Mongolia, la sinfonia del silenzio nelle sconfinate praterie

Viaggio da sud a nord dal deserto del Gobi alle sconfinate praterie del nord
Scritto da: Erreci
mongolia, la sinfonia del silenzio nelle sconfinate praterie
Partenza il: 28/07/2019
Ritorno il: 15/08/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Mongolia, la via della seta, deserto del Gobi, le praterie e i cavalli, i laghi e la natura incontaminata: quante aspettative.

Ho deciso di attendere un po’ di mesi prima di scrivere il redazionale di questo viaggio perché volevo essere certo del grado di soddisfazione delle aspettative che avevo per questo viaggio che arriva dopo aver visitato praticamente una gran parte del mondo e quindi falsabile dal cosiddetto deja wu del tipo i canyon o il deserto della Namibia erano più belli perché mi era già capitato in Islanda dopo aver visto l’anno prima l’Alaska o in Ecuador dopo avendo già visitato tutto il Sudamerica.

Questo per dire che chi ha viaggiato tanto potrebbe trovarsi a fare confronti perdenti in alcuni dei luoghi che vengono solitamente proposti dai vari tour operator. Noi abbiamo scelto di fare un percorso abbastanza onnicomprensivo in modo da poter aver un assaggio della maggior parte dei luoghi visitabili nel mese di agosto. Non avendo poi mesi a disposizione non potevamo che appoggiarci ad un tour operator locale e quindi abbiamo fatto una ricerca sul web per valutare le varie opzioni disponibili. Alla fine la scelta è caduta sull’agenzia di Ulan Bator Mongolia Viaggio/Dos Bros Travel che proponeva un viaggio di 17 giorni sud-nord, visitando prima il deserto del Gobi e poi risalendo a nord nella regione del Lago Hogsvol.

Un’altra scelta importante fatta è stata quella di dove pernottare. Gli alberghi al di fuori di Ulan Bator sono veramente pochi e lontani dai luoghi turistici per cui solitamente si dorme nelle gher, che sono quelle tende circolari che si vedono in tutte le foto della Mongolia e che rappresentano la abitazioni “ufficiali” dei mongoli. Qualcuno infatti ha la casa ma di fianco ha sempre una gher dove va a vivere in inverno perché costa molto meno riscaldarla. Nella gher c’è tutto, anche la stufa per scaldarsi che a nord è fondamentale, per cui si sta abbastanza bene. Quello che fa per noi occidentali la differenza è l’assenza dei servizi igienici e su questo aspetto si trovano due possibilità: i camping organizzati dove esistono bagni e docce in comune e i camping di 2-4 tende gestiti dalle famiglie nomadi dove c’è solo la disponibilità di un gabbiotto con un buco. Non preoccupatevi dopo un paio di giorni ci si abitua subito a torcia e rotolo di carta igienica! Pensiamo di aver fatto bene di aver deciso di fare un 50% in famiglia perché questo ci ha concesso la possibilità di stare a più stretto contatto con la realtà locale che è stata una delle cose che ricordiamo con più piacere del viaggio.

Per i trasferimenti avevamo a disposizione una Toyota Land Cruser guidata dall’ottimo Ebo (diamante in italiano) che è stato un driver veramente affidabile. Avevamo contrattualizzato anche la disponibilità di una guida che parlasse italiano oltre all’autista. L’abbiamo pagata ma purtroppo noi ci siamo fidati della Sig.ra Sara di Mongolia Viaggio/Dos Bros Travel che al momento del pick-up in albergo ci ha presentato il buon Ebo anche come guida che parlava anche italiano: viaggiando abbiamo scoperto che sapeva al massimo 50 parole di italiano e che non sapeva nulla (zero assoluto) su quello che abbiamo visitato nel corso del viaggio e che non era suo compito accompagnarci durante le visite (una volta l’ha fatto e ci siamo persi nel bosco). Si noti che tutti gli altri equipaggi incontrati durante il viaggio avevano a disposizione una guida che parlava o italiano o inglese e che ogni tanto cucinava cibo alternativo a quello delle famiglie nomadi. Quindi sebbene la logistica fosse tutta OK, non ce la sentiamo di raccomandare questa agenzia a chi intende organizzare un viaggio in Mongolia. In aggiunta a ciò arrivati l’ultima sera in hotel non abbiamo avuto nessuna informazione sul pick-up della mattina successiva per l’aeroporto.

Per quanto riguarda il cibo non c’è molta varietà ma comunque non si mangia male anche se i noodle in brodo o asciutti accompagnati da carne sono la quotidianità. Il pane spesso è fatto dai nomadi ed è buono. A parte un paio di mattine, a colazione pane caldo, marmellata, frutta e the. Un paio di volte siamo anche riusciti a mangiare la pizza e una volta anche un hamburger in un BBQ locale.

Per quanto riguarda il visto ci siamo rivolti a Visti nel Mondo di Milano.

Fatta questa lunga ma doverosa premessa veniamo al viaggio.

diario di viaggio

Siamo partiti il 28 agosto partendo da Malpensa con Aeroflot: stop-over di 4 ore a Mosca e arrivo alla mattina presto ad Ulan Bator. Tenendo presente che volendo fermarsi a Mosca per fare un giro in città occorre fare il visto così come se lo stop-over è più lungo di 24 ore anche se si rimane nell’area transiti. All’arrivo in aeroporto l’agenzia ci ha fornito la SIM card mongola e portato in albergo perché avevamo deciso di fermarci un giorno per la visita di Ulan Bator, solitamente non prevista nei tour (e in effetti non c’è molto da vedere anche se ne vale la pena per fare un confronto con il resto del paese), ma soprattutto per avere un giorno a disposizione nell’eventualità di dover recuperare i bagagli nel caso non fossero arrivati. Il nostro consiglio è comunque di passare una giornata a Ulan Bator anche per recuperare la nottataccia di viaggio in aereo.

Abbiamo pernottato all’hotel Ichmon, un ottimo tre stelle centrale. Per la cena siamo andati in un ristorante all’occidentale visto che ci avrebbero aspettato due settimane di noodle: il Rosewood in Seul Street si è rivelato una ottima scelta tanto che ci siamo ritornati la sera prima di ripartire per Milano (una dozzina di euro a testa).

30 luglio

Si parte per Tsaagan Survaga dopo aver fatto il pieno di acqua perché per la prima settimana si viaggia in una zona desertica. Obiettivo del viaggio lo stupa bianco, un paesaggio roccioso eroso dai venti in cui non abbiamo riconosciuto certo uno stupa. Voto: 5 e mezzo

31 luglio

Trasferimento per la visita della Valle di Yol. Purtroppo noi italiani abbiamo il palato fine per quanto riguarda i sentieri e i paesaggi montani (siamo molto ma molto lontano dai paesaggi della valle d’Aosta o delle Dolomiti a cui siamo abituati): abbiamo camminato per tre ore in “sentierino”alla ricerca del canyon ghiacciato citato in tutte le guide senza trovarne l’ombra.

Voto: 3

1° agosto

Trasferimento per la visita delle dune di sabbia di Khongor. Sono molto alte, più di 300 metri e scalarle non è stato facile. Il paesaggio è però rovinato da centinaia di coreani e giapponesi che le scalano per poi scendere con il sacco di plastica a mo’ di slittino. Abbiamo fatto anche una gita in cammello che non è stata il massimo per il fondoschiena (si cavalca senza sella e con una fune come briglia per cui c’è stata anche un po’ la paura di cadere).

Voto 6 e mezzo

2 agosto

Trasferimento a Bayanzag per visitare le mitiche Flaming Cliff. Non è certo il Grand Canyon ma è stata la prima cosa che ha meritato di essere vista

Voto 7 meno

3 agosto

Trasferimento per la visita del Monastero di Ongi. Non c’è molto (anzi c’è molto poco) se non il paesaggio circostante che dà un’idea del deserto mongolo. Saltabile.

Voto: 4 il monastero/ 6 e mezzo il paesaggio.

4 agosto

Trasferimento per la visita la visita di Karakhorm, l’antica capitale dove si trova il complesso monastico di Erdene Zu. Ci sono i resti di un complesso monastico importante non tenuto benissimo. Non vale certo i tempi buddisti tibetani.

Voto: 6

5 agosto

Visita alle cascate della valle di Orkhon: da dimenticare (avevo davanti agli occhi quelle islandesi viste l’anno prima). Serata però piacevole in famiglia dove abbiamo visto il padrone di casa macellare il capretto della cena (non piacevole però la macellazione)

Voto: 4

6 agosto

Gita al vicino monastero di Tuvkun: un’ora di scarpinata in salita per vedere un tempietto di 20 metri quadri. Saltabile, ma poiché temo che per spostarsi da sud a nord si debba passare da queste parti si possono unire le due gite in una sola giornata come hanno fatto molte delle agenzie che abbiamo incontrato.

Voto: 4

7 agosto

Trasferimento alle terme di Tsenker per una doverosa giornata di relax perché, a parte il primo giorno, i trasferimenti sono sempre su strade non asfaltate veramente impegnative per schiena e cervicale.

Le terme non sono un gran che (due vasche di acqua calda ) ma la giornata passa piacevolmente anche perché ci sottoponiamo al corroborante massaggio mongolo.

Voto 6

8 agosto

Trasferimento al parco nazionale di Khorgo Terkh e pernotto al lago bianco (Tsaagan Nuur). Il paesaggio comincia ad essere diverso e più piacevole nonostante il tempo non ci assista più di tanto. Il lago non è eccezionale ma l’ambiente rasserenante. Si cominciano ad apprezzare le vastità delle praterie mongole.

Voto 6 e mezzo

9 agosto

Tappa di trasferimento con pernotto a Shin Ider. Partiamo con l’dea di una giornata inutile ma la visita del paesello dove pernotteremo si rivela molto interessante perché abbiamo avuto l’occasione di vedere come si vive in una cittadina in mezzo alla prateria. Unico neo: si dorme in una casa privata che ci fa rimpiangere le notti passate nelle gher.

Voto: 7

10-11 agosto

Raggiungiamo dopo un impervio percorso in mezzo al fango il lago Hogsvol che è veramente impressionante per dimensioni. Si dorme in bungalow ben riscaldati ed è una fortuna perché la pioggia si alterna al vento e al sole e alla sera fa freddino. È un paesaggio molto particolare che non si può non apprezzare. Lasciamo le gite in barca e a cavallo ai coreani perché hanno molto l’aria delle bufale. Passeggiamo in lungo e in largo sulle rive di questo lago dalle acque azzurre e trasparenti che fanno invidia a quelle della Sardegna.

Voto 7 e mezzo

12 agosto

Lasciamo il lago Hogsvol per raggiungere la zona del vulcano Uran. Di per sé il vulcano non è un gran che ma le praterie circostanti sono una cosa indescrivibile soprattutto perché la nostra gher è su una altura che sovrasta una prateria sconfinata e silenziosa. La notte è da sballo: il cielo sembra un libro stampato e per la prima volta ella vita riesco distinguere bene i carri dell’Orsa Maggiore e Minore. Purtroppo non siamo esperti di costellazioni e non ci godiamo tutte le altre.

Voto 8

13 agosto

Partiamo per l’ultima tappa: il monastero di Amarbayasgalan, anch’esso piazzato in una immensa prateria. Nonostante il monastero sia stato saccheggiato negli anni ’40 e ricostruito in seguito l’ impatto è notevole e merita sicuramente di essere visto con calma in tutte le sue parti interne ed esterne. La camminata allo stupa sulla collina è sicuramente da farsi. Il tramonto sulla prateria è poi molto suggestivo.

Voto 8

14 agosto

Lungo rientro a Ulan Bator con fermata prima del rientro in hotel all’outlet del cachemire della Gobi per fare incetta di sciarpe, guanti, cappelli, maglioni e cappotti che hanno dei prezzi che noi in Italia ci sogniamo.

Voto 8

Ceniamo nuovamente al Rosewood che si conferma una garanzia.

15 agosto

Mesto rientro in Italia perché un po’ le gher e le praterie ci mancano

Altre informazioni utili.

Il piumino e il sacco a pelo sono utili (verificate che sia previsto tra le dotazioni del viaggio altrimenti portatelo). La SIM card locale funziona quasi sempre e con 20 euro abbiamo chiamato via WhatsApp praticamente tutti i giorni alle due mamme novantenni. Nei supermercati locali si trova di tutto. Portare invece le medicine per tutte le evenienze perché su questo aspetto hanno delle gravi lacune. Se soffrite il mal d’auto portate farmaci per la cinetosi perché le strade sono veramente brutte, soprattutto quando piove. Portate cappello, guanti e costume da bagno così le creme solari. Ricordate la scorta di carta igienica perché i loro sanitari (quando ci sono) non ne sono provvisti.

Il livello di sicurezza del paese ci è sembrato buono anche se in città è sempre meglio stare attenti.



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