Luna di Miele tra Australia e Polinesia Francese!
Definire le tappe dell’itinerario non è stato semplice, considerata la vastità del continente australiano, meritevole di essere esplorato in ogni suo angolo, e le molteplici isole dell’arcipelago polinesiano, ognuna con peculiari caratteristiche.
Il nostro viaggio di circa 4 settimane ha avuto inizio il 24 Giugno da Firenze (volo Air France), con una prima sosta a Parigi, dove abbiamo pernottato per poi partire il mattino seguente alla volta di Sydney (volo intercontinentale Air France, con scalo ad Abu Dhabi). Da Sydney ci siamo spostati verso il Queensland (volo Tiger Airlines Sydney-Proserpine), con tappa ad Airlie Beach ed alle isole Whitsundays, fino a Cairns e Cape Tribulation. Abbiamo quindi proseguito verso la regione dell’Outback (volo Qantas Cairns-Ayers Rock), per poi visitare Kangaroo Island, passando per Adelaide nel South Australia (volo Qantas Alice Springs – Adelaide e volo a/r Regional Express Adelaide – Kingscote). Ultima tappa del nostro fly&drive australiano è stata la cosmopolita Melbourne (volo Qantas Adelaide – Melbourne). Considerate le lunghe distanze, abbiamo scelto di muoverci in aereo, noleggiando un’auto, quando necessario, all’arrivo in ogni nuova tappa; nel Queensland, per la tratta Airlie Beach – Cairns, abbiamo scelto invece il comodo bus notturno della compagnia Greyhound.
Da Melbourne un volo Virgin Australia ci ha portato ad Auckland, scalo da cui siamo ripartiti con la compagnia Air New Zealand alla volta di Tahiti, porta d’accesso al mito della Polinesia Francese. Dopo una prima visita alla capitale Papeete, abbiamo raggiunto Bora Bora ed in seguito l’isola di Taha’a, sfruttando il pass della compagnia Air Tahiti. Un volo intercontinentale Air France ci ha infine riportato a Parigi da Papeete con scalo a Los Angeles, permettendoci di percorrere un vero e proprio giro intorno al mondo! Con un ulteriore volo Air France siamo rientrati a Firenze il 20 Luglio.
Documenti fondamentali per la partenza (oltre al passaporto!) sono il visto per l’Australia (eVisitors, subclass 651), la patente internazionale e l’ESTA per gli Stati Uniti, nonostante il nostro fosse solo un transito. Abbiamo prenotato prima della partenza tutti gli alloggi, le auto da noleggiare (fatta eccezione per la macchina noleggiata a Papeete, prenotata direttamente sul posto) e molte delle escursioni effettuate in Australia.
Giorno 1. Atterrati a Sydney di pomeriggio, una corsa in taxi ci ha portati in hotel (Amora Hotel). Sistemati i bagagli, non stavamo più nella pelle…per cui ci siamo diretti con una breve passeggiata verso l’icona della città, la meravigliosa Opera House. Circular Quay, la baia di Sydney, non ha bisogno di presentazioni e vederla dal vivo, con l’imponente Harbour Bridge sullo sfondo, è stata un’emozione unica! Dopo aver realizzato che davvero ci trovavamo “downunder”, ci siamo concessi la nostra prima cena australiana presso l’Opera Kitchen, brindando all’inizio di un viaggio che eravamo sicuri sarebbe stato indimenticabile.
Giorno 2. Il mattino seguente iniziamo la visita della città dal caratteristico quartiere The Rocks, per poi attraversare l’Harbour Bridge fino al quartiere Kiribilli, con vedute eccezionali dell’Opera House. Dopo aver pranzato al Glenmore Hotel, ci siamo diretti verso i Royal Botanical Gardens e le vie del CDB (Central Business District), dove sono da non perdere il Queen Victoria Building, la Sydney Tower, Chinatown, Martin Place. Giusto il tempo di una breve sosta in hotel prima di dirigerci verso l’Opera House, per assistere allo spettacolo “Bangarra: 30 years of sixty five thousand” della compagnia teatrale aborigena Bangarra. A seguire, cena al ristorante Aria con vista sull’Opera House.
Giorno 3. La giornata ha inizio con la visita della famosa Bondi Beach, tra surfisti, piscine a picco sulle scogliere, sabbia bianchissima e…balene! Rientrati in città, pranziamo al Fish Market per poi spostarci a Darling Harbour, da dove rientriamo in battello fino a Circular Quay. La vista dell’Opera House e dell’Harbour Bridge da questa prospettiva è uno spettacolo unico! Per cena, ristorante messicano “Mejico”.
Giorno 4. Giornata dedicata ai dintorni di Sydney, in particolare alle Blue Mountains! Tramite l’hotel prenotiamo un’escursione di un’intera giornata con l’agenzia Blue Mountains Tour. La mattinata non poteva iniziare nel modo migliore: una passeggiata nel bush ci porta ad incontrare i nostri primi canguri in libertà, mentre tra le chiome degli alberi sopra di noi svolazzano i kookaburra. Proseguendo attraverso le cittadine di Leura e Katoomba, arriviamo nel cuore del parco nazionale; l’aria si tinge davvero di blu al cospetto delle maestose formazioni di arenaria note come “Three Sisters”. Ci lasciamo guidare all’interno del suggestivo complesso “Scenic World”, fatto di funivie che attraversano la valle e passerelle tra la fitta vegetazione. Il tour prevede inoltre una sosta al Featherdale Wildlife Park; impossibile trattenere l’entusiasmo alla vista dei koala! Con un battello da Parramatta rientriamo infine verso Circular Quay, accompagnati dalle luci del tramonto. Breve sosta in hotel per poi spostarci a Darling Harbour, per assistere allo spettacolo pirotecnico che ogni sabato illumina la città! Rimaniamo in zona per cenare; non c’è che l’imbarazzo della scelta, in un susseguirsi di locali e ristoranti che propongono ogni tipo di cucina, per cui ci lasciamo conquistare dai noodles del ristorante malese “The Malaya”.
Giorno 5. Ultimo giro a Circular Quay e ancora uno sguardo all’Opera House, prima di dirigerci in aeroporto, destinazione Airlie Beach, nel Queensland, villaggio costiero dall’atmosfera rilassata, per noi porta di accesso alle Isole Whitsunday. Passeggiando per l’Esplanade, incontriamo alcuni dei peculiari cartelli segnaletici australiani: in particolare “attenzione alle meduse”. Per fortuna, in questo periodo dell’anno non sono presenti! (Cena: a base di pesce e rum, presso “Fish D’Vine & The Rum Bar”. Hotel: Coral Sea Resort.)
Giorno 6. Sveglia presto per intraprendere una delle esperienze più attese (ce ne saranno diverse, in effetti!) del nostro viaggio. Ci aspetta un’intera giornata in barca a vela a bordo della magnifica Providence V, solcando le acque delle Isole Whitsunday (escursione organizzata dall’agenzia “Sailing Whitsundays”), con una immancabile sosta alla meravigliosa Whiteheaven Beach. “Approdati” sulla spiaggia, raggiungiamo Hill Inlet, punto panoramico da cui si può ammirare in tutto il suo splendore il gioco di sfumature creato dalla sabbia e dalle acque cristalline. La navigazione in barca a vela riprende; la sosta successiva ci permette di praticare snorkeling tra pesci e coralli, un assaggio di quello che ci avrebbe atteso il giorno successivo. Rientrati ad Airlie Beach, dopo una veloce cena a base di hamburgers presso “The Pub – Airlie Beach Hotel”, è già l’ora della partenza del bus notturno Greyhound che ci porterà fino a Cairns (Pacific Hotel).
Giorno 7. L’arrivo a Cairns è segnato da una leggera pioggia (ma non doveva essere la stagione secca, questa?!), che ritroviamo anche al risveglio, poche ore dopo! Ci dirigiamo verso il Reef Fleet Terminal, dove ci aspetta il catamarano della compagnia Great Adventures; destinazioni dell’escursione sono Green Island e l’Outer Reef della Grande Barriera Corallina (Norman Reef Pontoon). Inutile dire che, nonostante le condizioni meteo non siano delle migliori, non vediamo l’ora di intraprendere il viaggio verso la parte più esterna della Barriera Corallina. C’è da dire che la pioggia ha avuto il pregio di rendere ancora più rigogliosa la vegetazione che copre Green Island, l’unico atollo della Grande Barriera Corallina caratterizzato dalla presenza della foresta pluviale. Ripresa la navigazione, anche il meteo sembra migliorare; arrivati in mare aperto riusciamo a scorgere il sole! La piattaforma a cui attracchiamo offre diverse attività per conoscere i segreti della barriera; noi scegliamo di dedicarci allo snorkeling e quello che riusciamo ad ammirare sott’acqua è stupefacente: torri di coralli a perdita d’occhio e pesci dai colori vivaci, perfino un piccolo squalo di barriera! Le tre ore trascorse in mare tra i coralli volano; rientriamo alla volta di Cairns, consapevoli di aver assistito ad uno degli spettacoli più belli della natura! (Cena a base di specialità australiane: Ochre Restaurant)
Giorno 8. E’ tornato a splendere il sole nel Queensland, per cui ci concediamo una passeggiata lungo la vivace Esplanade di Cairns, area pubblica molto curata con una laguna balneabile di acqua salata e aree attrezzate per pic-nic e barbecue. Inizia oggi il nostro fly & drive australiano. Ritirata la vettura noleggiata, partiamo per il Daintree National Park. Guidare lungo la costa (a sinistra!) offre degli scorci mozzafiato, curva dopo curva ci accompagnano il blu dell’oceano, spiagge deserte e incontaminate, coltivazioni di canne da zucchero. Prima sosta della giornata è la cittadina di Kuranda, dove visitiamo i caratteristici mercati locali, gli Heritage Markets e i Kuranda Original Rainforest Market, per poi proseguire fino a Mossman Gorge, una gola ricca di vegetazione e cascate, dove partecipiamo ad una visita con guida aborigena appartenente alla tribù locale Kuku Yulanji (visita prenotabile presso il Centro Visitatori). Il sole sta per tramontare quando ci addentriamo nella ricca (ed umida!) vegetazione della foresta pluviale del Daintree National Park, per giungere alla nostra sistemazione per la notte, il Daintree Ecolodge. Dormire sospesi tra gli alberi, cullati dai suoni della foresta, non ha prezzo! Come del resto, incontrare il primo (ed unico!) pitone della nostra avventura australiana! (Cena presso il ristorante dell’hotel: Julaymba)
Giorno 9. Il mattino seguente la sveglia suona presto; ci attende un’escursione di un’intera giornata alla volta di Cape Tribulation (agenzia: Backcountry Bliss). Per iniziare, una mini-crociera sul Daintree River (attraversabile solo in battello o con una chiatta che assicura il trasporto delle auto da una riva all’altra!) ci permette di incontrare un esemplare di coccodrillo, mentre la quiete della mattina rende l’atmosfera tra le mangrovie molto suggestiva. Tornati sulla terraferma, proseguiamo verso nord, con trekking e soste tra spiagge, gole e torrenti, dove molti abitanti locali si divertono a fare il bagno, ovviamente solo se consentito…i coccodrilli potrebbero essere in agguato! L’esplorazione di Cape Tribulation può essere effettuata in autonomia, ma la compagnia della nostra guida è stata un valore aggiunto, per le informazioni fornite e per averci mostrato luoghi che da soli non avremmo sicuramente scovato. Rientrati in hotel, recuperiamo i bagagli e ci mettiamo in viaggio verso sud, con sosta a Port Douglas, piacevole cittadina con una bella marina e un centro ricco di locali e negozi. Al rientro a Cairns, ci aspetta di nuovo la pioggia che fa da sottofondo alla nostra ultima cena nel Queensland. (Pacific Hotel, cena: Dundee’s Restaurant on the Waterfront).
Giorno 10. Sveglia nella notte (una costante del nostro viaggio!), direzione l’aeroporto di Cairns, dove riconsegniamo l’autovettura noleggiata. L’entusiasmo è alle stelle, considerata la nostra prossima tappa, l’Outback australiano! Dai finestrini dell’aereo Qantas, è impossibile non scorgere il maestoso monolite Uluru, chiamato anche Ayers Rock, che si staglia sul deserto circostante. Il villaggio Yulara offre tutto il necessario ai viaggiatori ed è preso d’assalto dai numerosi turisti che sostano in questa zona. Per la prima volta in Australia ci sentiamo calati in una realtà più turistica, ma le meraviglie naturali che questa parte del continente offre ne sono una ovvia giustificazione. Lasciati i bagagli in hotel (The Lost Camel) e muniti nuovamente di macchina, diamo il via all’esplorazione dei dintorni del monolite, sacro per gli aborigeni, iniziando dal Cultural Centre, tappa perfetta per avere informazioni riguardo la cultura Anangu e la sua spiritualità legata al Tempo del Sogno, il tempo della creazione. Una lunga camminata ci porta alla base di Uluru: tutte le foto viste non rendono giustizia all’atmosfera mistica che si respira al cospetto del monolite. Proseguiamo di nuovo in auto fino agli altrettanto suggestivi Monti Olgas (Kata Tjuta), per poi tornare verso Uluru e godersi la magia delle sfumature di rosso della roccia che cambiano al tramonto. E’ ormai sera quando, dopo una sosta in hotel, assistiamo allo spettacolo dell’installazione Field of Light dell’artista Bruce Munro. Le stelle e la via lattea sopra le nostre teste fanno da cornice perfetta ai 50.000 steli che illuminano il deserto australiano. (Cena presso: Walpa Lobby Bar)
Giorno 11. Sveglia prima dell’alba, per assistere al sorgere del sole al cospetto di Uluru, per poi esplorare in bici i percorsi alla base del monolite ed ammirare esempi di arte aborigena presso il centro visitatori. Ci rimettiamo poi in marcia, proseguendo il fly&drive verso il Watarrka National Park, conosciuto anche come Kings Canyon. Attraversare in auto il deserto australiano è un’esperienza unica; lungo il percorso incontriamo vecchie stazioni di servizio con piccoli negozi e alloggi per i viaggiatori, fattorie di cammelli e allevamenti di emu, terra rossa, cartelli stradali che ci mettono in guardia sull’eventuale attraversamento di canguri (noi non ne incontriamo!) e spazi infiniti. Dopo circa tre ore di viaggio, arriviamo a destinazione. Percorrendo a piedi uno dei sentieri segnalati presso l’ingresso del parco, arriviamo fino al bordo del canyon, da cui si gode una vista mozzafiato sulla gola sottostante, la più profonda dell’Australia Centrale. E’ quasi ora di cena quando arriviamo presso il Kings Canyon Resort, la nostra sistemazione per la notte. Non potevamo chiedere di meglio, in questa zona remota dell’Australia dove i cellulari non prendono, se non un barbecue accompagnato da musica dal vivo (The Outback BBQ and Grill)!
Giorno 12. Il silenzio del Kings Canyon ha sicuramente favorito il riposo; ci attendono tre ore e mezzo di guida prima di raggiungere la nostra prossima tappa, l’irriverente cittadina di Alice Springs, circondata dalle spettacolari pareti rocciose delle MacDonnell Ranges. Una buona colonna sonora ci fa compagnia mentre guidiamo lungo la polverosa Stuart Highway, incontrando di tanto in tanto fuoristrada e autotreni, realizzando quanto davvero queste aride zone dell’Australia Centrale siano remote. Arrivati a destinazione, ci dirigiamo verso il Simpson’s Gap, profonda fenditura nelle Western MacDonnell Ranges, per poi scoprire l’invidiabile posizione del b&b che ci ospiterà per la notte, proprio a ridosso della parete rocciosa occidentale. Per goderci il più possibile il panorama, decidiamo di preparare una cena fai da te in perfetto stile “aussie”, ovvero…con un barbecue, attività decisamente amata dagli australiani! Per comprare l’occorrente, ci dirigiamo verso il centro cittadino, ma Alice Springs si è ormai già svuotata e in giro notiamo solo qualche gruppetto di aborigeni sostare ai bordi delle aree verdi o fuori dai centri commerciali, gli unici aperti fino a tardi. Di ritorno verso la nostra sistemazione, incontriamo un paio di canguri che saltano lungo la carreggiata, per poi svanire nel buio della sera, illuminato solo dalla miriade di stelle visibile nel cielo! (Glamping: Squikywindmill)
Giorno 13. Trascorriamo la mattinata in giro per il Todd Mall di Alice Springs, l’area pedonale del centro città, decisamente più animata rispetto alla sera precedente, tra cafè all’aperto e gallerie d’arte aborigena. Riconsegnata in aeroporto la nostra auto a noleggio, ci apprestiamo a lasciare l’Outback australiano e le sue icone, pronti per un assaggio del South Australia in due tappe. La prima ci porta ad Adelaide, la “città delle chiese”, con ampie zone verdi ed eleganti edifici vittoriani. Sistemati i bagagli in hotel, ci rilassiamo passeggiando per Rundle Mall, la zona pedonale, e ci perdiamo tra i banchi del Central Market, santuario gastronomico della città con prodotti locali in vendita, e i caratteristici vicoli (“Laneways”) del centro città, pieni di bistrot ed enoteche, dove ci fermiamo per degustare un paio di calici dei rinomati vini della vicina Barossa Valley. Adelaide offrirebbe ancora molto da vedere, ma il sole è già tramontato e il tempo a nostra disposizione purtroppo scarseggia. Ci concediamo un’ultima passeggiata serale prima di tornare in hotel, pronti per quella che sarà la nostra seconda tappa nel South Australia, l’incontaminata e selvaggia Kangaroo Island. (Cena: Peel St; pernottamento: Richmond Hotel)
Giorno 14. Kangaroo Island si raggiunge in traghetto da Cape Jervis oppure con un volo dall’aeroporto di Adelaide. La nostra scelta è caduta sulla seconda opzione, per ottimizzare i tempi ma soprattutto perché in inverno capita spesso che le avverse condizioni meteo impediscano alle navi di partire, situazione che si è poi in effetti verificata. Come d’abitudine nel cuore della notte, lasciata la valigia più ingombrante in hotel, arriviamo in aeroporto. La compagnia aerea Rex impone restrizioni sul quantitativo di bagagli da portare a bordo, per cui viaggiamo con un piccolo zaino a testa. Si respira già aria di avventura sul piccolo velivolo che in 20 minuti circa ci porta a Kingscote, la cittadina principale dell’isola. Senza perdere tempo, ritiriamo l’auto a noleggio e iniziamo ad esplorare questo paradiso naturale, alla fine del mondo, dove la flora e la fauna australiana regnano incontaminate. E’ una bella giornata di sole e sul molo di Kingscote incontriamo pellicani, leoni marini e pinguini. Sono tanti anche i prodotti tipici locali, per cui ci fermiamo ad assaggiare i vini dell’azienda The Islander Estate Vineyards, il miele di Island Beehive, e il gin di Kangaroo Island Spirits. Ci avvertono che non troveremo supermercati allontanandoci da Kingscote e ci accorgiamo nel frattempo che i cellulari non prendono, ma la nostra principale preoccupazione è avvistare qualche canguro; le tante carcasse dei marsupiali ai bordi della strada ci mettono in guardia sul fatto che l’incontro non sembra essere così improbabile, come del resto il rischio di incidenti. Arriviamo al Seal Bay Conservation Park, per ammirare i leoni marini crogiolarsi al sole sulla sabbia della meravigliosa spiaggia della baia, per poi proseguire il viaggio verso l’altro capo dell’isola lungo la South Coast Road, non prima di una sosta presso il Vivonne Bay General Store, per acquistare il necessario per la cena. Le foreste di eucalipto ci accompagnano fino a Hanson Bay e lungo il tragitto scorgiamo un echidna mimetizzarsi nella bassa vegetazione a fianco della carreggiata! La nostra destinazione è l’Hanson Bay Wildlife Sanctuary, dove prenderemo parte ad una passeggiata guidata in notturna, per avvistare quanti più animali possibili. Già all’arrivo, non tratteniamo l’euforia, intorno a noi canguri e wallabies saltano (o si riposano) in libertà! L’escursione ci porta ad avvistare altri canguri e wallabies, ma anche esemplari di koala e opossum. E un simpatico opossum ci terrà compagnia per il resto della serata, sbirciando dalla porta a vetri del nostro alloggio, al termine di una giornata a dir poco memorabile. (Cena: fai da te in alloggio. Pernottamento: Hanson bay Cabins)
Giorno 15. La baia di Hanson Bay ci dà il buongiorno in tutto il suo splendore. Il programma di oggi prevede l’esplorazione del più grande parco dell’isola, il Flinders Chase National Park, che si estende tra scogliere mozzafiato e boschi di eucalipto. In lontananza, mentre ci avviciniamo al parco, nubi minacciose si addensano nel cielo e di lì a poco verrà emanata un’allerta meteo per forti venti. Dopo una sosta al centro visitatori, ci mettiamo in marcia verso i due siti più celebri del parco, Admirals Arch e Remarkable Rocks, prima che le autorità locali ne vietino l’accesso. Tra venti fortissimi e onde dell’oceano che si infrangono sugli scogli scorgiamo l’arco roccioso, l’Admirals Arch, e la grotta sottostante, insieme alla colonia di otarie della Nuova Zelanda che, incurante del clima avverso, rimane appollaiata sulle rocce. Lo scenario apocalittico rende il tutto ancora più suggestivo e la sensazione è di essere davvero alla fine del mondo. Pieni di salmastro, raggiungiamo il secondo punto panoramico, le Remarkable Rocks, rocce che con le loro sagome di granito scolpite dal vento sono delle vere e proprie opere d’arte forgiate dalla natura. Decidiamo di rientrare verso il centro visitatori e a piedi ci addentriamo nella foresta di eucalipti lungo i sentieri segnalati del parco; con l’inseparabile macchina fotografica immortaliamo canguri, wallaby e koala, per poi tornare verso l’Hanson Bay Wildlife Sanctuary, per un’ultima visita alla “koala walk”, percorso tra gli eucalipti dove scorgiamo koala che passano il tempo dormendo, la loro attività preferita. Un esemplare ci rende felici saltando da un ramo all’altro. Prima della partenza, c’è tempo per provare il fish&chips più famoso dell’isola presso “Kangaroo Island Fresh Seafood”, per poi prendere il volo verso Adelaide. Nel frattempo, i traghetti sono stati sospesi causa meteo avverso. Lasciando Kangaroo Island, non possiamo fare a meno di sentirci privilegiati per aver conosciuto le bellezze di quest’isola, così remota e per questo così autentica. (Cena: The pancake kitchen. Pernottamento: Hotel Richmond).
Giorno 16. Di prima mattina, con un volo da Adelaide arriviamo a Melbourne, metropoli di tendenza e cosmopolita. Dalla riva sud dello Yarra River, una passeggiata lungofiume nel quartiere “Southbank” ci conduce fino al centro, alla Flinders Street Railway Station. Da qui inizia il nostro itinerario a piedi per la città, da Federation Square, dove partecipiamo ad un tour gratuito degli edifici che si affacciano sulla piazza, alle Laneways, tra i graffiti di Hosier Lane, i locali alla moda di Centre Place e gli eleganti negozi di Block Arcade e Royal Arcade. Proseguiamo per il quartiere greco che si sviluppa lungo Lonsdale Street e quello di Chinatown, fino alla Parliament House. Non potevamo rinunciare ad una corsa sul caratteristico tram numero 35, il City Circle, che gratuitamente ci porta fino ai Docklands. Tornati in centro, aspettiamo il tramonto lungo la Princes Walk, che costeggia lo Yarra River, per poi ammirare dall’alto della Eureka Tower le luci della città. Dato che a Melbourne risiede una popolosa comunità italiana, decidiamo di testare la cucina nostrana con una cena a base di pizza, non rimanendo delusi, per poi concludere con una passeggiata serale lungo lo Yarra River il nostro viaggio in Australia, terra che ci ha letteralmente affascinato con le sue meraviglie, naturali e non, e che vogliamo salutare con un arrivederci, nella convinzione che torneremo! (Cena: Gradi at Crown. Pernottamento: Hotel Pan Pacific).
Giorno 17. Se da un lato non possiamo nascondere la nostalgia che proviamo nel lasciare l’Australia, dall’altro l’entusiasmo e la curiosità per la nuova avventura che ci aspetta sono incontenibili: il sogno della Polinesia Francese sta per avverarsi! Il nostro viaggio riprende alla volta di Papeete, dopo uno scalo ad Auckland. I controlli per l’ingresso in Nuova Zelanda sono ferrei proprio come quelli australiani: vietato introdurre frutta, verdura, miele e attenzione alla pulizia delle suole delle scarpe. Arrivate al gate, un’atmosfera festaiola ci avvolge: donne polinesiane in costumi locali e agghindate con profumatissime corone di fiori e collane di gardenie canta no e applaudono. A Tahiti e in tutto il territorio polinesiano sono i giorni del Festival Heiva, celebrazioni annuali che si tengono proprio nel mese di luglio durante le quali i migliori danzatori partecipano a gare sfrenate a ritmo di musica. Oltre a loro, gli atleti si sfidano in competizioni di canoe e sport tradizionali. La Polinesia ci ha conquistato ancor prima di arrivare. E’ notte fonda quando atterriamo a Papeete (la differenza di fuso orario ci fa vivere due volte la giornata del 12 Luglio!) e nella sala degli arrivi un trio di musicisti ci dà il benvenuto! Arrivati all’appartamento e sistemati i bagagli, ne approfittiamo per dormire qualche ora, prima che la luce proveniente dalle finestre e gli schiamazzi dalla strada ci sveglino: siamo pronti per calarci nello spirito polinesiano. Girovaghiamo tra le bancarelle del Marché, nell’aria il tipico profumo di gardenie che abbiamo imparato a riconoscere, e proseguiamo tra le vie del centro, fino a Place Vaiete. Passeggiando per Boulevard Pomare, arriviamo ai rigogliosi Jardins de Paofai e a Place To’ata, dove è stato collocato un padiglione con posti a sedere per assistere ai festeggiamenti dell’Heiva. Rientrati verso il centro città e recuperati i bagagli, raggiungiamo il piccolo aeroporto di Faa’a, diretti verso la nostra prossima tappa, la mitica Bora Bora. Il sole è già calato quando arriviamo sull’isola, riceviamo come dono di benvenuto le collane floreali. A bordo di un traghetto, solchiamo le acque della calma laguna fino al nostro hotel, ancora increduli di essere davvero in questo angolo remoto dell’Oceano Pacifico. (Cena e pernottamento: Hotel Intercontinental Le Moana).
Giorni 18-19-20. Questa volta non è la sveglia ad imporci una levataccia, ma la voglia di assistere allo spettacolo dell’alba direttamente dal nostro bungalow sulla spiaggia del resort. La parola d’ordine è relax, anche se le Isole della Società offrono molto di più del semplice abbronzarsi al sole: le attività da poter fare sono tante, sia in mare, alla scoperta dei fondali, sia verso l’interno, ricco di vegetazione. L’aver scelto un resort sull’isola principale ci permette di muoverci in autonomia; i tre giorni che passiamo a Bora Bora trascorrono veloci tra uscite in kayak per fare snorkeling nel giardino dei coralli, un’escursione (prenotata tramite la reception del resort) tra le acque cristalline della laguna fino alla barriera corallina più esterna nuotando con le mante, esplorazioni in bici elettrica (noleggiata tramite l’hotel) dalla bellissima spiaggia di Matira fino a Vaitape, il centro cittadino dell’isola, dove la sera successiva al nostro arrivo assistiamo allo spettacolo di danza del Festival Heiva, un’esperienza indimenticabile, al termine della quale ci viene gentilmente donata una corona di fiori! Il pomeriggio del terzo giorno un piccolo aereo ci porta fino all’isola di Taha’a, l’isola della vaniglia, selvaggia e incontaminata. Questa volta abbiamo scelto di non pernottare sull’isola principale ma sul motu Tau Tau. Una barca ci porta fino al resort e prima che faccia buio esploriamo a piedi il motu che ci ospiterà per le due giornate successive: palme altissime sventolano sopra le nostre teste e in lontananza scorgiamo l’inconfondibile profilo dell’isola di Bora Bora. (Giorno 18: cena presso le roulottes di Vaitape; pernottamento: Hotel Intercontinental Le Moana – Giorno 19: cena presso Restaurant Matira Beach; pernottamento: Hotel Intercontinental Le Moana – Giorno 20: pernottamento e cena Le Taha’a Private Resort & Spa).
Giorni 21-22. La prima mattina di permanenza sul motu inizia con qualche nube all’orizzonte, ma non ci lasciamo scoraggiare e ci attrezziamo per lo snorkeling, nuotando tra i pesci del giardino di coralli che affiora dalle basse acque della laguna. Nel pomeriggio ci spostiamo sull’isola principale con un’escursione che ci permetterà di scoprire i segreti delle piantagioni di vaniglia, della coltivazione delle perle e della produzione del rum, attività principali dell’economia locale insieme alla lavorazione del cocco. E per calarsi a pieno negli usi e costumi locali, non ci perdiamo la cena con spettacolo tradizionale organizzata dal resort. Il restante tempo lo passiamo tra bevande a base di cocco, relax sulle amache e sul patio del nostro bungalow sull’acqua, incontri con i granchi che popolano la spiaggia e nuotate nelle acque turchesi della laguna. Sarà dura tornare alla vita reale (Cena e pernottamento: Le Taha’a Private Resort & Spa).
Giorno 23. La tentazione di rimanere sul motu in effetti è tanta, ma di buon’ora rientriamo con un volo a Tahiti, per un’ultima giornata alla scoperta dei dintorni di Papeete. Con noi abbiamo le collane di conchiglie che a Taha’a ci hanno donato nel rito dell’addio, un augurio di ritorno alle origini e un arrivederci ai viaggiatori. A bordo dell’auto a noleggio, ci spostiamo verso la costa orientale di Tahiti Nui fino a Baia de Matavai, con una sosta presso la caratteristica spiaggia di sabbia nera di Pointe Vénus, molto frequentata dai locali. Guidando verso il villaggio di Papeeno, non possiamo non notare quanto sia ricca e lussureggiante la vegetazione dell’isola, impressione che viene confermata mentre percorriamo a piedi il sentiero che ci conduce alle Cascate di Faarumai, la nostra seconda tappa della giornata. Rientriamo a Papeete e ci concediamo un po’ di shopping nei negozi di artigianato locale del centro e tra le bancarelle del Marché, prima di sistemarci in appartamento. Il programma per cena è già deciso; il modo migliore di concludere il nostro viaggio è sedersi ai tavolini all’aperto delle roulotte di Place Vaiete, furgoncini per la vendita di cibo da strada, degustando piatti locali con un bocciolo di tiare all’orecchio. (Pernottamento in appartamento).
Giorno 24. La sveglia nel cuore della notte questa volta ci trova malinconici e già nostalgici. Ci aspetta il volo che da Papeete ci porterà lontani dai lenti ritmi delle isole del Pacifico, di nuovo in Europa, carichi di un bagaglio di esperienze ed emozioni che porteremo sempre con noi.