Basilicata in moto: Vulture, Pollino, costa Jonica

Partenza nella tarda mattinata del 6 agosto. Il sole splende sulla costa meridionale dell'Abruzzo e sulla strada statale 16 si procede senza particolari intoppi fino a Foggia. La moto, 400 di cilindrata, con due persone a bordo e uno zaino da montagna stracarico dell’indispensabile (tenda, sacchi a pelo, indumenti per la montagna e per il mare)...
Scritto da: polluzio
basilicata in moto: vulture, pollino, costa jonica
Partenza il: 06/08/2007
Ritorno il: 10/08/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Partenza nella tarda mattinata del 6 agosto. Il sole splende sulla costa meridionale dell’Abruzzo e sulla strada statale 16 si procede senza particolari intoppi fino a Foggia. La moto, 400 di cilindrata, con due persone a bordo e uno zaino da montagna stracarico dell’indispensabile (tenda, sacchi a pelo, indumenti per la montagna e per il mare) non supera gli 80 km/h. Lungo la strada possiamo ammirare discariche a cielo aperto e uliveti devastati dagli incendi.

Da Foggia si devia per Potenza e, dopo un lungo tratto di superstrada, si esce a Melfi e si entra finalmente nello spettacolare paesaggio del monte Vulture, antico vulcano dalle famose sorgenti. Proprio qui è la nostra prima tappa, ai Laghi di Monticchio a circa 8 km dal centro storico di Rionero in Vulture (PZ). Pernottiamo in un camping sul lago, davvero molto tranquillo. Grazie all’ombra e al silenzio si dorme divinamente fino a tarda mattinata. Il lago è circondato da boschi quasi incontaminati, pochi turisti frequentano i chioschi dei souvenir e i bar, dove si respira un clima molto familiare e si spende poco per bere un bicchiere di Aglianico. La mattina famiglie di cigni, avvezzi alla presenza dei campeggiatori, si lasciano ammirare sulle sponde del lago.

Si riparte: prima tappa a Castel Lagopesole, frazione di Avigliano, dove si può visitare il castello di Federico II all’interno del quale è allestita un’interessante mostra fotografica sulle tradizioni contadine della lucania. Al bar chiediamo informazioni su dove incontrare uno scrittore che abbiamo amato, Vito Fiorellini, di Avigliano. Nessuno sa aiutarci. Scrive lo stesso autore nel suo introvabile “L’ultimo dei Cusci” (ed. Gallone): “In quanto aviglianesi, siamo contro i nostri confinanti: bruciamorti di Potenza, piedispaccati di Pietragalla, briganti di Rionero e panzicuotti di Ratella. Come aviglianesi di campagna, siamo contro gli aviglianesi di Avigliano città. Come aviglianesi di Lavangone, siamo contro tutti gli altri aviglianesi di campagna: San Francesco, San Nicola, Chiangale, Cacabotte, Razzaspingoli, Limitone, Cisaracchio, Ciccolecchia, Cascia, Macchia Maligna, Vosco, Scompagno, Bancone, Cataletto, Giuliano, Chiano di Zucchero, Rassiso, Terzovuoto, frazioni e agglomerati prossimi. Siamo tutti di Lavangone, ma di qua della Tiera siamo Palazzesi, di là dalla Tiera sono Macchiamalignesi. Come Palazzesi siamo, soprattutto, contro i Macchiamalignesi che sono a noi più vicini, ma anche ci dividiamo tra Palazzesi della terra lavorata a mano e Palazzesi della ferrovia. I primi si dividono tra Palazzesi e Palazzesi semplici: tra questi c’era anche mio padre”. Forse a Lavangone avrebbero saputo dirci qualcosa, ma sono altri 20 km da percorrere verso l’interno, così rinunciamo. Seconda sosta a Brienza, per il pranzo (due panini con la mortadella acquistati al supermercato). Anche qui c’è un castello, ma non abbiamo tempo di visitarlo.

Arriviamo nel pomeriggio a Viggianello, dove è prevista la VII edizione del Radici Festival (festival di musica folk). Gli organizzatori dell’evento hanno anche predisposto un’area per il campeggio libero a 2 km dal centro abitato, mettendo a disposizione i bagni del vicino kartodromo. Quella sera si esibiscono i due gruppi emergenti vincitori del concorso abbinato al festival, gli Acquarata e i Befolk. Il concerto si svolge nella piccola piazza di Viggianello dove si possono assaporare alcuni prodotti tipici (tra cui la minestra ‘mpastata, i peperoni ripeni e il vino rosso del Pollino, sulla cui qualità però nutriamo alcuni dubbi). Le condizioni igieniche precarie e l’assoluta mancanza di ombra e di terreno pianeggiante nell’area campeggio ci spingono ad abbandonare il luogo la mattina appena alzati. Il nostro terzo giorno di viaggio prevede l’attraversamento del Parco Nazionale del Pollino (S. Severino Lucano, Francavilla in Sinni) e della Val Sinni verso la costa Jonica. Le strade tortuose di montagna con la moto appesantita si percorrono con un po’ di lentezza. Imbocchiamo finalmente la superstrada fino a Tursi, dove facciamo una sosta al bar per il pranzo. Qui ci consigliano di visitare il vicino santuario di SS. Maria Di Anglona, lungo la strada per Policoro. Arriviamo nel momento in cui hanno appena finito di gettare riso e confetti sugli sposi. L’attuale struttura in tufo e travertino è datata tra il XI e il XII secolo ma la parte più antica è la cappella dell’oratorio, del VII-VIII secolo. La facciata, con le sue superfici porose scavate dall’aria del mare, vale da sola la visita. All’interno ci sono alcuni affreschi del XIV secolo.

Riprendiamo il viaggio e arriviamo finalmente sulla costa: percorrendo la SS 106 Jonica veniamo nuovamente catapultati nel mondo chiassoso e affollato delle località balneari. Arriviamo al campeggio, a Nova Siri, sistemiamo la tenda e andiamo a tuffarci in mare. Prima sorpresa: le acque dello Jonio saranno anche le meno inquinate, ma le alghe abbondano e la spiaggia è infestata da fastidiosi insetti neri che saltano (che nessuno sa come si chiamino, ma vi assicuriamo che pungono). Dopo una fugace visita al paese alto, un borgo che avrebbe meritato sicuramente più attenzione, torniamo a Nova Siri Marina per mangiare una pizza. Siamo in pieno agosto e i locali, comprese le pizzerie, sono semivuoti. La pizza è ottima e costa poco.

La mattina dopo si torna in spiaggia. Nonostante gli insetti è molto affollata. Il pomeriggio visita di Marconia, Pisticci, Bernalda. A Marconia non c’è niente da vedere.

Pisticci è un paese tutto bianco, con il caratteristico borgo del Dirupo, costruito per ospitare i superstiti di una terribile frana che nel 1680 portò giù mezzo centro abitato. Anche la Strada Vecchia è da visitare. Al termine dell’escursione gustiamo una fantastica mozzarella di bufala. Bernalda è un centro molto vivo, il corso principale ospita molti locali e negozi. Ci fermiamo qui per mangiare una pizza e salutare un amico. Siamo al quinto giorno, la vacanza è quasi terminata. Si riparte per l’Abruzzo, stavolta passando per Matera dove è d’obbligo la visita ai famosi Sassi (un borgo antico scavato nella pietra, a ridosso di un burrone). Colpisce l’estensione dell’intero quartiere, con più di 3000 abitazioni la metà delle quali è scavata interamente nella roccia. Occorrerebbe dedicare almeno mezza giornata a questo mondo affascinante, ma è un lusso che non ci possiamo permettere. Sulla strada, verso Bari e poi lungo la A14, vento è forte e non ci abbandona mai, rallentando la marcia e stremando le forze. Verso sera siamo a casa. Non abbiamo potuto portare alcun oggetto ricordo con noi, per mancanza di spazio, solo una guida turistica per individuare i luoghi che ci siamo persi… per il prossimo viaggio in Basilicata.



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