5000 chilometri e 18 giorni: tra grattacieli e cascate da record per scoprire le meraviglie del Canada Orientale

Questo viaggio nel Canada Orientale si è svolto nella seconda metà di settembre e nei primi giorni di ottobre, per una durata di 18 giorni, con un percorso di 5000 chilometri. È stato diviso in due tappe stradali: da Montreal a Toronto, e da Halifax a Montreal. Tra le due tappe abbiamo usufruito di un volo interno da Toronto a Halifax. Per i pernottamenti di giorno in giorno prenotavamo per la serata, a parte le prime due notti a Montreal prenotate già in precedenza. Ecco il nostro racconto
Indice dei contenuti
Diario di viaggio nel Canada Orientale
Giorno 1 – Arrivo a Montreal
Di buon mattino ci dirigiamo in auto verso l’aeroporto di Milano Malpensa. Lasciamo le nostre autovetture in un comodo parcheggio a pochi minuti di distanza e tramite il pulmino del parcheggio raggiungiamo velocemente l’aeroporto. Verso le 13, con un’oretta di ritardo, partiamo in direzione dell’aeroporto di Montreal. Dopo un viaggio tranquillo giungiamo a Montreal poco dopo le 15 locali e ci dirigiamo verso la zona di controllo passaporti, in compagnia di una gran quantità di persone evidentemente arrivate con parecchi voli. La procedura di registrazione dei passaporti è completamente automatizzata mediante decine di postazioni presso le quali si effettua in autonomia la pratica, e tutto sommato ci sbrighiamo abbastanza in fretta nonostante la grande marea di gente. Passato il controllo effettivo con un giovane funzionario ci dirigiamo verso la zona di ritiro bagagli, un po’ sconcertante per la presenza di centinaia di bagagli abbandonati a se stessi in varie zone. Troviamo abbastanza rapidamente la postazione di arrivo relativa al nostro aereo dove troviamo i nostri bagagli già scaricati in un angolo. Ci dirigiamo quindi verso l’area dedicata alle compagnie per l’affitto delle vetture, dove rapidamente sbrighiamo le pratiche per il ritiro dell’autovettura che avevamo prenotato. Ci inoltriamo quindi nel traffico di Montreal, piuttosto scorrevole e con grandi e ampie strade a più corsie, e giungiamo nella zona centrale dove avevamo prenotato l’albergo per le prossime due notti. Ci riposiamo un po’ e quindi ci avviamo a piedi per una veloce visita di questa zona centrale di Montreal e per la cena in un ristorantino in una via piuttosto animata visto anche che è sabato sera.
Giorno 2 – Montreal
Il mattino dopo iniziamo le visite di Montreal, passeggiando per le ampie vie dove si affacciano grandi palazzi. L’aria del mattino è fresca ma il sole è abbastanza caldo, almeno quando non è velato di tanto in tanto da qualche rada nuvoletta. Montreal è la città più popolosa della provincia del Quebec, è una città francofona ed è la seconda più popolosa del Canada. Il Quebec è una grande provincia, con una estensione che è quasi cinque volte quella dell’Italia. Dopo una breve camminata arriviamo presso il quartiere più famoso e interessante dal punto di vista turistico della città, la Old Montreal. È ovviamente, come dice il nome, il quartiere più vecchio della città che conserva ancora architetture risalenti ai primi periodi successivi alla fondazione, avvenuta nel 1642, prima come colonia francese e quindi come colonia britannica dal 1763. Gli edifici sono spesso in stile vagamente francese. In una mezz’oretta giungiamo quindi in vista del grande fiume san Lorenzo che attraversa la città.
Proseguendo nella nostra lunga passeggiata giungiamo nella piazza dove si affaccia la cattedrale di Notre Dame, uno dei monumenti più famosi di Montreal. Le visite a quest’ora sono chiuse e allora ne approfittiamo per una breve sosta sulle panchine della bella piazza. Giungiamo quindi nella piazza Cartier, che si sviluppa in salita ed è dedicata all’esploratore francese Jacques Cartier che fu tra i primi europei a giungere in questa zona. Nella piazza spicca l’alta colonna con il monumento all’ammiraglio inglese Nelson che sconfisse i francesi nella battaglia navale di Trafalgar. La città in queste zone è piacevole da percorrere a piedi, con ampie vie ricche di verde. Giungiamo in un’altra grande piazza, la Phillips square, con al centro un imponente monumento a Edoardo VII, re di Gran Bretagna nell’800.
A un certo punto del nostro cammino ci inoltriamo in quella che è una delle caratteristiche e dei luoghi più particolari di Montreal, la cosiddetta città sotterranea. In realtà si tratta di una lunghissima e vastissima rete di tunnel su più livelli adibiti non solo a centri commerciali, ma anche a molti altri servizi come uffici, scuole, alberghi ecc. Le temperature e il clima invernale di queste zone fanno sì che per diversi mesi all’anno la vita all’aperto sia piuttosto complicata, e in questo modo molte attività si possono svolgere senza problemi anche nei mesi invernali. Vista l’ora approfittiamo poi per pranzo di una zona di queste gallerie dove si trovano molti chioschetti di cibi per tutti i gusti, e ci riposiamo un po’. Nel pomeriggio usciamo dalla città sotterranea e continuiamo con le nostre passeggiate. Verso metà pomeriggio decidiamo di ritornare in albergo e approfittiamo di una linea della metro che ci conduce vicino alla nostra sistemazione, senza dover fare a piedi un lungo percorso. Nel tardo pomeriggio ci avviamo per cenare in qualche locale, riprendendo la linea della metro che ormai conosciamo, e raggiungendo una zona pedonale della città, per cui ci aggiriamo ancora un po’ in serata. Ritorniamo quindi al nostro albergo per l’ultima notte a Montreal, osservando ancora una volta dal nostro balconcino le luci notturne della città.
Giorno 3 – Ottawa, Barry’s Bay
Il mattino dopo riprendiamo i bagagli e carichiamo il nostro mezzo. La destinazione di oggi è il parco nazionale di Algonquin, un percorso di poco più di 400 chilometri verso ovest. Nella notte c’era stato un po’ di pioggia ma ora il tempo sembra essere discreto. Dopo un paio d’ore di strada giungiamo nei pressi della città di Ottawa, la capitale federale del Canada, che nel nostro percorso si trova già nella provincia dell’Ontario. Visto che è ancora presto e abbiamo del tempo, decidiamo di entrare in città per una breve visita, anche se in realtà non era programmata la visita di questa città. Lasciamo il nostro mezzo in un parcheggio sotterraneo e ci avviamo a piedi per le vie del quartiere centrale, che alterna edifici moderni ad altri meno recenti.
Dopo una decina di minuti giungiamo in vista di quella che è una delle maggiori attrazioni della città, la collina del Parlamento, situata al confine con il fiume omonimo della città. Sulla collina sorgono gli edifici del parlamento del Canada, realizzati in stile gotico vittoriano. L’edificio West Block ospita gli uffici dei ministri. Central Block ospita la camera dei Comuni e il Senato, con l’alta Peace Tower. Tutti gli edifici sono attorniati da giardini all’inglese e prati ben curati. Gli edifici furono completati verso la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo. Proseguendo nella nostra passeggiata giungiamo nei pressi di un tratto del canale Rideau. Si tratta di una via d’acqua ottocentesca realizzata per collegare le città di Ottawa e di Kingston sul grande lago Ontario. Il canale è lungo più di duecento chilometri e fu realizzato inizialmente per motivi militari. D’inverno un tratto di canale che attraversa la città di Ottawa, lungo circa otto chilometri, che congela per le basse temperature, diventa la pista di pattinaggio più grande del mondo. La temperatura è gradevole e il tempo bello, cosa non molto comune per queste località. Vista l’ora cerchiamo per pranzo un tipico locale nella zona pedonale, prima di riprendere la nostra autovettura.
Nel pomeriggio riprendiamo la strada verso il parco Algonquin, che dista ancora poco più di un paio d’ore di strada. Il tempo si fa un po’ più nuvoloso ma senza piogge. Ogni tanto ci fermiamo in prossimità di qualche zona panoramica, caratterizzata soprattutto dalla grande presenza di zone d’acqua. Nel tardo pomeriggio raggiungiamo la nostra destinazione per la serata e per i prossimi due giorni. Siamo nei pressi del paese di Barry’s Bay, a poco più di una cinquantina di chilometri dall’ingresso est del parco Algonquin. All’interno di questo parco come in molti altri del Canada infatti non ci sono strutture alberghiere vere e proprie, è molto diffuso il campeggio e sono presenti solo strutture molto semplici e non attrezzate. Avevamo quindi cercato qualche sistemazione al di fuori del parco, e trovato questa che è una struttura del tipo self check in; infatti al nostro arrivo non sono presenti persone ed è tutto chiuso. Poco prima però avevamo ricevuto delle email con i codici da digitare sul tastierino all’ingresso, e quindi prendiamo possesso senza problemi delle nostre belle camere, immerse nel verde. All’interno ci sono anche alcune informazioni varie, tra cui quelle sui locali disponibili nei dintorni. Un po’ più tardi approfittiamo di queste indicazioni per recarci per cena presso un ristorantino situato a pochi minuti di macchina. In serata torniamo quindi per la notte alle nostre camere, in splendida solitudine visto che a quanto pare siamo gli unici ospiti della struttura..
Giorno 4 – Parco Nazionale Algonquin
Il mattino seguente partiamo in direzione del parco, e ci fermiamo per una pantagruelica colazione nel locale dove avevamo cenato la sera prima, sempre stupiti di quanto mangiano i canadesi. Quindi riprendiamo la strada in direzione dell’ingresso est del parco, a circa un’ora di macchina. Nella notte deve esserci stata un po’ di pioggia ma ora il tempo è bello. Il parco Algonquin si trova nella regione dell’Ontario, che da sola è grande oltre tre volte l’Italia. Il parco poi ha una superficie di circa 7600 chilometri quadrati, poco meno dell’Umbria. Giungiamo quindi al visitor center situato poco dopo l’ingresso e ci fermiamo qualche minuto per una breve visita, pagare l’ingresso e prendere alcune mappe del parco. Il parco ha sostanzialmente una sola strada principale che lo attraversa, da est a ovest, per circa una settantina di chilometri, con alcune brevi diramazioni di tanto in tanto. Da queste diramazioni partono molti sentieri che consentono escursioni a piedi di diverse difficoltà.
Ci fermiamo presso la diramazione ‘Big Pines‘, dove parte un sentiero indicato di difficoltà moderata, che in un paio d’ore conduce ai resti di un insediamento che risale al 1880. Visto pero’ che non abbiamo molto tempo per visitare il parco, in pratica solo la giornata di oggi, facciamo solo un tratto del percorso, in mezzo ad una fitta foresta, e poi ritorniamo al nostro automezzo. Ci fermiamo ancora per delle brevi soste in un paio di altre diramazioni, spesso sulle rive di laghi, e quindi giungiamo nella località chiamata Canoe lake. Qui si trovano un paio di negozietti e pure un ristorantino presso cui ci fermiamo per pranzo vista l’ora. Nel pomeriggio percorriamo ancora i pochi chilometri di strada che ci separano dall’ingresso ovest del parco, e quindi torniamo indietro per la stessa strada, abbiamouna settantina di chilometri per raggiungere l’ingresso est. Qualche volta riusciamo ad avvistare qualche animale, e le caratteristiche dighe di rami formate dai castori. Verso le 17 siamo di ritorno al nostro cottage. Il tempo è sempre bello e allora ne approfittiamo per una passegiata nei dintorni. A pochi minuti scopriamo che c’è un piccolo molo sul laho vicino, con un paio di canoe a disposizione degli ospiti, ed anche alcune sdraio per prendere il sole. Nelle vicinanze c’è pure un sito ben attrezzato per accendere il fuoco e allora cerco un po’ di legna nei dintorni per fare poi in serata un bel fuocherello. Per cena visto l’abbondante pranzo usufruiamo solo dei nostri viveri, che avevamo acquistato in un piccolo supermarket nel paese di Barry’s Bay dove eravamo passati qualche ora prima.
Dopo cena ci rechiamo nel sito attrezzato per il fuoco e, con qualche difficoltà visto che la legna è un po’ umida, riusciamo comunque ad accendere un bel fuocherello. La pioggerella della notte prima aveva comunque annullato il rischio d’incendi che c’era in precedenza per la siccità (nel parco, lungo la strada, ci sono a volte indicazioni in tal senso), e così per un oretta ci godiamo il falò seduti sulle panche attorno al cerchio di pietre, immersi nel silenzio del bosco e della notte scura e un po’ fredda.
Giorno 5 – Port Hope, Toronto
Il giorno dopo alle 8 è già ora di lasciare questo piccolo paradiso, altre destinazioni ci attendono nel nostro intenso viaggio. Carichiamo tutte le nostre cose e riprendiamo la strada in mezzo ad una nebbia a tratti fitta. Nostra destinazione di oggi è la città di Toronto, a poco più di trecento chilometri di distanza. Dopo un’oretta di strada a tratti in una fitta nebbia, questa si dissolve e ritorna un bel sole. Facciamo anche un paio di soste in qualche punto panoramico, i panorami certamente non mancano in queste zone, sempre ricche di laghi e con vedute pittoresche. Visto che abbiamo del tempo a disposizione prima di arrivare a Toronto, a un certo punto facciamo una deviazione sul percorso e ci dirigiamo presso la cittadina di Port Hope, situata anch’essa come Toronto sul lago Ontario e a un centinaio di chilometri dalla metropoli. Port Hope è una cittadina piuttosto carina con una certa storia e un pittoresco centro cittadino.
Il centro è patrimonio dell’Umanità UNESCO e conserva esempi di architettura vittoriana e edoardiana. Lasciata la nostra autovettura ci incamminiamo per le tranquille vie della cittadina, e raggiungiamo la via principale, rinomata per essere la via meglio conservata dell’Ontario e set di molti film e programmi televisivi. Poco dopo mezzogiorno pranziamo in uno dei locali di questa zona. Nel pomeriggio facciamo ancora una passeggiata per le tranquille vie della cittadina e quindi riprendiamo il nostro mezzo e ci riavviamo per la strada in direzione di Toronto che dista un centinaio di chilometri. Prendiamo la strada, che si sviluppa poco lontano dalle rive del grande lago Ontario, che ha una superficie di quasi 19.000 chilometri quadrati e una lunghezza di più di 300 chilometri. Toronto sorge sulle rive ovest. Dopo un percorso di poco più di un oretta giungiamo nella grande metropoli, proprio in pieno centro. In realtà non è ancora la nostra destinazione per la serata ma avendo impostato così il navigatore ci fermiamo pochi minuti per impostare la nostra destinazione effettiva.
Questa è la cittadina di Mississauga, ad una ventina di chilometri da Toronto in direzione ovest, e dopo un’altra oretta di strada, fatta lentamente a causa di intenso traffico per lavori stradali raggiungiamo il nostro albergo per la serata, dove ci sistemiamo. Dopo di esserci risposati riprendiamo l’auto per raggiungere un ristorante che abbiamo scelto per la serata, un ristorante italiano a pochi minuti di strada che si rivela uno delle migliori scelte del nostro viaggio, un viaggio poco fortunato dal punto di vista culinario per i nostri gusti.
Giorno 6 – Cascate del Niagara, Toronto
Il mattino dopo ci avviamo per una delle destinazioni più interessanti del nostro viaggio, le cascate del Niagara, che distano poco più di un centinaio di chilometri dal nostro albergo. Prima però facciamo colazione in un locale di una catena che abbiamo frequentato molto spesso nel nostro viaggio, e non solo a colazione. Un locale situato proprio davanti al nostro albergo, della catena canadese Tim Hortons, che ha avuto il pregio di fornirci sempre praticamente l’unico caffè molto simile al caffè nostrano, invece di altri caffè per noi obiettivamente difficilmente bevibili, anche se tutti i gusti sono gusti e non si puo’ discutere. Dopo un paio d’ore di strada nel traffico mattutino giungiamo nella cittadina di Niagara Falls, e ci fermiamo per un caffè in un locale situato in una zona tranquilla, e scopriamo che il locale è gestito da italiani. Riprendiamo quindi l’auto e passiamo in una specie di grande parco giochi che è la zona che si trova a poche centinaia di metri dalle cascate, alcune vie con una successione di negozi e locali tutti legati alle cascate, dal gusto piuttosto dubbio. Lasciamo la nostra autovettura in un parcheggio poco distante dalle cascate e ci avviamo a piedi, passando su prati ben tenuti dove pascolano indisturbate molte oche canadesi. Già da lontano si vede la nuvola di vapore prodotta dalle cascate, man mano che ci avviciniamo. Giungiamo quindi a poca distanza dalle cascate che sono davvero imponenti Siamo sul lato canadese delle cascate, ritenuto più bello rispetto al lato statunitense.
Le cascate sono alte 58 metri e larghe circa 800 da questo lato, ma la loro fama deriva dalla portata d’acqua veramente grande, che supera in media i 100mila metri cubi d’acqua al secondo. Una lunga balconata che costeggia il fiume consente ai visitatori di passeggiare per centinaia di metri in vista delle cascate. Il tempo è abbastanza discreto, un po’ velato da nuvole basse ma senza pioggia. Però la grande quantità di acqua vaporizzata dalle cascate fa si che a volte, in base al vento, una pioggerella costituita da quest’acqua vaporizzata venga spinta nella direzione della balconata, almeno in certe zone, e allora un ombrello diventa utile. Ci intratteniamo in zona per più di un’ora, passando anche in un negozio di souvenir e articoli vari posto proprio accanto alla balconata. Nel frattempo si è fatto quasi mezzogiorno e allora riprendiamo il nostro mezzo e torniamo nel locale della mattinata gestito da italiani per un panino. Riprendiamo quindi la strada in direzione del nostro albergo, con l’intenzione di proseguire e andare a visitare Toronto visto che abbiamo quasi tutto il pomeriggio a disposizione.
Dopo un’oretta di strada arriviamo nei pressi del nostro albergo, da cui il centro di Toronto dista ancora una ventina di chilometri. Per evitare eventuale traffico stradale ci eravamo informati sulle linee di metro della città. In realtà Toronto ha una rete metropolitana piuttosto ridotta per le dimensioni della città, in pratica solo due linee, e questo dovuto quanto pare al fatto di essere in prossimità del lago Ontario. Proseguiamo ancora per qualche chilometro e raggiungiamo il capolinea della linea verde del metro, stazione Kipling. Dopo aver posteggiato nelle adiacenze della stazione, ci accomodiamo su di uno dei treni in partenza e dopo una ventina di fermate, con un cambio per la linea gialla, giungiamo comodamente e velocemente in pieno centro a Toronto. Toronto è una grande metropoli capoluogo della provincia dell’Ontario e la città più popolosa della nazione con quasi tre milioni di abitanti (tra l’altro ospita una grande popolazione di origine italiana, più di mezzo milione di persone). è la capitale economica della nazione e con la sua selva di grattacieli viene spesso paragonata a New York. Ci avviamo a piedi avendo spesso il naso all’insù per guardare edifici anche più di cinquanta piani che si susseguono uno dopo l’altro. La temperatura è decisamente gradevole, sui venticinque gradi, forse anche un po anomala per il luogo e la stagione. In mezzo ai grattacieli spicca la torre Canadian National Tower alta più di 500 metri e un po’ il simbolo della città. Qualche volta si incontra qualche edificio meno recente, tra una selva di edifici moderni, come qualche chiesa. Per un paio d’ore ci aggiriamo per le vie della città, e quindi ritorniamo a prendere la metro per ritornare al nostro albergo dopo una giornata intensa e molto interessante. Alla sera ritorniamo per cena nel ristorante italiano e almeno presunto tale che ci aveva soddisfatti la sera prima.
Giorno 7 – Nova Scotia, Halifax
Il mattino dopo la sveglia suona presto, oggi infatti dobbiamo prendere il volo interno che ci porterà nella provincia di Nova Scotia e nella città di Halifax. Raggiungiamo rapidamente l’aeroporto internazionale di Toronto che dista pochi minuti di auto dal nostro albergo e rilasciamo in fretta l’autovettura che avevamo noleggiato. Ci informiamo sul nostro volo, pero’ vediamo che parte dal secondo dei due terminal che ha questo aeroporto, non da quello in cui siamo. Ci informiamo e ci dicono che c’è un treno che in pochi minuti ci porta all’altro terminal e quindi ci dirigiamo verso la stazione di questo treno. Le indicazioni relative pero’ a quanto pare sono piuttosto vaghe, e mentre ci aggiriamo negli sconfinati meandri sotterranei di questo grande aeroporto ci perdiamo tra noi. Restando comunque in comunicazione telefonica riusciamo tutti separatamente a trovare la stazione del treno e a raggiungere il terminal di partenza. Dopo un’oretta un po’ concitata ci ritroviamo di nuovo tutti insieme e ci avviamo per le pratiche della partenza, senza problemi nonostante l’inconveniente visto che eravamo prudentemente partiti con un certo anticipo.
Verso del 9.40 decolliamo in orario con Porter Airlines e in un paio d’ore arriviamo puntuali in vista della città di Halifax, ammirando dai finestrini un panorama straordinario di un territorio fatto di una moltitudine di laghi e laghetti. Ritirati i bagagli ci rechiamo presso il settore dedicato all’affitto delle autovetture e rapidamente prendiamo possesso dell’auto che terremo per una decina di giorni e per un lungo percorso fino a Montreal. L’auto è comoda per tutti noi e i bagagli, inoltre è dotata di una dotazione elettronica di primo livello, che a fine viaggio avremo almeno parzialmente imparato a padroneggiare, nonostante il corposo manuale d’istruzioni allegato nel cruscotto, di diverse centinaia di pagine, che pero’ non leggeremo. In questa regione il fuso orario è diverso dal Quebec, è un’ora avanti.
Prendiamo quindi la strada per Halifax e in un’oretta arriviamo nella città e nelle sue vie e viali ricchi di alberi, e giungiamo al nostro bell’albergo posto in vicinanza di un lago, dove ci sistemiamo per le prossime due notti. Vista l’ora, per pranzo andiamo poi in un locale a pochi passi di una catena specializzata in panini, sicuramente variati e appetitosi come nei gusti canadesi ma per stomaci piuttosto forti. Dopo di esserci un po’ riposati nel pomeriggio riprendiamo l’auto per andare a fare qualche visita della città, mentre il tempo sempre bello continua ad accompagnarci. Halifax è importante per il Canada essendo il suo maggior porto sull’atlantico, e noi ci dirigiamo proprio verso il porto e la costa. Percorriamo diverse vie e viali ricchissimi di verde e contornati da alberi, e raggiungiamo la costa. Per un paio d’ore di aggiriamo a piedi nelle strade vicino al porto, approfittando di un altro Tim Hortons per un sempre discreto caffe di cui avevamo bisogno. Nel tardo pomeriggio torniamo poi al nostro albergo dove in serata approfittiamo anche del discreto ristorante interno.
Giorno 8 – Lunenburg, Peggy’s cove
Il mattino dopo siamo un po’ a ranghi ridotti a causa di qualche virus o delle molte arie condizionate e del relativo caldo dei giorni precedenti, comunque ci avviamo per visitare in mattinata alcune delle principali attrazioni della Nova Scotia. Ci avviamo verso il paese di Lunenburg, ad un centinaio di chilometri di distanza. Dopo un’oretta e mezza di strada e ad una decina di chilometri da Lunenburg giungiamo nei pressi della baia di Mahone. Colpiti dalla bellezza del paesaggio ci fermiamo per una visita. Passiamo accanto a diverse pittoresche case dai colori sgargianti che sono già un anticipo di quel che vedremo a Lunenburg. Una delle immagini più famosa del luogo e dell’intera Nova Scotia è quella di tre chiese di tre differenti religioni, l’Anglicana, l’evangelica Luterana e la United of Canada, che sorgono a pochi metri una dall’altra in vista della baia.
Fotografando le pittoresche chiese dal lato opposto della strada rimaniamo alquanto sconcertati dal fatto che le auto di passaggio si fermano per non disturbarci la foto, e persino un autobus si ferma. In genere avevamo notato che le auto per la strada sono sempre estremamente attente ai pedoni e pronte a fermarsi anche non di presenza di strisce pedonali, cosa alquanto singolare per noi abituati alla legge della jungla sulle nostre strade. Per una mezz’oretta passeggiamo per le vie della cittadina in vista della baia, fotografando di tanto in tanto le casette più pittoresche. Vediamo, qui come altrove, che già fervono i preparativi per la festa di Halloween, con una quantità di zucche presenti, nonostante che manchino ancora diverse settimane. Riprendiamo quindi la strada e in pochi minuti giungiamo nella cittadina di Lunenburg. La cittadina marinara appartiene al patrimonio dell’umanità UNESCO, ed è famosa per l’architettura tradizionale degli edifici nella zona del porto, dove ora ci troviamo. La cittadina era nata come insediamento coloniale britannico alla metà del XVII secolo, e successivamen-te divenne un importante centro per la pesca. Ancora oggi la pesca è un’attività di una certa importanza per la cittadina, vediamo infatti diverse reti e accessori per la pesca alle aragoste mentre passeggiamo nei dintorni fino al molo. Poco dopo mezzogiorno approfittiamo per pranzo di uno dei diversi ristorantini che si affacciano sul lungomare, dove il menu di pesce è certamente una scelta doverosa e favorita vista la località in cui ci troviamo.
Nel primo pomeriggio lasciamo la bella cittadina e ci dirigiamo verso un’altra delle mete turistiche più importanti della Nova Scotia, Peggy’s Cove. In poco più di un centinaio di chilometri, già in direzione di Halifax, giungiamo nel pittoresco paese sul mare. Il nome Peggy’s Cove deriva dal fatto che sorge sulla baia di St. Margaret, di cui Peggy è un diminutivo. La localita’ è diventata così famosa per un faro che sorge su di una scogliera granitica. Ci dirigiamo verso il famoso faro e lasciamo l’auto in un vicino posteggio. Ci incamminiamo quindi per un sentiero che in pochi minuti conduce alle rocce su cui sorge il pittoresco faro. Il tempo è sempre bello ma una leggera brezza e una temperatura frizzante consigliano di coprirsi bene. Le rocce inoltre su cui camminiamo sono ben asciutte, e si cammina bene. Rocce granitiche lisce di questo tipo in caso di pioggia possono diventare estremamente scivolose, cosa che è stata fatale a più di un turista giunto fin qui. Ci aggiriamo per un’oretta in zona, stupiti dal panorama straordinario dal punto di vista geologico di queste rocce completamente lisciate da grandi ghiacciai nel passato. Visitiamo anche qualche negozietto che si trova sulla stradina che conduce al faro Riprendiamo quindi la strada e in un’oretta ritorniamo al nostro albergo. In serata ci dirigiamo per cena verso la zona del porto di Halifax, dove ceniamo in un ristorantino. L’aria è piuttosto fresca ancha a causa di un po’ di vento, quindi sopo cena facciamo ancora una breve passeggiata nei dintorni e quindi torniamo al nostro albergo.
Giorno 9 – cape Breton, Baddeck
Il mattino dopo ricarichiamo i nostri bagagli e di dirigiamo verso il nord della Nova Scotia, percorrendo l’ampia e in ottime condizioni Highway 104. Dopo un centinaio di chilometri giungiamo presso la città di Truro. La zona è famosa perchè si trova nelle vicinanze della baia di Fundy, nota per registrare le maree più alte del mondo, fino a 20 metri ! Infatti notiamo che in alcuni piccoli corsi d’acqua che attraversiamo si nota già un forte arretramento del livello delle acque. Visto comunque che nel nostro percorso verso Montreal dovremo ritornare in questa zona non ci fermiamo e proseguiamo sempre in direzione nord. Dopo un’altra oretta e mezza di strada, sempre costeggiando fitti boschi, giungiamo ad un braccio di mare, lo stretto di Canso, su cui si inoltra la strada. Si tratta di un lungo tratto di strada rialzata, il più profondo al mondo, realizzato nel 1955 con l’impiego di dieci milioni di tonnellate di roccia, che collega la penisola di Nova Scotia con l’isola di Cape Breton, estremità nord della provincia di Nova Scotia. Poi visto che siamo già nel primo pomeriggio ci fermiamo per un panino presso una specie di mercato contadino locale, anche se notiamo che è certo molto diverso dai nostri, a causa probabilmente del clima di queste zone che in inverno raggiunge temperature che per noi sarebbero proibitive. Riprendiamo ancora la strada e in poco più di un’oretta giungiamo nella cittadina di Baddeck, dove avevamo prenotato un albergo per la notte. Visto che è metà pomeriggio, e la tappa di oggi è stata più breve del solito e non siamo arrivati come al solito tardi, ne approfittiamo per sistemarci e riposarci un po’. Andiamo a fare una passeggiata per il paese, chesi trova a circa metà dell’isola di Cape Breton e che si affaccia sul mare. Per cena, dopo aver constatato che molti locali sono chiusi forse perchè è domenica, ci rechiamo in un animato locale posto proprio su di un piccolo molo.
Giorno 10 – cape Breton, Truro
Il mattino dopo ricarichiamo i nostri bagagli e decidiamo di fare una variazione al programma di massima del nostro percorso stilato prima di partire per il Canada. Da Baddeck dove siamo inizia infatti il famoso Cabot Trail, un percorso automobilistico di quasi trecento chilometri che effettua il periplo della parte nord dell’isola di Cape Breton. Partiamo e facciamo il percorso in senso antiorario, percorrendo la strada del versante est. Dopo un’oretta di strade sempre in perfette condizioni entriamo nel parco nazionale Cape Breton Highlands (gli altipiani di Cape Breton). La strada diventa molto panoramica e si inerpica lungo la montagna offrendo vedute spettacolari. Dove la montagna incontra il mare è la giusta descrizione che viene pubblicizzata di questo tratto di strada. Ogni tanto ci fermiamo per qualche foto, mentre il tempo, pur non essendo soleggiato e con alcune nuvole, rimane accettabile, anche se con una temperatura piuttosto fresca e un po’ di vento che ci fa immediatamente coprire quando usciamo dall’auto. Nel parco si sviluppano molti percorsi escursionistici di grande interesse paesaggistico e naturalistico. Si trovano molte specie di animali tra cui la volpe rossa, l’orso, la lince rossa, il cervo e l’alce.
Giungiamo alla località di Ingonish e ci fermiamo per una sosta un po’ più lunga presso la pittoresca chiesa cattolica. Subito accanto alla chiesa, come consuetudine in Canada, si trova il cimitero con le lapidi disposte in un prato ben curato.. Riprendiamo quindi la strada e dopo una mezz’oretta arriviamo nel punto panoramico di Lakies Head. Tramite un percorso attrezzato è possibile raggiungere in pochi minuti un piccolo promontorio roccioso che dà sul mare sul mare, con una ampia vista sull’oceano. Un cartello un po’ sinistro avverte della possibilità dell’arrivo di qualche onda anomala. Ad un centinaio di metri, su alcuni scogli affioranti, si scorge una folta colonia di cormorani e poco distante un gruppo di foche placidamente distese. Le fredde acque della costa sono evidentemente un luogo adatto per loro.
Dopo un’altra mezz’ora raggiungiamo il punto più a nord del percorso e la strada comincia a curvare a sinistra e a costeggiare il versante ovest di Cape Breton. Ad alcune decine di chilometri si trova l’isola di Terranova, che infatti ci pare di scorgere in lontananza. La strada offre di nuovo scenari spettacolari passando in alto sul mare, poi dopo alcuni chilometri si inoltra all’interno sull’altopiano. Quindi la strada inizia a scendere e per un tratto passa molto vicino al mare. Facciamo una fermata in una delle lunghe spiagge solitarie fatte di ciottoli perfettamente arrotondati. Verso le 13 arriviamo nel paese di Cheticamp e ci fermiamo per pranzo in un ristorantino che si affaccia sul mare. Ci riposiamo anche un po’ e poi riprendiamo la strada, mancano ancora circa trecento chilometri alla nostra destinazione serale. Le strade pero’ sono sempre molto belle e uscendo da Cape Breton diventano ampie autostrade che ci consentono di arrivare in circa tre ore alla cittadina di Truro, al termine della lunga tappa odierna di più di cinquecento chilometri. Qui eravamo già passati in mattinata e qui abbiamo prenotato via internet la nostra sistemazione per la notte qualche ora prima. Ci sistemiamo rapidamente nel nostro bell’albergo e visto che c’è ancora tempo riprendiamo l’auto e facendo pochi chilometri giungiamo nelle ultime propaggini della baia di Fundy, famosa per le maree più alte del mondo. Facciamo una passeggiata lungo un argine con il sole al tramonto, vedendo come la marea anche in questo punto sia alta parecchi metri. Torniamo quimdi all’albergo dove ceniamo nel comodo ristorante interno.
Giorno 11 – New Brunswick, parco nazionale Kouchibouguac, Campbelltown
Il mattino dopo ricarichiamo le nostre cose e iniziamo il percorso che in alcuni giorni ci riporterà a Montreal. Dopo un’oretta di strada in direzione nord entriamo in un’altra delle province canadesi, il New Brunswick. Anche oggi sarà una tappa piuttosto lunga ma le strade sempre belle e ampie ci consentono di procedere veloci. Per la strada, viste alcune esperienze culinarie non molto soddisfacenti dei giorni precedenti, decidiamo di rifornirci di viveri per il pranzo in uno dei molti grandi supermercati che incontriamo. Abbiamo infatti notato che le zone attrezzate per il pic-nic non mancano sia nei parchi che fuori. Verso mezzogiorno giungiamo nei pressi del parco nazionale di Kouchibouguac, famoso per le dune di sabbia e la fauna, soprattutto uccelli acquatici. Il parco come visitor center è già chiuso, visto che la stagione avanza, ma troviamo subito vicino dei comodi tavoli al sole in una radura tra gli alberi dove ci apparecchiamo un lauto pic-nic con i nostri viveri. Dopo pranzo facciamo una passeggiata usando le lunghe passerelle ben attrezzate che consentono di arrivare fino alle lunghissime spiagge attraversando a qualche metro di altezza tratti di zone acquatiche, anche se non facciamo avvistamenti particolari di animali. Riprendiamo quindi la strada, con qualche fermata lungo il percorso visto che a volte si comincia a vedere qualche albero con i colori dell’autunno, e nel tardo pomeriggio giungiamo presso la cittadina di Campbellton, situata in una grande baia nota come baia dei Calori e ci sistemiamo nell’albergo che avevamo prenotato poco prima. Per cena andiamo in un vicino ristorantino italiano, e terminiamo la serata con una breve passeggiata nella cittadina, vista l’aria piuttosto fresca, passando da un negozio ancora aperto dove troviamo, dopo giorni di ricerche, i fazzoletti di carta che non riuscivamo a trovare da nessuna parte.
Giorno 12 – Penisola Gaspè, baia di san Lorenzo, Saint Anne des Monts
Ricarichiamo i nostri bagagli e usciamo dalla città percorrendo il lungo ponte che supera la baia formata dalla foce fiume Restigouche su cui si affaccia Campbellton. In questo modo lasciamo il New Brunswick e rientriamo nel Quebec, con un diverso fuso orario, un’ora in meno. Prendiamo la strada che in direzione nord attraversa la penisola di Gaspè, e dopo un’oretta di strada costeggiamo il fiume Matapedia vedendo ogni tanto qualche persona intenta a pescare nelle basse acque, dove evidentemente i pesci abbondano. Giungiamo nei pressi di un pittoresco ponte coperto sul fiume, il ponte Heppel, e ci fermiamo per alcune foto. Dopo un’altra mezz’oretta giungiamo presso il lago Matapedia, omonimo del fiume, un lago di discrete dimensioni lungo quasi venti chilometri, con belle vedute. Poco piu avanti giungiamo al paese di Val-Brillant che si affaccia sul lago e ci fermiamo per una sosta. In centro si trova la pittoresca chiesa di Saint-Pierre-du-Lac. Continuiamo il nostro percorso attraverso la penisola di Gaspè in direzione nord e dopo un po ci fermiamo presso uno dei grandi supermercati Iga che ormai conosciamo per rifornirci di viveri per pranzo. Posteggiamo vicino a un tipico scuolabus giallo che abbiamo visto spesso. Fatti ancora pochi chilometri raggiungiamo quindi la costa settentrionale della penisola di Gaspè, che si affaccia sulla grande baia di San Lorenzo.
Pochi chilometri dopo vediamo segnalato un parco regionale, il Parc de la riviere Mitis, e vista l’ora ci fermiamo presso la sua area attrezzata con tavoli per fare pranzo con i nostri viveri. Dopo pranzo vediamo che dall’area attrezzata partono diversi sentieri e ci inoltriamo attraverso un fitto bosco seguendo il sentiero indicato come sentiero della costa. In poche centinaia di metri giungiamo infatti in una lunga spiaggia che dà sulla baia di San Lorenzo. Riprendiamo la strada in direzione ovest, restando ormai sempre in vista della costa, e superiamo dopo una mezz’ora la città di Matane. Dopo un’altra oretta di strada raggiungiamo la nostra destinazione che ci ospiterà per le prossime due notti, la cittadina di Saint-Anne-des-Monts. Ci sistemiamo nell’alberghetto confortevole in stile rustico che avevamo prenotato e ne approfittiamo per riposarci un po’ visto che siamo solo nel pomeriggio. Alla sera ci rechiamo per cena in un vicino ristorantino con influenze francesi ed una cucina che apprezziamo, più vicina alla nostra.
Giorno 13 – parco nazionale Gaspesie, foliage
Il mattino dopo approfittiamo di una saletta dell’albergo adiacente alle nostre camere per una colazione in autonomia, visto che i viveri non ci mancano. Quindi partiamo in direzione del parco nazionale di Gaspesie, situato nell’entroterra della penisola di Gaspè. Il parco è uno dei più famosi del Quebec ed è una grande area selvaggia ideale per escursioni di vario genere. In realtà vista la stagione vediamo che praticamente è già chiuso ma ne approfittiamo per una veloce visita di passaggio. Per un tratto la strada costeggia il fiume Saint Anne con belle vedute e noi ne approfittiamo per fare due passi ed una sosta fotografica. Nel parco ci sono molti animali, tra gli altri alci segnalati spesso da cartelli, anche se noi non vediamo nulla, probabilmente bisognerebbe cercare di avvistarli non di giorno ma nelle primissime ore del mattino o le ultime della sera. Giunti ad un bivio con una stradina sterrata ne approfittiamo per una breve passeggiata nei boschi. Riprendiamo quindi la strada e ad un bivio prendiamo l’indicazione per Murdochville, mediante una strada sterrata ma molto larga e tenuta in ottime condizioni, su cui si puo’ tenere anche una certa velocità. Unico problema è il gran polverone che così si solleva. Giungiamo presso Murdochville e approfittiamo di una stazione di servizio per fare rifornimento visto che il nostro mezzo consuma parecchio, e prendiamo pure un caffè ma certo non il nostro espresso. Riprendiamo la strada e dopo qualche chilometro ci inoltriamo in un’altra strada sterrata in direzione nord, ma sempre larga e tenuta in ottime condizioni, con qualche fermata fotografica visto che gli alberi cominciano ad assumere i colori dell’autunno. C’è pochissimo traffico, solo qualche autocarro per il trasporto di legname che sfreccia ad alta velocità, avvistabile anche la lontano per la gran nuvola di polvere che solleva. Dopo un’oretta di strada sterrata giungiamo di nuovo in prossimità della costa nord della penisola di Gaspè. Ogni tanto cominciano a vedersi dei bei colori dell’autunno. Giungiamo quindi in vista del mare nei pressi del paese di Grande-Vallee, con belle vedute panoramiche. Il nome deriva dal fatto che la località sorge tra la montagna e il mare dove c’era un grande ghiacciaio alcune migliaia di anni fa. Da questa zona prendiamo la strada in direzione ovest che ci riporterà al nostro albergo. Siccome sono le 13 passate cominciamo a cercare dove sistemarci per pranzo. Passiamo alcune zone in vicinanza della costa, ben attrezzate con tavoli però piuttosto ventilate, e allora non ci fermiamo.
Giunti presso un bivio con una strada che abbandona la costa e si dirige verso l’interno decidiamo di seguirla e fatti pochi chilometri troviamo un altra area attrezzata con tavoli e senza vento, ma sempre con un bel sole, e qui tiriamo fuori tutte le nostre cibarie per un bel pranzo. Nel pomeriggio riprendiamo la strada per ritornare al nostro albergo, cominciando a vedere di tanto in tanto i colori dell’autunno. La strada per molti tratti passa in vicinanza del mare dove si sorgono spesso centinaia e centinaia di uccelli. Si tratta di anatre che evidentemente hanno queste coste zome zona ideale. Nel tardo pomeriggio rientriamo al nostro albergo e per cena ritorniamo al ristorantino della sera prima.
Giorno 14 – parco nazionale Bic
Oggi facciamo di nuovo una colazione autogestita nel locale adiacente alle nostre camere, e quindi ricarichiamo i bagagli per l’ultima lunga tappa del nostro viaggio, che ci porterà con un percorso di circa cinquecento chilometri a Quebec City. Dopo circa tre ore di viaggio giungiamo nei pressi di un altro parco famoso del Quebec, il parco nazionale di Bic. Nel parco troviamo anche un ampia area attrezzata con tavoli e molte persone già sedute per pranzo. Vista l’ora anche noi scarichiamo i nostri viveri per un ultimo pranzo all’aria aperta. Il luogo è molto bello ed infatti il parco è famoso per i molti paesaggi tra mare, montagne e zone fluviali, peccato non poterci fermare. Dopo pranzo facciamo ancora un giretto nell’attrezzato visitor center. Nel pomeriggio riprendiamo la strada in zone di pianura punteggiate qua e là da fattorie, e prima di sera arriviamo a Quebec City e ci sistemiamo nei comodi e spaziosi alloggi che avevamo prenotato per le prossime tre notti. In serata per cena andiamo in un grande ristorante piuttosto affollato a poca distanza.
Giorno 15 – Quebec City
Il mattino dopo ci dirigiamo in centro per una visita della città di Quebec City, che è la più antica del Nordamerica e sorge sulle rive del fiume San Lorenzo. Non è una città molto grande avendo poco più di mezzo milione di abitanti. Dopo di aver parcheggiato ci avviamo a piedi per le stradine della città alta, tra edifici con una chiara influenza francese. Dopo una mezz’oretta di cammino e con una leggera salita giungiamo in un punto panoramico dal quale si ha una bella vista sul fiume San Lorenzo e su quello che è l’edificio più famoso della città, lo Chateau Frontenac. Qui accanto sorge la Cittadelle, una grande fortezza militare costruita tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo, e ancora attiva. In realtà lo Chateau Frontenac è un albergo di lusso costruito alla fine del XIX secolo con un’architettura ispirata ai castelli francesi. Scendiamo di una decina di metri e giungiamo nei pressi del castello, sulla cosiddetta Terrasse Dufferin, una lunga spianata pavimentata con assi di legno, affacciata sulla città bassa e sul fiume San Lorenzo. La città conserva ancora attualmente una cinta di mura. Ci intratteniamo per un’oretta nella bella zona e quindi ci avviamo per riprendere la nostra autovettura, senza usufruire delle ripide scalinate o della funicolare che collegano la città alta alla città bassa.
Ci trasferiamo quindi nella città bassa e dopo aver posteggiato ci avviamo a piedi per le belle strade che hanno un sapore decisamente francese. Il centro storico di Quebec è stato dichiarato patrimonio UNESCO nel 1985. Vista l’ora ci accomodiamo per pranzo in un ristorantino nei pressi, dopo di che continuiamo a girovagare per le belle vie e viuzze e per i molti negozi e negozietti della zona. Facciamo quindi ritorno alla nostra autovettura con un ultimo sguardo dal basso allo Chateau. Torniamo quindi al nostro albergo e per la sera ci rechiamo a cena in un altro grande ristorante vicino, molto affollato e di discreta qualità, con l’unico problemino di essere, come molto spesso ci è capitato, piuttosto freschino e ventilato, e con temperature interne a cui noi non siamo abituati, tanto da costringerci a restare seduti vestiti di tutto punto. Per le persone del posto invece pare che non ci siano problemi di sorta, evidentemente sono temprati dal loro rigido inverno.
Giorno 16 – Quebec City
Oggi purtroppo è l’ultimo giorno intero che abbiamo a disposizione, e decidiamo di occuparlo dirigendoci in direzione nord-est sulle strade che seguono la grande baia del San Lorenzo. Qualche volta ci fermiamo in punti panoramici per delle foto sulla baia che diventa sempre più ampia, a forma di ‘V’, procedendo verso nord. Ci fermiamo un attimo anche presso qualche casa più grande rispetto alle piccole casette tipiche che in genere avevamo sempre visto e che costituiscono il panorama più diffuso. Case come questa con una posizione ambientale spettacolare. Ormai i colori dell’autunno e il foliage cominciano a vedersi pienamente. Il mese di ottobre è in genere il periodo migliore per l’osservazione del foliage, quando ormai le temperature cominciano a scendere, anche se in questi giorni continuano ad essere superiori alla media anche di diversi gradi. Ci fermiamo nella cittadina di Baie Saint Paul, e facciamo un giretto a piedi e in un mercatino locale. Quindi proseguiamo fino alla cittadina di La Malbaie, nota come centro turistico, e il cui nome deriva dal fatto che le acque della baia circostante sono piuttosto basse e quindi rendono difficile l’attracco alle imbarcazioni. In queste ore infatti l’acqua è bassissima e il mare sembra quasi all’asciutto con innumerevoli rocce che spuntano dall’acqua. Vista l’ora ci fermiamo per un veloce pranzo in un localino self service, dopo aver constatato che quasi tutti i locali che vediamo sono chiusi forse perchè oggi è domenica. Così abbiamo occasione di provare quella che è la specialità culinaria del Quebec, la ‘poutinè, costituita da patatine fritte, una salsa e cubetti di formaggio, in una variante che al formaggio sostituisce del pollo.
L’esperienza bisogna dire che non è molto entusiasmante per noi, abituati alle raffinatezze della nostra cucina. Nel pomeriggio prendiamo la strada del ritorno e ad una quarantina di chilometri da Quebec City ci fermiamo nella cittadina di Saint-Anne-de-Beaupre, presso una basilica famosa, con le guglie alte cento metri in stile neoromanico. La località è piuttosto affollata visto anche il bel tempo e la giornata domenicale, e ne approfittiamo anche per un gelato. Torniamo quindi al nostro hotel e per cena torniamo nel locale della sera prima visto che ci aveva soddisfatto, scoprendo con stupore che invece di essere affollatissimo come la sera precedente è quasi deserto, misteri canadesi.
Giorno 17 – parco nazionale de la Mauricie
Al mattino dopo colazione carichiamo per l’ultima volta i nostri bagagli. Stasera infatti verso le 20 prenderemo l’aereo che ci riporterà in Italia. Dobbiamo raggiungere l’aeroporto di Montreal, distante poco più di tre ore di macchina. Visto che abbiamo quasi tutto il giorno davanti, dopo un’oretta lasciamo la strada principale e ci dirigiamo verso il parco nazionale de la Mauricie. Dopo una ventina di chilometri ci fermiamo un po’ presso il lago a-la-Tortue che è una base di idrovolanti, e nel frattempo assistiamo anche ad un paio di decolli dall’acqua. Dopo un’altra mezz’ora di strada giungiamo all’ingresso del parco della Mauricie, che prende il nome dalla regione omonima. Decidiamo di percorrere la strada principale che lo attraversa, e pagato l’ingresso assistiamo di continuo allo spettacolo dei colori dell’autunno e del foliage qui in pieno splendore. Dopo un’oretta e mezza, e dopo innumerevoli fermate fotografiche, usciamo dal parco e ritorniamo verso la strada principale. Ci fermiamo per un veloce pranzo e per fare rifornimento in una grande stazione di servizio. Nel pomeriggio, in un paio d’ore percorriamo l’ultimo tratto di strada del nostro lungo percorso canadese superando i cinquemila chilometri fatti, raggiungiamo l’aeroporto internazionale di Montreal dove lasciamo l’autovettura e un paio d’ore dopo decolliamo verso casa con ancora negli occhi le immagini delle tante cose che abbiamo visto.
Consigli e informazioni pratiche sul Canada Orientale
Il Canada è un immenso paese federale (esteso ben trenta volte l’Italia), diviso in dieci provincie, dove la natura domina ancora spesso incontrastata, ed è comunque un paese sviluppato ed in grado di fornire tutti i servizi di un paese occidentale moderno, senza problemi di sorta per il viaggiatore. In questo viaggio abbiamo scelto di visitare la parte Est, e cioè le province del Quebec, Ontario, Nova Scotia e New Brunswick, ciascuna più grande dell’Italia anche di molto, come il Quebec che ha un estensione più che quintupla rispetto all’Italia, o l’Ontario, con estensione più che tripla.
Quattordici ani fa avevamo visitato la parte ovest Ovest del Canada, che si differenzia da quella a est per essere meno urbanizzate, più selvaggia, con la sola grande città di Vancouver. Per riuscire a toccare tutte le molte località e zone che avevamo scelto di visitare, abbiamo usufruito anche di un volo interno, che ha diviso il viaggio in due tratte via terra. Nella prima tratta, i primi sei giorni, abbiamo visitato le regioni del Quebec e dell’Ontario, da Montreal a Toronto. Poi con un volo interno ci siamo trasferiti da Toronto ad Halifax. Nella seconda tratta via terra, di dodici giorni, abbiamo visitato le regioni della Nuova Scotia, del New Brunswick e di nuovo del Quebec, da Halifax a Montreal. Questo percorso è stato condizionato dal fatto che i voli internazionali sono frequenti, comodi e anche poco costosi verso Montreal, cosa che non si può dire di quelli diretti a Toronto. Abbiamo percorso oltre 5000 chilometri via terra senza alcun problema, con alcune tappe abbastanza lunghe, anche più di 500 chilometri. Il sistema stradale è comunque molto buono e, con molti tratti di autostrade, con più corsie, e sempre in ottime condizioni.
Per quanto riguarda le sistemazioni alberghiere, avevamo prenotato solo i primi due giorni a Montreal, i restanti giorni prenotavamo poi di volta in volta. Le sistemazioni sono generalmente comode con ampie camere a disposizione, mentre i prezzi sono all’incirca allineati ai nostri al di fuori delle città, dove invece sono più cari, specialmente a Toronto.
Per quanto riguarda la cucina non bisogna avere eccessive pretese, il Canada ha una cucina piuttosto limitata che non è certamente paragonabile alla nostra. L’influenza francofona a volte migliora un po’ le cose, però spesso i piatti vengono interpretati in modo per noi difficilmente comprensibile, con aggiunte di ingredienti a iosa che, almeno per noi, rendono il tutto invitante se si ha molta fame e bisogno di molte calorie, cosa comprensibile comunque per i canadesi, vivendo in zone dove le temperature invernali sono spesso proibitive.
Il clima in questa stagione è abbastanza favorevole; nonostante che alcune delle zone visitate siano luoghi generalmente piovosi, noi abbiamo avuto la fortuna di trovare un raro periodo praticamente senza piogge. Le temperature, che in inverno nei luoghi da noi visitati sono molto più rigide che dalle nostre parti, in questo periodo sono paragonabili a quelle che si possono trovare da noi in zone collinari o di bassa montagna d’estate, dove una felpa ed un maglione o una giacca a vento leggera possono ovviare praticamente a tutte le situazioni. Anche per le temperature siamo stati fortunati perchè nel nostro soggiorno sono state mediamente superiori alla media anche di diversi gradi, con temperature diurne anche superiori ai 25 °C e temperature mattutine più fresche.
Rispetto alla parte ovest della nazione si può dire che la parte est da noi visitata in questo viaggio rappresenta forse meglio la nazione, essendo molto più popolata e rappresentando la parte economica più importante, con quasi tutte le grandi città. Per contro, rispetto alla parte ovest, è sicuramente molto meno selvaggia, nonostante gli ampi territori ed è, nelle zone da noi visitate, quasi priva di montagne. Dal punto di vista naturalistico, noi abbiamo fatto decisamente molti meno incontri con la fauna selvatica rispetto al nostro viaggio nella parte Ovest, dove avevamo visto molti animali a qualsiasi ora del giorno e anche solo di passaggio. Anche per l’aspetto paesaggistico questa parte est è decisamente più povera della parte ovest, zona dove gli scenari mozzafiato si susseguono continuamente come avevamo constatato nel nostro precedente viaggio.
In definitiva il Canada è un bel paese dove ritrovare ancora l’immensità della natura selvaggia, ma con strutture e comfort a disposizione ed un grado di civiltà decisamente apprezzabile.