Alla ricerca del platypus
L’itinerario del nostro viaggio copre parte degli stati del NSW, Victoria, South Australia, Western Australia e Ayers Rock, una scelta che abbiamo fatto considerati i 20 giorni effettivi (esclusi i voli) a disposizione, ed il fatto che nelle regioni settentrionali in dicembre spesso piove. Ci siamo spostati in aereo e con macchine a noleggio prenotate via internet.
Così, il 20 dicembre, eccoci all’aeroporto, pronti per il primo dei tre voli che ci porteranno, in circa 30 ore, …Downunder, in Australia.
20-21/12/2008 VIAGGIO Atterriamo a Sydney alle 21 locali: il viaggio con Cathay Pacific è stato lungo ma comodo, e nonostante la stanchezza siamo entusiasti di essere arrivati. Recuperiamo i bagagli, sbrighiamo le formalità doganali, e mentre cerchiamo un modo di raggiungere il centro di Sydney con i mezzi pubblici, un gentile signore ci avvicina e si offre di accompagnarci col suo pulmino (servizio navetta autorizzato) direttamente di fronte all’albergo, al prezzo di 14 AUD (circa 8 Euro). Accettiamo, e dopo circa 15 minuti raggiungiamo l’hotel Menzies, che si trova in una zona molto centrale e comoda, a pochi minuti di cammino da The Rocks. Preso possesso della stanza, usciamo e andiamo alla ricerca di un ristorante dove cenare. Purtroppo, siamo costretti a ripiegare su un panino comprato al 7-Eleven… Tutte le cucine sono chiuse! Avevamo letto che in Australia bisogna andare a cena presto, e ci renderemo conto anche in seguito che presto significa quasi sempre prima delle 20:30, altrimenti…Cucine chiuse, e niente cena! Nei giorni successivi però abbiamo visto che i fast food restano aperti fino a mezzanotte, purtroppo non ce n’era nessuno nei pressi del nostro albergo.
22/12/2008 SYDNEY Stamattina il sole splende. Dopo esserci spalmati per bene di crema solare usciamo e iniziamo l’esplorazione della città di Sydney: passeggiamo lungo Martin’s Place, via pedonale cuore del Center, e poi scendiamo fino ad Hyde Park. Anche se è ancora presto, ci sono molte persone che si godono il sole nel parco, e il sole inizia presto a scottare sul serio. Prendiamo il Monorail e arriviamo a Chinatown dove veniamo avvolti dai suoni e dai colori della Cina, quindi raggiungiamo il Fish Market dove ci mescoliamo alla folla di clienti e turisti e facciamo un giro attorno ai banchi del pesce, dove ci sono pesci e crostacei mai visti prima.
Il mercato è piuttosto grande e davvero molto affollato, e c’è anche la possibilità di comprare pesci e crostacei già cotti a vapore o grigliati, oppure il classico fish and chips (un po’ troppo unto per i nostri gusti), che si possono consumare su tavolini all’aperto di fronte al mercato, a bordo oceano. Pranziamo qui, con ottime ostriche, gamberoni e aragosta al vapore. Il Fish Market di Sydney è una cosa assolutamente imperdibile per gli amanti del cibo, ed è meraviglioso girare tra i banchi, comprare pesce freschissimo e farlo cucinare immediatamente con aggiunte di salse e spezie particolari.
Dopo mangiato passeggiamo per Darling Harbour, ammirando la baia e il Pyrmont Bridge, e poi, sempre con la monorotaia torniamo verso il centro. Avevamo scelto di fare il biglietto giornaliero per questo treno sopraelevato con l’idea che permettesse di vedere Sydney da una diversa prospettiva rispetto alla strada, ma non è così, anzi durante il tragitto non si vede quasi niente. Camminiamo fino all’Opera House, davvero imponente ma molto più bella se ammirata da una certa distanza. Tornati su Martin Place, ci intrufoliamo in qualche centro commerciale, ma siamo ancora scombussolati per via del fuso orario, e torniamo in albergo a riposare un po’.
Andiamo a cena da Dixon’s a Chinatown, cucina mediocre e nemmeno troppo economica (40 Euro – i prezzi Australiani sono abbastanza abbordabili: in media, abbiamo speso sempre circa 25-30 Euro in due).
23/12/2008 SYDNEY Sveglia presto, per scoprire che è nuvoloso! Niente Bondi Beach come avevamo deciso, andremo anche oggi alla scoperta della città. Raggiungiamo The Rocks, quartiere molto carino pieno di viuzze strette e piccoli negozietti, ammiriamo l’ Harbour Bridge da vicino e saliamo fino all’ Argyle Cut che non merita la scarpinata in salita. Inizia a piovere, ci ripariamo in un pub e dopo la sosta ristoratrice torniamo verso Hyde Park. Pranziamo per una manciata di dollari nella food court del centro commerciale sotto la Sydney Tower, dove ci sono diversi take away con cucina etnica davvero per tutti i gusti. Dopo le 17:00 in questi chioschi è possibile acquistare il cibo a metà prezzo (o meno); se si ha a disposizione un microonde, come negli ostelli, per un paio di dollari ci si può portar via un pasto abbondante. Prima di salire sulla Tower, scherziamo con il fotografo all’ingresso, che insiste per fotografarci; anche noi fotografiamo lui, e quando scendiamo cerca di rivenderci la foto per 35 AUD. Saliamo sulla torre, la vista dall’alto è molto bella. Nel costo del biglietto, assieme alla salita sulla torre, si può fare l’OzTrek, che viene pubblicizzato come un cinema virtuale ma in realtà si tratta di una piccola sala cinematografica normalissima, e rinunciamo. Una volta scesi, andiamo a visitare i Royal Botanical Gardens, e facciamo molte foto della Opera House e del Harbour Bridge da lontano. Siamo di nuovo costretti a ripararci dalla pioggia… Ci dicono che nell’est dell’Australia questa è stata l’estate più piovosa e fredda da trent’anni.
Torniamo a Darling Harbour per la cena e, seguendo la Lonely Planet, sperimentiamo una delle migliori cene indiane della vacanza, da Zaaffran (47 Euro). Porzioni non abbondantissime, ma cibo veramente eccellente e ben presentato, e ambiente molto ad effetto sulla baia. Consigliatissimo.
24/12/2008 SYDNEY Dopo aver controllato le email in un centro Apple su George St. (si accede ad Internet gratis, a patto di farlo con un po’ di discrezione), con l’autobus andiamo fino a Newtown, un sobborgo di Sydney molto carino che ricorda un po’ certe cittadine americane, con tanti edifici bassi e colorati. Per arrivarci, saliamo su un autobus qualsiasi con l’intenzione di chiedere quale sia la linea per Newtown, e la gentile autista ci porta fino alla fermata giusta senza farci pagare il biglietto…Un esempio della gentilezza australiana! Dopo una mattinata passata a bighellonare e fare acquisti visti i prezzi convenientissimi, torniamo in taxi fino al Fish Market per riposarci un po’ e abbuffarci nuovamente di pesce. Poi con un altro autobus andiamo fino a Bondi Beach, anche se il tempo non è bellissimo facciamo una lunga passeggiata verso Bronte e passiamo il pomeriggio facendo fotografie. Oltre a un buon numero di surfisti, incontriamo un gruppo di Babbi Natale piuttosto alticci che cercano di giocare a football con pessimi risultati. La strada per Bronte peró é molto piú lunga del previsto, sono giá le 18:00 e non vogliamo rischiare di saltare la cena della Vigilia, cosí, alla prima fermata d’autobus che incontriamo saliamo sul 339 che ci riporta in Martin’s Place.
Dopo un aperitivo al Wine Odissey a The Rocks, andiamo a cena al Wildfire, dove ci godiamo un’ottima cena da un tavolino con una romantica vista sulla Opera House.
25/12/2008 SYDNEY E il giorno di Natale, molti negozi e ristoranti sono chiusi ma riusciamo ugualmente a fare colazione in un piccolo diner a The Rocks. Dopo colazione, partiamo dal molo 3 del Circular Quay con il traghetto per raggiungere Manly Beach: oggi sará la nostra prima giornata di mare! Il cielo è nuvoloso, non fa troppo caldo ma va bene cosí come primo giorno, anche perché mentre stiamo ponderando se immergerci o meno, i bagnini avvisano che in mare ci sono delle meduse la cui dolorosa puntura fa male per qualche ora, quindi evitiamo.
Alle 16:00 siamo di nuovo in albergo per riprendere possesso delle valige e a farci una doccia nei bagni della SPA, per poi andare in treno all’aeroporto. A conti fatti, ci sarebbe convenuto richiamare il pulmino che ci aveva portato in Hotel dall’aeroporto il giorno dell’arrivo, la spesa sarebbe stata più o meno la stessa e il trasporto piú comodo.
Il volo fino a Melbourne è un po’ turbolento, e siamo lontani dal finestrino quindi niente vista panoramica, ma in un modo o nell’altro arriviamo a destinazione. Il giorno di Natale a Melbourne i treni non funzionano, ma gli autobus e i tram sono gratis. Raggiungiamo quello che crediamo sia il nostro albergo, (Punt Hill in Flander’s Street) e alla reception scopriamo che in realtá si tratta di un residence che fa parte di una catena, e non è quello dove avevamo prenotato. Si trova in una buona posizione, e il concierge ci dice che se vogliamo ha una stanza per noi. Siamo esausti ed accettiamo, la stanza è un piccolo appartamentino fornito di tutto, un po’ rumoroso, ma niente di irrisolvibile. Scaricati i bagagli, usciamo con l’idea di andare a bere qualcosa dato che abbiamo cenato in aereo, ma tutti i locali sono chiusi (!!! sono da poco passate le 9 di sera) cosí optiamo per una birra in albergo, dato che è contro la legge bere alcolici all’aperto.
26/12/2008 SYDNEY – MELBOURNE Nonostante gli sforzi, al mattino non riusciamo proprio a non fare tardi… Andiamo a colazione al Pancake Parlour, consigliatissimo, dove ci rifacciamo dei mancati gozzovigliamenti di ieri sera. Prendiamo il Circle tram, gratuito, che ci porta fino a Dockland dove visitiamo l’esposizione fotografica di Ken Duncan, e gironzoliamo un po’ per il molo.
Con il tram torniamo a Federation Square, che a noi piace ma è davvero come avevo letto sulla guida, è talmente particolare che o la ami o la odi. Tentiamo di passeggiare per il centro di Melbourne seguendo il percorso suggerito dalla LP, peró il 26 dicembre è il primo giorno dei Boxing Day Sales (i saldi natalizi), c’è una folla pazzesca di persone che entrano ed escono dai negozi (la sera vedremo alla TV che ci sono persone che si sono messe in fila davanti alle porte dei negozi alle 4 di notte…Sono pazzi), per cui camminare per le strade diventa quasi impossibile! Rinunciamo al giro turistico e ci uniamo alla folla di shopaholics, infilandoci in vari centri commerciali (che sono favolosi), senza comprare nulla per non appesantire le valige fin dall’inizio.
Stanchi e affamati, andiamo a cena al Mekong, ristorante vietnamita su Swanston St., alquanto spartano ma molto affollato tanto che dobbiamo aspettare per avere un tavolo. Proviamo i loro tipici involtini (completamente diversi dagli “involtini primavera” che si trovano in Italia) e una zuppa di noodles serviti con té (c’è un thermos su tutti i tavoli) perchè non hanno la licenza per gli alcolici. Torniamo a Federation Square per vederla “by night”: in occasione di un importante trofeo di cricket è stato allestito un maxischermo con delle sedie, e ci sono diverse persone che si godono la partita e la serata tiepida. Gli australiani sono appassionati di cricket e di sport in generale, tanto che il telegiornale, che durava in totale 30 minuti, ne dedicava ogni sera ben 24 allo sport.
Prima di rientrare, ci fermiamo a comprare latte e biscotti per la colazione del mattino dopo in un supermercato, dove assistiamo, per l’ennesima volta, alla cacciata da parte del gestore di un nativo ubriaco. Purtroppo, questi sono stati gli unici contatti coi nativi aborigeni che abbiamo avuto: gli unici che abbiamo visto, e saranno stati una decina in tutta la vacanza, erano sempre ubriachi e molto mal messi.
27/12/2008 MELBOURNE – LORNE In mattinata visitiamo il Queen Market, sterminato, dove si puó trovare ogni genere di mercanzia. Dopo una corposa colazione in un chiosco indiano a base di uova fritte, omelette e curry di pollo non troppo piccante, facciamo un giro per il mercato, compriamo delle buonissime albicocche, grandi come mele, a 3 AUD/kg (circa 1.5€…), i cappelli e la retina antimosche, che si rivelerà assolutamente indispensabile, in previsione della permanenza nell’interno.
In tarda mattinata, ritiriamo l’auto a noleggio e ci dirigiamo verso Geelong, porta d’ingresso per la Great Ocean Road. La nostra idea era di spingerci fino ad Apollo Bay, ma la strada si rivela molto piú trafficata del previsto, con code stile tangenziale di Milano ad ogni paesino, cosí perdiamo molto tempo e riusciamo ad arrivare solo fino a Lorne, parecchi km piú indietro. Lungo la strada ci fermiamo piú volte ad ammirare il panorama dai numerosi belvedere, la costa è davvero bellissima. A Kennett River, entriamo nella Grey River Road per vedere i nostri primi koala in libertà: che buffi, stanno sugli alberi a bordo strada del tutto indifferenti alle espressioni di meraviglia dei turisti. Una volta arrivati a Lorne, ci fermiamo al tourist info e chiediamo se sia possibile prenotare una camera. Ci siamo appoggiati anche altre volte ai tourist info per trovare una stanza, sono molto gentili ed efficienti, l’unico problema è che chiudono alle 16:30 – 17:00 e quindi bisogna raggiungerli in tempo. L’addetta ci dice che è tutto pieno (!!!), l’unico posto disponibile è il Boutler House B&B a Birregurra, a 40km di distanza verso l’interno; pur scoraggiati, siamo costretti ad accettare perchè non abbiamo nessuna intenzione di dormire in macchina. Prima di andare in hotel, facciamo il bagno nonostante il vento freddino e ceniamo con un ottimo hamburger nell’unico pub di Lorne, l’Indian Scout che, come dice il nome, espone all’interno una decina di queste meravigliose motociclette d’antiquariato. Dopo 40 minuti di guida, raggiungiamo finalmente Birregurra, un paesotto di 7 case dove troviamo facilmente il nostro Bed and Breakfast, che non é male, c’è anche l’idromassaggio all’esterno. Alle 21 siamo giá a nanna, perché attorno all’albergo non c’è assolutamente nulla.
NOTE: non è vero che c’è sempre un sacco di posto e non serve prenotare in anticipo gli hotel! Nel periodo di Natale è tutto strapieno, ostelli e campeggi compresi, e non ci sono tantissime sistemazioni. Lungo la GOR tira sempre vento (a detta dei locali), e fa freddo nonostante sia piena estate.
La tanto decantata Bell’s Beach (quella di Point Break, per capirsi) non vale assolutamente la sosta, almeno in questa stagione, forse in inverno per via delle onde…Ma dopo Cape Oatway ci sono decine di spiagge molto piú belle.
28/12/2008 LORNE – PORT CAMPBELL Partiamo dopo una buona colazione in hotel (e dove, altrimenti…) e ci dirigiamo verso Cape Jervis, da dove partiremo per Kangaroo Island: incontriamo diversi belvedere lungo la strada (molto bello il Teddy’s lookout, dove c’è una coppia che alle 9 di mattina chiacchiera amabilmente facendo colazione con spumante e fragole, probabilmente la degna conclusione di una nottata festaiola), tutti spettacolari ma migliorano decisamente dopo Cape Oatway.
Vista l’esperienza di ieri, ci fermiamo presso il Tourist Info ad Apollo Bay per prenotare la stanza per questa sera (non vogliamo farci altri 80 Km a/r per dormire…) e l’addetta dopo qualche ricerca ci prenota un motel a Port Campbell.
Proseguiamo e ci fermiamo a Cape Oatway a visitare il faro, molto bello nonostante il vento tanto forte da rischiare di volare giú (e in effetti basta guardare in basso per vedere di tutto: occhiali, berretti, maglie…) La nostra intenzione era di avvicinarsi il piú possibile a Cape Jervis, ma non a discapito delle cose da vedere: facciamo peró una serie di deviazioni che col senno di poi avremmo potuto evitare: le Erskine Falls, non meritano, forse perché è estate e la stagione è secca, ma a noi è sembrata una cascata che non ha nulla di piú di una cascatella alpina o appenninica, e ci vogliono almeno tre quarti d’ora per arrivare. Altra deviazione per noi inutile, l’Oatway Fly Tree Top Walk: da fare solo se si hanno molto tempo a disposizione e nessuna esperienza di giungla, altrimenti, si tratta di una camminata su dei tralicci metallici (sconsigliato se si soffre di vertigini) per osservare la vegetazione dall’alto, che potrebbe anche essere affascinante, ma è talmente rumoroso e affollato che non si riesce a concentrarsi sulla bellezza della natura e il tutto si risolve in una gran perdita di tempo (circa tre ore tra deviazione e visita).
Poco prima di raggiungere Port Campbell, raggiungiamo finalmente i 12 Apostoli. La vista lascia senza fiato, valeva da sola la strada fatta per arrivare fin qui: siamo fortunati perché il sole sta tramontando e, nonostante il cielo sia parzialmente nuvoloso, la luce è ottima. Fa molto freddo e tira un gran vento, ma facciamo ugualmente una lunga sosta per scattare fotografie.
Raggiungiamo l’Arch Ard Motor Inn a Port Campbell e con l’aiuto della signora alla reception riusciamo miracolosamente a prenotare una camera per la notte successiva a Cape Jervis. Ceniamo al Room Six, ben oltre le 9:00 di sera, l’unico posto con la cucina ancora aperta, bistecca molto buona.
29/12/2008 PORT CAMPBELL – CAPE JARVIS Oggi tappona di trasferimento di 700 Km fino a Cape Jarvis perchè domani mattina alle 9:00 abbiamo il traghetto per Kangaroo Island.
Sveglia presto e ritorno ai Dodici Apostoli per scattare foto anche al mattino, con una luce diversa e con molta meno gente. Continuiamo poi verso nord per ammirare la parte più bella e suggestiva della Great Ocean Road.
Dopo il lookout “The Cove” proseguiamo per Port Fairy, Dartmoor e Mount Gambier dove arriviamo alle 16:00. Al tourist info ci viene consigliato di seguire la strada interna A66 e A8, perchè quella vicino alla costa è troppo distante dal mare, non si vede niente ed è più lenta e più lunga: passiamo per Penola e Keith, e a Tailem Bend giriamo verso ovest in direzione Victor Harbor attraversando il Murray River al tramonto su una chiatta.
Il panorama non è arido, attraversiamo anche una zona ricca di vigneti, e in generale la strada è bella e non troppo trafficata.
Tentiamo inutilmente di mangiare una bisteccona a Strathalbyn in un ristorante molto invitante lungo la strada, ma purtroppo la cucina chiude alle 20 e ripieghiamo in un McDonald a Victor Harbor. Arriviamo esausti a Cape Jervis alle 23:00.
NOTA: percorrendo la Great Ocean Road sarebbe stato meglio arrivare più in fretta possibile ad Apollo Bay e saltare tutti i belvedere, infatti da lí in poi i panorami sono molto piú belli, è stato un peccato non avere piú tempo da dedicarvi.
30/12/2008 KANGAROO ISLAND Partenza alle 9:00 per Kangaroo Island: bisogna essere all’imbarco mezz’ora prima, il traghetto ci mette circa 40 minuti e lungo la traversata vediamo delfini e la nostra prima foca. Una volta sbarcati, andiamo subito al Tourist info a prendere una mappa e partiamo alla scoperta dell’isola. La maggior parte delle strade è sterrata ma perfettamente percorribile con una macchina normale. Visitiamo Pennington Bay e Vivonne Bay dove pranziamo con fish and chips di squalo (…Shark and chips…Buono!) presso lo spaccio del distributore di benzina, e Seal Bay dove facciamo l’itinerario guidato: costa solo 2 € di piú di quello libero, ma si puó scendere sulla spiaggia, la guida spiega un sacco di cose e si sta a pochi metri dalle foche, consigliatissimo. Raggiungiamo il Wildlife Park di Pandarna, consigliato anche questo, si puó entrare nei recinti e nutrire canguri e koala, e vedere molti animali del bush. Arriviamo all’Ozone Hotel di Kingscote, prendiamo possesso della nostra stanza e andiamo di corsa a cena al Kangaroo Island Fresh Seafood Takeaway di Kingscote visto che chiude alle 20:00, dove con pochi dollari mangiamo ottimi gamberoni e pesce alla griglia.
Per chi fosse interessato, anche qui come quasi ovunque, a due passi dall’Ozone Hotel c’è un piccolo parco di fronte al mare attrezzato per picnic con griglia a gas perfettamente funzionante (mentre ci rechiamo al Penguin Tour c’è una famiglia intenta a farsi il barbecue).
Alle 21:30 iniziamo il tour della colonia di pinguini di Kingscote (i biglietti si comprano al Marine Centre sul molo, non di fronte alla passeggiata): il tour inizia con una visita del piccolo acquario del Marine Centre, quindi si esce, e per quasi due ore si vedono i pinguini nel loro habitat. Il percorso è lungo un centinaio di metri circa, la guida spiega molte cose interessanti, ma è necessario capire bene l’inglese.
31/12/2008 KANGAROO ISLAND Per prima cosa prima prenotiamo la cena di fine anno al nostro albergo, e alla reception si scusano con noi dicendoci che è tutto pieno e si libereranno dei tavoli solo molto tardi. Noi accettiamo e ci riservano il tavolo con vista oceano alle 21:00! Vogliamo dedicare la mattinata alla visita del Flinder’s Chase National Park. Purtroppo una volta lí ci viene detto che il Platypus walk, dove avremmo voluto andare per cercare di avvistare gli ornitorinchi, è chiuso e scopriremo che anche la gran parte delle zone interne del parco hanno appena cominciato a riprendersi da un incendio che ha colpito duramente nel dicembre 2007. Di animali nemmeno l’ombra, inizio a chiedermi dove siano tutte queste bestie in libertá di cui ho letto su tutti i racconti di viaggio… Le passeggiate lungo la costa sono molto belle, scendiamo a Cape Couedic, e qui finalmente, la natura selvaggia! vediamo una colonia di otarie della Nuova Zelanda, puzzolentissime.
Nel pomeriggio trascorriamo qualche ora in spiaggia ad Emu Bay, la spiaggia è deserta e l’oceano non troppo freddo, peccato che anche qui ci sia vento.
Rientriamo a Kingscote e facciamo una pessima esperienza con la lavanderia dell’Ozone Hotel: l’asciugatrice a gas, seppur impostata sul ciclo delicato, brucia il bucato. Sconsigliatissima!!!, c’è una lavanderia pubblica a duecento metri dall’albergo, aperta fino alle 22 e con macchine molto più moderne, dove finiremo il nostro bucato l’indomani mattina.
Andiamo quindi a fare la cena di fine anno con una bistecca di canguro e ottimo vino. Dopo cena, facciamo una passeggiata per il paese, ma nonostante sia l’ultimo dell’anno sembra una città fantasma, se si esclude il tour dei pinguini, e fa piuttosto freddo, quindi ci ritiriamo in camera.
01/01/2009 KANGAROO ISLAND – ADELAIDE Colazione ottima e abbondante al Roger’s Deli Cafè per cominciare la giornata che dedicheremo alla zona attorno a Kingscote.
Arriviamo alla distilleria di eucalipto di Emu Ridge, la visita guidata è davvero molto interessante, il proprietario, Larry, è un omone simpatico col quale ci fermiamo a parlare alla fine della gita, accanto alla cesta dove dorme il loro canguro…Un cangurino salvato dopo un incidente stradale, l’ultimo di molti altri, che ora è accudito da loro ma che, ci dicono, tra qualche mese se ne andrá e riprenderá la vita in libertá.
Ci fermiamo anche alla Clifford’s Honey Farm, che non è molto di piú di un negozio di miele e derivati: merita una visita solo per gli amanti del miele, che non possono fare a meno di provare il gelato al miele, delizioso. Stessa cosa per la Island Pure Sheep Dairy, non ci sono visite guidate e l’unica cosa che si puó visitare è il loro negozio di formaggi.
Avevamo prenotato il traghetto di ritorno alle 19:00, ma consideriamo conclusa la visita di Kangaroo Island e riusciamo a imbarcarci sul traghetto delle 16:30. Per farlo, appena arrivati si deve fare il pre check-in allo sportello e si viene iscritti nella lista di attesa. Se al momento della partenza ci sono ancora posti liberi, si parte. Attenzione, perché la signora allo sportello non ci aveva detto di fare il check-in, ma solo di metterci in fila e aspettare di essere chiamati, e cosí noi siamo riusciti a salire nell’ultimissimo posto disponibile sebbene fossimo arrivati prima degli altri.
Attraversiamo in macchina la McLaren Vale, zona vinicola molto bella, ed ecco alcuni canguri che pascolano in libertá. Arrivati ad Adelaide, parcheggiamo sotto il Mercure Hotel in North Terrace (l’albergo è una specie di labirinto, con diverse scalinate e corridoi da attraversare per arrivare alla stanza che è rumorosa ma c’è di peggio, almeno è abbastanza pulita). Usciamo e ci incamminiamo alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa.
Camminiamo una mezz’oretta lungo la Rundle St. Ma è tutto chiuso e non c’è praticamente anima viva in giro. Finalmente, arriviamo al Rymill Park dove sembra essere in corso un rave party e tutt’intorno ci sono molti ristoranti aperti! Scegliamo il Lemongrass, dove consumiamo un’ottima cena thai. Consigliatissimo! Qui le strade sono affollate da centinaia di ragazzini ubriachi che provengono dal parco, e che si accalcano in tutti i kebab e gyros della zona. Controlliamo le email in un internet point, e poi torniamo in albergo. 02/01/2009 ALICE SPRING – KINGS CANYON Dopo un’ottima colazione in albergo, corriamo in aereoporto da dove voleremo fino a Alice Springs. Il volo dura circa 2 ore, per la maggior parte delle quali si sorvola il bush desolato, interrotto solo da linee nere e dritte, che immagino siano le strade. Fa impressione vedere l’Australia dall’alto, ti rendi davvero conto di quanto sia sterminato (e ancora vuoto) questo paese.
Atterriamo nel minuscolo aereoporto di Alice Springs, ritiriamo la nostra macchina (una Nissan Patrol 4×4, enorme e scassata) e dopo un po’ di spesa e una puntata veloce all’infopoint, partiamo alla volta del Kings Canyon. Fa davvero caldo, e la strada che abbiamo scelto di percorrere, la Namatjira Drive, é affascinante, ma molto più lunga del previsto… Benché non sia né la strada più corta, nè la più comoda per arrivare a Kings Canyon, lungo questo percorso ci sono diversi punti di interesse dove pensavamo di fermarci, ma per la mancanza di tempo siamo costretti a limitarci a due sole soste, a Standley Chasm (un canyon stretto molto bello) e a Helen Gorge (una gola sul fiume, che peró è pantanoso e per niente invitante, si poteva evitare). Gli ultimi 150 km sono di strada sterrata che è un vero disastro, forse a causa delle piogge cadute la settimana scorsa. Benediciamo 100 volte la nostra carretta 4×4, e anche il fatto di essere arrivati sul posto quando è ancora chiaro. Dopo infiniti ballonzolii, finalmente arriviamo al Kings Canyon Resort Hotel and Lodge, l’unico posto dove si possa pernottare a Kings Canyon. La guida parla di soggiorno a contatto con la natura, e bisogna prenderla in parola: il nostro “lodge” è un cubicolo di forse 15mq, con 2 brande da campo, un frigo, un microscopico tavolino e un condizionatore rumorosissimo. I bagni sono comuni, tipo campeggio, e sarebbero piuttosto puliti se non fossero letteralmente invasi dagli insetti: ragni, zanzare, blatte, cavallette, formiche mordaci (mai andare in bagno in infradito…) con un cancello di metallo da chiudere per evitare l’ingresso dei coyote (! almeno così è scritto).
Cena con carne di canguro e dopo una doccia rapidissima causa cavallette, filiamo a nanna.
NOTE: con il senno di poi, avremmo prenotato un volo su Uluru, anzichè Alice Spring, e da lì saremmo andati al Kings Canyon: avremmo potuto noleggiare un’auto normale (da Uluru al Kings Canyon la strada è tutta asfaltata), molto più economica del 4×4 e più parca nei consumi (il 4×4 beveva più di un plotone di alpini, e nel Red Centre la benzina costa il doppio), ed infine evitare il drop off. La Namatjira Drive non era niente di speciale, e non meritava i 500 euro complessivi di spesa in più e quasi una giornata persa. Se la volete fare, fatela con calma e fate tutti i punti di interesse segnalati, ma se si vuole solo attraversarla per arrivare al Kings Canyon, non ne vale la pena.
Se programmate di andare nella Palm Valley, altra escursione segnalata dalle guide alla quale abbiamo dovuti rinunciare, tenete presente che è in una zona molto poco accessibile, e il ranger ci ha detto che ci vuole una giornata dedicata per fare l’escursione.
03/01/2009 KINGS CANYON – ULURU Ci alziamo prestissimo per fare l’escursione lungo il Kings Canyon Rim col fresco del mattino. Fuori albeggia, e riusciamo a vedere alcune persone che nonostante gli insetti hanno dormito accampate sul prato di fronte ai bungalow.
Il percorso lungo il Rim (inclusa una deviazione per raggiungere il Garden of Eden, una pozza d’acqua circondata da enormi felci e pareti di roccia a strapiombo) è lungo circa 7 km e tutto sommato fattibile senza troppa fatica, solo il primo tratto è in effetti molto ripido ma comunque molto meno duro di come viene presentato sui cartelli informativi alla base. Fa molto caldo ed è indispensabile la retina per proteggersi dalle mosche che sono tantissime e molto fastidiose. Percorriamo l’intero sentiero in poco piú di 2 ore e mezza, fermandoci spesso per fotografare il panorama mozzafiato che si gode dal bordo del canyon, e per schivare chiassosi gruppi di turisti giapponesi. Alle 10 siamo giá in viaggio per Yulara. Lungo la strada avvistiamo il Mt. Conner, che (esattamente come tutti i turisti definiti “frettolosi” dalla LP), scambio per Uluru…Che peró si trova a 100 km di distanza. Raggiungiamo Yulara in tempo per andare a vedere il tramonto ad Uluru, quindi scarichiamo i bagagli all’ Outback Pioneer Resort and Lodge (ci siamo trovati molto bene) e una volta arrivati fino all’ Uluru-Kata Tjuta Natl. Park, ci mettiamo in fila assieme a decine di altre macchine e ci godiamo lo spettacolo del monolite piú famoso del mondo che cambia colore man mano che la luce diminuisce. Nonostante ci siano tante persone, lo spettacolo è meraviglioso e l’atmosfera quasi mistica, tutti osservano in silenzio. Poco prima che la luce svanisca, riusciamo a fare un piccolo tratto di strada in macchina sotto al monolite, un primo assaggio di quello che vedremo domattina facendo il lungo trail alla base di Uluru.
Rientriamo in albergo, dove ceniamo con un ottimo barbecue cucinato da noi, sulle griglie che l’hotel mette a disposizione degli ospiti (non è possibile cucinare niente che non sia stato comprato lì, comunque con 25 Euro in due abbiamo mangiato in abbondanza).
NOTA: Yulara è una specie di cittadella costruita nel nulla dalla Voyages Resort solo per i turisti diretti a Uluru e Kata Tjuta, con alberghi, caffè, ristoranti, un supermercato, un paio di negozietti e basta, tutto di proprietà della Voyages Resort. Non c’è niente altro in giro, quindi anche i “fai da te” come noi, devono appoggiarsi a loro e prenotare con largo anticipo per non farsi spennare una volta arrivati lì.
04/01/2009 ULURU Partiamo prestissimo per l’escursione a Uluru. Il trail è lungo ma non faticoso: noi siamo partiti dal Mala Walk e poi abbiamo circumnavigato tutto il monolite, per un totale di quasi 12km. Va detto che lungo il percorso, ci sono molti punti sacri alle popolazioni aborigene dove non si possono scattare fotografie, e per quanto si parta presto, il sole scotta e 12 km sono tanti. Non era necessario fare tutto il giro, anche perché per buona parte del North West Base Walk il sentiero è lontano dal monolite, e si cammina senza vedere granché. E’ meglio godersi la camminata parcheggiando al Sunrise Point, e percorrendo il Mala Walk, che va fatto presto quando c’è ancora ombra, e il Base Walk, ma solo sul lato sud dove si trovano le deviazioni per raggiungere una piscina naturale, dove secondo la tradizione aborigena dimora di un serpente acquatico sacro. Non era possibile arrampicare Uluru, a causa dei forti venti (cosa che sembra succeda per 300 giorni all’anno) e del caldo, ma non ci dispiace. Sarebbe anzi auspicabile che chiudessero definitivamente il sentiero per salire, dato che la roccia è considerata sacra dai nativi.
Ci ritiriamo in stanza verso le 12, e restiamo rinchiusi per sfuggire al caldo torrido fino alle 16 circa. Proviamo a fare un bagno in piscina, ma caldo e mosche non danno tregua e torniamo al fresco dell’aria condizionata. Alle 17:30 partiamo per i monti Olgas, che distano 50 Km da Yulara, dove possiamo fare solo il percorso corto, (il Valley of the Winds Trail, piú lungo, è chiuso per via della temperatura troppo elevata), ma possiamo ugualmente ammirare le rocce e lo spettacolo è altrettanto bello di quello offerto da Uluru. Anche qui, i colori cambiano al tramonto, le rocce sembrano fiammeggianti.
Rientriamo in albergo e ripetiamo il barbecue del giorno prima.
05/01/09 PERTH – PINNACLE DESERT Passiamo la mattinata ad impacchettare i bagagli e ci rechiamo in aeroporto. Atterriamo a Perth alle 15:30, e andiamo subito verso nord, per vedere il Pinnacles Desert.. Eravamo stati avvertiti dall’addetto al noleggio auto, che l’auto non è assicurata per circolare fuori delle zone urbane durante la notte, a causa delle frequenti collisioni con animali (!) e infatti, poco prima dell’ingresso al parco, una famiglia di canguri attraversa la strada proprio di fronte a noi. Dall’aeroporto di Perth ci vogliono circa 3 ore di guida su una strada piuttosto noiosa e poco trafficata. Arriviamo al Pinnacle Desert, che dista 17 Km da Cervantes, verso il tramonto; all’ingresso non c’è nessuno perchè chiudono alle 16:00, ma si possono depositare i 10 dollari per l’ingresso in una cassetta marcata “Honesty Box” (davvero…Me l’immagino in Italia…). All’interno del parco si gira solo con la macchina (si possono fare solo pochi metri a piedi al di fuori del percorso), c’è molto vento ma il panorama è cosí bello che facciamo due volte il giro, fermandoci per fare moltissime fotografie e ricoprendoci di sabbia. Non abbiamo sbagliato a venire fin qui, ne valeva veramente la pena, è stata una delle cose più belle e suggestive che abbiamo visto durante la nostra vacanza. Ritorniamo a Cervantes alle 20:30 ma la cucina del Best Western (prenotato via internet da Yulara il giorno prima) dove alloggeremo è giá chiusa, e su consiglio della receptionist corriamo fino alla Tavern che dovrebbe essere l’unico ristorante ancora aperto in città. Ci arriviamo alle 20:35, per scoprire che la cucina è chiusa anche qui…Siamo affamati, e non ci sono 7Eleven in vista. Riusciamo ad impietosire la proprietaria, che acconsente a prepararci qualcosa, ma solo quello che è più rapido e semplice per lei, un fish and chips molto unto e abbondante. E’ stata una fortuna, perchè in Australia con gli orari sono molto rigidi. La signora ci ha spiegato che “anche i cuochi e gli aiutanti devono poter andare a casa ad un’ora decente per godersi la famiglia”… E quindi non transigono.
06/01/2009 CERVANTES – PERTH Passiamo la mattinata in spiaggia, alla Hangover Beach, che è bianca e deserta ma è quasi impossibile stare sdraiati sulla sabbia a causa del forte vento (e anche qui c’è un barbecue a gas con tavolini e panche…), quindi decidiamo di dirigerci verso Perth non prima di aver visto gli stromatoliti, prima testimonianza di vita sulla Terra! Avevamo pensato di fermarci qualche giorno a Cervantes, ma è un paesino che non offre davvero nulla, e neanche la spiaggia è particolarmente bella. Arriviamo a Scarborough (a nord di Perth) verso le 14:00, e dopo aver girato un po’ in cerca di sistemazione, troviamo una stanza all’Indian Ocean Hotel, che è meglio di quanto si potrebbe pensare vedendolo dall’esterno (in piscina si svolgono ogni sera delle feste abbastanza rumorose, perció chi desidera tranquillitá scelga una stanza sull’altro lato). Passiamo quel che resta del pomeriggio in spiaggia, che è molto grande e di sabbia bianca, le onde sono alte e divertenti, e la corrente è molto forte: chi non sa nuotare deve stare molto attento. Ci sono tanti surfisti e kite-surfer, uno dei quali viene ripetutamente spiaggiato e ci fa pensare che non deve essere poi cosí facile praticare questo sport.
Scarborough è un sobborgo di Perth dove ogni attivitá sembra collegata alla vita da spiaggia. Ci sono numerosi alberghi, alcuni eccessivamente costosi, gelaterie e take away a pochi minuti di cammino dalla spiaggia, graziose villette (molte in vendita, e lo troviamo abbastanza strano, questa sembra una ricca zona residenziale) e naturalmente, chilometri di spiaggia bianca e larghissima. In 20 minuti di macchina si raggiunge il centro di Perth, e ci riserviamo di andarci domani a cena. Stasera su consiglio del concierge, mangeremo al ristorante indiano Punjab sulla Scarborough Beach Road, cibo di ottima qualità e abbondante in un ambiente veramente carino. Consigliato.
07/01/2009 PERTH spiaggia Oggi facciamo vita da spiaggia, con una sosta dalle 12 alle 16 perché il sole picchia troppo forte e il caldo è insopportabile. Alla sera, andiamo a Perth dove riusciamo a prenotare un albergo per i prossimi due giorni (Kings Hotel Perth, in ottima posizione) e gironzoliamo un po’. La cittá è un misto di architettura Vittoriana e palazzi moderni, peró il contrasto non è spiacevole, sono riusciti a fondere armonicamente i due stili. Ci sono diversi locali e pub, c’è molta gente in giro anche se come al solito le cucine chiudono prestissimo e dobbiamo affrettarci. La fretta è cattiva consigliera, e finiamo per farci convincere dal “buttadentro” del Fishy Affair Seafood di Northbridge in James Street, che offre grigliata gigante tutto incluso, che come avremmo dovuto prevedere non valeva per niente la spesa fatta.
08/01/2009 PERTH spiaggia Anche oggi, vita da spiaggia, ma con un diversivo…Per tutta la mattina avevamo visto un elicottero girare insistentemente sull’oceano a una ventina di metri dalla spiaggia: attorno alle 13:00, viene avvistato uno squalo al largo (mica tanto al largo, abbiamo fatto il bagno proprio alla stessa altezza poco prima…). Immediatamente suonano le sirene dalle torrette dei bagnini, la gente viene fatta uscire dall’acqua, partono gommoni e moto d’acqua per far rientrare i surfisti irriducibili, arriva un altro elicottero della TV, e scrutando l’acqua riusciamo anche noi a vedere l’ombra dello squalo che si allontana. Per prudenza, non faremo piú il bagno per oggi, ma gli altri bagnanti dopo pochi minuti sono tutti di nuovo intenti a sguazzare felici. La sirena suonerà altre due volte, per altrettanti avvistamenti, e in entrambi i casi i bagnanti saranno cacciati quasi a forza fuori dall’acqua dai bagnini…
Raggiungiamo Perth alle 17 circa, e andiamo subito a Fremantle dove ceniamo nella food court orientale di fronte all’ingresso dei Freemantle Markets. E’ molto animata, economica e divertente, ci sono diversi take away di cucina asiatica, e vari localini. Fremantle è un sobborgo molto allegro e animato.
09/01/2009 PERTH Stamattina il telegiornale parlava dello squalo che abbiamo avvistato ieri!, per noi un evento eccezionale ma che qui deve essere abbastanza abituale, vista la reazione dei bagnanti che si comportavano come se niente fosse.
Oggi è l’ultima giornata piena che trascorreremo in Australia. Dedichiamo la mattina alla visita di Perth: saliamo la ripida scalinata fino a Kings Park da dove possiamo ammirare la vista sullo Swan River, percorriamo le vie pedonali del centro e infine ci diamo alla pazza gioia con lo shopping, acquistiamo oggetti di artigianato e vari souvenirs.
Dopo un pisolo ristoratore, usciamo per la cena, e andiamo all’Arirang, un ristorante coreano dove assaggiamo il Bulgogi, il tipico barbeque “alla coreana”: la carne ci viene portata cruda con varie salsine e condimenti, e la cuociamo da noi su una griglia integrata nel tavolo, dove il cameriere ha messo i carboni ardenti… molto divertente, e anche molto buono.
09/01/2009 PERTH Trascorriamo l’ultima mattinata a Fremantle, gironzolando nei mercati che peró sono piccoli e non c’è niente di piú del solito ciarpame che si puó trovare in qualunque negozio di souvenir a Perth: ad averlo saputo, sarebbe stato meglio trascorrere la mattinata al mare; in più, siamo un po’ malinconici perché è l’ultimo giorno della nostra vacanza australiana. Passiamo la giornata a ciondolare, e dopo cena andiamo in aereoporto, da dove all’1.30 parte il nostro volo per Hong Kong, ultima tappa della nostra lunga vacanza. Chi fosse interessato, puó leggerne il resoconto nella sezione dedicata alla Cina.