Budapest che ti fa sognare
Giovedì 04 ottobre
La partenza è prevista dall’Aeroporto di Ciampino con il volo Ryanair FR 6079 per Budapest delle ore 12:45.
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Utilizziamo il parcheggio Alta Quota per lasciare in custodia la nostra vettura al prezzo di € 24,00 per 4 giorni. Comodissimo: una navetta ci porta in aeroporto e una navetta ci verrà a riprendere al nostro rientro.
Il volo parte in orario e pertanto atterriamo all’aeroporto di Budapest T2B alle ore 14:20 circa. Mangiamo velocemente un toast e, per prima cosa, ci premuniamo di acquistare il biglietto turistico 72 ore, al prezzo di Ft 3.850, per circolare liberamente su tutti i mezzi pubblici: indispensabile, per andare da una parte all’altra della città senza il pensiero di trovare di volta in volta i biglietti, anche in considerazione del fatto che i controlli sono continui e le multe salate.
Di fronte al terminal, troviamo l’autobus 200E che ci porterà fino al capolinea della Metro Linea 3 “Kobania Kispesti”, scendiamo alla fermata “Lehel Ter”, veramente a due passi dall’Adina Apartment Hotel (www.adina.hu), in Hegedùs Gyula utca 52-54.
L’hotel è molto accogliente, con una hall spaziosa e piacevolmente arredata con grandi divani e librerie. L’hotel è più che altro un residence, con mini appartamenti per soggiorni più lunghi, sicuramente adatto anche a famiglie, dotato di un bel giardino interno e di piscina e sala fitness. Le nostre stanze, le cosiddette “studio room”, per distinguerle dagli appartamenti, sono comunque molto grandi, pulitissime e con buone rifiniture. La sistemazione ci accontenta in pieno, considerato anche, fattore non indifferente, che il personale della reception è gentilissimo e si dimostrerà disponibile a tutte le nostre richieste, parlando anche in italiano.
Ci riposiamo un po’ e poi… si comincia con una prima esplorazione della città. Riprendiamo perciò la Metro 3 fino a Deak Ferenc (che è l’unico snodo dove si incrociano tutte e tre le linee della metropolitana). Ci dirigiamo verso Vorosmarty ter, una bellissima piazza, molto animata, cuore commerciale di Budapest, dove troviamo subito l’Hard Rock Cafè e ci liberiamo immediatamente dell’incombenza di ogni viaggio: l’acquisto della T-shirt da collezione per Dario e Riccardo. Deak Ferenc utca (utca sta per via) termina in Vigadò ter, una piazzetta dove si affaccia appunto il Vigadò, il grande edificio adibito a sala da ballo e ritrovo della borghesia budapestina agli inizi del Novecento: la piazza si apre sul Danubio e subito, con le prime luci del tramonto, ci regaliamo una vista magnifica della sponda opposta, dove si stende Buda. Lo sguardo spazia a destra sul Ponte delle Catene, il più famoso dei ponti di Budapest che collega quasi senza interruzione Pest con il Palazzo Reale a Buda e a sinistra sul Ponte Elisabetta, il più moderno e secondo me, il meno attraente, e sul successivo Ponte della Libertà, una bellissima struttura in acciaio verde.
Siamo nel Belvàros, il centro di Pest, circondati da magnifici palazzi ottocenteschi che rievocano un fasto passato, incontriamo la chiesa dei Serviti (Szervita Templom), il Belvàrosi Templom, Ferenciek tere, il Museo della Letteratura (Petòfi Irodalmi Mùzeum) e la chiesa dell’Università (Egytemi Templom). Percorriamo poi Vàci utca, la lunga strada che taglia il centro di Pest, animata da negozi, caffè, ristoranti. E proprio qui, in Vàci utca, al n. 71, troviamo il ristorante “Rustico etterem” (www.Facebook.com/rustico étterem) che ci era stato consigliato da amici prima della partenza e che effettivamente non ci delude, pur rientrando in quella categoria di ristoranti un po’ troppo a uso e consumo dei turisti: le sale del locale sono comunque molto particolari, piene zeppe di piatti dipinti attaccati alle pareti. Nota dolente, ma purtroppo comune a tutti i locali ungheresi, i suonatori di violino tzigano che non mollano neanche un minuto, tanto da impedire a tratti la conversazione tra i commensali. Ad ogni modo, mangiamo un ottimo gulash, pollo speziato alla paprika con gnocchetti ed altri piatti della cucina ungherese. Il conto risulta oltretutto contenuto ( intorno ai 20 euro a testa).
Siamo stanchi, ma la voglia di vedere la città in notturna ci prende e così ci incamminiamo verso il Danubio, passando davanti all’edificio del Vàsàrcsarnok, un mercato coperto che poi avremo occasione di visitare in seguito, di fronte al quale si imbocca il Ponte della Libertà (Szabadsàg Hìd). Buda, di fronte a noi, illuminata, è fantastica, quasi emozionante, saliamo sul tram 2 che percorre la sponda del fiume e poi riprendiamo la Metro 3 per raggiungere il nostro hotel e recuperare le forze in vista del giorno successivo.
Venerdì 05 ottobre
Oggi visiteremo Buda, il cui nucleo più antico fu costruito a partire dal XIII secolo e rimase il centro nevralgico della storia locale, sede dei più importanti monumenti, fino all’espansione della città verso Pest. La Fortezza e il Palazzo Reale di Buda si raggiungono in molti modi, a piedi attraverso il Ponte delle Catene e da lì salendo con la funicolare, il cosiddetto Sicklò, oppure con la Metro 2 fino ai piedi della Fortezza. Noi decidiamo di prendere l’autobus n. 16 da Deak Ferenc (fanno la stessa linea anche il 16A e il 116): attraverso il Ponte Margherita, saliamo costeggiando il lato della Fortezza che si affaccia sul Danubio e arriviamo nel cuore di Buda. Partiamo da Becsi kapu (la Porta di Vienna) sulla cui piazza omonima, Becsi kapu ter (ter significa piazza), si affacciano belle case barocche, tra cui quella dove soggiornò più volte Thomas Mann. Sulla piazza che si apre volgendo a sinistra, Kapisztràn ter, si trovano le rovine del Mària Magdolna templom, di cui rimane un pregevole finestrone gotico, isolato nel giardino: di fronte, un bel palazzo, antica caserma, che oggi ospita un museo di storia militare. Da questa piazza si dipartono le quattro strade che portano, parallele l’una all’altra, al centro della Fortezza: sembra di essere lontanissimi da Pest, che pure si stende ai piedi di questo quartiere al di là del fiume, sembra di essere ritornati indietro nel tempo, case basse e decorate finemente, colori tenui e portali importanti, un’atmosfera rarefatta, quasi ovattata, deliziose piazzette, come Hess Andràs ter dove si erge la statua a papa Innocenzo XI, molto amato dai Budapestini, perché promotore della lega di principi che liberò la città dai Turchi. Poco oltre questa piazza, Orszàghàz utca ci porta di fronte al Matyàs templom, la chiesa di Mattia, detta anche dell’Assunta, considerato l’edificio più importante della città. Qui fu incoronato anche Roberto d’Angiò. La chiesa gotica, si staglia imponente, bellissime sono le piastrelle colorate del tetto che brillano sotto il sole: tra le sue vicissitudini annovera anche la trasformazione in moschea da parte dei Turchi. Purtroppo non possiamo visitarne l’interno perché in ristrutturazione. Visitiamo però il Bastione dei Pescatori, forse l’immagine più famosa di Budapest, anche perché dai suoi spalti si gode un panorama incredibile di Pest, della sequenza dei suoi ponti, dell’Isola Margherita, mentre il Parlamento sembra quasi una visione. L’ingresso ai Bastioni dei Pescatori è a pagamento di giorno, Ft 600, mentre è gratuito dal tramonto in poi. E’ strapieno di turisti, sicuramente il posto più visitato da chi si reca a Budapest. Passiamo parecchio tempo a fotografare, poi ci incamminiamo verso il Palazzo Reale (chiamato Vàrpalota), passiamo prima davanti alla storica pasticceria Ruszwurm che “visiteremo” più tardi, poi attraversiamo Dìsz tér, la piazza più vasta della Fortezza, utilizzata nel passato come piazza del mercato e poi come piazza d’Onore, per le esecuzioni capitali e per le parate militari. La piazza comunica con Gyòrgy ter, chiusa dalla magnifica cancellata del Palazzo Reale e dove si affaccia il teatro del Castello e il Sàndor palota, attuale sede della Presidenza della Repubblica.
Il Palazzo Reale è veramente imponente, sede di importanti musei e gallerie che decidiamo però di non visitare. Notevole anche da qui la vista di Pest e della collina Gellért sulla cui sommità si intravvede il complesso della Citadella e la statua bronzea della Vittoria con la palma della pace.
Si è fatta l’ora di pranzo, riprendiamo l’autobus n. 16 in Disz ter e scendiamo dopo due fermate per mangiare in Fortuna utca n. 3, al “Pest-Buda”, un buon locale accogliente, da consigliare. Per il dolce, però, approfittiamo della vicinanza alla pasticceria Ruszwurm, dove le torte sono sublimi, oltre al fatto che è uno spaccato di eleganza dei tempi passati, con un delizioso salottino verde dove gustare le specialità.
Così ben gratificati, scendiamo da Buda attraverso una scalinata che ci porta sul lungofiume, al capolinea del tram n. 19: due o tre fermate e scendiamo davanti all’Hotel Gellért che, oltre ad essere uno storico e imponente albergo di Budapest (fu costruito durante la Prima Guerra Mondiale sull’ex ospedale medievale di acque curative), ospita le terme più note della città. Ci siamo portati in uno zaino l’occorrente per un bel bagno, ma poiché abbiamo mangiato abbondantemente, non è proprio il caso di rischiare: perciò mettiamo in programma le terme per domani. Sempre di fronte all’hotel Gellért, saliamo sul tram n. 47 e attraversando il Ponte della Libertà, scendiamo nei pressi della Sinagoga. Troviamo la Sinagoga chiusa e dobbiamo rimandarne la visita a domenica: peccato, l’esterno dell’edificio è molto bello, questo è il tempio ebraico più grande d’Europa, ricco di testimonianze, tra cui, nel cortile, la famosa scultura in metallo chiamata “Salice Piangente”, dove, su ciascuna fogliolina dell’albero, è inciso il nome di un ebreo deportato o ucciso. Gironzoliamo un po’ per il quartiere ebraico che si stende intorno alla Sinagoga, ma francamente l’ho trovato un po’ deludente rispetto al quartiere ebraico di Praga, sicuramente più affascinante. E’ ancora presto, così approfittiamo dell’abbonamento per i mezzi pubblici e prendiamo l’autobus n. 7 fino al Ponte Elisabetta, poi il tram n. 2 fino al mercato Vàsàrcsarnok: bella struttura liberty, progettata da Eiffel. Compriamo del salame ungherese e della paprika da portare come souvenir a Riccardo. Infine, saliamo sull’autobus n. 15 che, percorrendo una buona parte del centro cittadino, ci porta quasi di fronte all’hotel.
Questa sera ceneremo nel quartiere, in un tipico ristorante ungherese, “Firkasz” in Tàtra utca n. 18 (www.firkasz.hu): è venerdì, non abbiamo prenotato e dobbiamo aspettare parecchio prima di conquistare un tavolo. Ogni modo, il luccio era eccellente ed anche la mia zuppa di funghi. Oltretutto, ad un certo punto, un signore, ospite di un tavolo accanto al nostro, si è esibito, accompagnato dal pianista che non aveva smesso un attimo di suonare, cantando brani di vari musicals americani, con una mimica incredibile.
Siamo stanchi, è ora di rientrare in hotel.
Sabato 06 ottobre
Usciamo dall’hotel intorno alle 9:30 e con la solita Metro 3 raggiungiamo la basilica di Santo Stefano, in stile rinascimentale, considerata uno degli edifici più importanti di Pest. E’ sicuramente una bella chiesa, cara agli Ungheresi perché conserva la cosiddetta Santa Destra, cioè la mano mummificata di Santo Stefano: a noi non è concesso vederla perché in corso una cerimonia che impedisce l’accesso alla cappella che la contiene. Non consideriamo la cosa una grande perdita. Volendo, si può prendere l’ascensore che conduce alla sommità della cupola e da cui si gode un panorama notevole sulla città. La basilica si affaccia su un’ampia piazza.
Il nostro itinerario prevede di percorrere Andràssy ut, il viale più lungo della città, circa 2,5 chilometri che conduce fino al Parco Municipale. E’ il viale delle “firme”, della Budapest “bene”: un susseguirsi di palazzi importanti, addirittura Patrimonio dell’Unesco. Bellissimo il Magyar Allami Operahàz (Teatro dell’Opera Nazionale), intitolato a Listz, con la facciata decorata da statue. I palazzi circostanti ospitano il Teatro dell’Operetta, il Teatro Nuovo, la Casa dei Fotografi Ungheresi, dalla facciata riccamente lavorata, il Muvesz, un caffè storico dagli arredi originali di fine Ottocento, considerato il migliore della città.
Al numero civico 60 di Andrassy ut si può visitare la Terror Hàza, la Casa del Terrore, un palazzo che fu sede prima del quartier generale nazista e poi dei servizi segreti comunisti: ospita all’interno toccanti testimonianze, mentre all’esterno ci sono le foto delle vittime della repressione comunista durante la rivolta del 1956. Purtroppo, per mancanza di tempo, non siamo riusciti a visitarla, e oggi me ne rammarico.
In Vorosmarty ter, una bella piazza che interrompe il rettilineo del viale, prendiamo la Metro 1, cioè la metro storica, la prima dell’Europa continentale, inaugurata nel 1896, chiamata la “piccola metropolitana” perché conta in realtà pochissime fermate. E’ stata riattivata da poco, e ristrutturata esattamente così com’era quando fu costruita. Arredi in legno, così come il chiosco adibito a biglietteria con la lampada opalina verde, piastrelle alle pareti, il convoglio formato da sole quattro carrozze.
Scendiamo in Hòsòk ter, l’enorme Piazza degli Eroi, delimitata a emiciclo da un porticato, il Millennium emlékmu, abbellito da statue dei protagonisti della storia ungherese. Al centro della piazza si erge la colonna sormontata dalla statua dell’arcangelo Gabriele con la corona di Santo Stefano. Al dà del porticato, si stende l’immenso spazio del Parco Municipale, il Vàrosliget, che ospita dei laghetti, lo zoo, un finto castello, ora sede del Museo dell’Agricoltura e soprattutto il bellissimo edificio delle Terme Széchenyi, in stile barocco del primo Novecento. E’ mezzogiorno, perciò decidiamo di rilassarci qui per qualche ora: già gli interni che ospitano la biglietteria sono magnifici, dotati di una cupola da far invidia ad una cattedrale. Devo discutere un po’ con Fabio che dice di non essere interessato: poi, si convince e alla fine rimarrà entusiasta. Ci assegnano un braccialetto che funge da chiave elettronica per la cabina spogliatoio: possiamo anche noleggiare gli asciugamani.
Indossati i costumi, non ci rimane che iniziare il percorso da una vasca all’altra, da una temperatura all’altra, cioè dai 18° ai 38°, volendo intervallato da sauna e bagno turco: personalmente, ho provato ad entrare in un bagno turco, ma sono scappata immediatamente, irresistibile per i miei gusti. Alcuni locali sono finemente decorati da stucchi chiari, una piscina è circondata da colonne di marmo rosso. Il clou deve però ancora venire: le fantastiche piscine all’aperto, che i budapestini frequentano anche in inverno sotto la neve, perché i vapori tengono caldo, giocando a scacchi sull’acqua. L’ambiente è d’altri tempi, sembra di essere tornati indietro di almeno cento anni.
E’ ora di pranzo e approfittiamo del self-service, ospitato in una bellissima sala liberty e, incredibile, mangiamo all’aperto in costume: è il 6 ottobre!
Usciamo dalle terme alle 15:30, in realtà saremmo rimasti anche oltre, ma la missione del turista è quella di vedere il più possibile e perciò affrontiamo il prossimo itinerario.
Abbiamo deciso di andare al Memento Park, il grande parco delle statue e busti dell’epoca socialista. Per arrivarci, dislocato com’è a 10 chilometri a sud-est della città, si affronta un vero e proprio viaggio: usciti dalle terme, noi prendiamo la Metro 1 fino alla fermata Octakon, poi il tram 4 fino al capolinea e infine l’autobus n. 150 che parte ogni 20-25 minuti. Il percorso è sicuramente interessante, attraverso la campagna appena fuori Budapest, casette basse ed eleganti, zone residenziali, orti e vigneti. Scendiamo alla fermata Balatoni ut, a pochi passi dall’ingresso del Parco. Qui sono state raccolte tutte quelle statue e altre testimonianze del socialismo che altrove, nei Paesi ex socialisti, sono state abbattute immediatamente dopo la caduta del regime e che, invece, i Budapestini hanno voluto conservare proprio per ricordare l’atmosfera del mondo oltre la Cortina di ferro. Si tratta di quelle statue gigantesche che tante volte avevo visto in televisione, senza poter rendermi conto esattamente delle dimensioni. E’ un momento forte, di grande impatto emotivo, anche considerando che alcune risalgono appena agli anni Ottanta: storia recente e dolorosa che riaffiora prepotente.
Riprendiamo l’autobus n. 150, poi il tram n. 4 e infine la Metro 3 fino all’hotel. Tutto questo ci ha occupato l’intero pomeriggio.
Stasera ceniamo in un ristorante siciliano che i nostri amici, appunto siciliani, hanno individuato in Karolyi Mihaly utca, nel Belvaros, “Trattoria Coppola” (www.lacoppola.hu) : cucina discreta, servizio un po’ disordinato.
Sul Lungodanubio riprendiamo il tram 2 fino al capolinea, oltre il Parlamento che in notturna è veramente suggestivo: poi, a piedi, raggiungiamo il nostro albergo per un meritato riposo.
Domenica 07 ottobre
È già arrivato il giorno della partenza, per fortuna abbiamo davanti tutta la giornata perché l’aereo parte alle 20:25. Saldiamo il conto dell’hotel, i costi sono stati contenuti, € 240 per tre notti in una ottima sistemazione e lasciamo in deposito i nostri bagagli. Il programma prevedeva per stamattina la visita agli interni del Parlamento: come indicato sia sul sito che nei resoconti di viaggio, abbiamo inviato due volte un’e-mail per la prenotazione, ma non abbiamo ottenuto nessuna risposta. La visita si può prenotare anche andando direttamente sul posto, ma alle 8:00 di mattina e per pochi ingressi in palio. Peccato! Ci accontentiamo di osservare il magnifico edificio dall’esterno, dalla Kossuth Lajor ter in cui siamo arrivati dall’albergo a piedi attraversando una città insolita, invasa da migliaia di atleti o presunti tali, di tutte le età e nazionalità: si corre la famosa Maratona di Budapest. Siamo all’imbocco del Ponte Margherita, quello che collega l’Isola Margherita alla città: a guadagno di tempo, prendiamo l’autobus n. 26 che percorre l’isola in tutta la sua lunghezza e arriva a Buda attraverso il Ponte Arpad. L’isola, che porta il nome della figlia di un antico re, Bela IV, qui rinchiusa in un convento di cui oggi rimangono solo rovine, è il polmone verde di Budapest, vi si trovano impianti sportivi e piscine, un giardino giapponese con un ponticello e una piccola cascata, ma non mi è sembrata nulla di eccezionale, se non un’oasi di tranquillità e frescura nei mesi caldi.
Ripreso l’autobus n. 26, siamo di nuovo nei pressi del Parlamento: oggi gironzoliamo senza un itinerario preciso, ma riusciamo comunque a vedere cose interessanti: la piazzetta Vertanuk tere con al centro il monumento a Imre Nagy, il magnifico palazzo della Banca Nazionale, già Cassa di Risparmio delle Poste (uno degli edifici più belli della città, con il tetto in maioliche policrome), la Szabadsag ter, su cui affacciano altri due notevoli edifici che si fronteggiano, la Magyar Nemzeti Bank e il Palazzo della Televisione Ungherese, già Palazzo della Borsa. Al centro della piazza si trova una curiosa fontana, di forma rettangolare, dotata di sensori , per cui i getti si abbassano quando ci si porta davanti, permettendo così di “entrare” nella fontana.
Ricapitiamo in Vorosmarty ter e con la metro 1 andiamo a pranzo in uno dei locali della catena Trofea, uno di quei posti dove, a prezzo fisso, si può mangiare quanto si vuole, dall’antipasto al caffè. Oltretutto, buona qualità.
Nel pomeriggio raggiungiamo la Sinagoga che, essendo domenica, dovrebbe aprire alle 14:00 per la prima visita: ma oggi siamo particolarmente sfortunati, perché nella Sinagoga ci sono delle celebrazioni per una festa ebraica e le visite sono sospese. Non ci perdiamo d’animo: bisogna sfruttare il nostro tempo fino in fondo. Saliamo sul tram n. 49 (nel frattempo, il fantastico abbonamento 72 ore è scaduto e abbiamo acquistato un carnet di biglietti) e torniamo a Buda, sotto la collina Gellèrt dove, di fronte all’ingresso delle terme omonime, si trova la Cappella nella Roccia, costruita nel 1926 all’interno di una grotta e sede dei Paolini fino al 1951, anno in cui i sacerdoti che la custodivano furono tutti arrestati dal regime comunista.
Dall’ingresso della grotta, un sentiero sale fino al belvedere dove si erge la croce che di notte, illuminata, si vede da qualsiasi parte di Budapest da dove si gode di un magnifico panorama sul intera città.
Così come annunciato dalle previsioni meteo, all’improvviso il cielo di fa minaccioso e decidiamo che è meglio riavvicinarci al centro città per essere pronti alla ritirata in caso di pioggia. Attraversiamo a piedi il Ponte della Libertà, passeggiamo ancora un po’ pigramente lungo Vaci utca e poi, un po’ perché comincia a piovere e un po’ perché è ora di andare a riprendere i bagagli, con la solita Metro 3 arriviamo in albergo.
Abbiamo deciso di raggiungere l’aeroporto in taxi la cui corsa costa Ft 6.500: arriviamo comodamente, solo un po’ preoccupati per il maltempo che incalza. Il check-in termina in ritardo, ma soprattutto incappiamo in uno strano inconveniente: i passeggeri vengono fatti uscire dalla sala d’attesa sulla pista e devono raggiungere, a piedi, l’aereo parcheggiato più avanti, passando accanto ad altri velivoli in manovra. Tutto ciò ci sembra piuttosto pericoloso, inusuale, poi ci spiegano che da qualche mese, in questo aeroporto è fallita la società che lo gestiva e quindi episodi del genere capitano frequentemente.
Finalmente siamo sul volo Ryanair FR 8417 e atterriamo a Ciampino alle 22:20.
Telefoniamo al parcheggio Aalta quota e, ripresa la nostra auto, arriviamo tranquillamente a casa intorno alle 23:30.