Alla scoperta del Madagascar: tra baobab, pinnacoli, mare e parchi nazionali

Scritto da: jaguar89
alla scoperta del madagascar: tra baobab, pinnacoli, mare e parchi nazionali

L’idea per questo viaggio estivo era di cercare una meta ricca di paesaggi e panorami, possibilmente lontana dalle rotte turistiche principali e che ci permettesse una completa immersione in una realtà diversa dalla nostra. Quando nel giro di pochi giorni, per caso, ho visto le foto degli Tsingy e quelle del viale dei baobab ho iniziato ad ipotizzare una vacanza in Madagascar e nel giro di qualche settimana mi sono chiarito le idee su fattibilità e un possibile percorso. L’esperienza fatta è stata davvero bellissima, facendo conciliare nello stesso viaggio spaccati di Africa vera e scenari unici che solo questa grande isola può offrire. Questo diario è il resoconto dei 18 giorni di vacanza (giornate di viaggio escluse) che ho passato con la mia ragazza Eva in Madagascar nell’Agosto del 2025, con le emozioni che ci hanno suscitato. Questo racconto sarà così organizzato: all’inizio raccoglierò una serie di consigli utili per coloro che vogliono organizzare un viaggio simile, cercando di rispondere a quelle che erano le mie perplessità prima del viaggio. Per i più pazienti, seguirà il diario del mio viaggio, che rappresenta anche per me un modo per poterlo rivivere anche in futuro: nel viaggio, per dare al lettore un’idea delle mete che ci sono piaciute di più e quelle che invece sono ‘sacrificabili’ utilizzerò la seguente scala:

***** = imperdibile, **** = molto interessante, *** = interessante, ** = medio, * = si può saltare

Itinerario e tipologia di viaggio in Madagascar

Il Madagascar è molto grande e, soprattutto, le sue strade sono in condizioni davvero pessime e necessitano di lunghissimi tempi di percorrenza. Per questo motivo è necessario ridurre l’itinerario a una zona limitata. Noi abbiamo deciso di visitare la zona centro-occidentale, organizzando il viaggio dividendolo in 3 fasi distinti: abbiamo cominciato con la visita della zona dei baobab e degli Tsingy, forse la più affascinante ma anche la più difficile da raggiungere. Abbiamo quindi proseguito lungo la costa occidentale, dove abbiamo fatto un po’ di mare lungo la barriera corallina e goduto di fantastici paesaggi costieri. Per finire ci siamo riavvicinati alla capitale Antananarivo visitando diversi parchi nazionali, alla ricerca dei famosi lemuri e di altri animali.

Per visitare il Madagascar è essenziale avere un valido autista: guidare per conto proprio è praticamente impossibile, perché è necessario un 4×4 e le strade sono spesso piste piene di buche e senza nessuna indicazione stradale. Serve quindi qualcuno che le conosca e le sappia affrontare. Noi abbiamo già a Marzo chiesto preventivi a tutti i più famosi autisti (i cui nomi sono facilmente reperibili su internet e in vari diari di TPC) e numerose agenzie: gli autisti per Agosto erano già praticamente tutti occupati. Hanno provato ad affidarci ad amici e/o parenti ma affidarsi a un singolo autista senza nessuna referenza è un po’ un salto nel buio. La scelta finale è ricaduta su Sobeha, una piccola agenzia locale che ha 4 veicoli con altrettanti autisti che ci ha fatto una buona proposta per 65 euro giornalieri per l’autista e il suo pernottamento (che in Madagascar avviene quasi sempre in apposite camerate negli hotel dove autisti e guide alloggiano a prezzi molto ridotti). Erano esclusi pedaggi, traghetti e benzina. Ci siamo trovati molto bene e possiamo caldamente consigliare Joro (si pronuncia giuru, perché la O in malgascio si pronuncia quasi sempre come la nostra U), l’autista che ci ha guidato. Avere una piccola agenzia alle spalle permette inoltre di affrontare meglio eventuali problemi o imprevisti (molto comuni) e anche in questo Sobeha è stata molto affidabile e presente, con il manager Francis che parla anche un ottimo italiano. Abbiamo infine escluso l’uso di aerei interni perché cancellazioni, ritardi e perdita di bagagli sono all’ordine del giorno: inoltre avremmo dovuto pagare ugualmente le giornate necessarie all’autista per raggiungerci all’aeroporto di destinazione, perché si paga sempre per l’intero percorso da Antananarivo a Antananarivo (da cui partono praticamente tutti gli itinerari).

Voli, visto e spostamenti

Abbiamo volato con Ethiopian Airlines da Milano con scalo ad Addis Abeba sia all’andata che al ritorno. Costo del volo, acquistato a Marzo, circa 1550 euro a persona. Purtroppo ad Agosto i prezzi sono molto elevati. Compagnia aerea buona e nessun problema particolare. Il visto si fa all’arrivo e si paga in contanti in euro: costo di 35 euro a persona. Come detto in loco ci siamo sempre spostati in 4×4 con il nostro autista Joro della compagnia Sobeha. Attenzione a calcolare bene i tempi di spostamento perché cambiano in modo anche sostanziale da un anno all’altro sulla base delle condizioni delle strade: ad esempio sulla Lonely Planet, che era comunque aggiornata al 2024, sottostimava i tempi dalla capitale ad Antsirabe e quindi a Morondova, mentre sovrastimava i tempi di spostamento lungo la costa ovest, dove è stata costruita negli ultimi due anni anche una strada asfaltata di circa 70km a sud di Manja. Fatevi sempre consigliare e validare i vostri itinerari da un driver o un’agenzia locale prima della partenza.

Soldi e spese

I pagamenti avvengono quasi esclusivamente in contanti. Dato che la banconota di taglio maggiore è quella da 20.000 ariary pari a circa 4 euro, è evidente come cambiando anche sole poche centinaia di euro ci si ritrovi con mazzette di banconote di spessore non trascurabile. Nelle strutture di livello più alto è sempre possibile pagare anche in euro, a tassi di cambio variabili. Per pagare con la carta, nelle rare occasioni in cui ciò è possibile, c’è una maggiorazione non trascurabile. Il consiglio è di cambiare quanti più soldi possibili all’ufficio di cambio subito fuori dall’aeroporto: a detta dell’agenzia e di altre guide è quella col cambio migliore. Inoltre, provate a contrattare: il tasso ufficiale era di 4750 ariary per 1 euro, ma cambiando 1000 euro sono riuscito ad ottenere un cambio a 4900 ariary. Facendo un rapido calcolo il risparmio è stato di 150.000 ariary, oltre 30 euro. Non proprio trascurabile. Infine, a volte è possibile pagare con Orange Money e mVola, operatori telefonici che permettono di inviare denaro da ritirare in contanti o fare pagamenti a un’utenza associata a un numero telefonico. Cambiando 1000 euro a testa e pagando un hotel in euro e uno con mVola abbiamo concluso i nostri 18 giorni con circa 40 euro di avanzo, quindi praticamente perfetto.

Per la nostra vacanza di 18 giorni abbiamo speso complessivamente circa 3750 euro a testa, senza farci mancare nulla ma anche evitando sprechi. Questa, per gli interessati, una divisione indicativa della spesa pro capite: 1550 euro volo, 365 euro hotel, 1000 euro driver, benzina e altri trasporti (compresi quelli in Italia per raggiungere l’aeroporto e parcheggiare l’auto), 450 euro ristoranti e cibo, 175 euro ingressi, 190 euro visto, assicurazione, spese mediche e vario.

Clima

Agosto coincide con il loro inverno, ma soprattutto con la stagione secca. Abbiamo avuto 18 giorni di sole. Sugli altopiani la mattina fa freschino (10-15°C), mentre durante la giornata si arriva fino a 30°C, comunque sopportabili. Consiglio di portare felpa/maglioncino per la sera/notte, soprattutto per le cene all’aperto e una giacca a vento per le giornate sul mare e, soprattutto, i tragitti in barca.

Vaccinazioni

Nessuna necessaria. Noi ci siamo rivolti alla Medicina del Viaggiatore che ha verificato che avessimo quelle base (tetano, epatite A, etc.) e fatto un paio di richiami in scadenza. Per il tifo ci eravamo già vaccinati per il viaggio in India fatto 6 mesi prima. Dopo molti dubbi abbiamo deciso di non fare la profilassi antimalarica che viene a volte consigliata ma può avere effetti collaterali che vanno dalla diarrea alle vertigini: la scelta dipende molto dal periodo e dalla zona in cui andate. L’inverno è il periodo di minor diffusione e i rischi si concentrano principalmente sulla costa est. Noi siamo stati il più attenti possibile con repellenti e altro. Europei e francesi che vivono là ci hanno detto che i casi di malaria nel periodo invernale sono davvero molto rari. Per la nostra esperienza in certe zone un po’ di zanzare ci sono ma solo al tramonto e quasi tutti gli hotel hanno le zanzariere ai letti. La scelta rimane ovviamente personale.

Il nostro diario di viaggio in Madagascar

Giorno 1 – viaggio andata

Partiamo da Pisa verso le 15:45 per recarci in auto a Malpensa. Dopo una breve sosta, arriviamo per le 19:20, ceniamo al Ristorante Tiro al Volo (antipasto + pennone al ragù di angus per me, buone) e quindi lasciamo l’auto al Ceria Malpensa Parking (90 euro per 20 giorni), da dove ci accompagnano in navetta all’aeroporto, distante circa 15 minuti. Alle 21:15 siamo in coda per il check-in del volo Ethiopian Airlines delle 23:40 per Addis Abeba, da dove raggiungeremo Antananarivo, capitale del Madagascar.

Giorno 2 – arrivo, Antsirabe

Scalo di un paio d’ore nella capitale etiope e arrivo alle 13:45 locali in Madagascar (+1h rispetto all’Italia). Qui ci accoglie Joro (si pronuncia Giuru), il nostro autista, che scopriamo parlare un po’ di italiano. Presto ci raggiunge anche Francis, il manager della piccola agenzia a cui ci siamo affidati: ci accompagna a un cambiavalute subito fuori dall’aeroporto dove, contrattando, cambiamo 1000 euro a testa in Ariary, al tasso di 1 euro = 4900 ariary, il migliore trovato in tutto il viaggio (fortunatamente non dovremo cambiare altri soldi). Dato che la banconota di taglio più alto è da 20.000 ariary, otteniamo la bellezza di 245 banconote a testa!!! Paghiamo a Francis il saldo per l’autista (1170 euro in totale, di cui 200 euro pagati come anticipo) e ci mettiamo in auto verso Antsirabe. Joro ci dice subito che ci vorranno circa 5 ore (e non le 4 previste) perché le condizioni stradali sono ulteriormente peggiorate e ci sono lavori in corso. Partiamo alle 14:45, attraversiamo la periferia della capitale, e percorriamo una lunga lingua asfaltata piena di buche: arriviamo ad Antsirabe, compresi 30 minuti di sosta, per le 20:15. Ottimo pernottamento all’Hotel Souimanga (33 euro la doppia), dove avevamo già concordato la cena con pollo ruspante alle spezie, hamburger di coniglio e cannelloni vegetariani per un totale, con una birra locale, di 103.000 ariary, circa 20 euro.

Giorno 3 – da Antsirabe a Morondava: viale dei baobab

Partiamo alle 6, senza colazione, perché ci aspettano almeno 10 ore di auto e vogliamo arrivare per il tramonto al Viale dei baobab. Fa veramente freddino la mattina presto, ma ci scalderemo presto con l’alzarsi del sole. Attraversiamo paesaggi molto vari, anche oggi percorrendo interamente strada asfaltata: prima attraversiamo una zona di altopiani, quindi delle risaie. Ci fermiamo brevemente in una zona dove si concentrano dei cercatori d’oro e quindi in un villaggio dove sta avendo luogo il mercato degli zebù, utilizzati per tutti i lavori agricoli. Per pranzo Joro si ferma in un hotely, ruspante localino a bordo strada, che però ci sconsiglia per i nostri stomaci: noi ripieghiamo su banane e biscotti. Verso le 15 iniziamo a vedere lungo la strada dei meravigliosi baobab, con i rami che sembrano radici attaccate al cielo. Per le 16 arriviamo ai baobab innamorati***, due baobab molto particolari con i tronchi tutti intrecciati e riprodotti in innumerevoli modellini in legno che i locali provano a vendere ai turisti. Quindi per le 16:30 Joro ci lascia sul viale dei baobab*****, la cui sezione principale sarà lunga circa 300m. C’è tanta gente, ma il viale è attraversato anche da locali, carretti trainati da zebu, jeep e altri mille mezzi di trasporto perché fa parte di una strada piuttosto trafficata (che percorreremo domani per andare verso Bekopaka). Facciamo innumerevoli foto ai rami neri che contrastano con il cielo inizialmente azzurrissimo e poi con le varie tonalità del rosa-arancio a mano a mano che ci avviciniamo al tramonto (verso le 17:50), che si apprezza particolarmente da un’area vicino a una pozza d’acqua. Facciamo foto davvero suggestive, ma non è certo difficile. Per le 19 arriviamo al nostro hotel a Morondava, Chez Maggie (45 euro per la doppia), con una serie di bei bungalow e una piscina centrale. Ceniamo con zuppa di granchio, pesce alla griglia (non memorabile) e crepe flambè per 78.000 ariary per persona.

Giorno 4 – da Morondava a Bekopaka

Colazione alle 7 in hotel con pane, marmellata, burro, frutta, uova e pancake (31.000 ariary a testa), che più o meno si ripeterà con piccole variazioni per tutta la durata della vacanza. Partiamo alle 7:45 e in circa 35 minuti siamo nuovamente sul viale dei baobab. Facciamo una breve sosta ai baobab gemelli e quindi Joro ci lascia a un’estremità del viale così da poterlo ripercorrere a piedi: non c’è praticamente nessuno, se non qualche carro tirato dagli zebù e i locali che si recano a lavoro. Non ci sarà la luce del tramonto, ma quest’atmosfera ci piace comunque molto. Quindi proseguiamo per questa pista di terra costellata da enormi buche che ci porterà fino a Bekopaka: il primo pezzo si rivelerà addirittura il migliore! Nei pressi della Riserva di Kirindy (che avevamo deciso di non visitare per motivi di tempo) improvvisamente ci attraversa la strada un fossa, il carnivoro più grande del Madagascar! Siamo molto fortunati perché sono animali prevalentemente notturni piuttosto difficili da avvistare. Per le 11 (dopo aver percorso 105 km da Morondava in oltre 3 ore) siamo al primo traghetto (100.000 ariary) per attraversare il fiume Trsiribihina: intanto abbiamo già incontrato diverse auto ferme con gli autisti intenti in riparazioni più o meno difficili. Il traghetto consiste in una chiatta a motore capace di trasportare 4 auto in uno spazio ristrettissimo: tra operazioni di imbarco, tragitto e sbarco impieghiamo circa 1h e 20 minuti, di cui la metà circa di navigazione. Il tempo necessario è variabile perché a seconda del livello d’acqua nel fiume il punto di imbarco cambia. Approdati sull’altra sponda facciamo sosta pranzo al famosissimo Mad Zebù, considerato, a ragione, uno dei migliori ristoranti malgasci e gestito da uno chef che ha lavorato in ristoranti stellati in Francia. Prendiamo due antipasti (melanzana ripiena di carne e crispy zebu con polenta), due piatti principali (filetto di zebù e zebù brasato) e due dolci (fondant e meringa con frutti di bosco) per 190.000 ariary in due (meno di 20 euro a persona). Sosta piacevole dopo la tanta polvere presa e che ancora ci attende! Nella seconda parte del viaggio la strada è davvero pessima: attraversiamo villaggi di capanne simili a quelle dell’Africa subsahariana e ci procuriamo anche noi un danno (fortunatamente non grave) a un ammortizzatore. Per le 17 siamo al secondo traghetto (questo molto più breve, circa 10 minuti, costo 40.000 ariary). Da Belo abbiamo percorso quindi altri 95km in poco meno di 4 ore. Alle 17:30 arriviamo finalmente al nostro Hotel Tanankoay, molto molto rustico e che abbiamo prenotato per una sola notte perché non c’era disponibilità per 3 notti consecutive nell’altro: spesa per la notte 88.000 ariary, circa 18 euro, per un bungalow con servizi privati. Cena presso la struttura con anatra con le olive (40.000 ariary a persona): non eccezionale. Andiamo quindi a dormire pronti l’indomani per iniziare l’esplorazione degli Tsingy.

Giorno 5 – Bekopaka: gole del Manambolo e Piccoli Tsingy di Bemaraha

Dopo la colazione continentale in hotel, Joro ci comunica che deve fare alcune riparazioni all’auto e quindi ci affida a un collega come sostituto per la giornata. Ottima organizzazione. In realtà oggi lo spostamento è molto ridotto. Alle 8 partiamo per andare all’ufficio del parco dove acquistiamo i biglietti e paghiamo la guida (obbligatoria): spesa di 55.000 ariary a persona al giorno come ingresso e 165.000 ariary complessivi per due giorni di guida (ma il prezzo dipende dal percorso scelto). Gli ingressi ai parchi e le relative guide sono tra le cose più costose (almeno in proporzione) dell’intero viaggio. Il primo step è la visita in piroga delle gole del fiume Manambolo***: c’è un biglietto a parte di cui non ricordo il prezzo preciso, mi pare sui 4 euro a persona. Prendiamo posto su questa piroga scavata nel tronco di un albero insieme alla nostra guida (il cui inglese è piuttosto approssimativo) e il nostro barcaiolo, un giovane delle tribù della zona che rema con un bastone che spinge contro il fondo del fiume. Vediamo l’interessante letto del fiume scavato dagli innalzamenti e abbassamenti del livello dell’acqua e alcune grotte con stalattiti e interessanti formazioni rocciose. Si possono vedere inoltre delle tombe Vazimba e interessanti uccelli, tra cui delle belle civette. Complessivamente il giro, che dura un paio d’ore, non è imperdibile ma rimane piacevole. Alle 10:30 diamo una piccola mancia al barcaiolo e dopo una breve pausa partiamo per l’Ankeligoa Circuit per visitare i Piccoli Tsingy****, che parte a pochi passi dal punto di attracco delle piroghe. Il percorso attraversa questa “foresta di pinnacoli”, la cui formazione ci viene spiegata dalla guida. Quindi tramite alcune scale è possibile salire a una serie di punti panoramici che offrono delle vedute veramente bellissime sull’intera area. I pinnacoli sono in altezza molto ridotti rispetto ai Grandi Tsingy che vedremo domani, ma sembrano veramente disegnati uno ad uno nella roccia e sono affilatissimi. L’ultima parte dell’escursione attraversa la foresta e torna indietro lungo le sponde del fiume ma fondamentalmente non si vede nulla: sembra non sia una zona particolarmente adatta all’avvistamento degli animali. Mangiamo i panini che ci eravamo fatti fare dall’hotel (20.000 ariary a panino) sulla riva del fiume, concludiamo il percorso e salutiamo la nostra guida, che rivedremo l’indomani. Quindi il nostro autista “sostituto” ci viene a recuperare e ci accompagna al Grand Hotel du Tsingy, nostro luogo di pernottamento per le successive due notti (50 euro a notte per bungalow doppio). Arriviamo in circa 15 minuti. L’hotel, ben lontano da essere un “grand hotel” è comunque assai più confortevole dell’altro e, nonostante le numerose critiche lette su portali online, ci sembra complessivamente accettabile. C’è una bella piscina dove riposeremo nel pomeriggio e, nonostante un po’ di insetti di vario genere, forse inevitabili visto il luogo molto isolato e vicino alla foresta, la sistemazione è piacevole. Punto dolente probabilmente i pasti, visto che lo spezzatino di zebù e il pollo arrosto con cumino (40.000 ariary a piatto) non brillano per qualità. Le alternative in zona (se non si vuole spendere cifre molto superiori) non sono molte e sembrano essere tutte a livello simile e, ripeto, a nostro avviso comunque accettabili. Ultima nota: dividendo le cose da vedere su due giorni, soprattutto se si parte presto la mattina, si ha parecchio tempo libero nel pomeriggio: sinceramente dopo il lungo viaggio fatto per arrivare in zona ci è sembrato comunque meglio piuttosto che concentrare tutto ciò che volevamo vedere in un’unica giornata (rinunciando ad esempio alle Gole del Manambolo) come alcuni fanno. La scelta è ovviamente in base alle vostre preferenze.

Giorno 6 – Bekopaka: grandi Tsingy di Bemaraha

Oggi è uno dei giorni più attesi della vacanza. La guida ha insistito per partire presto, per evitare caldo e folla. Sveglia quindi alle 5:30, colazione continentale in hotel e partenza alle 06:40 per i Grandi Tsingy*****, con il nostro 4×4 che ha ricevuto una prima sistemata, mentre il pezzo di ricambio arriverà a Morondava. Dobbiamo percorrere solo 17km, ma la strada è in condizioni pietose, con voragini e buche e impieghiamo circa 1h15minuti. Abbiamo deciso di percorrere l’Andamovazaky Circuit, il più famoso, che permette di arrivare a tutti i punti panoramici degli Tsingy attraverso una facile via ferrata. La durata totale è di circa 4 ore. Io sono un appassionato di montagna e ho fatto già svariate ferrate sulle Dolomiti ma anche la mia ragazza, che non ne aveva mai fatte, non ha avuto grossi problemi: basta non soffrire di vertigini e avere un po’ di atleticità per salire scalette e fare qualche piccola arrampicata, tutto in sicurezza perché assicurati tramite il cavo. Il percorso inizia attraversando la foresta, dove vediamo diverse specie di lemuri, tra cui i lemuri fulvi e dei bellissimi lemuri bianchi con i cuccioli. Quindi arriviamo alla foresta di pinnacoli, dove si sale gradualmente tra magnifici scorci panoramici. Fare foto bellissime non è certo difficile. Si attraversa il famoso ponte sospeso e quindi si ridiscende dall’altro lato, attraversando quella che è chiamata “la cattedrale di pinnacoli”. L’ultimo tratto è nuovamente nel bosco, dove vediamo altri lemuri e un bellissimo gufo a pochi centimetri da noi. Alle 11:30 siamo nuovamente al parcheggio, molto soddisfatti, e per le 12:40 siamo in hotel. Pranziamo in hotel per le 13:30 con anatra per me e riso con verdure per Eva (40.000 ariary a piatto). La sveglia mattutina si fa sentire e non c’è molto altro da fare in zona, motivo per cui trascorriamo un pomeriggio di relax in piscina, tra un bagno e un buon libro. Il villaggio non è vicinissimo, motivo per cui ceniamo ancora in hotel con entrecôte di zebù e un pudding dimenticabile.

Giorno 7 – da Bekopaka a Morondava

Oggi è una giornata essenzialmente di spostamento per ritornare a Morondava: tanti chilometri, tanta polvere da respirare ma anche una piena immersione nel Madagascar. Colazione in hotel e partenza alle ore 7:40. Prendiamo subito il traghetto più breve sul Manambolo e arriviamo per le 12 a Belo sur Tsiribihina dove pranziamo ancora al Mad Zebù: crispy zebù di antipasto e poi filetto di zebù per Eva e maiale per me e per finire meringa con frutti di bosco per me e ananas con ganache di cioccolato per Eva. Qualità del locale confermata e spesa complessiva di 200.000 ariary in due (40 euro). Riprendiamo quindi il traghetto più lungo che stavolta attracca in un luogo diverso a causa del diverso livello di acqua nel fiume e quindi proseguiamo verso Morondava, riattraversando il sempre bellissimo viale dei baobab. Arriviamo di nuovo a Chez Maggie (191.000 ariary il bungalow senza aria condizionata) alle 17:45 circa (3h e 15 minuti dopo lo sbarco dal secondo traghetto) quando incredibilmente sta iniziando a piovere: lo farà a intermittenza per tutta la serata e la notte, cosa molto rara durante la nostra estate. Sotto consiglio di Joro e di altri TPC andiamo a cena al vicinissimo Ristorante Le Corail, specializzato in frutti di mare, dove prendiamo un Seafood King Platter (per due persone) e un gelato alla vaniglia per 125.000 ariary in due.

Giorno 8 – da Morondava a Belo sur Mer

Oggi inizia idealmente la seconda parte del nostro viaggio, dedicata alla costa e al mare. La partenza è ritardata alle 9 perché Joro deve sostituire l’ammortizzatore dell’auto rotto. Nel frattempo smette di piovere e facciamo colazione continentale in hotel (31.000 ariary a testa). Partenza alle 09:30, riattraversiamo la città con i suoi mercati e prendiamo la pista sabbiosa che in 3 ore ci consente di coprire i 95km che ci separano da Belo sur Mer***. Arriviamo verso le 12:30 nel bellissimo Hotel Entremer (60 euro per un bungalow per 4 con due camere, i bungalow da 2 – costo 50 euro – erano esauriti). Subito siamo colpiti dall’effetto della marea, tanto che ci sono tantissime imbarcazioni in secca per diversi metri sulla battigia. Nel pomeriggio facciamo una lunga passeggiata che ci permette di apprezzare le belle imbarcazioni dei pescatori Vezo, con vela quadrata, e il villaggio abitato dai locali, dove si riparano barche e compiono attività varie. Facciamo delle belle foto e ci godiamo il tramonto (verso le 18) dalla spiaggia. Rapida doccia nel nostro bungalow e buona cena con antipasto con melanzane e un pesce affumicato tagliato a cubetti e come piatto principale un pesce simile al nostro pesce spada (forse un marlin?) con pomodorini e altre verdure. Per finire tortino al cioccolato. Servizio molto curato e cucina di ispirazione francese, come i gestori di questo splendida struttura. Costo della mezza pensione 100.000 ariary a persona. In generale hotel promosso a pieni voti.

Giorno 9 – da Belo sur Mer a Morombè

Oggi lunga giornata di spostamento, in gran parte su pista sabbiosa. Colazione continentale molto buona in hotel e partenza per le 7:15. Attraversiamo le saline subito fuori da Belo sur Mer, quindi un’ampia area con bassi arbusti che si trasformano presto in piante spinose. Arriviamo a Manja dopo 4 ore circa, per le 11:15. Qui negli ultimi due anni è stata costruita una bella strada asfaltata che ci permette di coprire i 70km che ci separano da Bejoavy in circa un’ora, un vero lusso per il Madagascar. È in corso la costruzione di un ponte per guadare il fiume (che non si può attraversare nella stagione delle piogge) ma i locali protestano fortemente contro questa soluzione, che rischia di azzerare la principale attività locale, ovvero il far attraversare le auto su una zattera di legno trainata parzialmente a mano dalle persone che si buttano a nuoto nella corrente. Il prezzo, dopo contrattazione è decisamente spropositato (300.000 ariary, circa 60 euro, che per il Madagascar è completamente folle). Il nostro autista sapeva perfettamente quale sarebbe stata la cifra da spendere ma da soli avremmo speso molto di più. Tra attesa (vengono imbarcate 4 auto per volta), attraversamento e discesa impieghiamo circa un’ora e mezzo, durante cui mangiamo il packed lunch preparatoci dall’hotel di Belo, con uova, sandwich, patate dolci e frutta. Alle 13:45 siamo finalmente pronti per ripartire. Dall’altro lato del fiume le abitazioni sono decisamente migliori, con villaggi spesso di mattoni e non di legno o canne. Attraversiamo un paesaggio di risaie con qualche baobab e poi fiancheggiamo il mare fino ad arrivare intorno alle 16:30 a Morombè**, cittadina un tempo un po’ malfamata ma ora piuttosto disabitata e triste. Soggiorniamo all’hotel Le Palètuvier (15 euro per un bungalow con bagno privato che dà sulla spiaggia, ma senza acqua calda né wi-fi), molto semplice ma comunque assolutamente decente. Facciamo una passeggiata in spiaggia, molto meno curata di Belo e con tantissime persone locali per cui siamo un’insolita attrazione. Ci godiamo il tramonto con le solite imbarcazioni con vela quadrata che dominano l’orizzonte. Cena in hotel con pesce arrosto e patate (25.000 ariary) e quindi crolliamo a letto.

Giorno 10 – da Morombè ad Andavodoaka

Oggi arriveremo al primo piccolo paradiso di questa vacanza, Andavadoaka*****. Facciamo colazione in hotel (22500 ariary a persona) e alle 8.15 partiamo, passando per paesaggi bellissimi con cactus e baobab, tra cui il famoso sumo-baobab, famoso per l’enorme circonferenza del suo tronco. Ci fermiamo anche alla bellissima foresta di baobab****, formata da alberi noti anche come baobab-patate, per la loro particolare conformazione “panciuta”. Con diverse soste alle 10:30 arriviamo al Laguna Blu Resort (144.50 euro per due notti) dove siamo accolti dalla gentilissima Emiliana: ci fanno accomodare in terrazza su un mare spettacolare con una laguna con tutte le tonalità di azzurro che vanno dal blu intenso al turchese. Nel frattempo, la proprietaria ci risolve anche un piccolo problema con la valigia di Eva rimasta bloccata: davvero gentile. Anche il bungalow assegnato (sono meno di dieci in totale) è davvero bellissimo e dal letto vediamo direttamente il mare. Scopriremo che la struttura ha subito diversi danni durante il periodo delle piogge e infatti sono in corso alcuni lavori. In compenso c’è una spiaggia di diversi chilometri tutta per noi, al fondo della quale c’è un piccolo villaggio di pescatori locali. Il luogo è veramente idilliaco. Siamo gli unici ospiti fino al pomeriggio, e trascorriamo il tempo tra nuotate, camminate sulla spiaggia con bellissime conchiglie e un buon libro. Verso le 16 rientriamo nel bungalow a causa del vento fortissimo ma usciamo un’ora e mezza dopo per gustarci il tramonto. Sono arrivati altri ospiti (la maggior parte francesi e italiani) e per le 19:30 è pronta la cena a buffet preparata da Ernesto, marito di Emiliano che ha lavorato come chef in vari ristoranti in Italia: il pesce fresco e i crostacei sono sublimi e ci godiamo diverse squisitezze. Prezzo 20 euro a persona. Dopo cena ci godiamo ancora un po’ il rumore del mare e questo luogo magnifico.

Giorno 11 – mare a Andavadoaka

Secondo giorno ad Andavadoaka e alle 06:25 sono in piedi, visto che la sera prima comunque siamo andati a letto presto. Faccio una bella corsa sulla spiaggia, dove c’è solo qualche locale, con ancora i colori dell’alba sullo sfondo. Quindi mi faccio un bagno e raggiungo Eva per andare a colazione (10 euro a persona) con calma verso le 8:30: qui ci sono dolci, pane, marmellata, frutta fresca, yogurt e tantissime altre cose buone. Una delle migliori del viaggio. Trascorriamo la mattinata in spiaggia, quindi mangiamo per pranzo un ottimo spaghettino all’aragosta preparato da Ernesto (9 euro). Per il pomeriggio decidiamo di effettuare una breve escursione per fare un po’ di snorkeling e vedere le stelle marine, ma è possibile anche fare un’escursione mattutina per raggiungere un vicino isolotto dove spesso si possono vedere balene arenate. Avevamo letto che era più facile vederle ad Anakao e quindi abbiamo optato per le stelle marine. Alle 15 siamo accompagnati da uno dei collaboratori malgasci della struttura che ci porta a un vicino villaggio (15 minuti a piedi) dove prendiamo una delle locali imbarcazioni a remi per andare a vedere le coloratissime stelle marine. Piacevole escursione molto tranquilla per 35.000 ariary a persona. Rientriamo quindi verso l’hotel e rimaniamo ancora un po’ in spiaggia. Quindi nuovo bellissimo tramonto e altra cena a buffet con le prelibatezze di Ernesto.

Giorno 12 – Andavadoaka, Ambatomilo, Ifaty

Oggi è previsto uno spostamento piuttosto lungo verso sud, fino ad arrivare vicino a Toliara, grande città da cui prenderemo il traghetto per Anakao, dove trascorreremo altri due giorni di mare. Ma abbiamo deciso di fare con calma e ci godiamo un’ultima passeggiata sulla spiaggia e la colazione in terrazza (oggi a buffet perché ci sono molti ospiti). Verso le 10 partiamo e per le 12 siamo ad Ambatomillo****: facciamo sosta al Resort Shangri-la per il pranzo, affacciato su una grandissima spiaggia paradisiaca con acqua di tutte le sfumature di azzurro. Mangio uno spaghetto ai frutti di mare e Eva una zuppetta e ripartiamo alle 13:30. Anche questo luogo è davvero magnifico (era infatti un altro dei possibili candidati per passarvi qualche giorno) anche se il Laguna Blu di Andavadoaka è ancora più particolare e curato. Questo tratto di strada è davvero bellissimo perché si vede quasi sempre il mare che affianca la pista sabbiosa che percorriamo. Rischiamo di bloccarci nella sabbia un paio di volte ma finalmente arriviamo alla fine del tratto di pista: è l’ultimo tratto non asfaltato (eccetto qualche deviazione secondaria) che faremo nel nostro itinerario. Alle 17 circa arriviamo all’hotel Solidaire di Mangily (34 euro la doppia), nei pressi di Ifaty, che abbiamo scelto perché meno caotica di Toliara. Siamo gli unici ospiti dell’hotel, che è un po’ rustico anche se carino, con una bella piscina dove facciamo un bagno prima della doccia e di andare a cena. Io mangio il classico pesce arrosto mentre Eva sceglie un calamaro all’aglio per 80.000 ariary totali. Andiamo a letto presto ma la notte si rivelerà difficile a causa di una vicina discoteca con musica molto alta fino a tardi e i numerosi galli in giardino. Complessivamente non consigliamo l’hotel.

Giorno 13 – da Ifaty a Anakao. Mare a Anakao

Sveglia alle 7 e semplice colazione in hotel (20.000 ariary a persona). Alle 8:10 partiamo per Toliara per prendere il motoscafo di Anakao Express delle 9:30, i cui biglietti erano già stati prenotati dal nostro driver nei giorni precedenti (150.000 ariary a testa – circa 30 euro – per andata e ritorno). Arriviamo al punto di imbarco, ritiriamo i nostri biglietti e quindi dobbiamo attraversare un lungo tratto melmoso su dei cassoni trainati da un piccolo trattore o, in alcuni casi, da zebù. Il traghetto è in realtà un motoscafo, comunque potente, che in circa un’ora arriva ad Anakao, dove si ferma ai principali hotel: Anakao è su una penisola ma arrivare qui via terra è lungo, complicato e un po’ pericoloso, quindi la soluzione via mare è assolutamente consigliata. Arriviamo all’hotel Peter Pan alle 11 circa, accolti da Dario, un italiano decisamente alternativo che ha sposato una locale e vive qui da anni in un posto piuttosto hippy con sistemazioni di tutti i tipi. Noi avevamo prenotato un bungalow in giardino perché sistemazioni migliori erano tutte occupate: spendiamo solo 20 euro a notte, ma non c’è acqua calda e sicuramente la sistemazione è piuttosto rustica. Avremmo speso volentieri qualcosa di più per una sistemazione migliore, anche se il posto è piacevole e alla mano. Passiamo la prima giornata ad Anakao**** in spiaggia, con lunghe passeggiate molto piacevoli. Pranziamo al ristorante del Peter Pan con filetto di marlin al pepe verde per me e spaghetti al granchio per Eva, per 92.000 ariary in totale. Nel pomeriggio cerchiamo di trovare una buona soluzione per l’escursione dell’indomani per fare snorkeling, visitare il poco distante isolotto di Nosy Ve e vedere le balene. La propongono tutti ma i prezzi degli hotel sono molto più cari di quelli della comunità locale. Infine, ci godiamo un bel tramonto dalla spiaggia. Cena ancora al Peter Pan con spaghetti ai frutti di mare per me e filetto di pesce alla vaniglia per Eva, con un dessert di gelato alla vaniglia. Con una birra spendiamo 122.000 ariary in tutto.

Giorno 14 – mare a Anakao

Colazione minimal in hotel: tè o caffè e pane con marmellata o uova. Alle 8 abbiamo appuntamento con Rissa, un giovane pescatore con cui abbiamo concordato l’escursione****: 100.000 ariary a testa per balene, snorkeling e visita dell’isola, con pranzo compreso. A questo va aggiunta la tassa di ingresso sull’isola (mi pare 25.000 ariary). Il giro in barca dura oltre due ore, con molti avvistamenti di balene. Quando vengono individuate spesso con altre barche ci mettiamo a seguirle così che tendono a farsi vedere. Poco dopo le 10:30 siamo sull’isola di Nosy Ve, dove ci verrà preparato il pranzo: siamo liberi e decidiamo di fare il giro dell’intera isola. Ci sono bellissimi panorami e acqua incredibilmente trasparente, con pochissimi turisti: impieghiamo circa un’ora a fare l’intero giro, dopodiché facciamo un bagno e mangiamo il pesce che hanno preparato per noi con riso e una salsetta di pomodoro. Molto semplice ma buono. Dopo pranzo riposiamo un po’ e quindi verso le 13 facciamo la nostra escursione di snorkeling, con Rissa che si tuffa con noi. Finalmente qui vediamo tanti pesci coloratissimi, mentre nel resto della vacanza non ne avevamo visti molti. Facciamo un bagno di circa 30-40 minuti dopo di che siamo riaccompagnati in hotel. Complessivamente una bella esperienza, con Rissa abbiamo scambiato i contatti e sinceramente crediamo che il prezzo degli hotel (ci avevano chiesto circa il doppio) non sia giustificato. Trascorriamo il pomeriggio con relax in spiaggia e dopo una doccia rigenerante andiamo a cena a un ristorante locale che ci aveva sponsorizzato l’aragosta: spendiamo 100.000 ariary in due (circa 20 euro), con qualità medio-bassa (e non poteva essere altrimenti). Comunque non ci sentiamo male e questo era la cosa più importante.

Giorno 15 – da Anakao a Ranohira (Parco dell’Isalo)

Oggi abbandoneremo la costa per iniziare il lungo percorso verso l’interno e alcuni dei principali parchi nazionali del paese. Sveglia alle 6:40, semplice colazione in hotel alle 7 e barca che ci viene a prendere alle 7:50. Alle 9:30 circa siamo a Toliara sulla terraferma, recuperati da Joro. Facciamo una breve sosta in un supermarket (il primo che vediamo dal primo giorno!) per la spesa per il pranzo e per i prossimi giorni. Alle 10 siamo in partenza e iniziamo a percorrere la RN7, asfaltata ma con molte buche. Sosta pranzo verso le 13:15 sotto l’ombra di un tamarindo con pane e formaggio. Attraversiamo la cittadina di Samaraha, famosa per la vendita delle gemme, e Ilakaka, dove ci sono una miniera e la rivendita di zaffiri. Le due cittadine ci appaiono piuttosto anonime. Alle 15:40 ci fermiamo davanti alla formazione rocciosa della Regina di Isalo***, raffigurata sulla banconota da 5.000 ariary, dopo 5h e 20 minuti di strada da Toliara (soste escluse). Per le 16 siamo al Satrana Lodge (129 euro per due notti), bellissimo hotel con vista panoramica, piscina e ristorante di livello, che abbiamo deciso di concederci per questi due giorni, dove siamo accolti con un succo di cactus di benvenuto! Alle 16:35 ci troviamo con Joro che ci porta alla famosa Finestra dell’Isalo***, a circa 15 minuti dall’hotel. Qui c’è una fenditura nella roccia da cui si può inquadrare il sole che tramonta, sempre che riusciate a farvi largo tra la folla di gente presente. Apprezziamo maggiormente il breve giro che compiamo nei dintorni, con il paesaggio roccioso che ricorda vagamente il Grand Canyon. Rientriamo in hotel per una meritata doccia e poi andiamo a cena nel pretenzioso ristorante dove mangiamo un piatto a base di zebù (Eva) e agnello (io). Per la prima volta nel viaggio ci concediamo anche una bottiglia di vino rosso sudafricano, pagato 80.000 ariary (16 euro). Un dolce al cioccolato e un piatto di formaggi concludono il pasto per un conto finale (vino escluso) di 106.000 ariary in due: il ristorante ha qualche caduta di stile ma è comunque curato e i piatti di buon livello.

Giorno 16 – Ranohira: Parco dell’Isalo

Oggi è la giornata che dedicheremo al famosissimo Parco dell’Isalo****, primo parco nazionale costituito in Madagascar e anche il più frequentato. Sveglia alle 6:15, colazione a buffet (27.000 ariary a persona) un po’ confusionaria al ristorante dell’hotel e partenza alle 7:15 in direzione di Ranohira, la cittadina, distante circa 20 minuti, dove si trova il Centro Visitatori del Parco. Qui ci incontriamo con Raby, guida parlante italiano contattata dal nostro autista e facciamo i biglietti: in due per ingressi e un giro abbastanza classico spendiamo 300.000 ariary, circa 60 euro. Partiamo alle 8 circa: facciamo una breve e semplice salita dove vediamo delle tombe tipiche delle tribù locali; quindi arriviamo al massiccio centrale su un altopiano con dei bellissimi viewpoint. Da qui arriviamo facilmente con un percorso prevalentemente in piano alla Piscina Naturale, con acqua chiarissima. Decidiamo di non fare il bagno perché è ancora presto. Quindi iniziamo la discesa verso l’accampamento principale dove le guide sono già intente a cucinare il pasto per i turisti, consistente in spiedini di zebù. La zona è letteralmente piena di lemuri catta (quelli con la coda ad anelli) che sono attirati dal cibo e a cui si possono fare facilmente foto. Noi abbiamo deciso di non pranzare qui avendo i nostri panini e quindi, essendo ancora presto per pranzare, decidiamo di proseguire verso la Piscina Blu e quella Nera, quest’ultima molto profonda (da cui il nome). Facciamo il bagno nella fresca Piscina Blu e quindi mangiamo il nostro panino mentre ci asciughiamo. Da qui torniamo all’accampamento e poi a un parcheggio dove ci aspetta Joro. Concludiamo l’itinerario per le 14:30: è l’itinerario più gettonato ma partendo presto non c’è tantissima gente. La parte più bella a mio avviso è quella dell’altopiano centrale da dove si apprezza l’immensità del luogo. Rientriamo in hotel per le 15 e ci concediamo un bagno nella bella piscina prima di cena. Ceniamo con pollo (Eva) e un piatto tipico malgascio io, fatto con carne di zebù cotta per molto tempo con varie spezie. Lo trovo decisamente buono. Concludiamo il pasto con un crumble di banana e il solito piatto di assaggi di formaggi.

Giorno 17 – Ranohira, Riserva di Anja, Ambalavao, Fianarantsoa, Ranomafana

Oggi giornata di spostamento verso Ranomafana con alcuni interessanti stop intermedi. Colazione in hotel e partenza alle 7:15. Siamo sugli altopiani, con paesaggi diversissimi dai precedenti. Alle 11:15 siamo alla Riserva di Anja***, gestita autonomamente dalla comunità locale. Si possono fare itinerari di diversa lunghezza, di cui uno che arriva anche a un punto panoramico. Noi purtroppo siamo un po’ stretti con i tempi e ci limitiamo a quello di un’ora e mezza, in realtà molto semplice, che ci permette di vedere numerosi camaleonti e lemuri catta, gli unici presenti in questo parco. Costo 120.000 ariary in due. Pranziamo al ristorante della riserva con spiedini di zebù per 62.000 ariary in due, dopodiché facciamo un breve spostamento fino ad Ambalavao, dove Joro ci aveva consigliato di fare una sosta al Soalandy Atelier** per assistere al processo di produzione della seta. Ero sinceramente scettico su questa sosta, che mi pareva molto turistica, invece si è dimostrata piacevole: un’addetta ci ha fatto fare un rapido giro, in cui ci ha fatto vedere come distinguere la seta lavorata industrialmente e quella lavorata a mano. Il giro è durato circa 15 minuti, ci sono stati quindi mostrati alcuni prodotti senza alcuna pressione ad acquistarli, quindi abbiamo lasciato una piccola mancia e ci siamo salutati cordialmente. Ci rimettiamo quindi in macchina in direzione di Fianarantsoa**, distante due ore circa. Facciamo un breve stop al punto panoramico che sovrasta la città, dove si ritrovano le coppiette e i ragazzini locali, che subito ci assaltano. Facciamo una breve sosta alla Cattedrale di Ambozontany, rappresentata sulla banconota da 100 ariary, quindi facciamo una piccola spesa in un supermarket subito fuori da uno stadio dove è in corso una partita di calcio. Quindi ripartiamo per Ranomafana, dove arriviamo dopo circa un’ora e mezza con una deviazione rispetto alla strada principale. Abbiamo appuntamento con una guida alle 18 circa in un punto esterno al parco per la famosa visita notturna** (35.000 ariary a testa). La guida al calar del sole ci accompagna lungo la strada che costeggia il parco nazionale, mostrandoci un microcebo rosso-grigio (piccolissimo lemure notturno) e molti camaleonti. Visita particolare ma un po’ affollata e col pericolo costante di essere investiti dalle auto di passaggio che vanno a tutta birra. Portatevi vestiti pesanti perché è molto umido, trovandosi in piena foresta pluviale. Diamo uno strappo in auto alla guida (che aveva fatto circa 10km a piedi per venire da noi!) e per le 19:30 siamo a Ranomafana al Le Grenat Hotel (100.000 ariary la doppia), che sembra un motel americano. Molto semplice ma passabile, con un ristorante con molte opzioni. Ceniamo con bistecca di zebù io e cotolette di maiale per Eva: senza infamia e senza lode, con spesa complessiva di 60.000 ariary totali.

Giorno 18 – Parco di Ranomafana, trasferimento a Antsirabe

Oggi è l’ultimo giorno “di visite”: facciamo colazione in hotel e ci trasferiamo al parco di Ranomafana dopo una breve sosta ad una cascata. Solita trafila di biglietto, permessi e guida obbligatoria per una spesa totale di 230.000 ariary in due. Iniziamo alle 8:10 e ci addentriamo nell’umidissima foresta. Vediamo subito un geco-foglia e poi proseguiamo. Eva però inizia a non stare bene. Dopo circa 40 minuti arriva un collaboratore della guida che ci dice di affrettarci: è stato individuato un esemplare del famoso lemure dorato! Lo vediamo, solitario, che si muove alto tra i rami. Purtroppo Eva però sta sempre peggio, colta da crampi lancinanti e decidiamo che la cosa migliore è tornare indietro. Il ritorno sarà impegnativo perché Eva non sta affatto bene e, nonostante il dispiacere, capiamo anche di essere stati fortunati a non avere avuto problemi finora. Eva si riprende un po’ e alle 10:10 partiamo in auto verso Antsirabe. Facciamo una sosta a una nuova cascata, questa rappresentata sulla banconota da 5.000 ariary. Pranziamo con dei panini lungo la strada, che anche oggi è lunga. Verso le 17 arriviamo all’hotel Anis Etoilé di Antsirabe (153.000 ariary per una doppia molto grande), vicino al centro. Dato che Eva sta meglio decidiamo di fare un giro per il centro di Antsirabe** prima di cena. Vediamo la stazione ferroviaria (in disuso) e il monumento delle tribù del Madagascar (Fahaleovantena) e proseguiamo per la chiesa di Notre Dame de la Salette fin ad arrivare sulle sponde del lago Rano-Maimbo dove vediamo il tramonto. Onestamente niente di quello che vediamo è imperdibile, ma facciamo ugualmente volentieri due passi dopo tanta auto per visitare per la prima volta una città malgascia, tra l’altro situata a circa 1500 metri di quota. Ceniamo in hotel e io concludo la vacanza con un altro piatto malgascio, chiamato Hen’omby Mafilotra e costituito da spezzatino di zebù con spezie accompagnato da riso, cipolla e pomodori: buono! Eva opta, dopo i problemi della mattina, per un più semplice hamburger, anche questo di zebù ovviamente. Con una birra e una mousse al cioccolato di dolce spendiamo 67.000 ariary in due.

Giorno 19 – da Antsirabe ad Antananarivo e volo di ritorno

Oggi solo spostamento in direzione aeroporto di Tana. Partiamo alle 7 da Antsirabe senza nemmeno fare colazione. Ripercorriamo in senso inverso il tragitto già fatto il primo giorno. Eva lungo la strada acquista un bel cappello di rafia per circa 3 euro! Alle 12 arriviamo in aeroporto: incrociamo anche Francis che ci ha portato delle bacche di vaniglia di produzione locale, che Eva cercava per fare dolci e che costano un decimo del prezzo che pagheremmo in Europa. Salutiamo con affetto Joro a cui lasciamo una buona mancia e gli facciamo i migliori auguri per il suo futuro e quello del suo paese. Neanche un mese dopo si verificheranno proteste e rivolte della popolazione contro il governo, soprattutto per la sistematica carenza di energia elettrica e acqua potabile: il Madagascar deve crescere ancora molto sotto questo aspetto. Mangiamo qualcosa nel piccolo aeroporto e alle 14:50 prendiamo il volo di Ethiopian Airlines per Addis Abeba.

Giorno 20 – rientro a casa

Lungo scalo in aeroporto, uno dei più moderni e grandi di tutta l’Africa. Alle 00:15 abbiamo il secondo volo che ci porta a Milano Malpensa alle 7:20 (un’ora indietro causa fuso), con circa 40 minuti di ritardo rispetto al previsto. Da qui chiamiamo la navetta del parcheggio, recuperiamo l’auto e ci mettiamo in marcia per la Toscana, arrivando infine a Pisa per le 11:20 circa.

Conclusioni sul nostro viaggio in Madagascar

Il Madagascar è un paese splendido, ricco di paesaggi e fauna unici. Serve tempo per apprezzarlo a pieno, perché i tempi di percorrenza sono molto lunghi a causa delle condizioni delle strade. Occorre progettare attentamente l’itinerario per cercare di vedere ciò che interessa con delle tempistiche giuste, ma va messo in conto che ogni viaggio degno di questo nome (e cioè non limitato a fare esclusivamente mare) comporterà necessariamente un buon quantitativo di tempo trascorso in auto. Detto questo, e che sicuramente quindi il Madagascar non è un viaggio facile, noi siamo rimasti rapiti dai suoi colori, dalla genuinità dei suoi abitanti e da ciò che abbiamo visto e il nostro invito non può essere che quello di andarlo a scoprire con i vostri occhi prima che, come già capitato in altri paesi, queste peculiarità non vengano messe a rischio dalla diffusione eccessiva del turismo.

Come sempre, mi sono infine divertito a fare una classifica dei Top e Flop di questa vacanza:

Flop 5:

  1. Le condizioni delle strade
  2. I tempi di spostamento e i conseguenti lunghi viaggio in auto
  3. La difficoltà a prenotare strutture e autisti per i mesi di massima affluenza (luglio e agosto)
  4. L’estrema povertà molto diffusa che talvolta porta un po’ “all’assalto del turista”
  5. Il costo del biglietto aereo, anche comprandolo con molti mesi di anticipo

Top 5:

  1. Viale dei baobab e Tsingy di Bemaraha
  2. Cortesia delle persone
  3. La ricchezza e varietà di flora e fauna
  4. La cucina, varia e di qualità seppur basata su ingredienti semplici
  5. Il basso costo della vita (es. pernottamento e pasti) per noi europei

Per ogni informazione o consiglio potete contattarmi all’indirizzo e-mail ricky.pittis@hotmail.it

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viale_baobab_tramonto

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