Girovagando per Nosy Be e dintorni
Avrei desiderato andare alla scoperta del Madagascar ma il tempo a mia disposizione e quello per l’organizzazione del viaggio non mi hanno permesso di pianificare un vero e proprio tour. Mi sono dovuta ‘accontentare’ (passatemi il termine) di una vacanza prevalentemente balneare sull’isola. Ma poiché al solo pensiero di star rinchiusa una settimana nel villaggio, mi faceva venir l’orticaria, ho raccolto più informazioni possibili prima di partire che ho poi messo in pratica in loco.
Parto dal principio.
Decollo da Milano Malpensa con volo di linea Air Madagascar Mercoledì 22/06/05 accompagnata da mia sorella e da un’amica. Puntualissima la partenza e buono il servizio a bordo. Durata del passaggio aereo circa 9 ore. Arriviamo nel piccolo aeroporto dell’isola alle prime luci dell’alba. Già dall’aereo al ritiro bagagli si respira aria d’Africa. Tutt’intorno uno strano silenzio ed una rilassante calma, che ci ha accompagnate sino al minibus.
Poco meno di un’ora è durato il tragitto per il villaggio e posto d’onore di fianco all’autista che mi ha permesso di assaporare i primi colori ed il risveglio delle attività dell’isola durante tutto il percorso.
Giungiamo al villaggio (Andilana Beach) alle 07.30 ed immediatamente veniamo accolti dal folto gruppo di animatori che ahimé ci avrebbero ‘tormentate’ per tutta la vacanza.
Dico ciò poiché non sono una fanatica dell’animazione. Non disdegno un po’ di intrattenimento serale tipo piano-bar ma l’idea di ballare ‘la sigla’ sotto il sol leone o cimentarmi nei soliti tornei di freccette sinceramente non mi fa impazzire. Così mi sono defilata da ogni tipo di attività durante la vacanza.
A parte questo giudizio, puramente personale, non posso che parlar bene di questo villaggio. Soprattutto per quanto riguarda la cucina. Tutto impeccabile, gustoso, vario e di qualità.
Tralasciando il primo giorno dedicato esclusivamente all’ambientamento, dal successivo ci siamo date da fare per l’organizzazione delle escursioni. Naturalmente abbiamo evitato di farci spennare dal tour operator ed abbiamo immediatamente contattato i beach boys, ragazzi locali che vendono escursioni a prezzi altamente competitivi. Una simile esperienza l’avevamo già sperimentata l’anno precedente a Zanzibar ed essendoci trovate meravigliosamente abbiamo deciso di ripetere.
Dopo un divertente baratto, volto a ridurre la cifra delle escursioni, confermiamo con Riccardo ed Alfredo (beach boys leaders) le due gite principali della settimana. Soddisfatte della trattativa e del prezzo spuntato, decidiamo di prendere un taxi e farci condurre in città per una visita veloce. Il nostro taxista, Samiel, inizialmente si presenta con un’aria burbera e severa, che immediatamente perde non appena rompiamo il ghiaccio con la conversazione. Con il nostro francese che tende più al milanese, riusciamo a carpirgli alcune informazioni riguardo la vita locale, la religione, usi e costumi vari.
Mezz’oretta di tragitto sulla sua precaria (ma non diteglielo) Renault 9 per giungere ad Hell Ville capitale dell’isola. Premetto che la strumentazione di bordo dell’auto era totalmente fuori uso e che dopo dieci minuti di strada, la macchina ha cominciato a dare segni di cedimento. Senza farsi prendere dal panico, il mitico Samiel, ha aperto il cofano ed estratto il filtro dell’aria (almeno credo) decidendo che al momento non fosse poi così indispensabile. Buttato il pezzo in eccesso nel baule, ripartiamo come se nulla fosse. Giunti in città ci accordiamo sull’ora del rientro. Da Hell Ville sinceramente ci saremmo aspettate qualcosa in più. In realtà c’è un brulicare di persone, apparentemente affaccendate, che si spostano lungo le due principali arterie della città. Un’occhiatina al mercato della frutta e del pesce ed a qualche bottega, poi un tranquillo gironzolare qua e là sino all’ora del rientro. Nonostante fossimo le uniche ‘bianche’ in città, nessuno ci ha mai guardato con sospetto e confesso che la cosa ci ha fatto sentire immediatamente a nostro agio.
Un paio di giorni dopo ecco finalmente l’ora della prima vera escursione. Non stiamo più nella pelle. Meta : Nosy Ranja. Dopo un breve passaggio in pullman, io ed il gruppo del quale abbiamo fatto parte per l’intera giornata, veniamo trasbordati su due motoscafi che in poco più di un’ora ci portano in questo posto che poco si discosta dal paradiso.
Nosy Ranja infatti è formata da due isole tra loro collegate da una scenografica lingua di sabbia che appare e scompare con l’alternarsi delle maree. Tocchiamo terra e mi accorgo che qui, i colori del mare si confondono con quelli del cielo. Un paio d’ore per il bagno, il relax e le foto, dopodichè tutti a tavola. L’impeccabile organizzazione dei nostri favolosi capi gita è davvero 10 e lode. Hanno improvvisato una maxi griglia sulla quale hanno cucinato sei Kg di aragoste, granchi a go go, scampi e gamberetti. Un vero tripudio di crostacei sui quali ci siamo accaniti senza pietà. Il pranzo si è concluso con immensi vassoi di dolcissima frutta e, da non credere, un fantastico caffè che faceva tranquillamente concorrenza a quello del villaggio.
Riccardo (capo spedizione) ci ha poi condotti lungo un sentiero all’interno dell’isola per visitare un faro, oramai in disuso, dalla cui sommità abbiamo potuto ammirare un panorama mozzafiato.
Rientro alla base nel tardo pomeriggio ed aperitivo in piscina.
Ecco, a proposito dell’aperitivo…Questo è uno dei momenti in cui ci si rilassa, ripensando all’intensa giornata appena trascorsa, godendosi gli spettacolari tramonti che l’Africa ogni sera regala. Bene, peccato che il ‘CRUCIVERBONE’ dell’animazione proprio all’ora del calar del sole cancelli l’intera poesia.
Una cosa positiva che invece vorrei segnalare è la lezione di astronomia tenuta da una ragazza dello staff durante un’ineguagliabile stellata nella quale abbiamo potuto ammirare la Via Lattea e diverse costellazioni che dal nostro emisfero non riusciamo assolutamente a vedere.
Il giorno dopo altra levataccia per la seconda escursione. Gita prevista alle isole di Nosy Tanikely e Nosy Komba.
Dopo un rapido tragitto in motoscafo (lo stesso del giorno precedente) lasciamo spadellare la nostra cuoca sull’isola di Tanikely e ci dirigiamo alla scoperta di Nosy Komba.
A Komba troviamo un simpatico villaggio con bambini ovunque che dispensano gratuitamente sorrisi a tutti. Il profumo di cannella e vaniglia avvolge l’intero villaggio. Del resto sono le spezie locali. Ci addentriamo con il capo gita all’interno della foresta. Veniamo accolti da un branco di Lemuri che non appena si accorgono che siamo provvisti di banane, ci saltano in spalla per pregustarsi il loro pranzetto. Sono socievoli, simpatici, morbidi ed innocui. Il loro unico scopo è quello di accaparrarsi il rancio quotidiano. Ci divertiamo talmente tanto che non riusciamo a staccarci da loro. Ma le sorprese non sono ancora finite. Qualche minuto ancora all’interno della foresta ed eccoci faccia a faccia con un paio di mansueti serpenti boa. Dopo i primi momenti di titubanza c’è chi decide di farsi coraggio e cercare il contatto. L’esperienza col boa non potevo certo farmela mancare. Un malgascio, con abilità l’ha preso in mano ed in un batter d’occhio me l’ha appoggiato sulle spalle. Non so chi, tra me ed il serpente, fosse più rigido. Ad ogni modo, nel giro di qualche minuto ci siamo entrambi rilassati (per così dire). Proseguendo il percorso, ecco una tartaruga ed un paio di camaleonti. Non mi era ancora capitato di vederli, sebbene nel giardino del villaggio ce ne fossero alcuni. Docili e tranquilli si sono fatti accarezzare senza mostrare il benché minimo disagio.
Il tempo a nostra disposizione per la visita è terminato, dobbiamo tornare a Nosy Tanikely dove ci aspetta un succulento pranzetto. Bis di aragoste e granchi e con la pancia piena ci siamo goduti un’oretta di sole coccolati da una leggera brezza. Poi con pinne e maschera via per il fantastico snorkeling. Bellissimo ! Pesci meravigliosi dai colori inconfondibili. Siamo riusciti a nuotare persino con la tartaruga marina. Oramai cotti dal sole e da una giornata ricca di emozioni, rientriamo al villaggio accompagnati dal ‘solito tramonto africano’.
Totale relax il giorno seguente con immancabile shopping lungo l’infinita spiaggia di sabbia finissima di Andilana, barattando un cappellino con qualche oggetto in legno o una maglietta con una borsa in paglia. Ma per non farci mancare nulla, l’ultima sera, prendiamo il solito taxi scalcinato. Questa volta ci capita una Renault 4 del dopo guerra e via verso Mont Passot dove, da una precaria panchina, ci godiamo, con la nostalgia nel cuore, l’ultimo meraviglioso tramonto.
Voglio ringraziare il sito ‘Tursti per Caso’ che mi è stato molto utile per reperire parecchie informazioni e mi auguro di avere presto un’altra occasione per poter visitare quanto tralasciato durante questa vacanza che consiglio a chiunque.
Donatella