Siete pronti a invadere la Bulgaria?
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Avete mai avuto la sensazione di sentirvi a disagio per qualcosa, anche se non avete fatto (o detto) niente di male? Bene, a me è capitato quando mi chiedevano dove sarei andato in vacanza quest’anno! Questa è la tipica conversazione con parenti e/o amici: “Dove vai in vacanza quest’estate?”, “Ho prenotato un volo per la Bulgaria”, sorrisetto infido di commiserazione “Ah… la Bulgaria… (poveretto) è Bucarest la capitale vero?”, “No la capitale è Sofia (ignorante) Bucarest è la capitale della Romania (ignorante due volte)”, “Ah… Sofia… (ri-poveretto) e cosa c’è da vedere a Sofia?”, “Una bellissima cattedrale e poi tante altre cose..”, “Ah… la cattedrale… Lo sai Io quest’anno vado ad Amsterdam!!!”, “Lo sai Io ad Amsterdam ci sono stato sette anni fa (tiè)”, “Beh… divertiti a Sofia (se ci riesci)”, “Divertiti anche tu ad Amsterdam (ma vaff..)”. Onestamente per un momento ho pensato davvero di aver fatto una cavolata e mi sentivo addosso anche la responsabilità per aver coinvolto altre persone; ma, come in una favola a lieto fine, la Bulgaria è bellissima e questo è il resoconto di quattro magnifici giorni trascorsi tra fortezze, grotte, monasteri e città d’arte.
1° giorno, mercoledì 30 agosto: Itinerario: Catania – Sofia – Plovdiv (km 146)
Perché abbiamo scelto la Bulgaria? Lo dico spudoratamente: per risparmiare! Come per la maggior parte degli italiani, anche per me la Bulgaria era quella nazione ex-comunista (quindi economica) nel sud-est europeo con capitale Sofia e poi… e poi niente, il vuoto, non c’era altro in memoria! Ma essendoci un volo diretto da Catania forse valeva la pena saperne di più. Controllando vari siti e blog mi si è aperto uno scenario incredibile di verdi colline e monti innevati, architetture arabeggianti e viali mittle-europei, chiese ortodosse accanto a moschee e sinagoghe e così via.
Quest’anno siamo addirittura in nove a partire (eh risparmiare piace a tutti!!) Sergio & Letizia con Morena e Giorgia, Bruno & Lilla (cognati), Salvina & Luigi (cognati di cognati) e Massimo questa volta senza Marilù.
Partiamo da Catania in un caldo pomeriggio di fine agosto. Il volo Wizzair previsto per le 15.25 è un po’ in ritardo. Nel terminal degli arrivi di Sofia, mentre con gli altri ragazzi aspettiamo le nostre compagne ancora in bagno (a 45 anni suonati non ho ancora capito perché le donne ci mettono il triplo del tempo a fare la pipì!! Chissà se Focus o Voyager si sono mai occupati di questo mistero), ci raggiunge un poliziotto locale con un passeggero del nostro volo spiegandoci il suo problema: anche con il mio inglese striminzito che elenca una cinquantina di parole, capisco che il signore in questione ha sbagliato volo!! Ha in mano infatti la carta di imbarco Catania-BUCAREST: a parte il fatto che considero gravissimo che né le ragazze al gate d’imbarco, né le hostess sull’aereo, si siano accorte di nulla (allora chiunque si può stampare una carta d’imbarco fasulla e partire!) ma questo benedetto signore di indizi che il volo non fosse per la Romania ne ha avuti eccome: almeno la metà dei passeggeri in coda al controllo aveva un passaporto con bandiera bulgara e caratteri cirillici; i discorsi delle persone su cosa faranno una volta arrivati a Sofia, che la Bulgaria è così e cosà ecc; come se non bastasse, non ti dice niente la scritta SOFIA che capeggia luminosa sul gate?, Come un cagnolino abbandonato sul ciglio di una strada, gli indichiamo il banco della Wizzair e lo lasciamo solo al suo destino: senza sapere nemmeno una parola di inglese (figuriamoci il cirillico) chissà come gli è finita…
La pena per quel tizio però dura poco: chissenefrega noi siamo in vacanza e ad attenderci fuori dal terminal c’è la nostra Opel Vivaro con 9 comodi posti in tre file. Mi metto alla guida e dopo circa 1 ora e 40 di autostrada scorrevole arriviamo a Plovdiv che è già sera. L’hotel prenotato per oggi è il Plaza, un moderno tre stelle (appartamento con due spaziose stanze per quattro persone a €68 compresa la colazione). Non abbiamo ancora cenato e su consiglio del portiere andiamo al ristorante Dajana in centro, dove abbiamo mangiato discretamente a base di carne spendendo poco: una menzione speciale va soltanto alla birra locale Zagorka, servita ghiacciata in bicchieri da mezzo litro ci è rimasta nel cuore…
Apro una parentesi sul cibo bulgaro: nelle salsicce e nelle polpette utilizzano una qualche spezia non identificata che può risultare sgradevole a chi, come noi, non vi è abituato. Senza arrivare agli eccessi di Massimo che dice che le salsicce hanno il gusto di ascella sudata (!), devo dire che non hanno entusiasmato neanche me. La serata si conclude con una visita notturna alla bella piazza Dzhumaya dove il pezzo forte è l’omonima moschea insieme allo stadio romano.
2° giorno, giovedì 31 agosto: Itinerario: Plovdiv – Monastero di Bachkovo – Shipka (km 169)
Se tre stelle stanno veramente strette al Plaza per quanto riguarda le camere, fornite anche di angolo cottura, lo stesso non si può dire per la colazione: una vera delusione, ti fanno scegliere da un menù una sola consumazione con una bibita calda e una fredda! E noi che ci aspettavamo una colazione a buffet degna di un palazzo reale. Oggi tocca a Bruno guidare con me e Massimo accanto a fare da navigatori e mi accorgo, mio malgrado, che non tutti i 9 posti sul Vivaro sono comodi: i due posti accanto all’autista sono un po’ più piccoli del normale ed essendo invece noi due un po’ più ingombranti del normale, traetene voi le conclusioni, in pratica mi ritrovo ad avere Max quasi in braccio!
La visita della città riparte dalla piazza vista ieri sera e continua con il fiore all’occhiello di Plovdiv: il teatro romano perfettamente conservato. Poi le numerose chiese e case museo della città antica, se fosse per Lilla e Salvina dovremmo entrare in tutte, ma il programma è fitto e non ci sarebbe il tempo: in meno di quattro giorni dobbiamo vedere gli stessi posti che le persone sane di mente visitano in una settimana! Arriviamo poi al bellissimo museo etnografico e, di ritorno, una passeggiata nel viale pedonale Aleksandar Knyaz fino alla piazza del municipio con la sua bella fontana zampillante. Plovdiv è stata designata, insieme a Matera, capitale europea della cultura per il 2019 e, secondo il mio modesto parere, la scelta è decisamente azzeccata: Filippopoli, questo il suo antico nome, merita sicuramente di essere riconosciuta a livello internazionale (quasi mi vergogno che fino a qualche mese fa non l’avevo mai nemmeno sentita nominare)!
Dopopranzo vorremmo visitare il museo dell’aeronautica nei pressi dell’aeroporto, ma la statale in direzione sud è tutta un cantiere per il raddoppio di carreggiata e, complice anche la totale assenza di segnalazioni, non riusciamo a trovare lo svincolo giusto: peccato! Optiamo allora per una escursione ai ruderi della fortezza di Asen dove, a strapiombo sulle rocce, un’antica chiesa vigila sulle valli sottostanti da circa 800 anni. Se fossi un poeta potrei dire che come un baluardo ramingo e solitario nella nebbia, la silenziosa chiesa doveva essere un faro di fede e speranza per viandanti e pellegrini in pieno medioevo. Bellissima la chiesa e bellissimi anche i panorami dall’alto della rupe. Nel vicino monastero di Bachkovo, troviamo posto nel parcheggio alla base della collina per farci una passeggiata tra le bancarelle che vendono soprattutto artigianato locale a prezzi modici, ma anche generi alimentari (soprattutto miele), un paio di bar e le onnipresenti bancarelle che a qualsiasi ora arrostiscono spiedini e salsicce. Volendo si può anche parcheggiare sopra accanto alle mura. Molto bello il monastero e la chiesa principale interamente affrescata, dove è possibile fare delle foto gratuitamente (informatevi prima perché in altri luoghi di culto si possono fare foto solo pagando un tot). Completano il monastero gli alloggi dei monaci e una chiesa più piccola purtroppo chiusa. Per la felicità delle bimbe ci sono anche alcuni animali da cortile ed anche una grossa tartaruga che scorrazza, si fa per dire, sul prato verde del giardino.
Ci aspetta un po’ di strada da fare per raggiungere Shipka dove pernotteremo, accendiamo quindi il navigatore, ma forse a causa delle impostazioni sbagliate o perché le mappe non sono aggiornate, invece dell’autostrada e successivo scorrimento veloce ci fa fare una stradina di montagna che anche definire secondaria è un eufemismo: passiamo i primi 20-30 km a scansare pozzanghere e buche più o meno grandi e i rari paesini che incontriamo, forse anche per eccessiva suggestione, ci sembrano abitati solo da zingari che non hanno mai visto un turista in vita loro. Ad un certo punto ci lasciamo indietro anche il più piccolo segno di civiltà e parafrasando il Sommo Poeta potremmo riassumere così la nostra avventura: “Nel mezzo del cammin di nostra gita ci addentrammo per una selva oscura che la diritta via era smarrita”. Percorriamo una quarantina di km perlopiù in salita tra tornanti, curve e brevi rettilinei in mezzo ad alberi ed arbusti così fitti e claustrofobici da non lasciar passare nemmeno un raggio di sole! Gli unici esseri viventi che abbiamo incontrato erano delle vacche che si spostavano infastidite per farci passare, di chi fossero poi quelle vacche non l’abbiamo capito visto il nulla che ci circondava. Per fortuna tutto è filato liscio e siamo tornati a “riveder le stelle” anche perché nel frattempo si è fatto sera. Giunti sani e salvi ma stanchissimi all’hotel Opalchenets (tripla con colazione a €30) decidiamo di mangiare nel ristorante annesso: consigliatissimo perché abbiamo mangiato molto bene, inoltre prendendo un piatto di carne e un contorno a testa con 5 birre Zagorka da 500ml, due bibite, una bottiglia di vino rosso e 5 cheese-cake abbiamo speso 100 leva cioè l’equivalente di 50 euro in nove!!! Ancora adesso mi chiedo se non abbiano sbagliato il conto dimenticando qualcosa.
3° giorno, venerdì, 1 settembre: Itinerario: Shipka – Etara – Veliko Tarnovo – Lovec (km 217)
Solita colazione a scelta sulla carta, ma visto che il giorno prima era avanzata della cheese-cake la maggior parte del gruppo ha optato per questa soluzione: probabilmente abbiamo deluso i gestori che, a giudicare dall’odore proveniente dalla cucina, forse avevano già preparato degli ottimi arrosticini d’agnello e maiale!
Proprio di fronte all’hotel si intravedono le cupole dorate della chiesa russa che bucano letteralmente i boschi dove è immersa. Si può raggiungere dall’hotel anche a piedi con una, nemmeno tanto impegnativa, scalinata: ma figurarsi che noi, con tanto di furgone affittato, ci facciamo delle scale a piedi! ma per chi ci avete preso… Così caricate le valigie sul van, ci facciamo i circa 300 metri che ci separano dal parcheggio della chiesa edificata dai russi. Avevo visto tante foto, ma nessuna riesce a prepararti alla vista che si apre salendo la piccola scalinata dal parcheggio: si resta letteralmente a bocca aperta ad ammirare un insieme armonico di cupole d’oro scintillante, maioliche verdi e rosse a motivi floreali legate insieme da un prospetto rosa antico. E poi curatissimi prati verdi, una fontana ed un piccolo parco giochi completano questo prezioso scrigno immerso nel verde.
Altro giro, altra corsa, e quindi via in direzione del picco Buzduludhza distante una quindicina di km, dove è presente un residuato del periodo comunista in disuso dal lontano 1989: un gigantesco e malmesso UFO di cemento sembra lì in eterna e silenziosa attesa delle celebrazioni del partito comunista dove folle oceaniche di migliaia di persone si riunivano nello spiazzo antistante per osannare i leader della falce e del martello. Peccato che non si possa entrare in sicurezza, alcuni arditi vi riescono salendo una fatiscente scala a pioli e oltrepassando uno stretto buco laterale. Noi passiamo!
Prossima tappa odierna è il monastero di Socolski ed il vicinissimo (appena tre km) museo etnografico all’aperto di Etara. La particolarità di questo monastero (più piccolo rispetto a Bachkovo) è che la chiesa, anche questa riccamente decorata, si trova ad un livello più basso rispetto al giardino con le camerate dei monaci, e la parete rocciosa ad essa adiacente, dove si apre anche la grotta del santo, è piena di bigliettini accompagnati da monetine: forse richieste di grazia (ma con monete di valore quasi nullo, non è che si può chiedere chissà che cosa…) o forse sono ringraziamenti per grazia ricevuta.
Arriviamo ad Etara e pranziamo nell’unico ristorante interno al complesso. La visita è molto interessante e comprende mulini ad acqua e diverse case caratteristiche con artigiani che lavorano (e vendono) manufatti in legno, pietra, ceramica ecc, ci sono anche un paio di ponticelli in pietra sulle acque limpide di un ruscello.
Un’oretta di macchina ci separa da Veliko Tarnovo dove andiamo a visitare la collina degli Tsar: una fortezza enorme risalente al secondo regno bulgaro, a cavallo tra il 1200 e il 1300, che racchiudeva l’intera città. A quell’epoca Veliko era la capitale e la città più importante della Bulgaria fino all’invasione ottomana. Della fortezza rimangono le possenti mura, l’ingresso monumentale e le torri di guardia, al terzo piano della torre più grande c’è anche un piccolo museo con riproduzioni di armi ed armature d’epoca medioevale. In cima alla collina vi è una scenografica chiesa con annesso campanile. Una breve passeggiata serale per le vie del centro storico completano la nostra visita.
Stasera si dorme a Lovec, 90 km da Veliko, all’hotel Oazisz Family (camera per quattro con divano letto e colazione a €40). Hotel che sconsiglio caldamente in primis perché si trova in una stretta strada a ridosso del fiume e con il nostro van extrasize è stata un’impresa ardua fare manovra e parcheggiare e poi perché decisamente poco pulito: le coperte in lana di pecora (vera o finta poco importa) sembrano fatte apposta per accogliere i rave party degli acari della polvere. Inoltre il precedente inquilino della nostra camera deve essere stato l’uomo ragno: non si spiegano altrimenti le numerose ragnatele che pendono dal soffitto e dal lampadario! La serata si conclude con noi alla spasmodica ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti (del ristorante annesso all’hotel manco a parlarne). Alla fine prendiamo dei panini in un supermercato aperto h24 e buonanotte!
4° giorno, sabato 2 settembre – Itinerario: Lovec – Sofia – Rila (km 313)
Placati i morsi della fame arretrati con una discreta colazione, almeno qui ti danno anche delle squisite frittelle calde con il miele, visitiamo il bel ponte coperto sul fiume Osam dove ci sono tanti negozietti di souvenir ed anche l’ufficio turistico: per chi ha più tempo ci sono da visitare anche i resti di un antica fortezza, una colossale statua che domina la città ed anche uno zoo; noi però partiamo subito alla volta della grotta Devetashka appena riaperta al pubblico dopo la chiusura estiva per non disturbare la riproduzione dei pipistrelli, qui presenti in migliaia di esemplari. La grotta è un gigantesco antro con soffitti alti decine e decine di metri e con enormi buchi dovuti ad antichissimi crolli.
Arriviamo a Sofia per pranzo dopo poco meno di due ore di strada scorrevole e autostrada. Per fortuna è sabato pomeriggio, le strade sono poco trafficate e troviamo parcheggio proprio di fronte al parlamento bulgaro: vi immaginate parcheggiare di fronte a Montecitorio a Roma? Dopo tre giorni di mangiare carne e verdure la nostalgia della pasta si fa sentire: detto fatto, nella zona delle ambasciate troviamo il bel ristorante italiano Spaghetti Kitchen che, con anche un’ottima cantina, fa proprio al caso nostro. Finalmente un tripudio di pasta fresca, lasagne,spaghetti e risotti conditi con ragù, funghi porcini, frutti di mare ecc… lasciatemi quiiiiii!
Forse oggi i matrimoni sono gratis perché riprendendo il nostro tour di Sofia dalla cattedrale Aleksander Nevski, è tutto un carosello di spose e damigelle fino alla chiesa di Sveta Sofia (con le nostre gambette pelose lasciate scoperte dai bermuda, probabilmente abbiamo rovinato più di una foto!), e poi la piccola ma deliziosa chiesa russa di Sveti Nikolai, il teatro Ivan Vazov, il cambio della guardia davanti alla presidenza della Repubblica, la rotonda di Sveti Georgi, i musei, il largo con l’ex sede del partito comunista, la moschea Banya Bashi, i resti dell’antica Serdica, il mercato coperto, la sinagoga, Sveta Nedelya, il palazzo di giustizia con i suoi possenti leoni di guardia ed infine il lungo bulevard Vitosha. Nelle vetrine del viale pedonale di Sofia si alternano grandi marchi a roba dozzinale, ristorantini di classe a paninerie take away, raffinate gelaterie a bar poco invitanti. Di certo la sera è molto suggestivo con le luci multicolori dei suoi negozi, i suonatori di violino e tanti, tantissimi giovani e famiglie che lo animano di vita; ma alzando lo sguardo non si possono non notare i muri scrostati e gli intonaci pericolanti dei palazzi risalenti all’epoca comunista, bisognosi di urgenti restauri.
Sarebbe bello fermarsi ancora un po’ a Sofia ma stasera dobbiamo fare ancora strada, quindi prendiamo la metropolitana alla fermata nuova di zecca alla fine del bulevard che, dopo un paio di soste, ci porta in piazza dell’università poco lontano dal nostro parcheggio. Dopo ottantacinque km di autostrada e una trentina di statale arriviamo a mezzanotte al nostro hotel: il Pchelina nei pressi del monastero di Rila (quadrupla con colazione a €49).
5° giorno, domenica 3 settembre: Itinerario: Monastero di Rila – Sofia Aeroporto – Catania (km 125)
Dopo quattro giorni di sole, oggi la giornata è grigia e promette pioggia. A complicare le cose uno del gruppo sta poco bene ed ha passato una nottataccia con brividi di febbre e crampi allo stomaco: è sceso anche prima di tutti per farsi fare un po’ di te caldo al bancone ma, quando si dice oltre al danno anche la beffa, nonostante la colazione sia compresa nel prezzo, ha dovuto pagare il te di tasca sua! Invece noi seduti al tavolo abbiamo fatto una discreta colazione (prendendo anche il te) senza supplementi: boh, cose bulgare! La scelta di questo hotel è stata comunque obbligata per la sua vicinanza al più grande e più bello monastero di Bulgaria quello fondato nel XIII secolo da Sveti Ivan Rilski. Il santo, la cui effigie è celebrata sulle monete da 1 lev, è sepolto in una grotta poco distante. Il monastero è patrimonio Unesco per le bellissime decorazioni che non lasciano scoperto nemmeno un millimetro di parete. La visita vale sicuramente la sfacchinata delle quasi quattro ore di strada tra andata e ritorno! Il nostro ritorno è stato poi condito da una pioggerella fastidiosa che comunque non ci ritarda più di tanto. Il tempo di fare il pieno e consegniamo la macchina verso mezzogiorno, la fila quasi nulla ai controlli (al contrario di Catania dove regna il caos) ci da anche il tempo di mangiare un panino prima dell’imbarco.
Alla fine il contachilometri segna 970 km e abbiamo consumato 100€ di gasolio (1,05 €/litro).
Imbarco e volo in perfetto orario per Catania.
Alla prossima.
P.S. a Catania a causa di un forte vento non è possibile atterrare in sicurezza quindi il pilota, dopo un paio di sorvoli, decide di deviare verso sud ed atterrare a Malta per il rifornimento; dopo più un’ora di stazionamento (ma quanto tempo ci vuole a fare il pieno di un aereo?) riprendiamo il volo per Catania dove arriviamo in perfetto ritardo di tre ore!
Due domande sorgono spontanee dopo questa piccola disavventura:
1: ma le compagnie low cost partono sempre con il carburante misurato per arrivare a destinazione o il nostro è stato un caso isolato?
2: ma perché siamo arrivati fino a Malta per fare rifornimento quando era più vicina Comiso? Forse perché a Malta la benzina costa meno?