Enjoy the silence

Tornato dall’Armenia dove ho trascorso una breve ma indimenticabile vacanza. Non scorderò mai i meravigliosi paesaggi, il cibo gustoso, la generosa ospitalità. Lontano da Yerevan un’altra cosa da ricordare è il silenzio, che spesso dice più di mille parole. Potrei prendere in prestito il titolo di una famosa canzone dei Depeche Mode e...
Scritto da: Bushwag
enjoy the silence
Partenza il: 22/09/2009
Ritorno il: 03/10/2009
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
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Tornato dall’Armenia dove ho trascorso una breve ma indimenticabile vacanza.

Non scorderò mai i meravigliosi paesaggi, il cibo gustoso, la generosa ospitalità.

Lontano da Yerevan un’altra cosa da ricordare è il silenzio, che spesso dice più di mille parole.

Potrei prendere in prestito il titolo di una famosa canzone dei Depeche Mode e dire: enjoy the silence.

Anche la gente apparentemente sembra molto fredda e riservata, ma se avrete bisogno di informazioni o di aiuto scoprirete che in realtà gli Armeni sono un popolo molto socievole.

Sono arrivato il 23 settembre dopo un volo Milano-Riga-Yerevan e sono tornato il 3 ottobre.

Essendoci sei ore prima del volo per Yerevan e conoscendo già Riga, avevo pensato di andare in centro, e di cenare in un buon ristorante, ma pioveva molto forte, ero senza ombrello e non mi andava di riporre il k-way bagnato nei bagagli, così ho rinunciato e sono rimasto in aeroporto cercando di riposare.

Una volta giunto in Armenia all’aeroporto di Zvartnots, ho dovuto richiedere il visto.

E’ possible ottenerlo già prima della partenza, richiedendo l’ E-VISA sul sito del ministero armeno per gli affari esteri, ma lo sconsiglio vivamente. La E-VISA con durata 21 giorni vi costerebbe 60 dollari americani, mentre il visto all’aeroporto costa solamente 3000 dram, meno di 6 Euro al cambio di settembre 2009.

Dovete semplicemente compilare un questionario riguardante i vostri dati anagrafici, le motivazioni del viaggio, la durata del soggiorno ed un indirizzo di reperibilità.

In caso di necessità una solerte assistente provvederà a rispondere alle vostre domande e a chiarire i vostri dubbi.

Fatto questo non resta che pagare la somma richiesta (potete ottenere i dram ad uno sportello vicino a quelli per la richiesta del visto) e sarete pronti per entrare nel vivo del vostro viaggio.

Arrivato molto presto (quasi tutti i voli per Yerevan atterrano di notte o poco dopo l’alba) ho dovuto attendere un po’ la mia amica Ophelia, conosciuta su internet e preziosissimo aiuto nell’organizzazione di questo viaggio.

Nel mentre ho avuto modo di colloquiare con un taxista che mi offriva i suoi servigi anche per escursioni lontane da Yerevan.

E’ chiaro che non molti turisti arrivano qui ed io per tratti somatici ed abbigliamento ho subito attirato l’attenzione sua e di alcuni suoi colleghi.

Era comunque una persona molto gentile, ed addirittura è andato fino al suo taxi per prendere un libro e spiegarmi quali località visitare, ma io ero già preparato e quando, anche per la stanchezza del viaggio, iniziavo ad annoiarmi, Ophelia è arrivata e mi ha accompagnato al mio appartamento.

Un ottimo appartamento che avrebbe potuto ospitare anche tre persone senza problemi ad una cifra onestissima (20 euro a notte) anche considerando la posizione strategica, Teryan street, nel centro vitale di Yerevan a pochi passi dai luoghi di maggiore interesse della città e della movida notturna.

L’unico elemento negativo era l’ascensore, ben lontano dai nostri standards di sicurezza, per cui pur abitando all’ottavo piano ho preferito salire e scendere quasi sempre a piedi.

Veramente, un’altra cosa preoccupante è stato l’attraversamento delle strade, ma forgiato dalla rischiosità delle strade italiane mi sono adattato velocemente all’anarchia che regna su quelle armene.

Per quanto riguarda i trasferimenti fuori Yerevan i più avventurosi possono avvalersi delle marshrutka, una sorta di minibus che fanno servizio taxi collettivo verso destinazioni prefissate. Sono economicissimi ma non di facile utilizzo a meno che non sappiate l’armeno, per capire dove vanno. Maggiore spesa ma anche comfort e tranquillità offrono i taxi che propongono tariffe comunque competitive. Il mezzo più costoso sono sicuramente i minibus organizzati dalle agenzie di viaggio che giornalmente effettuano escursioni verso le località più interessanti del paese. Sono più costosi ma offrono mezzi piuttosto comodi, e la presenza di una guida in grado di fornire informazioni e spiegazioni in inglese fluente su quanto si vede.

YEREVAN La capitale armena ospita circa un milione e duecentomila persone, quasi la metà dell’intera popolazione.

Avendo avuto grande sviluppo demografico solo nel secolo scorso, sfortunatamente molti edifici rispecchiano la triste architettura sovietica, tuttavia il centro della città disegnato da Tamanian è piuttosto gradevole.

Republic square è molto carina, specialmente alla sera quando è in funzione la Fontana luminosa.

Intorno alle nove di sera, l’acqua della fontana incomincia a zampillare assecondando il ritmo della musica trasmessa, che spazia dalla classica alla contemporanea, e lo spettacolo è impreziosito da giochi di luce.

Ci sono innumerevoli caffè dove la gente si ritrova per chiacchierare o bere qualcosa in compagnia.

Le principali strade (Mashtots, Teryan, Abovian) sono decisamente vivaci anche alla sera.

Un sacco di gente di ogni età cammina senza fretta sui larghi marciapiedi, i negozi chiudono tardi (alcuni sono aperti 24 ore su 24), e si può trovare di tutto, dall’abbigliamento firmato, ai negozi di alimentari, ai chioschi che vendono cibo a prezzi convenientissimi.

In Aram street, vicino a Republic square, un altro luogo interessante dove fare acquisti, specialmente nel fine settimana è il famoso Vernissage: un mercato all’aperto dove la gente vende libri, souvenir, dipinti, scacchiere, sculture e tante alte cose, ma non essendoci prezzi esposti per fare qualche buon affare occorre essere maestri nell’arte della contrattazione e magari sapere parlare armeno o russo.

Io non ho nessuna di queste doti e dopo aver visionato la merce di mio interesse la ho segnalata ad un’amica del luogo, che ha sicuramente spuntato un prezzo migliore di quanto avrei saputo fare io.

Se volete rimanere in contatto con la famiglia, non ci sono problemi anche se non avete un pc portatile con voi. Infatti ci sono innumerevoli internet-points dove per una cifra modesta (in genere 400 dram all’ora) avrete a disposizione un pc con connessione internet a velocità non supersonica ma comunque accettabile.

Inoltre le sim card e le tariffe per i cellulari sono molto economiche ed è sicuramente più vantaggioso utilizzare un operatore locale piuttosto che fare affidamento sul roaming.

Il segnale inoltre è ottimo anche in lande remote e mi è capitato raramente di non avere campo sul mio telefonino.

Per quanto riguarda i monumenti, purtroppo anche essi riflettono l’influenza sovietica, per cui, come anche gli Armeni stessi sostengono, la regola è: grosso e brutto.

La cascade è una lunga scalinata con aiuole, fiori ed alcune statue di Botero. Sulla sua sommità un belvedere offre una vista panoramica sulla città, con l’Ararat sullo sfondo.

Il monumento, la cui costruzione è iniziata nel 1970 per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’egemonia sovietica in Armenia, non è ancora purtroppo terminato e gli scavi aperti ai lati della scalinata e appena sotto il belvedere (dove dovrebbe sorgere un museo) sono come una ferita aperta.

Vicino alla Cascade c’è il Victory park. Quando ci sono stato era l’imbrunire, e siccome il parco è quasi privo di illuminazione, non posso dire molto anche se non mi dava l’impressione di essere molto ben tenuto e pulito. All’interno del Victory park c’è l’enorme statua di Madre Armenia che, spada sguainata, guarda verso la rivale storica, la Turchia, con la quale proprio subito dopo il mio soggiorno sono stati firmati accordi internazionali per cercare di riallacciare le relazioni dopo quasi un secolo di chiusura totale da ambo le parti, di rivendicazioni e di negazioni del genocidio armeno.

Anche l’Opera house è fredda architettonicamente parlando, ma l’area intorno è interessante e vivace, perchè circondata da verde e caffe dove la gente si da appuntamento dopo il lavoro o la scuola.

Inoltre l’Opera house offre numerosi spettacoli d’interesse, in quanto il popolo armeno apprezza decisamente la musica, l’opera, il teatro e la danza.

L’importanza della musica in Armenia è confermata anche dal fatto che nella maggior parte dei ristoranti viene suonata dal vivo, o trasmessa, della musica. Purtroppo talvolta il volume è un po’ troppo alto e rende difficile la conversazione, tuttavia l’aspetto più negativo è che molta gente fuma nei ristoranti sebbene dovrebbe essere proibito.

Il memoriale del Genocidio è situato sulla collina di Tsitsnakaberd, nell’omonimo parco, che si trova proprio sopra lo stadio di calcio.

Il monumento è composto da 12 lastre di pietra disposte in circolo, e ogni lastra rappresenta una delle regioni perse dall’Armenia.

Nel mezzo, a memoria delle vittime del genocidio, brucia la fiamma eterna, circondata da fiori.

Accanto al monumento circolare svetta un alto obelisco con una spaccatura che rappresenta la divisione tra Armenia orientale ed Armenia occidentale, oggi in territorio turco.

A Tsitsenakaberd c’è anche il palazzetto dove vengono tenuti i concerti di musica pop-rock.

Un luogo da non perdere è Erebuni, dove si trovano le rovine di una fortezza.

Il museo contiene reperti della civiltà Urartu, inclusa una iscrizione che fissa la data della fondazione della città nel 782 AC, addirittura prima di Roma.

Sfortunatamente la Fortezza, scoperta solamente nel 1959, non è stata molto ben preservata ed alcuni lavori di manutenzione sono stati fatti sicuramente non a regola d’arte, utilizzando anche del cemento…

L’area inoltre non è recintata né sorvegliata per cui pietre millenarie sono state sfregiate con graffiti e scritte in tempi recenti.

Tra le chiese, come spesso accade, le più belle (almeno secondo i miei gusti) sono le più piccole e semplici, luoghi che agevolano il raccoglimento e la preghiera.

La Cattedrale è recente, enorme ma fredda, e la cosa che più mi è piaciuta è il baldacchino di marmo che custodisce le reliquie di S.Gregorio.

S.Sargis, recentemente ricostruita, all’esterno è altrettanto fredda, e all’interno spicca l’inusuale utilizzo, rispetto alla tradizione locale, di marmi sulle colonne e sulle pareti.

Molto meglio, secondo me, sono tre piccole chiese: Katogike è molto antica, purtroppo terremoti e regime sovietico ne hanno segnato l’esistenza, ma a breve dovrebbero incominciare i lavori di restauro per riportarla agli antichi fasti.

S.Hovannes, in Kond la parte più antica di Yerevan, è costruita con pietra rossa e quando la luce del tramonto la infiamma è particolarmente suggestiva. Andata quasi completamente distrutta in seguito al devastante terremoto del 1679, è stata ricostruita con criterio ed alcune delle pietre originali ne impreziosiscono la facciata.

Zoravar è un’altra piccola chiesetta con una cripta dove immagino sia sepolta qualche importante figura religiosa, ma nessuna indicazione era presente sul luogo e anche le mie amiche non hanno saputo darmi indicazioni A Yerevan c’è anche una Moschea, l’unica sopravvissuta delle otto che una volta erano presenti. Dopo anni di abbandono in cui venne utilizzata anche come magazzino, la Moschea Blu è stata ricostruita con l’ausilio di capitali iraniani, oggi è una nota di colore in una città caratterizzata da colori poco vivaci come grigio e marrone. All’interno c’è anche un giardino e una madrasa.

I due più importanti musei della capitale sono: Matenadaran che ospita una grande collezione di antichi manoscritti e miniature, i più vecchi dei quali risalgono al 9° e al 10° secolo dopo Cristo.

Davanti all’ingresso c’è una grande statua di Mesrop Mashtots, l’inventore dell’alfabeto armeno, e le statue, più piccole, di altri famosi studiosi.

Il Museo di storia nazionale, in piazza della Repubblica, è il luogo ideale per conoscere la storia armena, dagli albori al periodo sovietico, ed è utile per conoscere il passato di questa nazione ma anche per comprenderne meglio il presente.

C’è anche un museo dedicato al Genocidio. A partire dal 24 aprile 1915 i turchi iniziarono ad eliminare gli armeni presenti sul loro territorio, con uccisioni di massa, deportazioni e marce forzate in lande desertiche durante le quali innumerevoli persone morirono di inedia.

I numeri del genocidio non sono certi, e le fonti danno giudizi discordanti anche in merito alle modalità del medesimo, ma pare comunque che circa 1 milione e mezzo di Armeni sia stato eliminato e un numero ancora maggiore sia stato spinto a lasciare il paese dando il via alla diaspora.

Sfortunatamente il museo del Genocidio era già chiuso quando sono stato là.

E la stessa cosa è accaduta anche al museo della storia di Yerevan Pare che in questa città tutto chiuda tardi, eccetto i musei…

Molti altri musei sono dedicati alle più famose personalità armene, come: Parajanov, Sarian, Tamanian, Tumanian. Kachaturian, Khocar.

Yerevan è una città moderna, dove potrete trovare tutto quello che cercate, anche di notte.

Nella capitale non ci sono tantissime cose da vedere, ma considerando che l’Armenia è piuttosto piccola, Yerevan è l’ideale come base del vostro soggiorno.

Da qui, quotidianamente, potrete partire per visitare monasteri, villaggi e ammirare paesaggi immersi nella pace e nella tranquillità, per poi tornare in città e ritrovare tutte le comodità a cui noi pigri occidentali siamo abituati.

Se non avete uno spirito avventuroso e capacità di adattamento, sconsiglio di dormire fuori dalla capitale, in quanto nei villaggi le strutture alberghiere sono ben distanti dalle nostre abitudini.

Personalmente tuttavia ricorderò sempre con piacere la notte trascorsa come ospite di una famiglia in un villaggio vicino al monastero di Tatev, e la squisita, quasi commovente ospitalità dei padroni di casa, che ha fatto passare in secondo piano l’assenza di acqua corrente e il bagno tipo latrina nell’orto…Del resto 50 anni fa anche qui era così, anche se pensiamo di essere tutti nati ricchi e di nobili origini…Ora avremo anche il bagno con la jacuzzi ma abbiamo perso il senso dell’ospitalità e della generosità verso gli ospiti.

MONASTERI: Yerevan è una bella città, ma le cose più interessanti in Armenia sono i paesaggi e i monasteri.

Questi di solito hanno forma quadrata o rettangolare all’esterno, e a croce greca al loro interno.

Credo che questo tipo di struttura, molto compatto, abbia aiutato gli edifici a resistere ai terremoti, molto frequenti nell’area Caucasica, ma alcuni di questi furono troppo potenti, così molti monasteri sono stati ricostruiti nel corso dei secoli. Gran parte degli edifici di culto furono edificati sulle rovine di templi pagani, distrutti quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale in Armenia.

Prima dell’ingresso della chiesa, c’è solitamente uno spazio coperto, chiamato gavit, dove la gente non solo si recava per pregare quando la chiesa era già piena, ma anche per incontrarsi e prendere le decisioni più importanti che riguardavano la comunità.

Spesso il pavimento del gavit è ricoperto da lapidi di monaci e preti.

Nessuno di loro è sepolto all’interno delle chiese, ma solo prima dell’ingresso, ed è possibile camminare sulle lapidi a significare che dopo aver servito la comunità in vita, anche da morti i religiosi sono ai piedi della gente.

Di solito non ci sono sedie e panche, se non nelle chiese in città, e gli altari sono molto semplici e senza fronzoli per sottolineare il fatto che la chiesa deve essere un luogo dove concentrarsi e pregare senza distrazioni.

Proprio a fianco dell’altare ci sono piccole nicchie dove la gente può stare da sola per pensare e pregare meglio.

Gli Armeni sono soliti accendere candele e le donne dovrebbero coprirsi il capo con un foulard o una sciarpa.

L’ Armenia è stata la prima nazione ad adottare il cristianesimo come religione ufficiale, nel 301 DC.

Circondata in gran parte da nazioni islamiche, è comprensibile che i monasteri venissero edificati in aree remote, spesso protette da gole e precipizi, e che sui lati meno protetti fossero presenti fortificazioni, tanto che molti monasteri sembrano quasi fortezze, fortezze della cristianità, senza tanti fronzoli. L’entrata è spesso una piccola porta, non ci sono finestre e vetrate ma piccole feritoie, e la luce in genere entra anche da un foro nella cupola.

L’unica concessione al lusso sono le innumerevoli khachkar, croci scolpite nella roccia che adornano gli edifici sacri sia all’interno che all’esterno.

Panorami mozzafiato e l’assoluta armonia con la natura circostante sono una costante dei monasteri, tanto che alcuni di essi sembrano quasi mimetizzarsi nel paesaggio.

Provvedo ora a dare alcune notizie e impressioni sui monasteri che ho visitato.

GEGHARD Si trova vicino a Garni, a meno di un’ora da Yerevan, ed è collocato sul fondo della gola del fiume Azat, circondato da ripidi pendii rocciosi.

I luogo è molto rilassante e il silenzio è rotto solo dagli uccelli e dalle api (ci sono numerose arnie per la produzione di miele, che viene anche venduto in bancarelle poste prima dell’ingresso al monastero).

Il monastero venne fondato nel 4°sec DC da S.Gregorio l’illuminatore a successivamente ampliato con nuovi edifici, alcuni dei quali scavati nella roccia.

Accanto alla chiesa principale, c’è una sorgente magica…Secondo la tradizione, bevendo quell’acqua e bagnandosi il viso si rimarrà giovani. Questo monastero ha anche un’ottima acustica, e se qualcuno intonasse, come successo durante la mia visita, salmi religiosi, basterebbe chiudere gli occhi per sentirsi come un monaco medioevale.

HAGHPAT E’ molto lontano da Yerevan, ma merita sicuramente una visita.

Costruito nel 10°sec DC fu uno dei maggiori centri culturali e religiosi nell’Armenia medioevale, ed ora è sotto la protezione dell’UNESCO.

Posizionato su montagne che sovrastano una ripida gola, offre anche una splendida vista sulla valle di Alaverdi.

E’ costituito da diversi edifici nei quali pulsava la vita del monastero: chiese, bibilioteca, refettorio, cucine…E c’è un armonia totale tra gli edifici e tra questi e la natura circostante.

Anche il prato è verdissimo e molto ben tenuto.

SANAHIN A pochi chilometri da Haghpat, è posto anch’esso in una posizione panoramica ma meno emozionante.

Sebbene sia sotto la protezione dell’UNESCO non mi ha profondamente impressionato.

I vari edifici sono piuttosto ammassati e c’è meno armonia che in Haghpat.

Il verde non è poi curato con attenzione, anche nel cimitero accanto al monastero dove crescono rovi ed erbacce.

KHOR VIRAP E’ uno dei pochi monasteri edificati in pianura, ma la posizione offre comunque una vista mozzafiato: il Monte Ararat è vicinissimo e costituisce un magnifico sfondo con le sue cime innevate.

S.Gregorio l’illuminatore fu qui imprigionato per tredici anni, all’interno di un pozzo, scavato nella roccia, che è possibile visitare grazie ad una verticale, e non sicurissima, scaletta che sconsiglio ai claustrofobici.

NORAVANK Costruito nei secoli 13° e 14° dagli architetti Siranes e Momik, e composto da differenti edifici, è a pieno titolo uno dei capolavori dell’architettura armena.

L’armonia con la natura circostante è tale che, costruito con blocchi di roccia rossastra, il monastero è quasi mimetico, circondato come è da rocce dello stesso colore.

I ripidi pendii tutto attorno sono ricchi di grotte, dove trovano rifugio centinaia di uccelli, il cui cinguettio costituisce una rilassante colonna sonora naturale.

Decisamente spettacolare è anche la strada per raggiungere il monastero, scavata come è tra imponenti, ripidissime ed alte pareti di roccia.

TATEV La strada per raggiungere questo monastero è avventurosa: è stretta, piena di buche e pericolosa per l’assenza di parapetto, ma offre viste meravigliose sulla valle del fiume Vorotan.

Da non perdere è una sosta ad una specie di edicola circolare lungo il percorso dalla quale la vista sulla stretta gola e sul complesso monastico di Tatev è emozionante.

Prima di arrivare a Tatev, è consigliabile una sosta anche al “Ponte del diavolo” dove le rocce e l’acqua offrono uno spettacolo meraviglioso e dove da una sorgente sgorga acqua effervescente naturale.

Il monastero di Tatev è grande, ricorda quelli europei, con molti edifici differenti.

Costruito nel 9°sec DC, nel medioevo fu uno dei più importanti centri religiosi, economici e culturali della regione.

La chiesa principale, dedicata ai SS Pietro e Paolo ha il pavimento in marmo, cosa inusuale per un monastero isolato in Armenia, ma proprio questo testimonia l’importanza e la ricchezza di cui il monastero doveva godere.

La posizione del monastero è meravigliosa ed oltre ad offrire una vista a perdita d’occhio sulla valle del fiume Vorotan, offriva anche protezione al monastero medesimo, che sull’unico lato non a strapiombo sulla gola è protetto da mura difensive.

GOSHAVANK Circondato da alte vette che è possibile, come mi è capitato, trovare innevate anche a Settembre, questo monastero ha avuto un ruolo importante nella storia dell’Armenia.

L’edificio inoltre ospita forse il più bello degli oltre 40.000 kachkar esistenti, non a caso chiamato “Aseghnagorts kachkar” (letteralmente: croce ricamata) scolpita da Varpet Pogos.

Accanto al complesso monastico c’è anche un grande albero di noce che pare abbia più di ottocento anni.

HAGHARTSIN La strada per raggiungerlo è inusuale per gli standard armeni: circondata da alberi in una nazione dove le foreste rappresentano circa solo il 10% del suolo.

Sfortunatamente quando ci sono stato erano in corso lavori di ristrutturazione, così alcune parti del monastero non erano visitabili o erano trasformate in un cantiere a cielo aperto.

Non so se sia vero, ma una curiosità degna di menzione è che i lavori pare siano stati finanziati da un ricco emiro che, nonostante una diversa fede religiosa, si è innamorato del luogo dopo averlo visitato.

KECHARIS Questo monastero si trova a Tsaghkadzor, località il cui nome significa vallata dei fiori, e che è rinomato luogo di villeggiatura sia in estate che in inverno, essendo dotato di impianti di risalita e di piste da sci dove in passato si allenavano gli atleti dell’ex-URSS.

Il monastero è stato recentemente ristrutturato, ed in un edificio i lavori sono ancora in corso, ma a mio parere questo luogo manca di fascino rispetto ad altri complessi, inoltre il giardino, in omaggio al nome della località, potrebbe essere più curato.

OSHAKAN E’ una delle località sacre in Armenia perchè vi è sepolto Mesrop Mashtots, il monaco che inventò l’alfabeto armeno. La sua tomba era in una piccola cappella, sostituita nel XIX secolo da una basilica. La modernità dell’edificio, lo rende molto meno attraente dei monasteri più antichi.

All’esterno, in un giardino molto curato, ci sono le lettere dell’alfabeto scolpite nella roccia a mo’ di kachkar.

HOVANAVANK La gru abbandonata e pericolante, le centinaia di pietre accatastate alla rinfusa accanto al monastero, rendono questo luogo meno attraente di quanto potrebbe essere, ma la posizione a picco su un canyon che attraversa un altopiano è comunque molto affascinante.

SAGHMOSAVANK Anche questo complesso si trova in una meravigliosa posizione, simile a Hovanavank, sul lato occidentale della gola del fiume Kasakh. Quando il cielo è terso si possono vedere sia l’Ararat che l’Aragats. Il pavimento della chiesa principale è coperto di tappeti.

Inoltre mi è molto piaciuto lo scriptorium, abbellito da alcuni antichi affreschi alle pareti.

ALTRI LUOGHI INTERESSANTI ECHMIATSIN Può essere considerato il Vaticano Armeno.

E’ il luogo dove vive il Katolikos, la figura più importante della chiesa armena apostolica.

Nella Gevorgian school avviene la formazione dei religiosi.

La Cattedrale, fondata da S.Gregorio l’illuminatore nel 303 DC è uno dei pochi edifici religiosi in Armenia che fa sfoggio di lusso, decorazioni, marmi e il seggio del katolikos sembra quasi barocco.

All’interno della Cattedrale c’è il cosiddetto “Tesoro” che custodisce anche la punta della lancia che, secondo la tradizione, trafisse il costato di Gesù Cristo.

A Echmiatsin ci sono anche due chiese più piccole e raccolte: S.Gayane e S.Hrispime che sono dedicate a due sante, vergini e martiri, oggi seppellite nelle chiese ad esse dedicate.

Personalmente ho apprezzato di più S.Gayane, accanto alla quale ci sono gli edifici che ospitano le monache. Grazie al loro operato il giardino e l’orto sono molto ben tenuti ed è è piacevole sostare nelle panche all’esterno della chiesa, magari facendo uno spuntino sotto un albero.

Poco lontano dall’ingresso ho notato una pietra con del sale sopra.

Mi è stato detto che è qualcosa legato al rituale dei sacrifici, tuttora presenti nella tradizione armena.

Dapprima il sale viene benedetto, poi con un dito si incide una croce nel mucchietto di sale e se ne porta via un po’ che verrà messo in bocca ad un agnello prima di sacrificarlo.

Secondo la tradizione, dopo il sacrificio, l’agnello viene cotto e servito alla comunità, soprattutto ai più bisognosi.

S.Hrispime mi ha colpito meno di S.Gayane, al suo interno è possibile visitare la tomba della santa e sono presenti anche alcune delle pietre che vennero usate per colpirla durante il martirio.

GARNI Non lontano da Yerevan, proprio sopra la gola scavata dal fiume Azat, si trova l’unico tempio pagano sopravvissuto in Armenia.

Quando Tiridate III adottò il cristianesimo come religione ufficiale, tutti i templi pagani vennero distrutti e sostituiti da chiese e monasteri Garni è un’eccezione, perchè era una residenza estiva della famiglia reale.

Oltre al tempio c’erano anche un palazzo, di cui sopravvivono solo le fondamenta, e delle terme costruite sul modello di quelle romane.

Il tempio, costruito nel I° sec DC era dedicato al dio del sole, e venne costruito grazie all’aiuto di Roma come ricompensa agli Armeni per la collaborazione nella lotta contro i Parti.

L’unico lato non protetto dalle ripide pareti del canyon, era circondato da mura, molto più alte di quelle che ancora sono presenti.

Dopo essere stato per secoli usato come cava di pietra per il vicino villaggio, il tempio è stato recentemente restaurato ma i lavori non sono assolutamente stati fatti a regola d’arte e stride vedere parti di colonne in cemento, tipo pilone di ponte, accanto a capitelli con 2000 anni di storia.

ZVARTNOTS Questa cattedrale era una delle meraviglie del mondo nel VII secolo DC, ed una ricostruzione dell’edificio è visibile anche nel museo di storia a Yerevan.

Oggi rimangono solo alcune maestose rovine ed è difficile immaginare come dovesse essere l’edificio all’apice del suo splendore, tuttavia merita sicuramente una visita, anche perché è molto vicino a Yerevan, sulla via per Echmiatsin, raggiungibile con un taxi o una marshrutka, e dalle rovine di Zvartnots è possibile vedere sia il monte Ararat che il monte Aragats.

AMBERD Amberd significa “fortezza tra le nuvole” nome appropriato considerando che questa fortezza si trova a 2.300 metri sul livello del mare.

La costruzione ebbe inizio nel VII sec. DC e nel medioevo ospitò nobili famiglie.

Parte della cinta muraria è ancora piuttosto integra ma del resto dell’edificio non è sopravvissuto molto altro. La fortezza si trova in un area lontana dalle principali vie di comunicazione, e domina due vallate che si congiungono proprio sotto ad una chiesa che dista poche centinaia di metri.

La chiesa, dedicata a S.Hovannes, al suo interno è molto povera, ma quando ci sono entrato l’atmosfera era resa magica dagli agenti atmosferici: il silenzio assoluto rotto solo dal vento che soffiava all’interno attraverso le strette finestre prive di vetri, il temporale che si abbatteva sulla gola sottostante e, dopo la pioggia, un magnifico arcobaleno. KARAHUNDJ E’ un’altra località magica che si trova nei pressi di Sisian, piuttosto lontano da Yerevan.

E’ una sorta di Stonehenge armena, i cui massi furono disposti circa 6.000 anni prima di Cristo.

Alcuni massi hanno dei fori. Essendo nella parte alta della roccia si può escludere che fossero stati fatti per poter trainare le rocce, pare quindi che servissero per osservazioni astronomiche.

Tutto intorno non c’è niente tranne pietre, rocce, pascoli, e l’area è battuta da forti venti.

GORIS Questa città, nel sud-est dell’Armenia non ha molto da offrire se non il fatto di essere una comoda base di partenza per esplorare i monasteri che si trovano in questa regione.

Tuttavia qualcosa di interessante da vedere c’è: ancora una volta ad essere protagonista assoluta è la natura. Tutto intorno a Goris ci sono montagne con forme e colori meravigliosi che ricordano le Dolomiti. Le pareti rocciose sono ricche di grotte e insenature che offrono rifugio non solo al bestiame degli allevatori, ma anche a innumerevoli specie di uccelli.

JERMUK Fin dai tempi della dominazione sovietica, questa città era un popolare resort a causa delle sue acque termali.

Sfortunatamente alcuni grandi hotels ed edifici di quel periodo non si inseriscono armonicamente nell’incantevole paesaggio come di solito fanno gli antichi monasteri.

Comunque questa località rimane da visitare, se non altro per il selvaggio canyon del fiume Arpa e per le sue cascate.

Anche se non necessitate di terapie termali, è possibile assaggiare le acque alla “galleria delle acque”, dove potrete bere quest’acqua termale a differenti temperature che oscillano dai 30°C ai 53°C…Quella che ho apprezzato di più era a 45°C.

CIBO Parlando di cibo, chiamerei questa nazione Farmenia, giocando sul significato inglese della parola “farm”. Questo perchè verdura e frutta (fresca o secca) sono assolutamente deliziosi ed hanno un ruolo fondamentale nella cucina armena.

Non troverete mai una tavola armena che non sia stracolma di verdura: kanacheghen (erbette), peperoni in agrodolce o sottaceto, insalate, cetrioli, melanzane, melograni, pate di fagioli ed altro.

Il pranzo o la cena iniziano in genere con queste verdure, da sole e accompagnate da formaggio, formaggio cremoso, madzoom (una sorta di yogourt denso) e panna acida.

Il tradizionale pane armeno si chiama lavash ed è una sorta di via di mezzo tra una grossa piadina e il pane carasau. E’ buono e leggero ed è l’ideale per creare involtini a seconda dei propri gusti e di quello che si trova in tavola.

Dopo aver rotto la fame a colpi di verdura e formaggio è il momento del piatto principale, che potrebbe essere costituito da dolma, khorovats, harisa, kebab o altro ancora.

Un caffè del tipo turco, piuttosto denso e sabbioso, o un the con biscotti o dolcetti è il modo migliore per concludere il pasto e conversare piacevolmente.

Ecco alcuni dei piatti che potreste trovare in un ristorante o in una casa Armena: Piti: una zuppa calda di agnello, patate, cipolle, ceci e qualche spezia Spas: una zuppa leggera e salutista, da scaldare a fuoco lento, a base di yogourt liquido con l’aggiunta di erbe e grano o riso.

Kinkali: simili ai pelmeni russi, sono tortelli ripieni di carne, spezie e cipolle.

Harisa: è una sorta di zuppa densa fatta con grano e pollo bolliti a lungo fino a diventare cremosi; viene servita con burro e peperoncino.

Dolma: rotoli di riso e carne avvolti in foglie di vite o di cavolo. Sono serviti caldi e in genere i locali li mangiano accompagnandoli con panna acida.

Khachapuri sono in realtà soprattutto nella tradizione georgiana, in particolare se viene aggiunto l’uovo al ripieno. Si tratta di saccottini di pasta sfoglia ripieni di formaggio, carne o funghi. Kyufta: polpette ripiene di carne, erbe, cipolle e uovo, che possono essere fritte o bollite e servite con burro fuso.

Khorovats: è la versione armena del barbecue.

Kashlama: agnello, patate e pomodori in umido, durante la cottura viene aggiunta della birra.

Kebab and Shish Kebab: carne alla griglia in stile arabo.

Khash: zuppe di mucca bollite fino a quando l’acqua diventa un brodo gelatinoso. Viene servito caldo, spesso con l’aggiunta di sale, aglio o aceto. La tradizione vuole che non venga mangiato nei mesi che non contengono la “r” all’interno del loro nome. Basturma: carne essiccata, coperta di spezie e servita in fette sottili, tipo bresaola.

Pesci di fiume o di lago: sono di solito grigliati o cotti dopo essere stati avvolti nel lavash con spezie e verdure.

Chrov plav: riso con miele, frutta secca, noci, mandorle.

Ghapama: vengono usati praticamente gli stessi ingredienti del chrov plav, ma forse è ancora più ricco e dovrebbe essere servito all’interno di una zucca svuotata.

Pakhlava: pasta sfoglia con noci, mandorle, miele.

Vartanush: marmellata di rose selvatiche, molto dolce e ideale per accompagnare i formaggi.

Gata: una sorta di focaccia dolce, sottile molto morbida e zuccherina.

Sujukh: la versione salata è una specie di salame preparato con carne macinata e spezie e poi stagionato. La versione dolce è fatta con prugne e noci ed è chiamata anche lo snickers armeno.

Come detto prima, pranzo e cena finiscono sempre con una tazza di the o di caffè.

Il caffè, del tipo turco, lascia parecchio fondo per cui consiglio di fare attenzione a non berlo.

Il the viene preparato usando diversi tipi di miscela ed a volte vengono aggiunte anche spezie.

Durante i pasti è possibile bere quello che si vuole.

Per quanto riguarda l’acqua, quella frizzante spesso lo è poco, tipo la famosa idrolitina.

Il vino locale o georgiano potrebbe non essere all’altezza delle nostre abitudini., mentre il vino d’importazione potrebbe avere prezzi irragionevoli rispetto al costo della vita in Armenia.

La birra invece è piuttosto a buon mercato, si trovano le maggiori marche internazionali ed alcune marche di produttori locali (Kilikia, Kotayk, Erebuni) che non sono male e che in genere costano la metà delle birre occidentali.

Molto diffusi sono i brindisi a base di vodka o di cognac.

La vodka qui è prodotta soprattutto con i frutti del gelso, mentre il cognac è l’alcolico per eccellenza in Armenia e la fabbrica Ararat vanta numerosi premi internazionali.

Se avrete la fortuna di essere ospitati da famiglie del posto, non tiratevi indietro di fronte alle proposte di brindisi, magari bagnatevi appena le labbra e la lingua.

A me la vodka è stata offerta anche a colazione e non mi sono voluto tirare indietro in quanto è un onore riservato agli ospiti di riguardo.

Se volete provare qualcosa di diverso, a Yerevan ci sono molti ristoranti stranieri, per cui potrete facilmente gustare specialità italiane, francesi, russe, arabe, indiane, cinesi, tailandesi… Tuttavia il mio consiglio è di provare la cucina locale, così come consiglio di visitare questa nazione di cui molta gente, purtroppo, sa ben poco.

Qui troverete una nazione e un popolo con storia e cultura millenarie, in un area di confine e di congiunzione tra Asia ed Europa, tra Islamismo e Cristianesimo.

Proprio per la sua posizione geografica l’Armenia è stata storicamente luogo di guerre e forse questo è uno dei motivi per cui a prima vista anche la gente sembra piuttosto diffidente.

Provate però a rompere il ghiaccio, magari anche solo a chiedere un’informazione e verrete ricompensati con estrema gentilezza e disponibilità.

EPISODI DIVERTENTI E CURIOSI Ore 6,15 del mattino, aeroporto di Zvartnots: ho appena finito di compilare la scheda per richiedere il visto e la porgo alla gentile ragazza che aiuta nella compilazione delle schede.

Dopo aver osservato il mio formulario mi chiede in perfetto inglese: “do you already have armenian drams?”, disorientato la guardo per qualche istante chiedendomi se le batterie e i tamburi sono così importanti e temendo che voglia vendermi strumenti musicali…Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio mi sciolgo in una risata…Mi è venuto in mente che il dram è la valuta locale e che suona esattamente come la parola inglese “drum” (batteria) Appuntamento con Hasmik e Ophelia per visitare la Cascade.

Giunti in cima alla lunga scalinata stavo per dire ad Hasmik “now I’m Hasmik too” giocando sul fatto che soffro di asma, quando ho visto una troupe con delle telecamere.

Stavano girando una fiction famosa, con l’idolo delle signore armene di mezza età… Ho poi scoperto che quasi tutte le soap-opera e le fictions parlano di mafia e di polizia corrotta.

Anche al monastero di Saghmosavank ho incontrato degli attori.

Stavano girando un episodio di una serie chiamata “Kargin Haghordum” uno show divertente i cui protagonisti possono essere considerati i Luca&Paolo armeni.

Ho visto girare films e telefilms in almeno altre due occasioni…Wow…Più di quando ero a Los Angeles.

Tuttavia però il privilegio di essermi visto in TV al telegiornale, in primo piano, per ora lo ho avuto solo in Brasile. Sicuramente sarà stato un servizio in cui parlavano di turismo sessuale… Nel monastero di Geghard il silenzio sacrale era rotto soltanto dal vento e dalle api delle vicine arnie. Poi è arrivato un gruppo di italiani ed il monastero in pochi minuti si è trasformato in un mercato del pesce. Immediatamente quelli del mio gruppo hanno iniziato a chiedermi se fossi realmente italiano perché per tratti somatici e comportamento non lo sembravo affatto.

Vicino al monastero di Sanhain c’erano i soliti banchetti con venditori di souvenirs.

Dani, un professore inglese, e grande viaggiatore, che era nel mio gruppo, per liberarsi di loro gli ha detto che io sono un ricco italiano.

In pochi secondi ho scoperto che anche a quelle latitudini la lingua italica non è così sconosciuta quando devono venderti qualcosa…Ed alla fine non ho potuto non premiare i loro sforzi di parlare il mio idioma, comprando alcuni prodotti di artigianato locale: un kachkar intagliato nel legno e degli articoli di lana.

Se fosse possibile io vivrei in bermuda tutto l’anno. In Armenia però è raro che gli uomini li indossino. In dieci giorni ho incontrato solo un’altra persona che li indossava.

Così come è insolito vedere persone di sesso maschile che indossino vestiti dai colori vivaci Sebbene gli Armeni siano molto riservati e mi guardassero con massima discrezione, il mio look destò particolare interesse una mattina che, avevo deciso di riservare alla visita della capitale anche per le condizioni meteo avverse. Era infatti una mattinata fredda (9°C) e piovosa.

Per non bagnare l’unico paio di pantaloni lunghi che avevo con me, decisi di uscire in bermuda.

Completavano il look un pile arancione e un k-way rosa-giallo fluorescente.

Insomma, ai loro occhi sembravo un figurante del carnevale… Ancora bermuda: quando ci trovammo a passare la notte nel villaggio vicino a Tatev, vedendo che ero in bermuda e che fuori piovigginava, il figlio della padrona di casa voleva a tutti i costi regalarmi un paio di suoi pantaloni lunghi temendo che avessi freddo. Rifiutai cordialmente la sua generosa offerta, ma non me la sentii di rinunciare ai brindisi a base di vodka (a colazione) che propose in mio onore.

Doccia inaspettata: era la mattinata fredda e piovosa di poco sopra. Stavo camminando con la mia amica Narine lungo una strada trafficata, quando lei smette di parlare troncando a metà una parola mentre io tiro giù qualche improperio…Un SUV passando ad alta velocità in una grossa pozzanghera ci ha letteralmente docciati di acqua sporca…Dopo qualche parola non riferibile, iniziai a ridere di gusto…Narine uscita di casa molto elegante per andare al lavoro sembrava ora una senza tetto, perfino il trucco le colava sul viso, tanto che avrei voluto farle una foto in primo piano ma mi sembrava troppo irrispettoso…Comunque dopo un attimo di sconforto Narine ha preso un taxi, è tornata a casa per poi andare al lavoro bella ed elegante come al solito.

Servizi igienici: possono a volte essere lontani dalle nostre abitudini, ma del resto quando se ne ha davvero bisogno anche un cespuglio va bene.

Una mattina andando alle rovine della cattedrale di Zvartnots avevo un fastidioso problema intestinale, era mattina presto, i ristoranti erano chiusi così mi rifugiai al bazar sperando di trovarvi un bagno. Grazie al cielo lo trovai, ma non c’era acqua corrente ne porta e per fortuna avevo almeno un po’ di carta igienica con me.

Arrivato a Zvartnots una seconda scarica. Questa volta il bagno era una latrina in lamiera, con un lato mezzo aperto forse per areare il locale, e un buco con tavolacce laterali su cui appoggiare i piedi per espletare i propri bisogni.

Curioso che anche un cane randagio stesse espletando i propri bisogni proprio accanto alla latrina…Molto educato da parte sua…



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