Como, Lecco e tanto altro

Bel viaggio nella terra dei laghi lombardi: Como e Lecco hanno tanto da offrire nei loro meravigliosi dintorni
Scritto da: girovaga54
como, lecco e tanto altro
Partenza il: 06/09/2021
Ritorno il: 16/09/2021
Viaggiatori: 6
Spesa: 1000 €
Il desiderio sempre forte di conoscere posti nuovi ci porta quest’anno a rimanere nella nostra Italia e visitare un pezzo di Lombardia famoso in tutto il mondo: il Lago di Como, ma non solo. Con l’occasione approfittiamo per vedere i “luoghi manzoniani”, finalmente reali e non più nell’immaginario.

Lunedì 6 settembre

Ancora una volta l’equipaggio è composto da me (Enrica), mio marito Fabio, Lucia e Gianni, Maria Rita e Pio, gli amici di sempre e ormai collaudati.

L’appuntamento è fissato per le 6:15 perché la strada da percorrere è tanta e non siamo più giovanissimi. In realtà, però, proprio per spezzare il viaggio, non andremo direttamente a Lecco, ma ci fermeremo a Maranello, a casa Ferrari.

Abbiamo prenotato una visita guidata alla fabbrica per le 12:30 e tra un cantiere e l’altro sull’autostrada e il traffico di routine intorno a Firenze e a Bologna, arriviamo appena in tempo. Abbiamo usufruito di un pacchetto che, al costo di 30,00 euro a persona, comprende la visita allo stabilimento, alla pista di Fiorano e successivamente l’ingresso al Museo. Parcheggiate le auto e controllati i Green Pass, ci fanno accomodare su una navetta che entra dal cancello storico, mentre una gentile accompagnatrice ci illustra le varie attività: una fabbrica, credo unica nel suo genere, stile villaggio, dove ogni edificio è dedicato ad una fase dell’allestimento della mitica Rossa, dalla progettazione al collaudo. Un bellissimo edificio per la mensa aziendale e l’edificio dei “creativi” che vengono ricompensati con un giardino zen sul tetto. Ci si ferma di fronte alla Galleria del vento, agli uffici di Enzo Ferrari e agli edifici più antichi che ospitavano i grandi corridori, come Schumacher, per gli allenamenti prima delle gare.

Al termine del tour, durante il quale è rigorosamente vietato scattare foto, decidiamo di pranzare prima di affrontare la visita al Museo. Ci accomodiamo ai tavoli di “Beer Stop”, sempre adiacente al Museo e gustiamo delle ricche insalatone e birra spendendo € 25,00 a coppia.

Poi ci ripresentiamo all’accoglienza, di nuovo Green Pass e possibilità di accedere alle 15:00 anziché alle 15:30. Il Museo è una emozione anche per chi, come me, non è appassionata del genere e quindi con zero competenza. Ma le auto sono bellissime, a me sono piaciute particolarmente quelle d’epoca e alla fine si esce entusiasti. C’è da specificare che questo è il Museo Ferrari, in Via Dino Ferrari 43. Altra cosa è il Museo Enzo Ferrari, in Via Paolo Ferrari 85 a Modena che sarebbe stato il giusto completamento della visita, in quanto ospita anche la prima officina di Enzo, oggi minuziosamente restaurata. Ma il tempo a nostra disposizione non ci ha permesso altro e ci accontentiamo così.

Usciamo dal Museo un po’ provati dalla stanchezza e dal caldo e in breve raggiungiamo l’Hotel Maranello Village, un complesso alberghiero composto da tanti blocchi indipendenti che prendono il nome dei circuiti storici: noi abbiamo soggiornato nel blocco Daytona, un miniappartamento molto confortevole. Le stanze sono arredate in tema per vivere fino in fondo l’esperienza Ferrari. Ci riposiamo un po’, poi, su suggerimento dell’addetto alla reception, andiamo a cena poco distante dall’hotel al ristorante Lo Smeraldo (www.ristorantelosmeraldo.com), in Via per Vignola 247. Una buona cena in cui gustiamo ottimi salumi e tortellini in brodo accompagnati da Lambrusco, spendendo € 60,00 a coppia.

Martedì 7 settembre

Dopo una bella dormita in letti molto comodi, siamo pronti a ripartire. Facciamo colazione nel bar caffetteria adiacente all’ingresso del Museo e, dopo un bel po’ di tribolazioni intorno a Milano, alle 13:00 siamo a Lecco: ci dirigiamo direttamente presso il parcheggio consigliatoci dal gestore del nostro alloggio, il Parcheggio Multipiano Pontevecchio in via Aspromonte 48 in cui, in regime di convenzione a € 30,00 ad auto, avremo un ticket che ci permetterà di entrare ed uscire per tutti e tre i giorni del nostro soggiorno tranquillamente senza la preoccupazione di trovare ogni volta un posto per parcheggiare, cosa veramente impossibile nelle vie adiacenti.

Poco dopo suoniamo al citofono di Corso Martiri della Liberazione 24,dove è ubicato il B&B La nostra casa in centro. Un bel palazzetto d’epoca, un tempo la casa di famiglia ereditata dai nonni, sapientemente ristrutturata nei toni del verde per accogliere quattro piacevoli camere, semplici ma dotate di tutti i confort e con ottimi bagni che hanno saputo mantenere intatta l’atmosfera dei tempi passati. Buona la colazione e squisita la cortesia discreta del gestore che non esiterà a portare i vostri bagagli nelle camere, site al secondo piano senza ascensore.

Come dice il nome dell’alloggio, siamo veramente in centro e in pochi minuti, passando davanti alla grande statua di Alessandro Manzoni nella piazza omonima, imbocchiamo Via Roma e ci fermiamo a rifocillarci in un localino appartato, “La Piazzetta” che soddisfa le nostre esigenze del momento concludendo con una gustosa crema caffè al prezzo di € 28,00 a coppia.

Ci riposiamo un po’ nel B&B ma presto riprendiamo il cammino per andare a visitare Villa Manzoni, in Via Don Guanella 1 nel rione Caleotto. La villa, oggi adibita a Museo Letterario, fu, dal 1615 al 1818, la residenza della famiglia di Alessandro Manzoni che vi trascorse la sua infanzia e l’adolescenza e che egli stesso vendette alla famiglia Scola prima di raggiungere a Parigi la madre Giulia Beccaria. Nella cappella, visitabile, è sepolto il padre dello scrittore, Pietro. La villa è un bell’edificio neoclassico, costruita attorno ad un cortile porticato e, ai tempi del suo fasto, era inserita all’interno di una tenuta agricola coltivata a vite e gelsi per l’allevamento dei bachi da seta, attività all’epoca estremamente redditizia. Oggi si possono visitare ancora le grandi cantine e sono riconoscibili gli edifici adibiti ad alloggio della servitù.

Ritorniamo verso il centro e siamo tutti concordi nel ritenere Lecco una vera sorpresa: una cittadina piccola a misura d’uomo, con delle belle piazzette piene di vita, la Piazza XX Settembre e un magnifico lungolago. Ed è così che constatiamo che “i monti sorgenti dall’acqua” ci sono proprio e il Resegone fa da quinta teatrale. La descrizione del Manzoni è puntuale. E volendo, a questo punto, immergerci nell’atmosfera manzoniana, il lungolago lo percorriamo tutto, poco più di un chilometro, fino a Pescarenico, il borgo di pescatori unica località che il Manzoni indica precisamente nei Promessi Sposi. E’ un posto veramente incantevole, affacciato sulle sponde del fiume Adda dove si possono vedere ormeggiate le “Lucie”, le tipiche barche del posto. I vicoli e le case più antiche si snodano attorno alla piccola Piazza Era, da dove ti puoi immaginare sia partita Lucia dopo essersi rifugiata nel convento di Padre Cristoforo, dando il triste addio ai suoi monti. Che strano, sembra quasi che stiamo parlando di personaggi realmente vissuti e non frutto di immaginazione letteraria, ma d’altra parte ci hanno accompagnato lungamente nei nostri studi.

Ogni modo, oggi il posto è molto frequentato e anche noi ci fermiamo, su consiglio del nostro gestore, da “Il Barcaiolo” (www.barcaiolomojitolecco.com) in Piazza Era 2, accomodandoci in un bel giardino sul fiume e cenando ottimamente a base di pesce al prezzo di € 62,00 a coppia.

Ritorniamo al B&B questa volta non per il lungolago, bensì dall’interno, cosa che ci permette di vedere un’altra parte di Pescarenico, la Piazza Padre Cristoforo, dove nel 1576 venne costruito un convento di Padri Cappuccini e la semplice chiesa attualmente dedicata ai Santi Materno e Lucia, che il Manzoni cita espressamente quale sede conventuale di Fra Cristoforo. Una curiosità: nonostante che il convento fosse stato soppresso nel 1810, esso e la Villa Manzoni furono dichiarati monumento nazionale da Re Vittorio Emanuele III nel 1940.

Camminando camminando, ci ritroviamo proprio davanti al portone del nostro B&B e la nostra giornata finisce qui molto soddisfatti.

Mercoledì 8 settembre

La giornata di oggi prevede diverse tappe. Poco prima delle 11:00 arriviamo a Bellano che dista 26 chilometri da Lecco, passando per la SS del Lago di Como e dello Spluga. Bellissimi gli scorci sul lago, che vediamo per la prima volta in tutta la sua ampiezza, anche se la maggior parte del percorso si fa oggi in galleria.

Il paese è molto piccolo, stretto tra la catena delle Grigne e il lago, attraversato dal torrente Pioverna, ed è famoso per il suo Orrido, un piccolo canyon scavato nel tempo proprio dal torrente. Si visita con facilità in una mezz’ora, percorrendo le passerelle ancorate alle rocce per tutta la sua lunghezza tra marmitte, anfratti, cascate e una ricca vegetazione. All’ingresso del sito (biglietto € 5,00 a persona), si trova una torretta di tre piani, purtroppo in ristrutturazione, conosciuta come Ca’ del Diavol per via degli affreschi presenti nella parte più alta e che rappresentano figure mitologiche tra le quali anche Satana, tanto che è stata nel tempo indicata come la sede di riti orgiastici.

Torniamo al parcheggio e decidiamo di spostarci a Varenna, distante solo pochi chilometri e di visitare subito il Castello di Vezio, in località Perledo. Si erge in maniera scenografica su un promontorio in fondo alla Valle d’Esino, fatto costruire dalla regina Teodolinda a difesa dei borghi del lago. Restaurato nella metà del XX secolo, presenta ancora una torre quadrata accessibile tramite un ponte levatoio, e la cinta muraria.

Vi si arriva salendo lungo la collina in auto fino al parcheggio su Via del Castellano oppure a piedi attraverso un sentiero tra i boschi e i ruscelli, sicuramente più spettacolare ma un po’ più faticoso. Il biglietto di ingresso per gli over 65 è di € 3,00 a persona. Tutto il contesto è molto piacevole con l’affaccio sul sottostante piccolo paese di Perledo e una grande panoramica del lago, oggi purtroppo velato da una fastidiosa foschia. Si è fatta nel frattempo l’ora di pranzo e ridiscendendo dal castello, casualmente siamo attirati da un ristorantino in fondo ad un vicolo: Il Portichetto (www.hotelilportichetto.com) in Via della Foppa 2, pochi tavoli ma ambiente curato e suggestivo. Ci ispira e ancora una volta non falliamo: mangiamo benissimo, compreso un fantastico sorbetto al Braulio spendendo 40,00 a coppia. Più che soddisfatti, scendiamo a Varenna parcheggiando in un autosilo proprio di fronte all’ingresso di Villa Monastero, nostra prossima tappa. L’ingresso alla villa costa € 7,00 a persona, € 11,00 se si vuole visitare anche l’Orto Botanico della adiacente Villa Cipressi, oggi adibita a hotel di lusso. Optiamo per la sola Villa Monastero che, come dice il nome, è sorta sulle rovine di un preesistente convento femminile e ha cambiato diversi proprietari, diventando a fine Ottocento un ambiente di spicco nel panorama culturale lombardo. L’aspetto eclettico attuale è opera del tedesco Walter Kees che la ristrutturò nei primi anni del Novecento, estendendo il giardino fronte lago a due chilometri. Gli ultimi proprietari, la famiglia milanese di origine svizzera De Marchi, la donarono infine allo Stato italiano perché ne facesse un museo. Sono pertanto rimasti inalterati gli arredi interni, di un gusto nordico un po’ pesante in realtà e le architetture del giardino. I giardini sono particolari, rispetto ai grandi parchi che visiteremo nei prossimi giorni, perché si svolgono praticamente tutti in lunghezza (due chilometri appunto) volendo essere quasi una quinta fronte lago per chi osservasse la villa navigando. Molto curati gli accostamenti dei colori nelle composizioni di fiori delle aiuole, come del resto vedremo anche altrove. Oggi alcuni ambienti della villa sono destinati a centro convegni a carattere scientifico (i corsi estivi della Scuola Italiana di Fisica, considerato che qui tenne alcune lezioni anche Enrico Fermi).

Usciamo dai giardini e gironzoliamo un po’ per Varenna, passando davanti alla Chiesa di San Giorgio e visitando la bella chiesa trecentesca di San Giovanni Battista, di impianto romanico e con importanti affreschi trecenteschi alle pareti laterali.

Poi scendiamo sul lungolago attraverso vicoli molti ripidi, alcuni forniti di scalini altri che sembrano gettarsi direttamente nell’acqua.: la cittadina è molto vivace, ancora gremita di turisti che affollano i tavolini dei locali. Molto caratteristica è la cosiddetta “passeggiata degli innamorati”, un breve percorso pedonale che dall’imbarcadero raggiunge il centro. Tutto il contesto mi ha ricordato i paesi delle Cinque Terre liguri.

Al porticciolo siamo stati tentati di prendere un battello e raggiungere qualche altra località sul lago, ma i passaggi non sono molto frequenti e fra l’andata, la sosta per riprendere un traghetto e il ritorno saremmo rientrati poi a Lecco troppo tardi.

Perciò, riprendiamo l’auto al parcheggio e ci riposiamo un po’ bel B&B prima di riuscire per cena. Stasera, cogliendo ancora una volta il suggerimento del nostro gestore, abbiamo prenotato in un locale vicino, “Numerosei” in Viale della Costituzione 31/A, accomodandoci su una terrazza e gustando ottime pietanze al prezzo di € 55,00 a coppia. Breve giro in notturna di Lecco e finalmente il meritato riposo.

Giovedì 9 settembre

Anche oggi si prevede una giornata piuttosto impegnativa. La prima tappa è l’Abbazia cistercense di Santa Maria di Piona a Colico, sulla punta del promontorio di Olgiasca distante da Lecco circa 40 chilometri. Si parcheggia e si percorre un breve tratto di strada acciottolata e subito ci troviamo davanti alla chiesa in stile romanico lombardo, a navata unica. La chiesa, la cui prima fondazione risale al 1138, è affiancata da un campanile rifatto nel Settecento dopo il crollo dell’originale, ottagonale, a causa di un cedimento del terreno. Una curiosità: da una serie di restauri del Cenacolo di Leonardo, emerge il paesaggio tipico del lago lariano con una chiesa col campanile ottagonale. Si tratta proprio della’abbazia di Piona, considerato che Leonardo frequentava spesso questi luoghi in virtù della sua amicizia con la famiglia Birago che deteneva la Commenda del Priorato di Piona. Annesso alla chiesa, dovete assolutamente visitare il chiostro realizzato alla metà del 1200 le cui pareti ancora conservano affreschi sulla vita di San Benedetto e un Calendario dei Santi. Al centro del chiostro, ci sono un pozzo e un albero che simboleggiano la fonte delle delizie e l’albero della vita del paradiso terrestre.

La nostra visita ha avuto però una marcia in più: abbiamo chiesto ad una monaco molto anziano se poteva darci qualche informazione sull’abbazia e lui, campano di origini ma sbarcato a Piona più di cinquant’anni fa, non se lo fatto dire due volte. Alla fine, ci ha trattenuto più di un’ora e raccontato di tutte le attività ancora svolte dai monaci (oggi sono pochissimi e molto avanti con gli anni), l’orto, la vigna, l’uliveto. Una cosa molto simpatica.

Ora ci dirigiamo a Colico, dove ci incontreremo con Matteo (il fratello del nostro amico Pio) e Mariuccia, sua moglie, i quali trascorrono l’estate in un paese poco distante e pertanto ci conducono a pranzo al ristorante “Il Vapore” dell’Hotel Risi (www.hotelrisi.it) in Via Lungo Lario Polti 1: gustiamo degli egregi sciatt e pizzoccheri spendendo € 50,00 a coppia.

Salutiamo i nostri amici e ……..tappa successiva: il Forte Montecchio Nord, distante solo pochi chilometri. Oggi, essendo giovedì, è aperto nel pomeriggio e noi ovviamente non ce lo lasciamo scappare. Il costo del biglietto è di € 8,00 a persona. Si tratta della fortezza della Prima Guerra Mondiale meglio conservata in Europa e posta strategicamente alla confluenza di Valtellina e Valchiavenna. I suoi cannoni francesi in cupola girevole sono ancora perfettamente funzionanti. Ottima la spiegazione della guida che ci accompagna. Bellissimo il panorama tutto intorno.

Proseguiamo imperterriti nel nostro programma di visite. Ci inoltriamo nella Valchiavenna e, dopo una trentina di chilometri, siamo a Piuro dove ci aspetta il Palazzo Vertemate Franchi, una vera chicca da visitare assolutamente. Il biglietto di ingresso è di € 6,00 per gli over 60. Si tratta di una delle più belle dimore cinquecentesche lombarde che, forse per la sua dislocazione un po’ appartata, non ha subito stravolgimenti nella sua struttura originaria, mantenendo inalterata sia la villa padronale che i rustici e le aree verdi circostanti, pur nei vari passaggi di proprietà dopo che nel 1879 la famiglia Vertemate si estinse. Anche in questo caso, un bravissimo accompagnatore, un po’ eclettico ma preparatissimo, ci ha fatto entrare perfettamente nello spirito del luogo e dei suoi tempi, attraverso la storia ma anche attraverso tanti aneddoti e curiosità. Da non perdere.

Solo pochi chilometri ci separano ora dalle Cascate dell’Acquafraggia, inserite in un complesso paesaggistico dichiarato di interesse geologico. Le cascate sono visibili anche dalla strada, ma parcheggiando e percorrendo un breve sentiero, si possono ammirare meglio e, volendo, fare diverse escursioni partendo proprio da lì. Ovviamente non è il nostro caso considerato che è ormai tardo pomeriggio e ci accontentiamo di averle viste.

Riprendiamo la via del ritorno a Lecco, attraversando Chiavenna che mi è sembrato un gran bel posto e mi rammarico di non aver avuto il tempo di visitare.

Siamo piuttosto stanchi e decidiamo perciò di cenare nuovamente dal “Numerosei” che ci soddisfa anche questa sera.

Venerdì 10 settembre

Oggi sarà giornata di trasferimento: ci spostiamo sulla parte occidentale del Lago di Como, a Villa Guardia, precisamente, perché sarà più comodo per alcune escursioni. Prima però andiamo a Bellagio, distante circa venticinque chilometri da Lecco per la SP 583, per andare a visitare Villa Melzi. Il consiglio è di arrivare abbastanza presto al mattino per trovare il parcheggio. Noi, fortunatamente lo troviamo senza difficoltà lungo la strada, a pochi passi dall’ingresso. La villa fu fatta costruire in posizione scenografica, affacciata sul lago, dal duca Francesco Melzi d’Eril, vicepresidente della Prima Repubblica Italiana al tempo di Napoleone, fra il 1808 e il 1810, circondata da un meraviglioso parco adattando il terreno con terrazzamenti e dossi, ricco di alberi tropicali e piante esotiche e aggiungendo pregevoli sculture, un tempietto moresco, una piccola cappella di famiglia e un laghetto giapponese. Oggi è proprietà privata dei conti Gallarati Scotti e dichiarata monumento nazionale. Si possono visitare il parco, la cappella e l’orangerie, trasformata in un piccolo museo dietro il pagamento di un biglietto d’ingresso di € 8,00 a persona.

Usciamo con gli occhi pieni di meraviglie ma lo stomaco reclama la sua parte: percorriamo un tratto del lungolago fino ad entrare nel paese, ma c’è un gran caos dappertutto e scegliamo di mangiare comprando dei gustosi panini in un mini market del centro. Bellagio è un bellissimo posto ma non abbiamo il tempo per approfondirne la visita.

Nel primo pomeriggio arriviamo a Villa Guardia, un piccolo comune a otto chilometri da Como, dove si trova il nostro nuovo alloggio: il B&B Casa Ceruti, in Via Papa Giovanni XXIII 4. Bella struttura circondata da un prato molto curato, pulita e riammodernata con tutti i confort, gestita da Andrea, un ragazzo molto disponibile e attento, solo all’apparenza un po’ troppo discreto. Bellissimo il nostro appartamentino mansardato “Lavanda”. Ci possiamo concedere solo un riposo brevissimo perché il nostro programma prevede di visitare nel pomeriggio l’Eremo di Santa Caterina del Sasso, affacciato sul Lago Maggiore e distante circa cinquanta chilometri. Commettiamo l’errore di strafare e arriviamo già stanchi.

L’Eremo comunque è di grande impatto scenografico e di grande valenza artistica, scavato nella roccia a strapiombo sul lago. Si parcheggia l’auto in un vasto piazzale dedicato e, percorsi pochi metri, si accede alla biglietteria da dove parte una scalinata di duecentosessantotto gradini che scendono al monastero. In alternativa, si può usufruire di un ascensore scavato nella roccia che consiglio però di prendere per risalire. L’Eremo è formato dalla chiesa porticata, che ingloba al suo interno la Cappella di Santa Caterina, e da varie altre strutture conventuali. Lungo la parete di un portico, con affaccio sul lago, è notevole l’affresco della Danza Macabra.

Torniamo a Villa Guardia e, su consiglio del gestore del B&B, andiamo a cena in una frazione vicina, Luisago, a “La Vecia Hosteria”, in Via De Gasperi 17, che però non ci piacerà affatto. Niente di eccezionale nella qualità delle pietanze, ma soprattutto nessuna attenzione alle norme anticovid.

Sabato 11 settembre

Facciamo una buona colazione all’aperto, nel giardino del B&B, piuttosto singolare. Sul tavolo frutta fresca, cornetti e fette di torta, poi il pezzo forte: Andrea ci porta un vero cestino da pic nic, di quelli all’inglese, per intenderci, poiché a causa del Covid non è possibile allestire il buffet e dall’interno tira fuori una busta di pane, marmellata e miele, una bottiglia di succo di mele, formaggio e salamini. Poi è la volta dei cappuccini. Bella organizzazione.

Oggi sconfineremo in Svizzera, distante pochi chilometri. Ma per percorrere l’autostrada svizzera è necessario dotarsi di una “vignette”, pena salatissime multe e perciò, se pure per pochi chilometri e per un tempo di permanenza piuttosto limitato, ci tocca spendere € 38,00 ad auto. Un furto: la vignette sarà valida fino al 31 dicembre, ma certamente noi non la sfrutteremo più. Perdiamo oltretutto tempo per cercare un benzinaio che ne sia fornito e, per fortuna, seguendo la dritta di Andrea, evitiamo il traffico alla barriera di Chiasso facendo una strada alternativa. Dopo pochi chilometri di autostrada, il paesaggio è veramente “svizzero”: prati, vallate, piccoli borghi sparsi, il Lago di Lugano, dove ci fermeremo al ritorno e dopo poco Bellinzona, la nostra meta. Dopo un viaggio in Svizzera di tre anni fa, ci tenevo a vedere questa cittadina, capitale del cantone svizzero del Ticino, di lingua italiana, e patrimonio Unesco per via dei suoi tre castelli medievali, arroccati sulla collina, uno appresso all’altro: Castelgrande, praticamente ai margini del centro cittadino su un promontorio roccioso e la cui parte più antica ancora esistente risale al X secolo, dotato di due torrioni, visitabili, chiamati Torre Bianca e Torre Nera a causa della tonalità diversa delle pietre con cui sono costruite; il castello di Montebello che oggi ospita la sezione di Archeologia del Museo Civico e si può raggiungere a piedi, con una bella camminata in salita che ti fa godere a ogni passo del panorama circostante oppure con un trenino turistico, tra l’altro con un biglietto piuttosto esoso; il castello di Sasso Corbaro, quello più in alto di tutti e raggiungibile in auto. Bellissimi!! Se si desidera visitarli tutti è utile fare un pass che permette di risparmiare un po’, altrimenti singoli biglietti nei singoli castelli. Noi ne abbiamo visitati due, tralasciando Sasso Corbaro, per mancanza di tempo: tempo che avevamo speso tutto in mattinata per cercare un parcheggio in quanto siamo capitati proprio nel giorno della mostra mercato di prodotti biologici e naturalistici, con le loro bancarelle in piazza. Da notare: una grande folla e niente precauzioni anticovid.

Ogni modo, non solo i castelli sono interessanti a Bellinzona, ma tutta la cittadina è molto piacevole: all’ora di pranzo ci siamo accomodati ai tavoli della Galleria Wine Bar in Via Codeborgo 4, di cui segnalo anche l’ottimo servizio.

Riprendiamo il nostro itinerario e poco dopo siamo a Lugano: parcheggiamo facilmente in un parking multipiano e ci dirigiamo verso il lungolago: la cittadina, nonostante la sua fama di eleganza ed esclusività, non mi desta particolare interesse, piuttosto anonima se paragonata alle città già visitate in Svizzera, al di là di un piccolo centro storico con palazzi forniti di portici. Il lago è oggi di un azzurro intenso e mi pare la cosa più bella da vedere, anche se, come già notato a Lucerna, sulle sponde sono stati costruiti edifici poco consoni all’ambiente naturale che ne risulta deturpato.

Ritorniamo nel nostro B&B per riposarci un po’, per poi andare a cena in un centro vicino, Bulgarograsso, al Ristorante del Murett (www.murett.it) in Via Monte Rosa 9. Il locale è molto affollato ma noi siamo in una posizione defilata e inoltre sono rispettate in pieno tutte le norme anticovid. Mangiamo gustosamente al costo di € 62,00 a coppia.

Domenica 12 settembre

Stamattina visiteremo Como anche perché, nel primo pomeriggio, Maria Rita e Pio ripartiranno per Roma e quindi sarà più facile raggiungere la stazione. E’ una bellissima giornata di sole, anche fin troppo calda. Como dista solo otto chilometri dal nostro B&B e, su consiglio di Andrea, parcheggiamo facilmente in Via Aguardi, all’autosilo omonimo ed iniziamo la visita di questa bella città ancora addormentata alle 10:00 di mattina, ma che man mano si animerà fino a diventare affollatissima. Entrando dalla Porta Torre, la testimonianza visibile della cinta muraria della Como medievale e usata come ingresso per chi proveniva da Milano, ci troviamo in breve su Piazza delle Medaglie d’Oro e imbocchiamo il Corso Vittorio Emanuele, quello dello shopping cittadino. Troviamo strade piuttosto ampie su cui si affacciano bei palazzi rinascimentali, ora sedi di musei (Palazzo Olginati e Palazzo Giovio) e presto sbuchiamo su Piazza San Fedele, molto gradevole sia per il fermento che per alcuni edifici medievali interessanti, oltre ovviamente alla Basilica di San Fedele, il cui notevole abside è visibile proprio sul Corso Vittorio Emanuele. Alla facciata, invece, è addossata una costruzione estranea alla chiesa e sulla quale si staglia il campanile. Non abbiamo potuto visitare l’interno perché in quel momento si stava svolgendo una funzione. Tappa successiva la Piazza del Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, imponente, considerato uno dei monumenti religiosi più belli dell’Italia settentrionale. La sua costruzione fu iniziata a metà del 1300 in sostituzione di una struttura precedente e fu completata alla metà del Settecento. Mi è piaciuto molto l’interno, abbellito anche da preziosi arazzi di Bruxelles. Imponente la cupola di Juvara, alta settacinque metri, visibile in ogni parte della città.

Siamo ormai di fronte al bellissimo specchio d’acqua del lago, oggi di un azzurro intenso e passando davanti al Tempio Voltiano prima (una struttura neoclassica che ospita un museo scientifico dedicato all’opera di Alessandro Volta), e al Monumento ai Caduti poi (una imponente torre di trenta metri di altezza tutta realizzata in pietra nel 1933 su suggerimento del futurista Filippo Tommaso Marinetti, a mio avviso non bellissima), ci dirigiamo verso la scenografica Villa Olmo. Villa Olmo, tra i principali simboli della città di Como, è considerata una delle più sontuose dimore storiche comasche, circondata da un grande giardino all’ italiana, oggi adibito a parco pubblico. La villa è parzialmente visitabile con visite guidate, eccetto quando ospita degli eventi: oggi appunto, c’è la Fiera del Libro, ma poco male, il nostro tempo a disposizione è scarso e non avremmo comunque avuto modo di visitarla. Bellissimo tutto l’insieme, l’enorme quinta dell’edificio e il piazzale antistante completamente affacciato sul lago. Ritornando verso il centro città, poco distanti da Villa Olmo, sono visibili altre due belle dimore nobiliari: Villa Saporiti, detta La Rotonda e Villa Gallia, testimonianza di fasti passati.

Nell’ottica di riavvicinamento al parcheggio per riprendere i bagagli di Maria Rita e Pio, ci fermiamo a mangiare al Caffè del Viaggiatore, in Via Giovio, un localino senza infamia e senza lode, ma per lo meno seduti in un angolo verde al fresco.

Ripresi i bagagli, accompagniamo i nostri amici per una tratto di strada verso la stazione e poi ci dirigiamo nuovamente al lungolago, avendo intenzione di salire a Brunate con la funicolare. Ci troviamo di fronte ad una coda di persone impressionante e desistiamo subito dal proposito perché la fila continua all’interno della biglietteria e, considerata la non eccessiva frequenza delle corse e il limitato spazio nelle vetture, altro che assembramento!!! E c’era da starci almeno un paio d’ore per smaltire la fila. E qui prendiamo però un’altra pessima decisione, ma a saperlo prima……..Avremmo voluto visitare il paese di Argegno, sulla sponda occidentale del lago, considerato tra i più caratteristici, ma non avevamo fatto i conti con la strada stretta, il turismo domenicale, vista la bella giornata di sole, e il rientro dei Milanesi dal week end: una baraonda totale, uno stress pauroso tale che, non appena siamo in grado, invertiamo il senso di marcia, passando per l’intasato centro di Cernobbio (impossibile potersi accostare a Villa Erba, la residenza di famiglia di Luchino Visconti). Nel tentativo di sfuggire al traffico, deviamo ad un certo punto in direzione Laglio e ci troviamo così a percorrere casualmente quel tratto dell’antica Via Regina (o Regia), risalente addirittura ai Romani, passando davanti al muro di cinta dell’Oleandra, la villa di George Clooney, ritenuta una della più belle del lago di Como. Rientriamo a Villa Guardia e ci riposiamo un po’ prima di tornare per cena al Ristorante Il Murett dove stasera gustiamo una ottima pizza e un originale sorbetto all’uva fragola.

Lunedì 13 settembre

La mattinata di oggi è dedicata alla visita di Villa Carlotta a Tremezzina, lungo la Via Regina, senza dubbio la villa più conosciuta e fotografata del lago di Como. Troviamo fortunatamente parcheggio quasi di fronte all’ingresso della villa e, oltre al biglietto di € 10,00 a persona, acquistiamo anche una audio guida che viene scaricata sul cellulare. La villa fu fatta costruita alla fine del Seicento dai Marchesi Clerici di Milano. Dopo essere stata venduta nel 1801 a Giovanni Battista Sommariva, grande collezionista che la arricchì con le opere di Canova e Thorvaldsen, divenne proprietà della principessa Marianna di Prussia che, nel 1850, la donò alla figlia Carlotta in occasione delle sue nozze con il duca Giorgio II di Sassonia-Meiningen. Nei decenni successivi, la dimora viene adeguata alle esigenze familiari e ai cambiamenti del gusto, rinnovando arredi e decorazioni. Rimane, tuttavia, ancora magnifica mentre il suo vanto è rappresentato dal giardino botanico che trova la sua massima espressione in primavera con la fioritura di azalee, rododendri e camelie per cui è famosa in tutto il mondo: comunque, anche in questa stagione, abbiamo trovato una bella fioritura ed ammirato gli alberi monumentali nonché la Valle delle Felci, un ambiente artificiale ricreato dal Duca di Sassonia sfruttando un avvallamento naturale del terreno per ricavarne una sorta di scenografia teatrale, con tanto di ruscello che scorre sul fondo della piccola valle. Oggi, dell’edificio della villa si può visitare solo il pianterreno, che ospita comunque delle pregevoli collezioni di cammei, e oltre alle sculture di Canova e Thorvaldsen, anche l’Ultimo bacio di Romeo e Giulietta di Francesco Hayez.

Approfittiamo della caffetteria in giardino affacciata sul lago, La vecchia serra, e gustiamo delle buone insalate.

Vogliamo recuperare il programma di ieri e visitare Brunate. Ritorniamo perciò a Como, parcheggiamo questa volta nell’autosilo Valduce, più vicino alla stazione della funicolare e constatiamo che oggi è un’altra cosa: zero fila. Facciamo i biglietti per andata/ritorno al costo di € 5,30 a persona e quasi subito ci accomodiamo nei vagoncini. Il tragitto per salire a Brunate dura solo sette minuti. Brunate viene definita “il balcone sulle Alpi” ma noi, francamente, non troviamo tanti punti panoramici da cui affacciarci: ci dicono che il più spettacolare è quello che si trova al Faro Voltiano, molto in alto rispetto al paese e a cui si arriva con una navetta che parte dalla stazione della funicolare. Forse perché non siamo più in piena stagione turistica o chissà per quale vero motivo, fatto sta che la navetta non c’è e quindi ci accontentiamo di un giretto nel paese, niente di eccezionale, notando la curiosa chiesa di Sant’Andrea Apostolo che ha ben due facciate e di vedere alcune ville liberty per cui Brunate è famosa: un tempo Brunate era un luogo di villeggiatura d’élite e tra i suoi hotel di lusso spiccava per eleganza l’Hotel Milan, dove fu installato il primo ascensore d’Italia, importato nel 1894 dagli Stati Uniti! Con il senno di poi, saremmo saliti al Faro Voltiano con l’auto per godere di questo famoso panorama o addirittura avremmo evitato di venirci, privilegiando la visita di qualche altro luogo interessante.

Ridiscendiamo a Como, torniamo a Villa Guardia per poi dover ritornare nuovamente a Como per cena (per fortuna la distanza è veramente minima) perché, essendo lunedì, abbiamo avuto difficoltà a trovare un ristorante aperto. Per le buone recensioni, prenotiamo da “Crianza”, in Via Borsieri 18, un ristorante di cucina pugliese, fin troppo elegante per noi vestiti da turisti e dove abbiamo avuto una iniziale incomprensione con il gestore, quando questi, al momento di prendere le ordinazioni, poiché non abbiamo chiesto l’antipasto, ci ha fatto notare in modo sarcastico se avessimo fatto merenda prima di entrare lì. Superiamo l’imbarazzo, forse anche il gestore si è accorto di aver esagerato, e alla fine mangiamo molto bene, all’altezza delle recensioni. Peccato però che ci sia in giro gente così indisponente.

Martedì 14 settembre

Oggi è nuovamente giornata di trasferimento: lasceremo il Lago di Como alla volta del Mugello. In mattinata, però, è prevista la visita ad una autentica meraviglia: Villa del Balbianello, oggi gestita dal FAI che ne cura le visite unicamente guidate ed a orari prestabiliti. Noi abbiamo una prenotazione per le 10:30 ma, arrivati a Lenno, non troviamo facilmente il parcheggio e perdiamo parecchio tempo. Finalmente, riusciamo a sistemare le auto nel piazzale di una fabbrica nei pressi dell’imbocco del sentiero pedonale, dietro un’offerta simbolica di € 5,00 ad auto. Una salvezza!! A questo punto, per arrivare alla villa, ci sono due possibilità: prendere il sentiero in mezzo al bosco che stima un tempo di percorrenza tra i venti minuti e la mezz’ora, oppure prendere il taxi boat nel porticciolo poco più avanti, al prezzo di € 8,00 a persona, che ti fa scendere all’imbarcadero della villa. Optiamo ovviamente per quest’ultima soluzione che consiglio vivamente: arrivare via lago davanti al cancello della villa non ha uguali, e capiamo subito che oggi finiamo in bellezza, villa e giardini sono i più belli tra quelli visti finora.

Mostrata la nostra prenotazione in biglietteria (il costo del biglietto è piuttosto elevato, € 22,00 a persona, ma li vale veramente tutti), aspettiamo la nostra guida sotto la bellissima loggia panoramica che si affaccia sul lago, fronteggiando il paese di Bellagio e l’Isola Comacina. La villa, sorta sulle rovine di un antico monastero femminile, è passata per vari proprietari finché è stata acquistata nel 1974 dall’imprenditore ed esploratore Guido Monzino, appassionato non solo di spedizioni da lui stesso finanziate e guidate, ma uomo di una grande cultura e collezionista. La villa è un vero e proprio museo, gestito dal FAI a cui Monzino, scomparso a soli sessanta anni nel 1988, lasciò la proprietà, nelle sue volontà testamentarie, con la clausola che niente fosse modificato non solo nella struttura degli edifici, ma anche nella stessa disposizione degli arredi e delle suppellettili. Tutto è rimasto immutato, addirittura il pacchetto di sigarette sulla sua scrivania o le bottiglie di liquori nelle credenze. Particolarmente interessante è il piano più alto della dimora che raccoglie collezioni d’arte e i ricordi di viaggio di Monzino, alcuni di grande valore. Il giardino è straordinario, caratterizzato da terrazze e balaustre e segue l’andamento del terreno, in alcuni punti scosceso e ripido verso il lago. Monzino volle essere sepolto nella neviera in giardino e la sua tomba è visitabile.

Che meraviglia!! Affascinante la villa ed appassionante la vita del suo ultimo proprietario.

Riprendiamo il taxi boat e, tornati a Lenno, ci fermiamo a pranzo da “Il Golfo” sul Lungolago Lomazzi. Rimaniamo soddisfatti. Ripresa l’auto, ci mettiamo in viaggio per arrivare non troppo tardi a Mucciano, frazione di Borgo San Lorenzo, nel Mugello. Non sapevamo ancora a che avventura saremmo andati incontro!!!

A Borgo San Lorenzo ci siamo arrivati, la deviazione per Mucciano l’abbiamo imboccata, ma il navigatore non recepisce bene la freccia per l’Agriturismo Il Poggio alle Ville, nostro prossimo alloggio e ci porta su una mulattiera terrificante, massi e buche dove, ci diranno poi, non si avventurano neanche le jeep. Non so chi ci abbia protetto, ma abbiamo avuto veramente paura, quantomeno che le nostre auto si rompessero lì, in mezzo al nulla. Dopo aver nominato tutti i Santi del calendario, la strada, pur sempre bruttina, migliora e in fondo intravvediamo una cascina. Siamo salvi, ma domani come ci muoviamo? E tutte queste altre persone, come sono arrivate fin qui? Ci stanno aspettando Silvana e Teresa, le collaboratrici di Raffaele, il proprietario della tenuta (lo conosceremo il giorno dopo perché abita a Firenze) che ci spiegano come abbiamo sbagliato strada, andando a sinistra anziché a destra. C’è da dire che neanche la strada giusta è un gioiello, anzi sconnessa alquanto pure questa, e veniamo a sapere che questo è il cruccio e il problema della struttura, molto bella e accogliente, un autentico piccolo borgo contadino in cui ogni vecchio edificio è ora stato adibito ad appartamento, che non si riesce a risolvere per via delle competenze burocratiche sulla gestione della viabilità eccetera eccetera.

Entrare nel nostro appartamento “La Casina”, adatto per quattro ospiti, mi commuove perché mi riporta indietro nel tempo: la grande cucina con l’acquaio in pietra, il camino con le panche a lato per scaldarsi, le stanze da letto arredate come me le ricordavo in casa dei miei antenati, l’odore del fumo della legna, gli scuri, i pavimenti in cotto, le porte con le vecchie serrature e i grandi chiavistelli. Tutto ciò mi emoziona e mi fa dimenticare lo stress per arrivare. Poi, ceniamo nell’aia con un menù campagnolo e buon vino. Andiamo a dormire mentre si sentono i grilli tutt’intorno.

Mercoledì 15 settembre

Mi sveglio con il profumo della campagna e mentre gli altri ancora dormono, mi guardo un po’ intorno nel borghetto: gli appartamentini disponibili sono di vario taglio, a seconda delle esigenze, c’è anche una piccola chiesa, vari attrezzi agricoli sparsi un po’ ovunque; il tocco di modernità è la piscina e un campo per il calcetto. Più in alto sulla collina, si intravvede il casolare del 1690, antica casa dei fattori del borgo e oggi, sempre facente parte della proprietà, chiamata Villa Montagna, è arredata in modo esclusivo e dispone di otto camere per ospitare fino a diciotto persone. L’ideale per un gruppo di amici, sempre che abbiano l’auto adatta per arrivarci.

Rientro in casa e facciamo colazione nella grande cucina con quanto ci eravamo procurati ieri sera al supermercato Conad, poi affrontiamo, non senza apprensione, la discesa della stradina sterrata. Va meglio di ieri sera e in breve tempo siamo a Scarperia, annoverato tra i borghi più belli d’Italia nonché considerato uno dei centri storici più interessanti del Mugello. Questa di visitare il Mugello era una idea che mi era venuta un po’ di tempo fa, per capire le differenze tra la “mia Toscana”, quella del Chianti e della Val di Chiana (noi abbiamo una casa in quest’ultima zona) e i dintorni di Firenze. A parte la differenza nella morfologia del territorio (qui la fanno da padroni i boschi e i corsi d’acqua), quello che è evidente subito è lo stile rinascimentale degli edifici, sembra di essere a Firenze al posto di quello medievale di Siena ed Arezzo, tanto per citarne alcune.

Parcheggiamo con estrema facilità e percorrendo il corso principale, ci troviamo di fronte al bellissimo Palazzo dei Vicari nella piazza omonima, magnifico all’esterno con tutti gli stemmi sulla facciata, su modello di Palazzo Vecchio di Firenze e molto interessante all’interno, ricco di affreschi e opere d’arte, dove è ospitato il Museo dei Ferri Taglienti. Il museo è la raccolta dell’attività artigianale più importante del paese fin dal Medioevo, ovvero la realizzazione di coltelli, forbici e attrezzi agricoli in genere, istituito nel 1999 proprio per raccogliere i manufatti più antichi e rendere omaggio a generazioni di coltellinai che hanno resa famosa Scarperia nel mondo. Ancora oggi, le botteghe di coltellinai si susseguono senza interruzione di continuità alternate a quelle dei prodotti tipici della zona. Ci fermiamo per pranzo alla Locanda San Barnaba, (www.lalocandasanbarnaba,com), in Viale Kennedy 17, un bel locale fornito anche di tavoli all’aperto. Mangio una buona trippa alla fiorentina.

Riprendiamo la marcia per fermarci, dopo soli quattro chilometri, nella frazione di Sant’Agata di Mugello, dove si può visitare una bella pieve romanica, documentata fin dal 984, con la facciata a capanna e piccola monofora nella parte superiore. Suggestivo anche l’interno a tre navate che ospita un Fonte Battesimale molto particolare, una vasca di pietra ottagonale del 1513, delimitata da una balaustra composta utilizzando parti dell’antico pulpito. Lasciamo anche questo borghetto medievale ben conservato e ci dirigiamo a Vicchio, paese natale di Giotto, ma anche del Beato Angelico e di Benvenuto Cellini. La casa di Giotto si trova in un bell’ambiente bucolico in località Colle di Vespignano e oggi non ne è visitabile l’interno che è adibito a museo multimediale. Dopo parecchi studi, pare ora accertato che la casa come oggi la vediamo, sia solo una parte di una grande casa signorile. Comunque, in mezzo ai fiori dai colori accesi, è un luogo suggestivo. Percorso un viottolo in salita, si arriva sul sagrato della Chiesa di San Martino che sovrasta la dimora di Giotto. Una curiosità: l’identificazione della terra natale del pittore è stata messa in discussione più volte, ma una certezza è che il figlio Francesco fu priore proprio di questa chiesa nel 1329.

E’ ora di tornare nel nostro agriturismo ma ci fermiamo nuovamente al supermercato Conad per fare degli acquisti per cena. Sì, perché stasera ceniamo “in casa”. Ci sono state offerte ieri sera le tagliatelle al ragù toscano avanzate (ne veniva portato un vassoio più che abbondante per ogni tavolo), abbiamo del formaggio e salumi portati da Villa Guardia, abbiamo comprato il vino e la frutta. Chi sta meglio di noi? E poi, chi avrebbe rifatto di nuovo la famosa strada sterrata e per giunta di sera?

Giovedì 16 settembre

Purtroppo stamattina chiudiamo le valigie per l’ultima volta: torniamo a Roma. Arriviamo a casa intorno all’ora di pranzo dopo un viaggio comodo e assistiti ancora dal tempo che si sta guastando. Che dire? Abbiamo visto dei posti bellissimi, mangiato bene e goduto di una sana e allegra compagnia. Non ci resta che cominciare a programmare una nuova avventura.



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