Giappone tradizionale e off of the beaten tracks

Il Giappone che tutti conosciamo e quello recondito che non ti aspetti
Scritto da: ENRY70
giappone tradizionale e off of the beaten tracks
Partenza il: 18/04/2014
Ritorno il: 04/05/2014
Viaggiatori: 1
Spesa: 3000 €
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GIAPPONE TRADIZIONALE E “OFF OF THE BEATEN TRACKS”

Ma in Sudafrica la stagione non è quella giusta, dice il mio amico Paco, e allora dove si va? Giappone gli dico! ma no… io voglio un posto bordellaro mi risponde. Ed ecco che colgo la palla al balzo per visitare il Paese del “Sol Levante” dopo anni che lo avevo in testa, complice un tasso di cambio buono: 140 yen=1€. Mi metto subito al lavoro per progettare il viaggio: il risultato è stato un itinerario compresso, tosto ma che ha combinato il Giappone tradizionale con uno sconosciuto e poco battuto su cui mi dilungherò di più con l’obbiettivo di dare dei consigli utili. A questo proposito ringrazio “vespertin” http://turistipercaso.it/giappone/69672/16-giorni-in-giro-per-il-giappone.html che ha pubblicato un resoconto molto ben fatto e da cui ho tratto spunti interessanti.

Questo è il planning completo con indicazione dei costi:

18 aprile: Partenza ed arrivo a Tokyo

19 aprile: Tokyo

20 aprile: Takayama

21 aprile: Shirakawa–go; Ainokura “gasshō-zukuri”

22 aprile: Kanazawa – Kyoto

23-26 aprile: Kyoto-Nara-Uji (piantagione di tè verde)

27 aprile: Hiroshima-Miyajima-Nagasaki

28 aprile: Nagasaki-Tachiarai (museo dei Kamikaze)

29 aprile: Kumano Kodo-Hongù Taisha-Onsen-Kiitanabe

30 aprile: Koyasan

1 maggio: Tokyo

2 maggio: Tokyo

3 maggio: Tokyo

4 maggio: Rientro in Italia

Costo volo: Airchina da mxp-tokyo, 627€

Assicurazione worldnomads: 43€ due settimane 12€ per estensione tre giorni forse conviene quella 3 weeks.

Alberghi

Tokyo: Newtouhoku.jp/, 12700yen due notti. Davvero comodo, vicino a Ueno station Keisei skyliner dall’aeroporto di Narita. All’uscita della Keisei, andate a sx, dopo 50 metri passate sotto il ponte della stazione JR, prendete il passaggio pedonale sopraelevato e dirigetevi verso dx, vedrete in fondo ad una via un grattacielo con l’insegna “Sankyo” e Hawei”, raggiungetelo, poi andate a sx e subito prendete la via sulla dx, lì c’è hotel, ottimo soprattutto se arrivate tardi la sera perché Ueno è la prima stazione che trovate arrivando da Narita con Keisei o JRP.

Takayama: Temple Inn Zenko.ji 3000yen a notte, bel tempio, posto a circa 10 minuti a piedi sulla dx, usciti dalla stazione. Bagni in comune ma stanze in camere stile tradizionale. Wifi disponibile.

Kanazawa: Dormy Inn Kanazawa; 6400yen a notte, ottimo albergo, spalle alla stazione è circa 100 metri sulla sx.

Kyoto: APA Hotel Kyoto-Eki-Horikawadori; 31000 yen 4 notti, incluso 12000 per il sabato notte. Usciti dalla central station dirigetevi a sx, circa 400 metri, è sulla sx, prima di un’arteria trafficata.

Nagasaki: Nagasaki City Hotel Annex 3, 6300yen, perfetto perchè vicino all’atomic bomb, ma caro e stanze sulla strada principale. Per raggiungerlo, usciti da URAKAMI station, andate a sx, camminate circa 15 minuti a piedi, al termine della strada che curva a sx, di fronte al centro commerciale lì c’è l’hotel.

Osaka Tennoji: capsula hotel, eccellente 3600yen, ci sono finito perché ho avuto contrattempo

Kiitanabe: Miyoshiya Ryokan, 3000yen, bel Ryokan, docce in comune ma vicino alla stazione, sulla sx circa 5 minuti a piedi, dopo un parcheggio, sulla dx della strada, non ha insegne grandi ma solo un cartello sulla porta. Il figlio del titolare è fluente in Inglese

Koyasan: Sekisho-in, 10800 una notte inclusa colazione e cena. Per arrivarci, una volta usciti dalla cable car vi danno dettaglio di autobus e fermata.

Tokyo: Hotel Vintage Shinjuku; 21900yen tre notti, circa 15 minuti a piedi a nord dalla stazione di Shinjuku, ai margini di Kabukicho. Albergo nuovo, non love hotel!

Tasso di cambio ufficiale: 140 yen=1euro

Alcuni siti utili alla pianificazione:

Http://www.hyperdia.com/en/ per pianificare i trasporti ferroviari, fondamentale ed irrinunciabile

ente ufficiale, ci sono link utili

Http://www.japanican.com/en/: alberghi

Http://www.booking.com/: alberghi

Http://www.jnto.go.jp/

Http://www.marcotogni.it/articoli/giappone

Japan rail pass: obbligatorio se viaggiate per il Paese, pagato 309€ presso: http://giappone.hisitaly.com/japan_rail_pass.php

Sul JRP due consigli: il primo è che dovete scrivere su esso il vostro recapito telefonico/e-mail, in caso di smarrimento sanno come contattarvi… il secondo è che permette di viaggiare da Narita Aeroporto, ma attivarlo la sera tardi vi farebbe perdere un giorno.

Spesa totale: oltre 2000€ tutto incluso, anche i 280 di souvenir… autentica iattura per il budget…

19 APRILE: ARRIVO A TOKYO

Il volo da Pechino aveva un’ora di ritardo ed ero preoccupato dall’evenienza di perdere l’ultimo treno per la città, previsto alle 22,30. Fortunatamente le formalità all’arrivo sono molto semplici e veloci, in 15 minuti ero già sullo Skiliner 2400 Y, nonostante alla dogana mi avessero trattenuto ben 5 minuti perchè in arrivo dalla China, paese a “rischio”. L’impatto con Tokyo è stato sullo stile Blade Runner: emerso dalla stazione di Ueno, mi accolgono una pioggia gelida e 10 gradi, frotte di teen agers (era sabato notte) che scorrazzano in mezzo a grattacieli fasciati da megavideo pubblicitari..impiego due minuti per rifasarmi, complice il jet-lag.

Arrivo all’hotel e mi infilo a letto non prima aver postato dei selfie con i quali narrerò il mio trip day by day…

20 APRILE: GIRADINI IMPERIALI-MARONOUCHI-SHIBUYA-SHINJUKU

Sveglia alle 8, colazione a Ueno station da Starbucks e vado a visitare i giardini esterni del palazzo Imperiale. Peccato per le nuvole, ma sono carini, da lì vado a visitare il Museo Nazionale, ma come apprenderò in ogni museo storico i Gaijin (stranieri) sono pregati gentilmente di farsi i fatti propri, grazie alle spiegazioni solo in giapponese…Terminata la vista delle foto, soprattutto della seconda guerra mondiale, mi dirigo verso Maronouchi, un quartiere moderno che visito grazie allo shuttle gratuito.

Continuo la conoscenza con la modernità a Shibuya: già dentro la stazione si è sopraelevati per vedere il crossing più trafficato al mondo. E’ pazzesco, postato il video su fb subito 40 commenti… Il quartiere offre molto in termini di shopping ed entro nell’edificio 109: mi è piaciuto moltissimo, centinaia di teen agers che vagano in gruppi alla ricerca dell’ultimo articolo trendy fra musica ad alto volume e commesse alla moda. Uscito mi inoltro a nord verso la Takeshita dori, altra strada cult dei teenagers, passando sul ponte della metro Harajuku cerco le cos play, purtroppo non pervenute. La via è una fiumana inarrestabile di consumatori, con negozietti assurdi per teen-agers, ma merita. Dopo un giro per il quartiere visito lo Yojogi park, impressionante per la vegetazione voluta dalla Imperatrice dell’epoca anni ‘20. Al ritorno verso Shibuya transito per la glamour Omote-sando, lusso ma che a Tokyo a me non interessa. Cena con 1200 y e poi letto.

21 APRILE: TAKAYAMA – HIDA NO SATO

Sveglia alle 7, a Ueno alle 7,45 dove prendo la Yamanote, inclusa nel JRP, per la Central Tokyo. A bordo dello Shinkansen, giungo a Nagoya, dove c’è anche la Toyota city con visita (avessi avuto tempo!). Cambio treno e il panorama di cemento comincia a cambiare, appaiono case e giardini zen, molto verde e qualche meraviglioso ciliegio in fiore, dovuto all’altura. In genere Sakura (fioritura dei ciliegi) comincia a fine marzo e vedendo le immagini credevo fosse una stupidaggine nipponica: la vista è emozionante, sembra una visione fosforescente. All’uscita della stazione di Takayama mi imbatto nel tourst office, prendo la mappa ed a sinistra vado a comprare i ticket per il viaggio a Shirakawa-go (alcuni bus occorre prenotarli) ed acquisto il ticket (900 y) per visitare il villaggio di Hida No Sato oggi stesso. Il viaggio dura 15 minuti, e le case qui riprodotte sono state trasportate dalle zone circostanti. I Gassho Zukuri sono caratteristici delle alpi giapponesi e qui è possibile visitarli anche se non abitati, ma rendono un’idea del Giappone rurale ora praticamente scomparso. Sono costruzioni di legno, con tetto spesso anche un metro ed il loro nome ricorda le mani giunte in preghiera perché spiovente. Al rientro finisco nel girone dantesco dell’acquisto dei souvenirs nel centro storico di Takayama: inevitabile. Il quartiere è ricco di edifici storici con fabbriche di sakè e delle bambole di Takayama (Sarubobo) che compro per mia cognata. Trascorro la notte nell’ottimo tempio dettagliato più sopra.

22 APRILE: SHIRAKAWA GO- AINOKURA- KANAZAWA

Complice il jet lag che comincia a presentare il conto, alle 6 sono già sveglio. Colazione nel lillipuziano bar di fronte al tempio: esperienza da fare, tutto mignon, i tavoli, gli avventori che mi salutano quando esco, i proprietari, imperdibile! Dato l’orario decido di vedere il mercato all’aperto, sconsigliato da altri viaggiatori: quelli dell’unione sovietica post crollo del comunismo erano più riforniti… Prendo il bus delle 7,50 (prenotazione obbligatoria per questo http://www.nouhibus.co.jp/english/shirakawago_kanazawa.html) per Shiragawa-go perché avevo programmato di spezzare il viaggio verso Kanazawa in due, anche se più costoso rispetto a fare un biglietto diretto (Tak-Shi 2470 + Shi – Kan 1850—–Tak – Kan diretto 3390) ma ne valeva davvero la pena! Arrivo alle 8,40 e mi godo quasi in solitudine questo bel villaggio pieno di Gassho-Zukuri che, a differenza di di Hido no sato, sono abitati. Ma non mi accontento ed alle 10,35 a Ogimachi prendo il bus per Ainokura che è sotto il patrimonio dell’Unesco (http://www.japan-guide.com/bus/gokayama.html).

La stazione di Ogimachi Jina è 100 metri in linea d’aria da quella di Shirakawa-go Sesogeti; lo segnalo perché queste due fermate potrebbero creare confusione in quanto alcuni bus fermano in una solo delle due località (in realtà ad Ogimachi ci sono tre fermate). Dove ho preso il bus è, attraversato il ponte da Sesogeti, sulla dx della via principale. A Sesogeti esistono dei funzionali lockers per circa 400Y. Tornando alla mia avventura off of the beaten tracks, Ainokura è un villaggio dove le gassho-zukuri non sono stati trasportati da altre località e dove vale la pena fermarsi a dormire, soprattutto se si è in coppia, anche se costa 12.000 y a notte, ammesso si trovi posto. Arrivato dopo un’ora e mezza di bus (1200 y) faccio cinque minuti a piedi su un salitone prima di scorgere il sito patrimonio dell’umanità. Le foto son molto particolari mannaggia per le nuvole, nel centro del paese mangio dell’ottima tempura nostrana, anche qui i tavoli sono lillipuziani, ma la qualità è alta. Essendo un luogo poco battuto dai turisti stranieri attraggo la curiosità dei nippo, locali e non, che mi istruiscono come mangiare le singole pietanze… mi è sembrato tornare indietro nel tempo, davvero se avete tempo e trovate disponibilità fermatevi a dormire in queste case uniche, mangiando per terra con la famiglia che non parla inglese…le prenotazioni? Provate su Japanican oppure all’ufficio turistico di Shirakawa go. Trascorse tre ore in questo incantevole posto prendo il bus delle 13,48 (ci sono due compagnie che servono Shirakawa con Ainokura) torno alla base e vado sul punto panoramico dopo circa 15 minuti a piedi. Tornato in paese brucio altri quattrini in souvenirs (i Mino Washi) che sono dei fogli di carta fatta a mano che mi hanno fatto fare una gran figura alle amiche cui li ho regalati… Finito prima del previsto il mio tour,chiedo al tourist office di anticipare il viaggio per Kanazawa: concesso, ed alle 16,25 parto per Kanazawa dove arrivo alle 18,30. Dalla stazione centrale all’albergo sono circa 5 minuti sulla sx. Lì mi sparo un bell’onsen ed un massaggio per 2.000 y. Cena in un delizioso ristorante in un edificio dietro all’albergo per 3200y e poi letto.

23 APRILE: KANAZAWA- KENROKU-EN- KYOTO

Sveglia alle 7, prendo il bus numero 3 dal terminal direzione Kenroku-en. Il parco ti lascia a bocca aperta, soprattutto il laghetto all’inizio, i suoi alberi curati e l’atmosfera di equilibrio. Meglio la mattina presto quando i turisti sono pochi. Al rientro passo da Omicho market, i mercati giapponesi sono un susseguirsi di piccoli negozietti di cibo… dove un melone costa l’astronomica cifra di 30 €! Sembra che la forma renda il frutto così costoso. Preso il treno arrivo a Kyoto: la stazione è mastodontica, ricorda l’Arcadia di Capitan Harlock, vetro e acciaio in armonia, vederla da dentro e fuori è impressionante. All’uscita mi dirigo a sx per 400m sino all’albergo, lascio i bagagli e seguo il consiglio della LP di mangiare sull’11Floor presso i ristoranti della stazione: ottimi. Sceso in basso faccio sosta al tourist office e leggendo dei depliant scopro che è possibile cenare e assistere ad uno spettacolo con “Geishe”; preso dall’euforia chiedo all’hostess di prenotare: voce del verbo 18.000 Y! Sono in vacanza e me ne frego, questa è un’opportunità per scavare nella cultura Japan, al di là dei sorrisi e degli inchini. Purtroppo (o per fortuna) la cena è già esaurita allora riservo per la sera dopo all’hotel Kokusay Hotel in fronte del Nijo-jo castle, bus 9 dall’albergo. Prenotata la serata, prendo il treno locale per Nara e scendo a Inari Fushima, dove subito appare il maestoso Tori. La salita sul tempio è adornata da migliaia Tori color vermiglio cui il sole delle quattro conferisce un qualcosa di mistico…al ritorno scatto diecine di foto. Ripreso il treno scendo alla central e mi dirigo a piedi verso il centro, lungo il viale principale alla ricerca del quartiere Gion: attenzione, a Kyoto le distanze indicate sulla mappa sono mooooolto più lunghe di quello che sembrano… vi suggerisco di prendere dei mezzi perchè ciò che appare raggiungibile in un quarto d’ora moltiplicatelo per quattro! Lungo la strada mi butto in una viuzza laterale e mi perdo per poi sbucare in Kawaramachi, con i portici, tutta iluminata, fantastica, mi innamoro di questa città così antica e moderna allo stesso tempo. Attraversato il ponte mi perdo di nuovo per le vie ma con una famiglia di americani ritroviamo il baricentro ed incontriamo una Geisha: sono onesto, mi sono emozionato, uno dei simboli della cultura Giapponese, di fronte a noi, chiediamo il permesso di fotografarla… accanto a lei mi sono fatto piccolo piccolo, in atteggiamento riverente. Trascorro ancora 30 minuti e poi rientro in hotel con il bus, prima di collassare, visto che da 4 giorni mi sveglio alle 7 e cammino 12h al giorno…

24 aprile: Nara

Questa mattina indugio un pò a letto, ma alle 8 sono già nel tempio Higashi Honagn-Ji, a 15 minuti a piedi dall’albergo: maestoso, anche se sotto riparazione, poi mi reco al Nishi Hongan – ji che merita una visita anch’esso ed alle 10 prendo il treno per Nara, dove arrivo alle 10,20. Anche qui le distanze sono micidiali, vi consiglio di noleggiare le biciclette, sulla sx all’uscita dalla stazione. Visito la Pagoda a cinque piani del Kofuku-ji, il Nanen-do e il Hokuen-do, fra i tre la pagoda mi ha impressionato di più, proseguo poi Nigatsu-do e pei il Sangatsu-do, ma il sito più teatrale è il Todai-ji il cui ingresso è controllato da due guerrieri di legno che sembrano in procinto di prendere vita! Il Daibutsu-den contiene una statua di Buddha gigantesca con dietro altri due guardiani minori, visitatelo. Sulla via del ritorno mi fermo in un negozio di souvenir dove c’è una meravigliosa katana. Ancora adesso mi arrovello il cervello se comprarla o meno tanto era bella. Insalata veloce, acquisto della frutta secca ad un prezzo esoso e giungo alla Japan rail station: e qui accade quello che mi ronzava nella testa sin dal mio arrivo. A forza di tirare fuori dalla zaino cartine, maglioni ed acqua ho perso il mio JRP! Al tourist office suggeriscono di andare alla polizia quando all’impiegata viene un colpo di genio: chiede all’uscita del controllo dei biglietti… lo avevano loro…..botta di fortuna. Il JRP non è rimborsabile ed avrei speso un patrimonio per il restante viaggio. Dopo l’accaduto porterò il ticket sempre nella tasca davanti ma voi ricordatevi di scrivere su esso un vostro recapito in caso di smarrimento. Durante il viaggio di ritorno verso Kyoto alla stazione del paesino di Uji salgono sul treno due ragazzi olandesi con borse verdi..”Di che si tratta?” mi raccontano che ad Uji esistono delle piantagioni di Tè verde fra le più importanti del Giappone e ci sono diecine di negozi e loro avevano visitato una piantagione con la proprietaria di cui vi dirò in seguito.

In albergo mi preparo per la serata: DINNER WITH A MAIKO (GEISHA), once in a lifetime. Mi preparo tutto a puntino, doccia barba lenti a contatto e camicia bella. Dall’albergo prendo il bus 9 sino al Kokusay Hotel, di fronte al Nijo-jo Castle. La receptionist aveva consigliato di giungere alle 18,30 prima dell’inizio previsto alle 19.00, questo per prendere foto e familiarità con la serata. Alle 18.00 sono già lì, nel ristorante “Azalea” e la cameriera di informa che sarò l’unico turista della serata! Dato l’anticipo esco dall’hotel per veder da fuori il Nijo-jo castle che al tramonto ha un suo fascino. Sulla porta d’ingresso dell’hotel poi, si ferma una macchina da cui escono due Geisha che credevo fossero per lo spettacolo, ma una entra e l’altra apre la portiera posteriore ed attende… che il suo cliente uscisse! Un uomo sui 60-65 anni, che è accompagnato da una geisha al lavoro, lo segue dietro e poi cenano insieme nello stesso mio ristorante. In attesa dell’inizio serata faccio un giro dentro l’hotel e vedo che la mia Geisha” si sta truccando allo specchio portatile. Mi siedo al tavolo e la cameriera, molto fluente in inglese e molto carina mi presenta Tekocho, la Maiko. Le ragazze fra i 15 e venti anni che fanno apprendistato si chiamano Maiko, se desiderano continuare la loro vita professionale diventeranno Geisha. La loro storia ha radici nella cultura giapponese che relegava le donne a ruoli di casa e di ignoranza, le Geishe erano coloro le quali studiavano e mantenevano la cultura e le tradizioni ed erano a disposizione di uomini che chiedevano qualcosa di più da una compagnia femminile. Oggi intrattengono gli ospiti, cantando, ballando e conversando… Le faccio le classiche domande da turista, per il tramite della cameriera:

-Perché questa scelta: per mantenere vive le tradizioni del suo paese

-Come è la sua giornata? Sveglia alle 9, make up per un’ora e mezza, e comincia a lavorare alle 18.00 a volte fino alle due di notte.

– Si è mai innamorata? No, è sempre piena di lavoro e non le è permesso, cosi come possedere un cellulare!

– Ha mai viaggiato? No ha solo 5 giorni di ferie all’anno.

Le faccio un complimento e lei sorride coprendosi la bocca, incredibile…

Finita le domande va a prepararsi x le due danze che offrirà alla sua audience. Dopo le danze mi invita sul palco per un semplice gioco di intrattenimento e si congeda con la striscia di carta con sopra scritto il suo nome la foto scattata dalla cameriera insieme a lei…

Grandissima serata, mi sono innamorato e tutti i miei amici sono invidiosi delle foto su facebook!

Costo: 6100yen la cena (di alto livello) con birra: è un’esperienza unica, se vi capita vivetela!

25 APRILE: ARASHIYAMA (BAMBOO GROVE)-KINKAKU-JI- RYOAN-JINANZEN-JI- SENTIERO DEL FILOSOFO- GINKAKU-JI

La stanchezza si accentua, sveglia alle 8,30. Dopo colazione prendo il treno JR ed arrivo alla foresta di bambù ad Arashiyama. Il posto è mistico ma le scolaresche, l’asfalto del percorso ed il libero accesso dei taxi mi lasciano perplesso. Il gito è gratuito, all’uscita dalla stazione prendete il viottolo a dx, in cima alla strada prendete sx 400metri e sulla dx salite sul sentiero. Ho seguito il consiglio LP di esplorare la zona nord: ne vale la pena, con belle passeggiate nel verde che in altre parti latita. Tornato nella via principale attendo il 59 per andare nella zona Kyoto nord est. Alla fermata, con l’autobus 11 in ritardo!, faccio amicizia con una coppia di italiani e mi convincono di andare a visitare il Ryoan-ji, con le sue 14 rocce, anche il giardino merita una visita. Dalla foresta di Bambù, prendete l’11 fino al terminal Yonogal poi il 59 e scendete alla 7° fermata. Il costo d’ingresso, incluso il bel giardino, è la solita cifra comune a tutta Kyoto: 500 yen.

Salutati i ragazzi che condividono la mia opinione circa l’obbligo di comprare un pass giornaliero ed abbandonare l’idea di camminare a piedi fuorviati dalle mappe irrealistiche di Kyoto, riprendo il 59, direzione nord, 5 fermate e visito il Kinkaku-ji ovvero il tempio d’oro che ammiro in tutto il suo splendore grazie al sole brillante! Estasiato riprendo il percorso con i bus direzione est città, per visitare il Nanzen-ji. Dentro il tempio, che vi saluta con un maestoso edificio, vado a vedere quello defilato ma proposto dalla LP: perdita di tempo. Uscito vado all’Eikan-do, che merita, poi percorro il sentiero del filosofo che è affascinante in primavera e termina dal Ginkaku-ji: assolutamente da vedere con il suo spettacolare giardino Zen, soprattutto al tramonto. Stravaccato a riposarmi dopo la giornata, sulle scale del tempio, vengo cacciato dai custodi per la chiusura. Sulla via del ritorno mi fermo a Tozando, lo shop delle armi giapponesi, con prezzi proibitivi sui 40.000y, la kamata per mio nipote può aspettare. Passeggiata a Ponto-cho, cena, albergo e organizzazione della visita alla piantagione del tè verde di domani.

26 Aprile: UJI Piantagione di Tè verde

Sveglia con mooolta calma, 8,30, colazione e primo treno locale (fate attenzione, la linea è per Nara, ma non tutti si fermano a Uji). Quando il treno si ferma ad una stazione chiedo ad un passeggero se fosse la mia e mi risponde di no. Il passeggero era un ragazzo sudafricano di colore, ingegnere e lavoratore da oltre due anni. Mi faccio raccontare la sua esperienze. Dice che l’aspetto formale in azienda è ancora molto forte, il senso di appartenenza al gruppo è fondamentale infatti i più aperti sono pensionati e studenti. Questi ultimi sono molto indirizzati dai loro professori i quali “sorvolano” sulle responsabilità del loro paese nella seconda guerra mondiale: verificherò ad Hiroshima!

Giunto ad Uji, prendo il bus 180, di fronte alla stazione, scendo al capolinea 40 minuti dopo per 450y e vengo accolto da Keiko, con la sua Audi rossa. La sua piantagione è distante dalla strada, ben soleggiata e mi spiega alcune cose: esiste il tè biologico, quello per la raccolta a mano delle tre foglioline in cima alla pianta e quello per consumatori. Il primo raccolto è “Sencha”, fine aprile inizio maggio, poi il Giokuro, più pregiato e dolce perché gli ultimi 20 giorni è protetto dai raggi diretti del sole mediante l’utilizzo di reti ombreggianti. Keiko mi porta inoltre in un museo locale che ripercorre la storia della lavorazione del tè, incluso lo steaming, vapore. Accompagnato al bus Keiko mi regala dell’ottimo tè e mi spiega che lei non ha negozio ma solo internet. Vi lascio sua e-mail, e mi farà piacere se le direte che avrete preso da questo racconto il suo indirizzo! (keiko@hibiki-an.com)

Ritornato ad Uji, mi perdo nel distretto del tè verde e spendo una fortuna per fare i regali. I prezzi variano dai 684y ai 10.000y per il Giokuro, per 100g! Assisto alla cerimonia del tè, che fortunatamente è solo per me, costo 2160y. Il locale è il primo che trovate sulla strada principale arrivando dalla stazione.

Il paesino è davvero “Off of the beaten track”, non segnalato dalla LP e vi piacerà moltissimo anche se non bevitori della preziosa bevanda, come me del resto!

Ps: nel corso della cerimonia ho bevuto circa ½ litro di tè e mi sono addormentato solo alle 5 non riuscendo a spiegarmi il perché… il tipo bevuto era il Matcha, spumoso che vi farà fare un figurone in Italia quando lo preparerete ai vostri amici… (guardate su youtube come si prepara). A Kyoto compio l’ultimo giro al mercato di Nigashi, mi godo sino all’ultimo questa splendida città che ricorderò per sempre… ah la mia Geisha…

27 APRILE: HIROSHIMA-MIYAJIMA-NAGASAKI

Complice la litrata di tè verde ingurgitata non chiudo occhio, poco male, sveglia alle 6 treno alle 7,2 direzione Hiroshima. 9,10 ho già lasciato la valigia nei locker, prendo il tram 2 (oppure anche il 6) ed in 15 minuti sono all’Atomic bomb dome”: semplicemente pazzesco. L’atmosfera è surreale, visito come mio solito tutti i musei con calma cercando di capire se il sudafricano avesse ragione: beh, fra tutte le didascalie solo 2 o 3 accennano a responsabilità nipponiche nel disastro della 2 guerra mondiale, tra le altre cose ho scoperto che circa il 10% delle vittime dell’esplosione erano di nazionalità coreana!

Altra informazione mai svelata circa la scelta del paese target: Giappone o Germania?

Il primo, perché in caso la bomba fosse rimasta inesplosa le mani tedesche erano in grado compiere progressi per la sua costruzione, invece i giapponesi erano più indietro…Il museo è toccante e pure la sala dei bambini. Trascorse le canoniche 5 ore di visita prendo lo stesso tram che mi ha portato lì, il 2, direzione Nishi, per la fermata 19. Scendo e vado alla JR, che trovate a 100metri, indicata da un grosso cartello giallo. Il locale impiega 20 minuti, meno del tram che giunge tuttavia alla medesima destinazione di Miyajima-Guchi

Il terminal dista 5 minuti a piedi e durante le ore di punta la frequenza è ogni 20 minuti, ma se avete il JRP prendete quello gratuito della JR. La traversata dura 10 minuti e se volete godervi al massimo la bellezza dell’isola dovete fasarvi alle maree, diversamente il tempio ed il Tori… non galleggiano!

Visito la splendida pagoda rossa che sovrasta la parte dell’isola mi godo la natura e scatto un sacco di foto del Tori che non galleggia per la bassa marea e poi rientro alla base. Mi rimetto in marcia verso Nagasaki, dove arrivo alla stazione di Nagasaki Urakami, quella più vicina al museo della bomba Atomica. Uscito prendo la sx e dopo circa 800m sono perso: gps non funziona, mappa albergo non pervenuta, app di booking.con manco a parlarne. Fortunatamente una ragazza mi accompagna fin all’albergo, meno di 100 metri… cena al mall di fronte e poi notte nel peggior albergo di tutta la vacanza.

28 APRILE: ATOMIC BOMB NAGASAKI-MUSEO KAMIKAZE TACHIARAI-CAPSULA HOTEL

Sveglia alle 7,30, alle 8,15 sono già sul sito dell’epicentro della bomba. A differenza di Hiroshima, qui è tutto più raccolto e più piccolo. Scorgo la lapide dedicata alle vittime cinesi, posta, pensate un po’, nel lontanissimo 2008… meglio tardi che mai!, nel sito c’è anche alla spiegazione di cosa accadde in quel 9/8/1945: l’obbiettivo numero uno era KUKURA, città a nord di Nagasaki, ma quel giorno era coperta dalle nubi così, dopo il terzo giro l’aereo decise di dirigersi verso il secondo obbiettivo: Nagasaki. Tuttavia anche questa era coperta dalle nuvole quando, all’improvviso, si aprì uno squarcio ed il pilota scorse la fabbrica della Mitshubishi e la bomba atomica venne sganciata. Traduzione: uno si sveglia la mattina e si lamenta per il brutto tempo… e… si salva la vita! Continuando a parlare di eventi pazzeschi anche qui si citano le vittime coreane: della serie, essi furono invasi dai giapponesi, fatti schiavi, inviati a lavorare nei campi di prigionia e furono fusi dalla detonazione atomica in terra straniera… al peggio non esiste mai fine e mi ritengo molto fortunato e privilegiato.

Proseguendo sulla collinetta superiore c’è una statua che ricorda il triste evento e ci sono molti doni, in particolare dei paesi ex- comunisti: Bulgaria, Romania, Urss etc… Infine la visita al museo è un altro pugno allo stomaco, ti fa rivivere l’orrore dell’esplosione, al termine del percorso (rigorosamente in Giapponese) si trovano due pc dove si possono vedere degli interessanti video dell’epoca, tuttavia non viene chiarito perchè fu necessario sganciare la seconda bomba quando bastava semplicemente arrendersi prima. Tuttavia anche qui si giustificano i due crimini con il fatto che il progetto era costato 2miliardi di $ e gli americani volevano dimostrare alla public opinion che ne era valsa la pena.

Assorbito quanto più potevo, mi rimetto in moto verso un’altra destinazione “off of the beaten track”: Tachiarai, museo dei kamikaze

Con un buon numero di cambi e con pagamento dei biglietti esclusi dal JRP, arrivo a Tachiarai, un pò come trovarsi in un piccolo centro agricolo della padana. Il museo è di fronte alla stazione, ma non attaccato ad essa. La costruzione è recente ed è dedicato alla storia dell’aeroporto della zona che ospitò anche la scuola dei Tokku (Kamikaze). Purtroppo la spiegazione è spesso in Japanese, della serie voi stranieri lasciate in pace la nostra storia, ed è un vero peccato: in alcuni pannelli il titolo è in inglese ma poi prosegue in ideogrammi!

È esposto anche uno Zero originale, usato per gli attacchi suicidi. Ad un certo momento compare un gruppo di reduci non mi trattengo ed urlo: TORA! TORA! TORA! I loro occhi si accendono..dannati Samurai! Concludo il tour leggendo le ultime lezioni di storia: Il Giappone è grande e prospero grazie al sacrificio dei TOKKU.

Riprendo la littorina e mi dirigo verso Osaka. Lungo il tragitto incontro due italiani stracarichi di regali per amici..allora mi rinfranco perché non ero l’unico.

Capsula hotel – Giunto ad Osaka un altro ronzio sinistro appare nel mio orecchio: come è possibile che possa raggiungere Tanabe, sede delle partenze verso il Kumano Kodo, con la metro di Osaka come indicato dal sito Hypermedia? Arrivato a Shin Osaka, spendo 350Y e dopo un’ora arrivo a Tanabe ma il cavalcavia fuori della stazione non coincide con la mappa dell’albergo: che è successo? la città di Tanabe è anche nella penisola di Kii… ecco perchè sulla mappa si menzionava la città di KiiTanabe mentre sull’albergo ed orario treni solo Tanabe…poco male, torno a Tennoji e chiedo il primo treno per la mia destinazione: 5,25 del giorno dopo! e mò che faccio?grazie all’aiuto di un assistente che ha avvertito il mio hotel del contrattempo chiedo di un capsula hotel: uno è vicinissimo e visto che volevo provare questa esperienza, eccomi accontentato!

La camera, pardon il loculo, costa 3600Y, neppure economico, ma è pulito e nuovo. Sono talmente stanco che non ho neppure voglia di uscire: mangio il cibo liofilizzato della vending machine, Japanese style!

Una volta addormentato, alle 4 della notte trilla il mio cellulare: chi può essere? Un operatore di una compagnia telefonica italiana che mi telefonava per offrirmi servizi…

29 APRILE: KUMANO-KODO HONGU’ TAISHA

Sveglia alle 4,30, arrivo a KiiTanabe alle 8,45, prendo la camera, 5 minuti a sx della stazione e poi torno a prendere l’autobus: esistono due autolinee. In alcuni orari c’è il bus diretto in altri effettuano tutte le fermate.

Prendo il primo che parte ma, essendo un diretto, scendo a metà strada, comincio a fare un percorso nel bosco di circa 30 minuti in attesa che arrivi altro bus. Non mi piace l’idea di arrivare al tempio come un turista qualsiasi in un comodo bus. Sotto la pioggia e da solo, il cammino è mistico. Ripreso il bus scendo a Yunomine Onsen, che era un tappa predefinita. Lì c’è un onsen naturale e l’acqua è davvero bollente, c’è anche la cottura delle uova… mi incammino lungo il sentiero, i primi 30 minuti sono ripidi e tosti, incluso il fatto che piove a dirotto dalle 9… sosta di 10 minuti e poi proseguo scendendo al paese di Hongu Taisha. Faccio casino con la mappa e rischio di tornare indietro sulla strada asfaltata ma una ragazza giapponese mi porta verso il tempio, nonostante le mie resistenze sulla correttezza della direzione che avevo preso! In sostanza dove il sentiero finisce dovete andare diritto sulla strada fino a quando siete costretti a svoltare a dx, se, invece, finito il sentiero andate a sx vi ritrovate a Yunomine! Dopo avere visto un Tori gigantesco sulla dx raggiungete il tempio Hongu-Taisha che è imperiale, zuppo di pioggia lo visito e dopo mi rimane del tempo prima di prendere l’ultimo bus per KiiTanabe: e così che mi infilo in onsen spettacolare. Ukara onsen è pubblico, solo 200y, aperto dalle 15.00 alle 22.00 (tranne mercoledì) ed è sconosciuto ai turisti, “off of the beaten track”. Si trova dietro al municipio ed alla farmacia, andando verso il tempio, sulla strada principale è sulla sx, girate dove vi ho detto e fate 100 dietro il ponte. La struttura non ha sapone e neppure asciugamani, mi sparo quasi 2 ore di onsen e pazienza se i ricambi che mi ero portato erano zuppi fradici! Alle 17,25 per 2300y rientro in città con l’ultimo bus. Cena in centro in locale tipico di Kiitanabe e poi letto.

30 APRILE: KOYASAN

Sveglia con molta calma, alle 10,40 prendo il treno per Wakayama, poi per Hashimoto ed infine per Gokurakubashi (830y). Questo ultimo pezzo, incluso quello della cablecar per Koyasan, è molto suggestivo, direi molto Japan del passato, singole casette, splendidi giardini, vegetazione intonsa… a differenza delle colate di cemento che in genere ci sono lungo tutto il paese. A Koyasan station sono molto organizzati ed efficienti, appena sceso ti dicono quale bus prendere per il tuo hotel. Il tempio gestito dai monaci è carino, loro sono simpatici, l’ala nuova dove alloggio in una camera Japan style è gradevole. Nelle due ore che mancano alla cena delle 17,30 visito la parte ovest della cittadina dove la pagoda Dai-to mi ha lasciato a bocca aperta per la maestosità ed il colore sgargiante. Tutta la zona chiamata Garan è suntuosa incluso il Kongobu-ji che è l’antica scuola Shin gon. Consumo la cena vegetariana seduto sul tatami insieme ad altri ospiti e dedico il post cena alla visita del Oku-no-in: inquietante e spirituale. Il percorso attraverso il cimitero con le lanterne illuminate ha un fascino particolare, giunto al Toro-do con la mia amica di Singapore rimaniamo estasiati dalla serenità che le centinaia di lanterne trasmettono. Rientro lungo lo stesso tragitto e branda.

01 MAGGIO: RITORNO A TOKYO E TOKYO TOWER

Oggi mi voglio godere la tranquillità del posto, vagabondo per il paesino dopo aver assistito alla cerimonia religiosa del mattino del mio hotel ed alle 10.00 prendo la cablecar direzione Osaka Namba, poi shinkhansen, tento di vedere il monte Fuji ma è coperto dalle nubi come al solito… arrivato all’hotel zona Shinjuku, margini di Kabuchiko, mi fiondo a Rappongi e visito la Tokyo tower da cui si può ammirare tutta la città. Mangio in un hipermoderno ristorante dove l’ordinazione puoi farla al pc senza camerieri pagando con la suica card.

02 MAGGIO: SUMO – KABUCHI – ODAIBA – ASAKUSABASHI – PARK UENO-SUSHI DINNER

Preso dal delirio di vedere tutto il possibile in poche giorni mi sveglio alle 7, ed alle 8,30 arrivo con JRP alla fermata di Ryogoku per assistere agli allenamenti dei lottatori di sumo. All’uscita della stazione chiedete alla biglietteria la mappa della zona delle Heya (eà la pronuncia) ed andate verso quelle più a sud, vicino al fiume. Alcune palestre ammettono i turisti altre no. Se è stagione (in genere ogni due mesi tra cui maggio www.sumo.or.jp/en/index ) i lottatori sono anche all’esterno. Chiedo il permesso di entrare in una ed il guardiano mi chiede “Japanese?”, proseguo ed in una sono ammesso. All’ingresso provo un sensazione di smarrimento, sentire 25 bestioni che sbuffano ansimano in 30mq è un’esperienza particolare, fortuna ci sono altri turisti. Assistere alle prove mi ha esaltato, non riuscivo a staccare non fosse stato per lo spettacolo di Kabuki, presso il Kabukiza in Ginza www.kabuki-za.co.jp che mi attendeva. Per assistere all’opera seguite il consiglio per i neofiti: comprate il ticket per un solo atto, in genere per posti in piedi (1300y) in fondo al teatro e noleggiate le audio guide con traduzione istantanea (1000Y+500Y di caparra). L’esperienza è davvero unica, insieme alla cena con geisha ed alle palestre di Sumo è uno dei pochi modi di penetrare la cultura nipponica altrimenti sbarrata dalla lingua. Terminato l’atto vado a visitare il Sony building dove i prezzi equivalgono a quelli italiani. Finita Ginza visito la Tokyo del futuro Oidaba: il gudzman ed il Toyota center dove vengono esposte le idee per la mobilità del futuro. Presa la monorail priva di autista che sembra un serpente strisciante fra i grattacieli è tempo di Asakusabashi: l’electric district, dove non conviene comprare nulla! Verso le 17,00 mi dirigo verso Ueno park per un po’ di relax visto che ero in piedi dalle 7… alle 19.00 sono a Tokyo station per l’appuntamento con Akiko, amica conosciuta on line, per cena al Maronuchi building. Il mitico sushi è fantastico, con i cuochi di fronte a te che preparano cosa scegli… 7.200y con 1 birra ed il sakè, se penso a quanto costa quello preparato dai cuochi cinesi in Italia. Rientro in albergo e massaggio per i piedi a pezzi: 2000y dalla massaggiatrice giapponese? No di Manchucko, la regione cinese colonizzata dai giapponesi, incredibile.

03 MAGGIO: YASUKUNI MAUSOLEO-ASAKUSA

Dopo la maratona del giorno prima sveglia alle 9,30 ed alle 11 sono all’uscita di Kabushita, per visitare il Yasukuni mausoleo, fortemente contestato da Cina e Korea perché sono sepolte e santificate persone condannate per crimini di pace. La visita al museo è fondamentale per capire la storia del Giappone. Dedico circa 3 ore ma ne vale la pena. I filmati sono lingua originale (non immischiatevi, please) e la ragione per lo scoppio della seconda guerra mondiale fu l’embargo petrolifero imposto dal presidente Roosvelt…per non parlare che grazie all’espansionismo degli anni ’30 in Indocina, finita la guerra cominciarono le rivendicazioni di libertà in Malesia, Vietnam ed Africa poi. Bombe atomiche? Non pervenute in questo museo, ma grande orgoglio per il proprio passato. All’uscita incontro i rumorosi furgoni della destra nazionalista nipponica, che sparano musica a tutto volume; per non parlare dei tre veterani di 60 anni che vestiti come i soldati della seconda guerra mondiale marciavano armati di tutto punto. Guerra alla Cina? In dieci minuti pronti almeno cinque milioni di volontari….dannati samurai! Assorbito l’assorbile alle 15,00 estraggo la famigerata lista dei regali commissionati da mia nipote. Fra i dieci articoli ci sono i sampure, che diavolo sono? é il cibo di plastica esposto da tutti i ristoranti per mostrare ai clienti i piatti cucinati. Stì benedetti sampuru hanno due peculiari caratteristiche: 1) costano l’iraddiddio, una cotoletta circa 1500y 2) sono venduti solo in Kappadashi-dori, via del quartiere di Asakusa (pronuncia Asaksà). Il quartiere è molto tipico, con un bel tempio, molti negozi a prezzi semidecenti. Percorrendo una di queste strade, l’ennesimo ronzio si affaccia al mio orecchio: la Katana per mio nipote, rimasta sospesa da Nara. In un negozio chiedo in inglese il prezzo di una spada, ma scopro che il ragazzo è italiano, il mitico Mirko. Facciamo subito due parole e mi mostra due Katane turistiche da urlo. Al momento di trattare spunta il vero proprietario, il suocero, e mi sconta solo 1000y dai 17.600y, perché alla fine ne ho presa anche una per me.

Chiuso il negozio facciamo due parole di fronte ad uno spritz e mi spiega alcune cose: è felicemente sposato da 9 anni con un figlio, la scuola si basa molto sulle ripetizioni che istituti privati costosi erogano agli alunni, il sistema delle raccomandazioni è esteso, il calcio sta progressivamente sostituendo il Sumo (altra mazzata alla cultura autoctona), il sistema fiscale molto leggero e che a breve il Japan avrà terminato di pagare i danni di guerra alla Cina. Gentilmente mi accompagna alla stazione ci salutiamo calorosamente, mi ha fatto piacere conoscerlo, vi lascio la sua e-mail (ndumiso.dlamini@gmail.com) in caso voleste comprare un’ eccellente katana in grado di superare i controlli alla dogana.

Arrivo in albergo dopo aver fatto slalom fra i butta dentro dei bordelli, preparo i bagagli ed alle 5 del giorno dopo sono sul Narita express.

Che dire del viaggio? Sono cresciuto con l’immagine del paese e della sua gente influenzato dalla storiografia e da “Mai dire banzai” della Gialappa’s… avevo impostato il tour con tre idee: modernità, storia e spiritualità. La prima arranca, il Japan non è più la potenza economica del passato e sta progressivamente perdendo i suoi valori e la sua cultura per il modello occidentale: la progressiva scomparsa delle geishe e il ridimensionamento del sumo ne sono un esempio. Da un punto di vista storico la visita stata incomparabile: gli atomic bombs ed i musei sono elementi che mai dimenticherò perchè mi hanno permesso di comprendere meglio alcuni elementi della seconda guerra mondiale e del carattere guerriero dei nipponici. Credevo invece di incontrare maggiore spiritualità, probabilmente appartiene a un Giappone che non esiste più come i samurai, il kimono ed altri stereotipi. Un’ultima nota: l’inglese è poco diffuso e dunque non ho avuto molti contatti con i locali, un vero peccato.

Banzai!



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