Gita fuori porta a Venosa

Secoli di storia nel piccolo borgo della Basilicata
Scritto da: sciusketta
gita fuori porta a venosa
Partenza il: 01/11/2011
Ritorno il: 01/11/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Per la festa di Ognissanti io e il mio ragazzo ci siamo concessi una gita fuori porta a Venosa, piccolo paesino della Basilicata, con un’antica tradizione storica che parte niente di meno che dal Paleolitico e raggiunge il suo splendore nel periodo romano. Giungiamo in mattinata a Venosa, adagiata in un paesaggio collinare dominato dal profilo del monte Vulture e immersa nei vapori della nebbia. La nostra visita parte dal Parco Archeologico (ingresso 2,50 comprende anche il museo archeologico del castello) che conserva testimonianze comprese tra il periodo repubblicano e l’età medievale. Il Parco è costituito da un complesso termale, di cui restano ben visibili delle vasche e un bel pavimento a mosaico con disegni di animali marini; segue una sorta di centro abitato, con le domus e le strade basolate del I sec a.C, che conducono ai resti di un antico anfiteatro, poi smantellato; ed infine l’impianto del complesso episcopale della SS Trinità, uno dei più interessanti della città, perchè comprende: i resti di una chiesa paleocristiana del VI sec, un’altra più ampia che non fu mai terminata del XII sec, di qui il nome di Incompiuta, e la basilica dell’XI sec. La chiesa paleocristiana conserva le mura arrotondate dell’abside ed un bellissimo pavimento a mosaico con la testa di Medusa, ma la vera chicca del Parco è senza dubbio l’Incompiuta, edificio a cielo aperto, di cui realizzarono solo le pareti e le colonne dai bei capitelli corinzi. La vera e propria basilica, giunta intatta ai nostri giorni, nonostante la sua semplicità,conserva degli originali affreschi coloratissimi, la bella tomba di Roberto il Guiscardo, cui la chiesa è particolarmente legata, ed il sacrario degli Altavilla.

Entriamo poi nel centro storico attraverso strade lastricate, colorati palazzotti ad un piano ed antiche chiese. Ciò che subito colpisce, è che Venosa è caratterizzata dal reimpiego del materiale architettonico antico, infatti, dappertutto si trovano iscrizioni latine, pezzi di colonne, steli funerarie e persino bassorilievi messi qua e là a caso, come a voler tappare un buco nel muro. Il centro è davvero piccolo, per cui è bello passeggiare senza alcuna meta precisa, tanto entrando o uscendo nei vari vicoletti, si troverà sicuramente qualcosa d’interessante. Così ecco subito apparirci un edificio a capannina tutto in pietra, nota come la Casa natale di Quinto Orazio Flacco, uno dei più grandi poeti lirici dell’antichità e autore del celebre ” Carpe diem”, su cui Venosa ha puntato la sua vocazione turistica; non è un caso che ogni angolo della città lo ricordi, dalla casa natale alla grande piazza col suo monumento, alle innumerevoli insegne che riportano alcuni dei suoi versi più significativi. Proseguendo, s’incontrano diversi palazzi signorili con giardini interni, pozzi, fontane e corti, come il Palazzo Calvini, residenza del municipio, Palazzo Dardes e quello del Ccomandante. Per quanto riguarda le chiese, ce ne sono diverse che però, a nostro parere, non brillano per bellezza, ma è stato singolare vedere, davanti alla chiesa abbandonata di S. Martino, un contadino intento a preparare il vino. Dopo aver attraversato tutta via Vittorio Emanuele, con le sue botteghe di ceramiche ed i negozi di prodotti tipici (pasta fatta a mano, conserve e l’Aglianico Doc), ci siamo trovati di fronte il Castello ducale Pirro del Balzo, tipicamente medievale, con i bastioni, il fossato e le torri. Entriamo attraverso il ponte levatoio e, dopo una passeggiata panoramica sul loggione ed i camminamenti lungo le cinta murarie, visitiamo il Museo Archeologico che è diviso in 2 parti: da una parte l’esposizione dedicata alla Preistoria con reperti rinvenuti nei dintorni della città (soprattutto a Notarchirico, a 9 km da qui, dove c’è un Parco paleolitico con resti archeologici e faunistici aperto da lun a ven, tranne festivi); dall’altra parte reperti dall’età pre-romana a quella alto-medievale. Fuori dal castello, tutt’intorno alla piazza ci sono diversi bar, caffetterie a stuzzicherie e mi sono sinceramente meravigliata nel vedere la grande quantità di B&B. Terminato il nostro percorso archeologico, storico e religioso, riprendiamo a camminare a caso per queste stradine, ammirando le bellezze del passato, notando come siano ancora fortemente radicati certi usi popolari: i balconi sono pieni di collane di pomodorini e peperoncini appesi ad essiccare, odore di mosto esala dai sottani dove i contadini preparano il vino per il lungo inverno; la grande religiosità di questa gente emerge poi dalle numerose edicole sacre sparse per la città, infine, tutt’intorno al nucleo storico, ritornano quelle case in pietra, un po’ diroccate con i tetti dalle tegole rosse tipiche di tutti i borghi lucani.

Non domandarti – non è giusto saperlo – a me, a te quale sorte abbian dato gli dèi…

… Sii saggia, filtra il vino e accorcia la speranza

perché lo spazio è breve. Mentre parliamo, il tempo geloso sarà passato: cogli l’attimo, e non fidarti del domani.

(Orazio)

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