Alla scoperta della Mongolia in occasione del Nadam

Situata nel cuore dell’Asia, la Mongolia ha attratto i grandi viaggiatori d’ogni epoca a partire da Marco Polo che fu ospite alla corte di Kubhlai Khan. Con i suoi spazi immensi, i suoi suggestivi scenari naturali, le mille varietà del deserto, l’ospitalità della sua popolazione, la Mongolia evoca ancora le immagini delle tribù nomadi di Genghis Khan e del suo vastissimo impero. Siamo partiti alla sua scoperta in occasione del Naadam.
Ulaanbaatar
Volo Venezia-Istanbul-Ulaanbaatar con scalo a Bishkek (Kirghizistan).
La città, capitale della Mongolia, si trova a 1350 m/slm. Ulaanbaatar, fondata nel 1778, assunse l’attale denominazione solo nel 1924 e il suo nome significa “Eroe Rosso”, in onore del trionfo del comunismo e dell’indipendenza ottenuta dalla Cina.
Visitiamo il complesso di Gandan “il luogo della felicità perfetta”, principale monastero buddhista tibetano della Mongolia, edificato nel 1838. Chiuso durante l’occupazione sovietica nel 1938, fu riaperto in parte nel 1944 e poi definitivamente nel 1990 con i tre templi principali. Oltre ai santuari, nel Gandan sono presenti diverse scuole tutte improntate alla religione buddhista, compresa l’università del buddhismo (Zanabazar) e biblioteche. In uno dei templi assistiamo ad una suggestiva cerimonia religiosa con i monaci.
Ci trasferiamo poi nella grande Piazza Sukhbaatar. Monumenti dedicati a Gengis Khan, Ogodei Khan e Kublai Khan, dominano il lato nord di fronte al Saaral Ordon, il Palazzo del Governo, mentre al centro è presente una statua equestre di Damdin Sükhbaatar, uno dei leader della rivoluzione della Mongolia del 1921 .
Il Naadam
Grande appuntamento con il Naadam (I tre giochi degli uomini), che si ripete da oltre 3000 anni e che dal 1921 celebra inoltre, nel mese di luglio, l’anniversario della rivoluzione mongola, un grande e coinvolgente Festival che richiama migliaia di persone da ogni parte della Mongolia. Il clima di eccitazione è contagioso e ricorda le atmosfere epiche dei tempi di Gengis Khan con una marea di gente, molti nei costumi tradizionali, che si riversa nella capitale per assistere all’evento, dove si confrontano lottatori, cavalieri e arcieri in una giostra senza tempo. La celebrazione inizia nella piazza centrale di UB con l’esercito schierato e l’intervento del Presidente della Repubblica, mentre il pubblico e gli atleti si trasferiscono allo stadio, dove va in scena una gigantesca e fastosa sfilata con migliaia di persone in costume che rievoca le gesta di Gengis Khan. Poi iniziano le gare. Mangiamo in uno dei chioschi allestiti ovunque per l’occasione un piatto tipico mongolo, una crepe imbottita di carne. Ci spostiamo nel vicino stadio per il tiro con l’arco, dove si sfidano arcieri uomini e donne nei costumi tipici delle varie tribù, con archi di corno e di corteccia, frecce di salice e penne di avvoltoio, con bersagli posti a 75 metri per gli uomini e 60 per le donne. Ritorniamo nello stadio principale dove sono in corso i turni della lotta, vero sport nazionale, con un rituale molto singolare. Il trofeo per il vincitore è il titolo di “Leone della Mongolia”.
Dune di Elsiin Tsarakhai
Iniziamo il tour della Mongolia con le 4×4. Una 50ina di km per raggiungere dove si svolge la grande kermesse equestre, una corsa sfrenata nella prateria con cavalieri bambini dai 5 ai 12 anni, tra un tripudio di colori. Nell’immensa spianata ci saranno 100.000 persone provenienti da tutta la Mongolia con ogni mezzo, tanti cavalli e cammelli, famiglie con bambini. Spettacolare l’arrivo dei cavalli acclamati dalla moltitudine eccitata. Quattro ore di viaggio ci attendono prima di arrivare, quando cala la sera, verso le dune di Elsiin Tasarkhai, al campo Mongoi Altai con le ger, le tipiche tende mongole, poste sotto una formazione rocciosa. Primo impatto con la ger positivo: bella, accogliente, fa un po’ freschino e accendiamo la stufa.
Kharkhorin
Il campo alla luce del sole è in posizione splendida su una conca protetto da un arco di rocce. Ai piedi della montagna Khugnu Khan visitiamo il tempio Ovgonii Kkiild e, risalendo solo in pochi il ripido e scosceso pendio, il monastero in stile tibetano Erdene Khamba, che ha trovato nuova vita dal 1992 dopo secoli di abbandono seguiti alla distruzione avvenuta nel XVII secolo, da dove si gode di una bella vista sulla vallata sottostante. Incontriamo mandrie di cavalli, pecore e capre che pascolano nella prateria sconfinata, prima di una breve sosta alle dune di Elsiin Tsarakhai.
Nella valle dell’Orkhon, attraversata dalla via della seta, si trovano i resti di Karakorum (Kharkhorin) l’antica capitale dell’impero mongolo. La città fu distrutta nel 1388 dall’esercito cinese della dinastia Ming ed oggi rimangono solo suggestive rovine della leggendaria capitale. Maestoso il Monastero Erdene Zuu “cento tesori”, la cui costruzione iniziò nel 1585 utilizzando le rovine di Karakorum, circondato da alte mura, che aveva anche funzione di fortezza. E’ il più antico monastero buddista del Paese e contava inizialmente da 60 a 100 templi e circa 300 ger, capace di ospitare fino a mille monaci, prima delle repressioni staliniane. Oggi si possono ammirare i tre templi superstiti, circondati da una possente cinta muraria e dedicati alle tre fasi della vita del Buddha (infanzia, adolescenza e maturità) e la preziosa collezione di opere d’arte, con lavori di importanti artisti del Buddhismo.
Monastero Shankhiin khiid
Raggiungiamo il Monastero di Shankhiin Khiid, tra i più antichi e storicamente importanti della Mongolia, primo luogo di un Concilio buddhista, edificato nel 1647. Contiene cimeli, vestiti, statue, opere d’arte preziose e 7 mandala Kalachakra. Assistiamo ad una breve cerimonia lamaista con il richiamo alla preghiera da parte di un paio di monaci con il suono di una conchiglia-tromba buddhista. Il monastero custodisce la bandiera originale di Gengis Khan. Lungo il percorso ci imbattiamo in un grosso gregge di caprette e pecore mongole tenute a bada in cerchio da tre bambini a cavallo, mentre i loro genitori operano la tosatura. All’imbrunire ci attende il nuovo campo Ongi Energy, il più accogliente del tour.
Monastero di Ongiin-Falesia di Bayanzag
Il Monastero di Ongiin, situato sul fiume omonimo, distrutto durante l’occupazione sovietica, è stato costruito nel 1660 su due siti Khutagt a sud e Barlim a nord del fiume e ospitava 17 templi, ma ora ne è stato restaurato solo uno dai monaci. Attraversiamo un deserto sassoso punteggiato da rari arbusti, incontrando gruppi di cammelli allo stato brado. Dopo una breve sosta per il caldo (quasi 40°) al campo Gobi Tour, ci avventuriamo sulla Falesia di Bayanzag, le “Rupi Infuocate”, dove nel 1924 la spedizione di Roy Chapman Andrews ha fatto le più grandi scoperte paleontologiche, trovando un’impressionante quantità di reperti, uova e interi scheletri, di dinosauri. Scenari spettacolari e fantastici, con passaggi arditi tra le rocce modellate dal vento nel deserto di sabbia rossa sotto il sole a picco.