A sud di Marrakech
Lungo strade e piste del Marocco del sud
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Ritorniamo in Marocco dopo alcuni anni, nella visita precedente la nostra meta erano state le città a nord di Marrakech questa volta visitiamo la zona a sud di Marrakech. – 25/04 – Partiamo da Bologna l’aereo ha due ore di ritardo, dobbiamo fare uno scalo con cambio a Casablanca arriviamo in albergo alle tre del mattino – 26/04 – Ci attende il fuoristrada che sarà il nostro mezzo di trasporto per i prossimi giorni, dirigiamo verso la valle dell’Ourika e ci fermiamo nel paese di Asni dove tutti i lunedì si svolge un mercato berbero. Il mercato non ha nulla di turistico e qui c’è tutto il suo fascino o non fascino a seconda dei punti di vista, le bancarelle sono tutte all’aperto in un grande spazio sterrato, il movimento di uomini e animali solleva una specie di impalpabile nube polverosa che avvolge tutta la zona compresi i banchi “fast food” in cui si cucinano spiedini di carne o grigliate di pesce. Le merci in vendita sono, ai nostri occhi, povere e misere ma rappresentano una fonte di vita e di commercio per la popolazione locale, a un certo punto su un piccolo ponte si attraversa il fiume Ourika sulla destra sono parcheggiati in riva e in mezzo alle basse acque alcune decine di asini non sappiamo se in vendita o lasciati lì in attesa del ritorno dei loro padroni, pochi metri più in là sull’acqua giocano bambini e donne lavano i panni, si sa che l’igiene è spesso una questione di latitudine. A proposito di asini occorre aprire una parentesi su questo utile ed umile animale che in Italia è una specie in via di estinzione presente solo in qualche agriturismo per scopi turistico/commerciali invece in Marocco è ancora un mezzo di lavoro e di trasporto diffusissimo, se ne incontrano in ogni strada e in ogni paese con i loro carichi di fieno, cemento, bambini e quant’altro. Proseguiamo il viaggio e a Tin Mal visitiamo una grande moschea in mattoni recentemente restaurata dall’ Unesco chiusa al culto e quindi visitabile, interessante ma non certo paragonabile ad altre moschee visitate a Istambul, Damasco, Gerusalemme. Siamo nel pieno della catena dell’Alto Atlante arriviamo al passo di Tizin Test a 2.100 metri di altitudine il paesaggio è bello, si alternano zone pietrose e boschi di conifere in stile alpino le cime dei monti sopra di noi sono ancora imbiancate di neve, la strada è tortuosa e stretta occorre fare attenzione. In serata arriviamo a Taurodant siamo molto stanchi e ci ritiriamo in hotel – 27/04 – Al mattino visitiamo Taurodant, da segnalare le mura originali del 1200 che racchiudono la città vecchia, ci spostiamo in auto siamo ora nella valle del Sous nelle colline in alto sono spesso resti di Kasbeh fortificate ed ora in rovina a Tazenacht ne visitiamo una particolarmente imponente e ancora abitata da due o tre famiglie, una donna ci invita a visitare la sua casa molto essenziale, qui come ovunque dei bambini ci chiedono caramelle e penne. La natalità marocchina è molto superiore a quella italiana, lo dicono le statistiche e lo confermano i nostri occhi che in tutti i paesini che attraversiamo anche se composti da poche case vedono stuoli di giovani e bambini, vediamo anche parabole satellitari su tutti i tetti chissà se con il tempo questo cambierà le abitudini…….Attraversiamo la catena del Piccolo Atlante, in cima ad un picco un ex fortino abbandonato della legione straniera ci ricorda che il Marocco è stato per circa 80 anni una colonia francese e la Francia ha lasciato molti segni, principalmente direi la lingua che è insegnata nelle scuole e parlata bene o male da buona parte della popolazione o perlomeno da chi è in contatto con i turisti. In serata arriviamo a Zagora nella valle del fiume Dra, in teoria il più lungo del Marocco (1200 km di cui 400 segnano il confine con l’Algeria) ma nei mesi estivi il fiume si perde nella sabbia e le sue acque non arrivano all’Atlantico. La città di Zagora è moderna e senza attrattive particolari se non il grande palmeto che si estende lungo le rive del fiume. Presumibilmente per la vicinanza con il confine algerino ci sono molte caserme del regio esercito. – 28/04 – Lungo strade sempre più piccole e polverose ci spostiamo verso Merzouga e le sue dune di sabbia, anche i paesi che attraversiamo appaiono più poveri ed isolati ma incredibilmente anche in queste bottegucce e in questi baretti se volete potete pagare in euro, la moneta europea è accetta praticamente dappertutto con un cambio di uno a dieci rispetto al dirham marocchino, ciò è dovuto sicuramente sia alle grande preminenza turistica dei paesi euro (Francia e Italia in primis) sia alla presenza negli stessi paesi di grandi comunità di emigrati marocchini. Dopo avere abbandonato totalmente le strade e percorsi un centinaio di km di piste sabbiose arriviamo a Merzouga, le dune sono alte e spettacolari il colore rosso della sabbia si accende ancora di più al tramonto, ci arrampichiamo sulla più alta per ammirare il panorama del mare di sabbia che si estende all’infinito, passiamo la notte in un “campeggio” berbero discretamente attrezzato, naturalmente non bisogna fare caso alla sabbia che si infila dappertutto comprese lenzuola e coperte. Nei locali bagni e docce la presenza di acqua in quantità cospicua rispetto al resto del territorio ha favorito il formarsi di una simpatica colonia di ranocchie che nel pavimento e nei locali stessi vivono e cacciano farfalle, scarafaggi e insetti vari. – 29/04 – Naturalmente dopo avere visto il tramonto vogliamo vedere anche l’alba nel deserto così ci alziamo alle 5 e ci arrampichiamo di nuovo sulle dune, la luce piano piano le rischiara e le illumina la quiete e la pace sembrano riempire il mondo. Occorre ripartire, saliamo ancora sui monti dell’Atlante e dopo circa 200 km ci inoltriamo nelle gole scavate nella montagna dal fiume Todra. E’ un vero e proprio canyon con pareti di roccia altissime che ci sovrastano e che per l’effetto ottico sembrano restringersi verso l’alto, le acque del fiume sono fredde e immergere i piedi nella corrente provoca un piacevole contrasto con il caldo esterno. E’ bello passeggiare lungo il fiume e godere lo spettacolo della natura, non si può negare che danno un pò fastidio le insistenze dei venditori che vedono nel turista la loro unica fonte di guadagno, occorre fare di necessità virtù. Scavalchiamo il passo della valle del Dades e arriviamo a Ouarzazate dove abbiamo prenotato l’albergo. – 30/04 – La mattina come sempre la sveglia ci è data dal muezzin della locale moschea che, invocando Dio, chiama i fedeli alla prima delle cinque preghiere quotidiane che prescrive l’ilsam. E’ impossibile per un turista in pochi giorni capire quanto peso abbia la religione nella società, per quanto si può vedere sembra che la tradizione nei paesi e nelle campagne sia molto forte per altro a Marrakech si vedono donne che guidano l’auto, diverse vestite all’occidentale, pochissime con il viso coperto e persino alcune coppie uomo/donna che passeggiano in strada insieme. Comunque il nostro giro turistico prosegue con la visita della kasbah di Taourirt, molto bella e ben conservata sorge su una collina a picco del fiume qui come in tanti altri posti i nidi delle cicogne arredano torri e pinnacoli vari donando un tocco quasi fiabesco. Ci rimettiamo in strada e valichiamo il passo di Tizin Tichka a 2200 mt, ci coglie un improvviso e violento acquazzone completato da una imponente grandinata bisogna abbandonare lo stereotipo che vede un Marocco tutto desertico e riarso. Il ritorno del sole ci regala comunque la visone di 3 o 4 coloratissimi arcobaleni che riempiono la valle da un versante all’altro. Siamo arrivati a Marrakech dove per la prima volta in questo viaggio incontriamo un traffico intenso e caotico. Alla sera in albergo noto un gruppo di turisti israeliani, è la prima volta che mi capita in un paese arabo speriamo che sia un segnale verso una convivenza la più pacifica possibile. – 01/05 – La festa del lavoro in Marocco! in una piazza vediamo una manifestazione con qualche centinaio di persone e bandiere rosse sventolanti, a parte questa estemporaneità Marrakech è più o meno come la ricordo da anni prima. Concentrata in maniera spasmodica sul turismo affascina ma la sua stretta può essere pesante, il souk è un miscuglio di autenticità e di paccottiglia per occidentali, ad esempio mi ha provocato un pò di ilarità vedere che nella via dei banchi con rimedi di erboristeria tutti i venditori indossano camici bianchi pretendendo forse così di avere un’aria professionale e somigliante a un farmacista, qualcuno si faceva anche chiamare dottore. Naturalmente il fulcro della città rimane la piazza Djmaa El Fna, posta appena al di fuori delle mura si annuncia da lontano con i suoni dei tamburi con ritmi africani e con i fumi che si alzano da decine di banchetti in cui si cucina e si mangia di tutto a prezzi stracciati. Da lontano si sente il vociare delle migliaglia di persone che la affollano di giorno e di notte, nella piazza giocolieri, spettacoli teatrali, ballerini, boxeures, giocatori di dadi, e naturalmente spettacoli con animali soprattutto serpenti e delle povere scimmiette incatenate, ristrette in piccole gabbie e costrette a salti “acrobatici” da forti strattoni dati sui guinzagli dai loro aguzzini/padroni. Tutto questo è un insieme che attrae e respinge allo stesso tempo, in parte autentico e in parte creato ad arte per il turista e la sua macchina fotografica. Dopo essere stati immersi per alcune ore in questa moderna bolgia dantesca noi abbiamo sentito la necessità di riposo in albergo concedendoci anche un pò di piscina con vista, dal sesto piano, sulla città.
– 02/05 – Dobbiamo solo prendere l’aereo per il rientro, incontriamo un paio di poliziotti marocchini, uno donna, particolarmente poco gentili ma per il resto tutto bene e si torna a casa iniziando a programmare il prossimo viaggio.