La Mongolia da un punto di vista unico: il cielo

2000 km in fuoristrada, scegliendo i posti più suggestivi da visitare in volo con il parapendio a motore
Scritto da: RaffaeleBenetti
la mongolia da un punto di vista unico: il cielo
Partenza il: 17/08/2011
Ritorno il: 01/09/2011
Viaggiatori: 6
Spesa: 4000 €
17 agosto

Sono in aereo. Solo quattro ore di volo mi separano da Ulaanbaatar. Sono emozionato. chiudendo gli occhi rivivo le sensazioni già provate lo scorso anno. Le immense distese di terra rossa e incontaminata riempiono i miei pensieri. Mi rivedo là, di nuovo in volo, a giocare con il vento, forte ma dolce, grazie alla sinuosità del terreno che lo guida fino a chissà dove. Le aquile mi osservano volando più alte di me, mi sento chiamare e allora vado. Mi avvicino loro, ed inizia il gioco dell’inseguimento. Scendono più in basso e volano seguendo il tortuoso letto del fiume che da lì a poco si trasformerà in cascata. Sembrano sfidarmi, credono che non sia capace di seguirle nelle loro funamboliche evoluzioni, ma non è così. Un attimo dopo sono così vicino che a volte rischio di toccare le loro code con i piedi. Non capisco il motivo ma questo gruppo di aquile, saranno sette, forse otto, non si separano, rimangono in gruppo, probabilmente divertite più di me da questo scontro aereo. Iniziano a riguadagnare quota e puntano le montagne, loro regno incontrastato. Le seguo e mi accorgo che mi stanno portando sul costone sopravvento. Forse vogliono farmi vedere quanto sono brave a veleggiare. Ed infatti una di loro, quella a me più vicina, smette di battere le ali e comincia a girare in tondo ed a prendere quota. Le altre si allontanano mentre io la seguo. Spengo il motore nel tentativo di salire con lei in termica, ma per me non è così semplice, riesco a fare appena un paio di giri mantenendomi vicino, ma la sua salita è più rapida della mia ed in breve tempo qualche decina di metri ci separa. A questo punto la lascio, mi avvicino alla montagna per guadagnare maggiore quota sfruttando l’ascensione dinamica del vento. Raggiungo la vetta, oltre la quale un immensa distesa di verde terra incontaminata mi riempie lo sguardo. L’emozione è quasi incontenibile. Decido di rientrare al campo base perché qualche lacrima inizia a farmi bruciare un po’ gli occhi. Vedo le nostre tende in lontananza vicino al torrente. Ho quota sufficiente per rientrare senza motore, così mi godo lo scenario mozzafiato con il vento che rompe il silenzio e mi accarezza il viso. Avvicinandomi vedo i miei compagni di viaggio immersi nel fiume fino alle ginocchia che lavano via dal corpo la polvere di una giornata di viaggio ormai lasciata alle spalle. Atterro vicino alla mia tenda e riapro gli occhi. Adesso mancano solo tre ore per iniziare a rivivere sul serio quei fantastici momenti…

18 agosto L’aereo è atterrato ad Ulaanbaatar alle 6:00 del mattino. Una volta sceso l’unico pensiero era rivolto alla attrezzatura di volo. Non sapevo ne se era arrivata con me, ne in quale condizione poteva essere. L’attesa è stata lunga, ma alla fine, da una piccola porta di servizio, due inservienti fanno uscire le mie tre valigie. Mi precipito a controllare in che stato fossero, e sopratutto se l’elica del Paraportator, un po sporgente dall’imballo, si fosse danneggiata.. Nessuna brutta sorpresa per fortuna! Carico tutto su un carrello e mi dirigo verso l’uscita ma vengo fermato da tre agenti della sicurezza che mi chiedono che cosa contengono i miei bagagli.. Per un momento rimango in silenzio perché immagino che un attrezzatura per il volo a motore non sia ben vista, poi, sperando che non decidano di controllare il contenuto, dichiaro che stavo trasportando attrezzatura da trekking che si porta in spalla per salire e scendere dalle montagne… Alla fine mi era sembrata una dichiarazione non troppo compromettente, non troppo lontana dalla realtà e che probabilmente li avrebbe tranquillizzati sul mio operato in Mongolia. Ed ha funzionato! Via liscia come l’olio, esco dalla zona di ritiro bagagli e mi ritrovo nella sala di ingresso dell’aeroporto dove c’è Marco ad attendermi. Carichiamo le attrezzature in auto e raggiungiamo la guest house dove dovrò rimanere per tre giorni, sino alla fatidica partenza… Scarico il mio bagaglio e saluto Marco che deve andare a fare commissioni. Sistemo due cose velocemente e mi precipito in strada per una passeggiatina in città. Ma il jet-leg si fa sentire e devo rientrare poco dopo perché il sonno sta vincendo sulla mia forza di volontà. Mi butto sul letto e crollo. Dormo di fila per circa tre ore, giusto in tempo per l’appuntamento con Marco fissato per le 12. Mi trovo con lui fuori dal mio alloggio ed insieme andiamo a mangiare qualcosa in un locale dallo stile decisamente occidentale. Dovremmo essere di nuovo all’aeroporto per le 17:20, orario in cui atterreranno i tre amici brasiliani, miei compagni in quest’avventura. Passiamo qualche ora in giro per Ulaanbaatar, per definire l’organizzazione del viaggio. Partiamo alle 16:30. Anche se a me sembrava presto non faccio domande. Conosco Marco e so che difficilmente sbagli la programmazione degli spostamenti. Infatti con l’incredibile traffico di quell’orario arriviamo in aeroporto spaccando il minuto! L’aereo è comunque in ritardo di dieci minuti, e con le operazioni di sbarco e ritiro bagagli i ragazzi sono da noi verso dopo circa 25/30 minuti. Marcio, Edson e Alfredo sono già ambientati con il fuso orario perché hanno soggiornato tre giorni a Pechino, dopo circa 22 ore di volo aereo dal Brasile, ed un fuso orario spostato in avanti di 11 ore.. arriviamo in albergo, ma troviamo una brutta sorpresa. La nostra camera non era più nostra. i proprietari della guest house hanno pensato bene di darla ad altri riservando a noi una camera molto più piccola, con i letti a castello e senza bagno! Richiamiamo subito Marco che fa un giro di telefonate per risolvere il problema, ma il proprietario finge di non sentirci. Alla fine Marco torna al nostro alloggio, ci manda a cena, e dopo un po ci chiama per dirci che i nuovi inquilini sono stati sloggiati e che possiamo tornare in camera. Rientriamo, ci facciamo una doccia e poi io, Edson e Alfredo usciamo per una passeggiata in città che a quell’ora è comunque deserta.

19 agosto Abbiamo dormito bene, contrariamente alle aspettative. Infatti a svegliarci è la chiamata di Marco per uscire con lui a fare colazione. Sono le 9:00 del mattino. Ci prepariamo con molta calma, dopotutto il bagno è solo uno. Alle 10:00 siamo al Cafè Amsterdam con Marco. Una chiacchierata per chiarire gli ultimi dubbi relativi al viaggio e farci dare qualche indicazione su cosa visitare ed io, Marcio, Edson e Alfredo andiamo prima a cambiare i nostri soldi in valuta locale ed inziamo una lunga visita della città. Dopo una passeggiata di circa 25 minuti raggiungiamo il Monastero Gandan, il più importante della capitale, che sorge su una collina, affollata da baracche fatiscenti. Il posto è decisamente affascinante, passiamo un sacco di tempo realizzando foto e video sia degli edifici pittoreschi che delle altrettanto pittoresche persone che lo visitano. Una cosa veramente strana è l’eccezionale presenza di piccioni. Eccezionale non tanto per il numero elevatissimo, ma per il fatto che al di fuori delle mura del monastero praticamente non se ne vedono. Sarà Marco a spiearci il motivo: all’interno del monastero i visitatori danno loro da mangiare, mentre al di fuori sono le aquile a mangiare loro.. Una ragazzina che stava dando da mangiare ai piccioni ed alla quale abbiamo fatto qualche foto inizia a farmi domande su di noi e sul nostro viaggio. In effetti con le nostre sgargianti magliette attiriamo attenzione e curiosità. Parlando con lei le differenze tra le nostre culture si acutizzano nella mia mente. Gli domando come mai non si vedano cani ne gatti in giro e lei mi risponde chiedendomi se a me piacciono gli animali. Una strana domanda. Mi dice che i cani si trovano solo vicino alle tende Ger, fuori dalla città. Allora gli chiedo se anche a lei piacciono cani e gatti, e lei mi risponde di no, e che per lei i gatti sono animali cattivi. Sicuramente questo è un pensiero comune dato che nessuno possiede gatti ne cani. Lasciamo il monastero per tornare in centro città e visitiamo fugacemente la piazza centrale dove si trova il monumento di Genghis Khan ed il palazzo del governo. Abbiamo troppa fame ed sono quasi le tre del pomeriggio. Attraversiamo uno degli incroci stradali più pericolosi del mondo (non sto esagerando, ve lo assicuro) e raggiungiamo un pub/ristorante dove mangiamo e beviamo birra molto buona. Sopra al locale si trova un centro di riflessologia plantare, e che nei prossimi giorni dovremo camminare molto, decidiamo di andare a farci fare un massaggio. Il posto è molto frequentato, pur lavorandoci tantissime persone dovremo attendere mezz’ora prima che sia il nostro turno. Il prezzo è di dieci euro, veramente poco per quanto sia piacevole e considerando la durata: un ora. Marco ci chiama e ci dice che è già al locale dove ci dovremmo vedere per la cena. Mentre camminiamo per raggiungerlo incontriamo un simpatico personaggio che ci chiede informazioni su di noi in un italiano più che rispettabile. È un Mongolo che dice di essere un aristocratico che ha vissuto in Sicilia, e che ora ha molti amici italiani. Gli facciamo una piccola intervista, e lui ci fa alcune considerazioni sul presidente del consiglio italiano. Guardate il video, decisamente interessante. Raggiungiamo Marco al ristorante, mangiamo ed ascoltiamo buona musica suonata dal vivo da giovani ragazzi veramente preparati. Marco fissa con me un appuntamento per domattina: dobbiamo acquistare l’olio per i paramotori. Torniamo al nostro alloggio. Ormai è sera ed io e Marcio dobbiamo ancora scrivere il resoconto della giornata. Ci sistemiamo, iniziamo a scrivere e puff! La corrente salta. Aspettiamo qualche minuto e poi scendiamo a chiedere se è un problema risolvibile. Non ne hanno idea, così decidiamo di uscire per trovare un locale aperto con la connessione wi-fi. Più facile del previsto, qui infatti la maggior parte dei locali hanno la connessione senza fili libera. Il locale è molto pulito, e nonostante sia quasi mezzanotte le persone continuano ad entrare ed a mangiare zuppe e piatti di ogni genere. Sembrerà strano ma la notte, dalle dieci di sa in poi, rimangono aperti i locali dove è possibile mangiare mentre chiudono quelli dove si può bere! La giornata si sta per concludere, tra qualche secondo spegnerò il mio Ipad e tornerò alla camera per dormire, la custode ci ha imposto il coprifuoco all’una! Buonanotte.. 20 agosto

Stamattina avevo appuntamento di Mookoo, uno dei nostri due autisti, per andare ad acquistare l’olio per poter fare la miscela per i mosti paramotori. Prima di vedermi con lui ho Marco che era appena arrivato al Cafè Amsterdam, con un altro partecipante alla nostra spedizione per poter salutare entrambi. Prendo un caffè ed esco subito per l’importante missione della mattina. Salgo in auto e ci dirigiamo verso uno store di prodotti per auto, che da quello che mi hanno detto è il più conosciuto e fornito della città. La prima sorpresa arriva subito: il negozio apre soltanto alle 10:00. Mookoo, che è seguito da suo fratello (autista della nostra seconda auto), decide di utilizzare quest’ora per fare i controlli di routine delle auto, prima di partire per il viaggio. Ci tuffiamo nel traffico della città che minuto dopo minuto diventa sempre più caotico. Raggiungiamo una zona molto degradata, che però risulta essere ricca di officine per auto. Anche se dall’esterno non si direbbe, alcune di queste sono decisamente ben attrezzate. Entriamo in una delle più lussuose e carichiamo entrambe le nostre auto sui ponti, per poter controllare se tutte le parti meccaniche più soggette ad usura sono a posto. Vengono ingrassati tutti i giunti cardanici della trasmissione e controllati i giochi (presenti) di tutte le parti mobili. Le auto sono a posto, e così ripartiamo per raggiungere il negozio che ha quest’ora dovrebbe essere aperto. Durante il viaggio incontriamo una troupe cinematografica impegnate nelle riprese di un film, uno dei tanti girati qui in Mongolia. Le riprese si svolgono proprio in mezzo al traffico, nell’indifferenza, quasi intolleranza, degli automobilisti che sfrecciano e strombazzano con il clacson. Raggiungiamo lo store ed entriamo con la speranza di trovare quel Benedetto olio sintetico di cui abbiamo tanto bisogno, ma le speranze sono vane. L’unico olio per motori a due tempi è un olio minerale, di marca, ma pur sempre minerale. Dedichiamo le successive due ore a passare di negozio in negozio alla nostra disperata ricerca ma tutto sembra vano. In effetti l’olio che cerchiamo è per motori a due tempi, quelli che si trovano sugli scooter, che qui non sanno nemmeno cosa sono. Mookoo decide di andare a ritirare il nostro rimorchio che dovrebbero aver finito di costruire. Anche se è sempre un oggetto realizzato con pezzi vecchi ed in modo artigianale, metterlo a confronto con quello che abbiamo utilizzato lo scorso anno è come paragonare una cadillac ad una vecchia panda. Io riparto con suo fratello alla ricerca dell’olio perduto, e dopo aver visitato gli ultimi due posti disponibili con risultato a questo punto scontato, decido di ripiegare sull’olio disponibile nel primo store visitato. Ne prendo sei flaconi da un litro, sufficienti per 200 litri di carburante. Mi faccio riaccompagnare alla camera dove però non trovo i compagni brasiliani, usciti a fare acquisti. Esco anche io, voglio raggiungere un posto indicatomi dal commesso dell’Apple Store che abbiamo visitato di passaggio due giorni fa, dove secondo lui posso far sostituire lo schermo rotto del mio IPhone. Dalla sua descrizione mi sarei sentito meglio ad andarci accompagnato, ma alla fine il posto e frequentatissimo. Raggiungo questo edificio, è una specie di megastore e la zona che a me interessa si trova al quarto piano ed è raggiungibile solamente tramite scale. Di fronte a me si apre un salone lunghissimo dove sulla sinistra si trovano gli uffici e gli sportelli delle principali compagnie telefoniche, mentre sulla destra, ricavate tramite basse pareti divisorie, si trovano specie di stanze dove alcuni ragazzi sono impegnati a lavorare su montagne di cellulari da riparare. Entro nel primo che trovo e chiedo il preventivo per farmi sostitute il vetro. Mi chiedono 40.000 tugrhik, ma a me sembra troppo. Passo alla stanza successiva, stessa domanda ed il prezzo scende di 5000. Accetto. Il ragazzo finisce di riparare un altro telefono e poi passa al mio. Il lavoro è lungo, impiega circa 45 minuti, ma ne vale la pena di aspettare, il mio telefono è tornato nuovo! Pago il lavoro dopo aver verificato che tutto funzionasse a dovere ed esco per raggiungere gli altri che nel frattempo si sono fatti sentire. Il tempo è peggiorato, all’improvviso il cielo si è fatto duro ed ha iniziato a piovere. Raggiungo la guest house correndo tra la gente che sotto la pioggia, senza il riparo di un ombrello, continua a camminare ed a chiacchierare come se nulla fosse. Mi incontro con Marcio e andiamo a pranzo, ed affrontiamo un tempo veramente da lupi, con pioggia fulmini e vento fortissimo che trasporta la polvere del deserto. Rimaniamo nel ristorante ad aspettare che quella che da pioggia si è trasformata in temporale, cessi. Rientriamo all’alloggio e facciamo una partita con uno dei due biliardi presenti. Alle sei ci raggiunge Marco con gli autisti per poter fare un check delle attrezzature, dato che domani, dopo aver preso Alessio in aeroporto, partiremo finalmente per il tour. Sballiamo i paramotori, li montiamo e li proviamo con la miscela realizzata con l’olio minerale. Tutto funziona alla perfezione, dovremo comunque prestare maggiore attenzione e non stressate troppo i motori. Finito di sistemare tutto, carichiamo di nuovo uno dei due fuoristrada e torniamo alla camera. Stasera ci dobbiamo riposare..



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