizio la mattinata andando a fare colazione con due pezzi di Dobostorta presi al mercato Vásárcsarnok; vado a salutare un artista di strada che ogni giorno era nel sottopassaggio a Vaci Utca con una cagnolina e tre splendidi cuccioli, che subito iniziano a giocare con il lacci delle mie scarpe; tutto è molto malinconico; mi dirigo verso la Szent István Bazilika rimango li un po’ a guardare la sua struttura che all’inizio mi sembrava così imponente; ora mi sembra invece una vecchia amica; davanti alla Basilica un gruppo di operai sta preparando il palco per un concerto; che si sarebbe tenuto la sera, concerto che io non avrei visto. Si arrampicavano sullo scheletro metallico del palco, più che operai sembravano acrobati del circo, ci vuole allenamento sportivo anche per montare i palcoscenici. Così come loro stavano costruendo quel palco; io stavo costruendo la mia consapevolezza che (almeno per un po’) non avrei più rivisto questa città. Ma non mi perdo d’animo, Budapest poi non è così lontana, decido di andarmi a consolare con un lángos (fritto) al formaggio (che bontà, ancora ne ricordo il sapore). In attesa di andare in aeroporto passo davanti al Magyar Nemzeti Múzeum, qui trovo una statua di Giuseppe Garibaldi, con scritto “Garibaldinak a magyar nemzet” (la Nazione Ungherese a Garibaldi); questo busto sottolineava il rapporto di tra l’Ungheria e Garibaldi, nell’impresa dei Mille hanno partecipato anche alcuni ungheresi; per un attimo ho pensato come la storia dell’Italia e dell’Ungheria si è più volte intrecciata anche la mia con Budapest tornerà ad intrecciarsi. Prendo le ultime cose e mi dirigo verso Vecsés, sede dell’aeroporto internazionale, aspetto il mio volo Wizzair, cambio gli ultimi Fiorini rimasti in Euro, questa volta parto senza ritardi, arrivo a Forlì (dopo aver attraversato in volo due tempeste che hanno reso il viaggio un po’ movimentato)…ma ne è valsa la pena.