Autunno in Bulgaria

alla scoperta della Bulgaria con un viaggio on the road
Scritto da: giubren
autunno in bulgaria

Durante la Guerra Fredda la Bulgaria era considerata la 16° repubblica dell’URSS, per la sua fedeltà al regime sovietico. Appariva come un paese chiuso e imperscrutabile, con i suoi famigerati servizi segreti agli ordini di Mosca. Oggi la situazione è decisamente cambiata e la Bulgaria, soprattutto la sua capitale, è diventata una meta turistica ad un’ora e mezza di volo dall’Italia.

Questo Paese, tornato indipendente nella seconda metà dell’800 dai turchi dopo una dominazione di quasi 5 secoli, ritrovò la propria identità culturale nel corso del cosiddetto “rinascimento bulgaro” durante il quale fiorì l’edilizia civile e religiosa che ancora oggi caratterizza i principali centri urbani.

Sofia

Sofia è l’antica Serdica romana. La città fu fondata al centro dei Balcani in prossimità di fonti d’acqua termali e le antiche rovine sono tuttora visibili in varie parti del centro storico. I bulgari la chiamarono Sredets e poi la ribattezzarono Sofia (“la sapienza”) dalla chiesa di Sveta Sophia dove si tenne un concilio indetto dal papa Giulio I nel 343 d.C.

La lunga via pedonale Vitoša prende il nome dall’omonima montagna che si erge alle sue spalle e che, durante l’inverno, è meta frequente per gli amanti dello sci. In quest’area si concentrano locali e ristoranti, molto frequentati anche dai turisti stranieri. L’inglese è piuttosto diffuso tra i giovani come lingua veicolare, non solo nella capitale ma anche nei centri minori dove si riesce a comunicare senza particolari problemi.

Da Vitoša si raggiunge la chiesa di Sveta Nedelya e la zona in cui si concentrano le principali attrazioni della città. Nei pressi della stazione della metropolitana Serdika sono state riportate alla luce numerose fondamenta di edifici romani; la piccola chiesa di Sveta Petka, costruita in epoca ottomana, rievoca le leggi allora vigenti che imponevano di realizzare gli edifici di culto cristiani al di sotto del livello stradale. In prospettiva si staglia il minareto della moschea Banya Bashi, l’unica ancora in attività a Sofia; gli altri edifici islamici sono stati riconvertiti in chiese oppure adibite ad altri scopi come nel caso del museo archeologico che ospita un’interessante collezione di epoca trace e romana.

A breve distanza la sinagoga in stile moresco ricorda la presenza di una folta comunità ebraica sefardita che, grazie alla protezione dello zar Boris III, evitò la deportazione nei campi di concentramento nonostante l’alleanza che legò la Bulgaria alla Germania nazista durante il secondo conflitto mondiale. Poco distante si estende il “mercato delle donne”, il vecchio bazar un tempo caratterizzato dalla presenza di colori ed etnie diverse e che conserva solo parzialmente il fascino di un tempo.

I monarchi di origine tedesca, che regnarono in Bulgaria dall’indipendenza fino al 1946, diedero a Sofia un’impronta mitteleuropea, richiamando architetti dall’Austria-Ungheria e dalla Germania. Sono ancora numerosi gli edifici di inizio ‘900 che abbelliscono la città, tra cui quello termale in stile Liberty (oggi Museo della storia di Sofia) e l’ex Palazzo Reale, sede di una modesta esposizione etnografica. Quest’ultimo, non particolarmente imponente, è stato spogliato delle ricche decorazioni e degli stucchi che decoravano le sue sale durante il regime comunista, in linea con la sobrietà del periodo. Molte strade sono ancora pavimentate dai caratteristici mattoncini gialli, tipici delle città di cultura tedesca.

I bombardamenti del ’44 degli anglo-americani demolirono interi quartieri del centro, furono i comunisti a ricostruire in stile “staliniano” imponenti edifici in piazza dell’Indipendenza, dovendo trasmettere l’idea di solidità del potere del Partito. Nell’atrio del Palazzo Presidenziale si conserva la chiesa di Sveti Georgi (la cosiddetta “Rotonda”), la più antica di Sofia e risalente all’epoca di Costantino il Grande con al suo interno resti di pregevoli affreschi. Tra i piacevoli parchi svettano le cupole dorate a cipolla della chiesa russa di Sveti Nikolai e della Cattedrale Alexander Nevskij, in stile neobizantino. Vero e proprio edificio simbolo della città, la Cattedrale fu dedicata ai soldati russi e bulgari caduti nella guerra russo-turca che si concluse con la ritrovata indipendenza del Paese. In prossimità c’è la chiesa di Santa Sofia, da cui il nome della capitale. Fu trasformata dai turchi in moschea con la conseguente eliminazione di tutti gli affreschi che ne decoravano l’interno, prima di cadere in rovina. Fu in seguito ricostruita e riadibita al culto cristiano; nei sotterranei è possibile accedere ai resti della necropoli paleocristiana su cui venne originariamente edificata.

Sofia è una comoda base per visitare i dintorni con delle gite in giornata, qualora si intenda approfondire la conoscenza della cultura bulgara. Il sobborgo di Boyana è ormai diventato un quartiere residenziale per la classe più agiata del Paese ma la sua fama è dovuta principalmente alla presenza di una piccola chiesa medioevale che conserva straordinari affreschi risalenti al ‘200 tra i meglio conservati in Europa Orientale. Il suo piccolo ingresso costringe i visitatori ad inchinarsi per accedere al suo interno: in questo modo si voleva anche evitare che i turchi profanassero il luogo di culto entrando con i cavalli. A circa 2 ore a sud della capitale si raggiunge il noto Monastero di Rila, patrimonio dell’umanità sotto l’egida dell’UNESCO. Il Monastero è circondato da montagne boscose dai colori del foliage autunnale. Ricostruito più volte, durante il regime comunista fu trasformato in museo ed oggi accoglie nuovamente un’esigua comunità monastica.

Con l’indipendenza, il monastero risorse grazie alle donazioni dei bulgari più facoltosi ed oggi si presenta dall’esterno come una massiccia fortezza. I colori degli affreschi esterni e gli archi moreschi danno un notevole colpo d’occhio, nonostante siano stati realizzati in epoca relativamente recente. La chiesa al centro del cortile ha una sontuosa iconostasi dorata ed un prezioso reliquario, tra cui un dito di San Giovanni.

Belogradchik

Nonostante la distanza da Sofia, vale senz’altro la pena di raggiungere la cittadina di Belogradchik, situata nei pressi della frontiera settentrionale con la Serbia. In quest’area isolata, caratterizzata da bizzarre formazioni di roccia rossa, si erge la Fortezza di Kaleto. Si tratta di un’affascinante struttura risalente all’epoca trace e romana e poi rimaneggiata più volte nel corso dei secoli che si inserisce e sfrutta lo straordinario contesto naturale in cui è stata realizzata. Si compone di lunghe mura e tre terrazzamenti sovrapposti, protetti da alti pinnacoli di pietra. Ripide scale conducono al livello superiore da cui si gode il panorama circostante sull’abitato e sulle montagne.

Con la macchina a noleggio ci allontaniamo dalla capitale per visitare altre località significative del Paese. Le strade sono generalmente buone ed i segnali stradali non sono solo in cirillico, ma anche traslitterati con i caratteri latini. Attraverso l’utilizzo di app di navigazione, la guida non presenta problemi particolari, anche se occorre rispettare rigorosamente i limiti di velocità per non incorrere in multe o essere fermati dall’inflessibile polizia bulgara.

Koprivshtitsa e Plovdiv

L’incantevole villaggio montano di Koprivshtitsa è immerso tra i boschi e la tranquillità della bassa stagione turistica. Le stradine acciottolate si inerpicano tra i caratteristici edifici in legno dipinti a colori vivaci e con il secondo piano aggettante. Un biglietto cumulativo consente di accedere alle 6 principali case museo, meticolosamente restaurate e considerate monumenti nazionali. Nel villaggio scoccò la scintilla della rivoluzione ed i capifamiglia più facoltosi parteciparono attivamente e finanziarono le battaglie contro i turchi. Le case conservano in gran parte gli arredi originali, spesso ispirati allo stile ottomano anche se la tendenza era quella di emulare il più possibile le abitudini ed i costumi cristiani/occidentali.

Il nostro albergo tradizionale ha una bella terrazza di legno coperta che si affaccia su un ruscello e la strada principale attraversata da piccoli carretti trainati da cavalli. Piccoli ponti di pietra e scorci pittoreschi rendono Koprivshtitsa uno dei più bei luoghi da visitare in Bulgaria.

La strada scende verso valle ed in un’ora e mezza siamo a Plovdiv, la seconda città del Paese proclamata nel 2019 capitale europea della cultura. Il centro storico sorge su un’altura dove si sviluppò il primo abitato d’epoca trace, poi estesosi con Filippo II di Macedonia (padre di Alessandro Magno) con il nome di Filippopoli.

Nel 1972 uno smottamento del terreno fece riscoprire gli spalti dell’antico Teatro Romano, oggi restaurato e sede di rappresentazioni nella stagione estiva. Grandi edifici risalenti al rinascimento bulgaro impreziosiscono le strade acciottolate con le loro articolate facciate multicolori. Anche qui grandi case – museo sono aperte ai visitatori per mostrare gli stili di vita delle ricche famiglie borghesi. Degne di nota il Museo Etnografico ed il Museo Regionale nei pressi della porta Hisar Kapia e la casa Hindlian dal colore indaco e dagli interni sontuosi che comprendevano un hammam ed una fontana da cui sgorgava acqua profumata alle rose.

Il quartiere di Kapana, distaccato dal vicino e tranquillo centro storico, appare molto vivace la sera con i suoi piccoli locali bohemienne. La via pedonale Knyaz Alexander I è l’equivalente a Plovdiv della Vitoša di Sofia. Molti negozi, ristoranti e caffè si allineano lungo piacevoli edifici di inizio 900 e art nouveau oltre che nella piazza del Municipio in stile viennese.

A circa 20 chilometri da Plovdiv si raggiunge il Monastero di Bachkovo. Il cortile e la chiesa sono decisamente tranquilli, non ci sono molti visitatori ed è possibile fotografare gli interni decorati con preziosi affreschi. Sulla via del ritorno ci fermiamo brevemente alla piccola fortezza in rovina di Asenovgrad, con una splendida vista sulla verde vallata sottostante e la chiesa bizantina di Santa Maria di Petrich costruita su uno sperone di roccia.

Mar Nero, le località bulgare

Raggiunta la provincia di Burgas sul Mar Nero, arriviamo alla cittadina di Nesebăr fondata dai Dori e nota nell’antichità con il nome di Mesembria. Il centro storico sorge su un’isola collegata alla terraferma da un istmo artificiale. La porta d’accesso presenta le antiche fortificazioni bizantine, nei cui pressi si trova anche il locale museo archeologico. Nesebăr è una rinomata stazione balneare durante il periodo estivo letteralmente invasa da orde di turisti in cerca di vacanze a basso costo; in autunno invece è estremamente tranquilla e quasi malinconica visto che gran parte delle strutture e dei ristoranti sono chiusi.

Notevole il patrimonio architettonico tutelato dall’UNESCO, con numerose chiese bizantine restaurate a cui si accede tramite un biglietto cumulativo e quelle in rovina liberamente accessibili. Non mancano angoli pittoreschi con la torre dell’orologio e l’antica fontana ottomana tra le case in legno dal tipico stile della Rumelia che si ritrovano anche nella vicina cittadina di Sozopol.

L’ultima tappa prima di rientrare a Sofia è la città di Veliko Tărnovo, l’antica capitale medioevale del secondo impero bulgaro. L’attrazione principale di questa località sonnolenta è la grande Fortezza di Tsaverets all’interno della quale risiedevano gli zar. Dopo essere stata rasa al suolo dai turchi, la Fortezza è stata restaurata dai comunisti per glorificare il passato della Bulgaria. Le mura a strapiombo sulle anse e le vallate del fiume Jantra circoscrivono un ampio perimetro nel quale si custodiscono le rovine della cittadella e del palazzo reale. L’unico edificio restaurato è l’iconica chiesa dei Patriarchi che svetta sull’intero complesso e decorata al suo interno con affreschi moderni che ripercorrono la storia del secondo impero. Si passeggia lungo le mura raggiungendo la Torre di Baldovino e, al polo opposto, la pietra delle esecuzioni dalla quale i condannati venivano scaraventati vivi nel burrone. Il centro cittadino è ricco di scorci interessanti ed edifici tradizionali nel quartiere degli artigiani (complesso di Samovodska Charshiya) e lungo la via dedicata al generale russo Gurko dove abbiamo alloggiato in un hotel caratteristico con la sottostante mehana – locanda tradizionale bulgara con piatti tipici. Interessanti anche i dintorni della città con il villaggio di Arbanasi ed il Monastero Preobrazenie (o della Trasfigurazione), dalla scenografica posizione sulla vallata sottostante e letteralmente aggrappato alla montagna. Grossi blocchi si sono distaccati dalle rocce sovrastanti ma senza determinare danni all’antica struttura, ricca di affreschi ottocenteschi.

Nel complesso, abbiamo apprezzato la scoperta di questo Paese geograficamente vicino ma spesso non considerato quale possibile meta di viaggio. La popolazione, a tratti coriacea per i nostri standard, si sta aprendo progressivamente al turismo soprattutto da parte delle nuove generazioni ed offre un interessante spaccato della cultura balcanica pervicacemente attaccata alla propria cultura (qui è stato inventato l’alfabeto cirillico oggi utilizzato da oltre 200.000 persone) e alle recenti vicissitudini della storia recente.

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