Ferragosto a RATISBONA
Il gruppo dei viaggiatori oltre al sottoscritto, a mia moglie e a mio figlio Ric, è completato da una coppia, da tempo affiatati amici di viaggio e non solo.
Mio figlio parte controvoglia, si considera deportato e minaccia di rovinarci la breve vacanza (… non ci riuscirà!).
Considerato che da casa nostra la distanza è di solo (!) 570 Km il viaggio si farà in macchina, la Renault Scenic del mio amico, nonostante nelle ultime occasioni abbia rotto nell’ordine, la batteria, le pompa d’iniezione e di nuovo la batteria: sfidiamo la sorte! Dopo una notte agitata, per il caldo soffocante, alle 6 in punto si parte; per svegliare mio figlio devo ricorrere a tutta la mia calma (ed anche prenderne a prestito), si solleva dal letto 15 minuti prima della partenza, poi sale accanto al guidatore e non cederà più questo posto privilegiato e spazioso per tutto il viaggio, ritorno compreso. Beh, a dirla tutta, Ric è un diciassettenne cestista alto 194 cm che al peso dichiara oltre un quintale, quindi … considerando le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti.. Eccetera… eccetera… lo si può assolvere dall’aver costretto fior di adulti corpulenti a stiparsi sul sedile posteriore dell’auto.
Il viaggio fila liscio, poco traffico, ma dopo il Brennero il tempo peggiora, piove e la temperatura scende a precipizio; pranziamo in un autogrill tedesco, naturalmente Ric prende l’appiccicoso e sbavante panino di Burgher King, con le immancabili patatine e coca cola ghiacciata.
L’albergo, prenotato come sempre via Internet, è il Mercure Hotel della catena internazionale Accor, all’estrema periferia della città, tre-quattrocento metri dall’autostrada in un quartiere residenziale-commerciale fin troppo tranquillo: l’offerta è da urlo, una doppia in un 4 stelle a 49 euro la notte! Si rivela una buona scelta, camere spaziose e pulite, personale gentile che parla inglese, arredi non proprio di lusso ma di buon gusto; la colazione invece non vale tutti i 14 euro a testa che paghiamo, pur essendo sufficientemente ricca.
Dato che siamo a circa 3-4 Km dal centro, dopo le formalità alla reception, sventato il primo sabotaggio di mio figlio che vorrebbe restare in albergo tutto il pomeriggio, riprendiamo la Megane e ci dirigiamo in città (in alternativa ci sarebbe il bus n. 2 che ferma a 100 metri dal Mercure): la giornata e molto grigia, fa freddo per essere agosto, non più di 13-14 gradi e per strada non c’è nessuno, ma proprio nessuno e sono le 15, non le 3 del mattino. I commenti dei compagni di viaggio si fanno sarcastici, dal più gentile “ma dove ci hai portato?” al più diretto dell’adolescente che è con noi “ma che città di m… È questa?”. In compenso arriviamo in centro in un attimo e Mig alla guida percorre sicuro strade e incroci mai visti come fosse un habitué: parcheggiamo a due passi dal centro storico, ovvio che anche il parcheggio è deserto.
La prima meta non può che essere il Museo Kepler nella via omonima lungo il Danubio: per 2 euro e 20 si entra nella casa del grande astronomo che vi abitò con la seconda moglie e i numerosi figli e sempre qui morì il 15 novembre 1630. Gli arredi sono originali e così i pavimenti in legno e le scale che tradiscono il passare dei secoli: sono esposti alcuni manoscritti, strumenti astronomici appartenuti a Kepler, le stampe dell’epoca delle famose Tabulae Rudolphinae e del Harmonice Mundi, pietre miliari della ricerca astronomica. La casa museo non è grande, si visita in mezz’ora, unica nota veramente stonata sono le didascalie rigorosamente solo in tedesco, con buona pace di chi – come me – non capisce la lingua germanica. Dopo le foto di rito sotto il busto dell’astronomo siamo di nuovo in strada e ci avviamo a vedere quella che, forse, è la principale attrazione di Ratisbona, l’antico ponte di pietra sul Danubio – Steinerne Brücke – il più antico della Germania contando più di 800 anni: ricorda un po’ il ponte Carlo di Praga, più piccolo, meno spettacolare e poco valorizzato dall’illuminazione notturna, ma armonioso e maestoso nel suo resistere all’impetuosa corrente del poderoso fiume! Mio figlio mi chiede la macchina fotografica e comincia a scattare, beh per uno che voleva rovinarci la vacanza mi pare abbastanza coinvolto, e me ne compiaccio.
Ma qui, proprio nel punto più alto del ponte, sotto la statuetta del guardiano del ponte che scruta verso il Duomo, si apre una discussione incautamente innescata dal sottoscritto con un’innocente domanda “ ma quest’ acqua e già passata per Vienna?”. Mia moglie rincara la dose chiedendosi dove nasca e dove sfoci il Danubio, la nostra amica Cri si appiglia ai ricordi scolastici, Mig sfodera l’orologio-bussola e stabilisce in modo inoppugnabile il Nord, mio figlio se ne frega e guarda le ragazze, io sentenzio che il fiume scorre verso Est, tutti concludiamo che quell’acqua va verso la capitale austriaca. Per la sorgente e la foce, visto che un collegamento internet via cellulare ci costerebbe come un piatto di wurstel e crauti … optiamo per i secondi, se ne riparlerà a casa.
Proseguiamo la scoperta del centro storico dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO, comincia a piovere, una pioggerellina fine fine che ti entra nelle ossa insieme al freddo dal quale i giubbetti stentano a proteggerci: finiamo davanti al Duomo – St. Peter Dom – con le due svettanti torri gotiche. Visto il tempo entriamo e ci prendiamo tutto il tempo per una visita al riparo della pioggia. Fuori è bello, dentro anche, con le alte vetrate colorate, peccato che la luce quasi autunnale non le valorizzi, e poi le ampie navate e le cappelle laterali, alcune notevoli; ci sarebbe anche il tesoro del Duomo ma sta chiudendo, peccato.
Usciamo, piove meno, il freddo invece continua, ci portiamo nella piazza del vecchio municipio – Altes Rathaus – molto pittoresca, con i balconi abbelliti dai fiori colorati: siamo nel pieno centro storico medievale, inutile dire che è interamente pedonalizzato. Ad una fontana dei cicloturisti, una costante per tutta la città la loro presenza, stanno lavando le loro bici e le borse fissate al parafango. Sulla piazza si affaccia una gelateria italiana, quasi tutti i ragazzi che vi lavorano sono italiani e si beve un caffè espresso buono come in Italia (ma ad 1,60 euro ).
Proseguiamo con la visita alle suggestive piazze Haidplatz e Bismarckplatz, sempre abbastanza deserte causa il maltempo; poi la stanchezza si fa sentire e verso le 18 rientriamo per una doccia calda (e pensare che nelle tre settimane precedenti in Italia abbiamo boccheggiato prigionieri dei 30 e più gradi!) e un sonnellino… ma alle 20.30 in punto siamo di nuovo nella hall. Ci dobbiamo dedicare ad una delle nostre attività preferite, mangiare (vero Cri?). Nel pomeriggio avevamo adocchiato un locale, la birreria HB nei pressi del Altes Rathaus, ed è lì che ci dirigiamo. Il locale è affollato ci sediamo ad un lungo tavolo già occupato da due ragazzi, il menu è rigorosamente in tedesco e la cameriera parla SOLO tedesco. A proposito, la vecchia ed intransigente cameriera che a tutti noi ricorda la “signorina Rottermaier” di Heidiana memoria, si distingue subito per un fare brusco, risposte molto secche che sembrano quasi degli ordini! Con il mio tedesco scalcinato ed approssimativo ordino da bere e va tutto bene, quando passiamo ai piatti devo indicare sul menu, ma il rompino di mio figlio vuole sì i wurstel, ma non con i crauti bensì con le patate fritte: un sibilante “Nein” alla mia richiesta nel solito tedesco improbabile mi fa capire che non sarebbe il caso di riprovarci, ma abbozzo un “Kartoffeln” e la vecchia.. Pardon la Rottermaier sorprendentemente annuisce con una smorfia sinistra. Arrivano i piatti, ovviamente wurstel e crauti, il piatto è pensato così e non si può cambiare, le patate al forno sono a parte, in aggiunta e non in sostituzione dei crauti. Anche la richiesta di un po’ di pane, il Breze, riceve un netto diniego. Adesso il Ric (mio figlio) ha già finito la coca e vuole una coca grande: aiutoooo, chiamo la vecchia e abbozzo un “groß Cola” ricevendo un perentorio “nooo!” insieme alla proposta di una “Spitze groß” alla quale acconsento immediatamente. Non è ancora finita perché adesso Ric maldestramente rompe il bordo di un bicchiere, ca…, la Rottermaier ci interna in un lager ho pensato! Invece no, paghiamo il conto, 62 euro in cinque, la avviso con un “Actung” che il bicchiere è rotto e quella non fa neanche una piega. Usciamo in fretta prima che ci ripensi. Prima del caffè dai soliti italiani, mio figlio e Mig riescono ad ingollare anche un Kebab, per questo azzardo Ric sconterà la pena di rigirarsi tutta la notte nel letto. Il sabato sveglia di buon’ora per la colazione a buffet, un po’ scarsa nella parte dolce – che è quella che più mi interessa – le frittate e le verdure appena alzato le lascio volentieri a tedeschi, o al massimo alle donne che mi accompagnano! Poi usciamo, il tempo è decisamente migliorato anche se il pulloverino di cotone non dà certo fastidio: la città è un’altra, le piazze si stanno riempendo di turisti, numerosi sono i gruppi organizzati con guida, tanti i cicloturisti e tanti anche i tedeschi, non sembra più la Ratisbona del giorno precedente, i bar hanno tutti tavoli all’aperto affollatissimi, la città è inondata di luce e anche i miei compagni di viaggio devono riconoscere che non siamo gli unici ad aver avuto l’idea di venire fin qui! Il viaggio culturale prevede la visita della splendida Alten Kapelle, internamente trabordante ed eccessiva secondo i dettami del rococò; poi gironzoliamo per le vie medievali del centro, con i negozi aperti sembra tutto diverso, passiamo davanti alla Goldener Turm, poi alla Porta Praetoria – unica porta sopravissuta della città romana – ed infine giungiamo in Neupfarrplatz.
L’ultimo appuntamento culturale è il castello dei principi Thurn und Taxis a poche centinaia di metri dal centro. Purtroppo c’è un matrimonio nel chiostro, la visita quindi è ridotta, costa 9 euro, solo con guida in tedesco (audioguida in italiano) e solo allo scoccare dell’ora: manca ancora più di mezz’ora, decidiamo si soprassedere, ma se potete andatelo a vedere, sono convinto che gli interni siano molto belli.
La successiva meta è culinaria, la celebre Historische Wurstküche, la più antica rosticceria dove si cucinano le autentiche salsicce di Ratisbona, note in tutta la Germania: si trova a lato del ponte di pietra, mi aspettavo un locale storico, magari elegante, invece ha l’aspetto di casetta bassa dalla quale esce costantemente del fumo oltre che dal camino anche dalla porticina sempre aperta. Davanti, su uno spiazzo in riva al Danubio con spettacolare vista sullo Steinerne Brücke, delle semplici e scomode panche coperte da ombrelloni: la folla in coda sia per sedersi che per prendere un panino da mangiare in piedi è tanta, complice un rinfresco di matrimonio. Decidiamo di tornare più tardi e per ingannare la fame ci imbarchiamo, lì vicino, per una crociera i 50 minuti sul Danubio, rilassante, ma nulla di particolare che meriti di essere visto; forse l’alternativa migliore sarebbe stata la crociera al Walhalla, tempio neoclassico fuori Ratisbona, ma il tutto avrebbe richiesto ben tre ore.
Appena sbarchiamo ri-puntiamo decisi alla Historische Wurstküche (vi ho già avvertito che mangiare è una delle nostre principali attività) e dopo una decina di minuti, sono ormai le 15, troviamo posto a sedere; sorprendentemente il cameriere è calabrese, quindi per una volta metto da parte il mio penoso tedesco e ordiniamo in italiano, ovviamente le piccole salsicce alla brace su un letto di crauti da affogare in una senape dolcissima, porzioni da 6, 8 10 salsicce, il pane si paga a parte, basta dire al cameriere quanti pezzi si sono presi dal cesto presente su ogni tavolo: 52 euro in cinque, bibite comprese, non che ci siamo saziati però con quelle saporite ma piccole salsicce! Purtroppo oramai sono le 16 ed è ora di prendere l’auto per il rientro in Italia. Viaggio di ritorno senza problemi, tempo buono e traffico assente; quando si fa buio e Cri mi dà il cambio alla guida, seduto dietro faccio notare a mia moglie la Luna piena che viene progressivamente nascosta dall’ombra della Terra: è un’eclisse parziale di Luna a concludere romanticamente questo viaggio, Kepler studioso eccelso dei moti planetari avrebbe proprio gradito un finale così.
Un sincero grazie a Mig, Cri e Ric per aver sopportato le mie astro-manie; e a mia moglie un riconoscimento doppio … di nome si chiama Stella !