Francia, tra storia e mondanità

Francia, tra storia e mondanità Di Irene e Walter Chi ha detto che andare in vacanza d’estate significhi per forza sdraiarsi su una spiaggia a godersi il solleone? Quest’anno io e Walter, il mio ragazzo, abbiamo deciso di goderci una vera e propria “gita” all’estero, tipo quelle a cui partecipavamo ai tempi (non lontani) delle scuole...
Scritto da: ireste
francia, tra storia e mondanità
Partenza il: 17/08/2009
Ritorno il: 21/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Francia, tra storia e mondanità Di Irene e Walter Chi ha detto che andare in vacanza d’estate significhi per forza sdraiarsi su una spiaggia a godersi il solleone? Quest’anno io e Walter, il mio ragazzo, abbiamo deciso di goderci una vera e propria “gita” all’estero, tipo quelle a cui partecipavamo ai tempi (non lontani) delle scuole superiori. Bene, mouse in mano, abbiamo subito pensato alla Francia come meta da scoprire, essendo vicina al Piemonte, la nostra regione. Vagando su Internet alla ricerca di un itinerario da realizzare in 5 giorni, siamo stati colpiti dalla Provenza e dalla Costa Azzurra, terre affascinanti e ricche di storia. Dopo un iniziale imbarazzo di scelta tra le città da visitare, puntiamo la nostra attenzione su Nizza, Avignone ed Arles, un giusto mix di storia, paesaggi, mare e mondanità, e comincia così la nostra avventura! 1° giorno Abbiamo la fortuna di godere di un efficiente servizio di pullman che, durante i mesi estivi, parte dalla nostra città (in Piemonte) e percorre giornalmente la Riviera Ligure fino a Nizza, dunque trascorriamo la mattina e il primo pomeriggio in viaggio. Vero, si impiega un po’ più di tempo che usando l’auto, ma vuoi mettere il piacere di ammirare tutta la costa ligure, compresi i lungomare ornati di palme delle varie località, senza prestare attenzione al traffico (sempre un po’ caotico, soprattutto a causa delle strade strette)? Inoltre per pranzo facciamo tappa a San Remo, in cui, in circa due orette, oltre a consumare un veloce pasto, riusciamo a dare un’occhiata anche al centro e passare davanti al mitico Teatro Ariston (pare una frase retorica ma viene spontaneo dire: “In tv sembra più grande”).

Verso le 16 finalmente siamo in hotel a Nizza: una veloce rinfrescata (il caldo è stato nostro fedele compagno di viaggio per tutti e 5 i giorni) e via alla scoperta della città! Per cominciare ad assaporarla ci siamo subito diretti verso la celebre Promenade des Anglais, un’ampia passeggiata che costeggia tutta la spiaggia nizzarda: che spettacolo il mare della Costa Azzurra! Ci viene un’incredibile voglia di fare un tuffo tra le onde e rimpiangiamo di non aver con noi il costume da bagno. Pazienza, il Giardino Alberto 1° ha già catturato la nostra attenzione: le sue fontane sono a dir poco eccezionali! Lasciamo che i nostri passi ci guidino tra i viali, mentre, cartina alla mano, decidiamo cosa visitare prima di cena. La scelta ricade sulla vicina Piazza Massena, un altro simbolo della città. Qui entriamo veramente nell’atmosfera vacanziera e spensierata che si respira in tutta Nizza: tra negozi di alta moda, Brasserie, venditori ambulanti e artisti di strada veniamo come risucchiati in un allegro vortice, mentre le ombre della sera avanzano e rendono le vie del centro e le statue colorate che ornano Piazza Massena ancora più suggestive. L’unica pecca della giornata, che, a dire il vero, si riproporrà ad ogni pasto, riguarda la cena: entrambi reduci da precedenti brutte esperienze di cucina francese, tentiamo di trovare un ristorante sufficientemente italiano a buon prezzo, ma restiamo piuttosto delusi. La serata si conclude con una passeggiata tra le ormai sovraffollate vie del centro, ma decidiamo di rientrare presto in hotel per essere freschi e riposati l’indomani.

2° giorno Eccoci qua, pronti a riprendere l’esplorazione della città. Per la mattina abbiamo in programma di visitare la Vecchia Nizza: si tratta del quartiere più antico della città, ricco di palazzi storici, come la “Casa di Adamo ed Eva” e chiese, che, purtroppo, per la maggior parte sono chiuse. Passeggiando ci imbattiamo nel mercato dei fiori, dove, in realtà, si vendono anche frutta, verdura ed erbe aromatiche: impossibile non soffermarsi ad annusare i mazzi di profumatissima lavanda, erba tipica della Provenza, o le originali saponette di Marsiglia. Non possiamo fare a meno di notare, però, che alcuni palazzi non sono ben tenuti, anzi: sembra che il degrado stia lentamente trasformando gli edifici da “antichi” a semplicemente “vecchi”. Inoltre, appena giriamo l’angolo in una via leggermente più secondaria, notiamo come squallore e sporcizia regnino sovrane. Peccato! Non bastano certo questi dettagli a scoraggiarci: un pranzo veloce e via, alla scoperta del Parco del Castello, sulla collina che separa la Vecchia Nizza dal porto (per pochi centesimi c’è anche il servizio ascensore). Là finalmente vediamo da vicino la bella cascata artificiale che spicca sul fianco della collina e, approfittando dell’ottima posizione panoramica offerta dalla Torre Bellanda, scattiamo diverse foto. Attingendo alla nostra inesauribile (quasi…) fonte di energie, decidiamo di dare un’occhiata anche al porto della città: caspita che barche! Ci ritroviamo a sbirciare l’interno dei fantastici yatch lunghi decine di metri, provando anche un pizzico di invidia per i fortunati (e ricchi) proprietari. Quasi senza accorgercene è arrivata la sera: dopo una rinfrescata in hotel ritorniamo sui nostri passi, verso il centro e i suoi ristoranti. Questa volta la scelta (azzeccata) ricade su Portovenere, un grazioso ristorantino italiano di nome e di fatto (la prova schiacciante: il cuoco parla italiano), che ha deliziato i nostri palati. In serata, passeggiamo di fianco ai magnifici hotel storici di Nizza: il Palais de la Mediterranée e l’Hotel Negresco, provando ad immaginare come potrebbero essere le fantastiche suite. Bene, è giunto il momento di salutare Nizza e la Costa Azzurra: domani si riparte! 3° giorno La nostra prossima meta è Avignone, la città dei Papi: per raggiungerla ci affidiamo alle ferrovie francesi, prendendo un TGV fino a Marsiglia e poi un regionale per Avignone. Dal finestrino del treno diamo un’occhiata alla Provenza, ma restiamo delusi, dato che il paesaggio si presenta piuttosto monotono: campi coltivati un po’ bruciati dal sole, tipo quelli che si trovano anche nella nostra Pianura Padana, ma con qualche collina qua e là. Il viaggio si conclude in orario e senza intoppi, così, poco dopo mezzogiorno, varchiamo le mura di Avignone e ci incamminiamo decisi verso il nostro hotel, che si trova proprio in Rue de la République, il viale principale del centro. Al nostro arrivo, però, scopriamo che la camera sarà disponibile solo nel primo pomeriggio, e così, dopo aver almeno depositato i bagagli, ci ritroviamo di nuovo sotto il solleone. Niente paura, con un’intera città da esplorare non ci annoieremo di certo: scopriamo che la Place de l’Horloge, oltre ad ospitare il teatro, la torre dell’orologio e una bellissima giostra a carosello per bambini, è piena di ristoranti e, data l’ora, decidiamo di approfittarne. Per venire incontro alle esigenze dei turisti, ci sono a disposizione diversi menù turistici, ma i nomi dei piatti risultano un po’oscuri per chi conosce un francese scolastico, come me. Ad ogni modo, riusciamo a rifocillarci. Più tardi, mentre passeggiamo per il viale principale, ci imbattiamo per caso nel Museo Lapidario: con soli 2 euro entriamo in una ex-chiesa ricolma di vasi greci, lapidi romane e statuette egizie. Decisamente ne valeva la pena! Inoltre, il bigliettaio ci consegna anche l’utilissimo pass, che è gratuito e dà diritto a vantaggiosi sconti su tutti gli ingressi ai monumenti della città.

Dopo questa parentesi nel mondo antico, è finalmente arrivato il momento di appropriarci della nostra camera: l’albergatore si rivela gentile e si rivolge a noi in un misto di francese e inglese, per essere sicuro che capiamo bene.

Prima di ricominciare la visita, studiamo la guida che abbiamo preso nell’ufficio turistico di Avignone, e pianifichiamo il resto del pomeriggio: decidiamo di visitare il Palazzo dei Papi, che ha reso così celebre la città, e il ponte di Saint Benezet. All’ingresso del palazzo scopriamo che c’è un ulteriore sconto sul biglietto per chi ha intenzione di vedere anche il ponte, e ne approfittiamo subito. Gli addetti ci forniscono gratuitamente le audio-guide, che si rivelano validi alleati per capire non solo la funzione delle varie stanze, ma anche per scoprire tante curiosità sulla vita a palazzo (tipo il numero di portate preparate per un sontuoso banchetto, o le abitudini dei diversi papi). Rimaniamo decisamente soddisfatti, e così ci dirigiamo subito verso il famoso ponte spezzato dalle tumultuose vicissitudini. Dopo averlo percorso e aver scattato un buon numero di foto, ci ritroviamo anche noi a canticchiare la celebre canzone ispirata proprio al ponte: « sur le pont d’Avignon on les dances, on les dances. Sur le pont d’Avignon on les dances tous en rond… » Il pomeriggio è passato in un batter d’occhio! Per cena, sperimentiamo nostro malgrado che i francesi hanno un concetto di pizza molto, ma proprio molto lontano dal nostro, ma pazienza…

Dopo cena ci concediamo una passeggiatina digestiva per le vie del centro, ma, al di fuori di Rue de la République e della Piazza dell’orologio c’è ben poco da vedere: pare che dalla costruzione del Palazzo Papale ad oggi l’economia della città sia ruotata quasi esclusivamente attorno a questa attrattiva. 4° giorno Ultimo giorno disponibile per le nostre peregrinazioni, dato che domani si viaggerà e basta, perciò decidiamo di sfruttarlo al massimo: di buon mattino, dopo un’abbondate colazione, terminiamo la visita alla chiesa di Notre Dame des Doms, attigua al Palazzo dei Papi, e diamo un’occhiata ai giardini del palazzo. Che quiete che si respira! Siamo fortunati e riusciamo a godere indisturbati del panorama di alcune terrazze subito prima dell’arrivo di una folta e rumorosa comitiva di turisti. Scattiamo qualche foto anche alla bella cascatella che orna un laghetto, e così scopriamo che nell’acqua vivono grossi pesci colorati, nonché delle anatre molto vanitose, che si mettono in posa per farsi fotografare! Ritorniamo velocemente sui nostri passi, diretti alla stazione: sono le 10 del mattino e confidiamo di prendere subito un treno per Arles, la nostra ultima tappa. Siamo più o meno fortunati: più, nel senso che partiamo subito, meno perché l’unico mezzo disponibile a metà mattina è un pullman, che impiega ben 1 ora per colmare i pochi chilometri che separano le due località. Finalmente parte la visita della città, che si rivela essere davvero deliziosa: il centro è pieno di negozietti che vendono innumerevoli souvenir a prezzi ragionevoli, e noi non ci facciamo certo scappare l’occasione di fare qualche acquisto! Io, poi, resto affascinata dalle ampie gonne coloratissime, tipiche della Provenza. Passeggiando ci ritroviamo davanti all’ingresso del Teatro Antico, che diventa così la nostra prima meta: in biglietteria scopriamo che esistono formule vantaggiose per chi vuole visitare più luoghi, così facciamo due conti e compriamo un biglietto che ci consente di entrare in 4 monumenti e 1 museo. (tra l’altro, essere giovani e studenti ci dà diritto ad un ulteriore sconto…). Dentro al teatro (che, comunque, è a cielo aperto), ci rendiamo conto che è sì antico, ma viene ancora utilizzato: un imponente palco dotato di un antiestetico quanto moderno sistema di illuminazione troneggia al centro, ed è impiegato per spettacoli e concerti. Dietro le quinte, però, nei passaggi per accedere alle gradinate, regna una grande pace, e riusciamo ancora a percepire l’atmosfera che doveva esserci ai tempi dei Romani (cioè quando fu costruito il teatro).

Conclusa la visita, ci apprestiamo ad “esplorare” un posto fondamentale in quel momento: una bella baguetteria! A stomaco pieno, ripartiamo: a dire il vero non dobbiamo fare molta strada, dato che i monumenti sono concentrati tutti in una piccola porzione della città, quindi decidiamo di recarci al Chiostro di Saint Trophime. Non ce ne pentiamo: anche se è stato solo parzialmente ristrutturato, è davvero suggestivo! Ovviamente, facciamo una capatina anche nell’omonima chiesa. A questo punto, sotto un sole implacabile (questa giornata è stata, a detta dei meteorologi, una delle più calde dell’estate…) ci rifugiamo al fresco dell’Anfiteatro, anch’esso di epoca romana. Chi ha visto il Colosseo forse potrebbe restare un po’ deluso dato che le pietre originarie sono ben poche: l’anfiteatro è stato ricostruito, infatti, per ospitare al suo interno spettacoli e corride. Nell’insieme, però, ci piace molto: trascorriamo un po’ di tempo ad esplorare le diverse entrate ai vari livelli, che sembrano un po’ delle mini-caverne buie.

Ma la giornata non è ancora finita: ci mancano Les Alyscamps, ovvero il suggestivo cimitero monumentale, oggi in disuso, decantato da Dante e immortalato nei dipinti di Van Gogh e Gaugain. Tutto l’insieme, dal viale d’accesso alla chiesa di Saint-Honorat, esprime un senso di pace e tranquillità, anche se il pensiero che i grandi sarcofagi di pietra (ora vuoti) che ornano i lati del viale un tempo contenevano le bare di innumerevoli persone mette una certa inquietudine. Ad ogni modo, l’antico cimitero di Arles sancisce il termine della nostra permanenza nella bella città: un po’ stanchi ma soddisfatti facciamo ritorno ad Avignone, decisi a goderci fino in fondo l’ultima sera di vacanza. Questa volta decidiamo di cenare in un Irish Pub, e non rimaniamo per nulla delusi: come ho già avuto modo di sperimentare in altre città europee, questa categoria di pub riserva sempre piatti abbondanti e succulenti per gli affamati avventori! Il resto della sera la trascorriamo nella piazza antistante il Palazzo dei Papi, resa suggestiva dall’illuminazione molto ben curata, dalla presenza imponente del palazzo e dalla voce di una cantante di strada, che allieta i turisti cantando brani tratti dalla lirica. 5° giorno E’ tempo di tornare: trascorriamo la giornata tra treni e stazioni, con notevoli arrabbiature dovute a enormi e non rimborsabili ritardi e coincidenze saltate (in particolar modo nel tratto francese).

Unica nota positiva è il paesaggio che si osserva fuori dal finestrino nel tratto da Nizza a Genova: possiamo dire di aver ammirato la Riviera ligure di Ponente al gran completo! Concludendo In definitiva sono stati 5 giorni fantastici ed intensi, densi di storia ma anche di attrattive mondane. Possiamo affermare di aver compiuto una sorta di “viaggio nel tempo” giorno dopo giorno (presente e passato più recente a Nizza – medioevo ad Avignone – basso Medioevo e periodo Romano ad Arles). Purtroppo sotto certi punti di vista il fatto di essere italiani in terra francese ci ha penalizzati, come l’essere abituati ad una cucina nettamente migliore e la scarsa propensione dei francesi a sforzarsi di capire e farsi capire, ma sono dettagli per dei veri “turisti per caso”.

Un’ultima nota riguarda i mezzi di trasporto: bus e treni sono stati una scelta che ha evitato inconvenienti quali trovare parcheggi (in genere situati fuori dalle mura e lontani dal centro), rimanere intrappolati in code autostradali (sempre in agguato in estate, soprattutto nel tratto ligure) e potersi riposare lungo il viaggio, ma con lo scotto di metterci il doppio del tempo a fare tutti i percorsi da una città all’altra, anche a causa delle coincidenze da rispettare.



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