È il quartiere di Roma che ancora non conosci: il “Borgo degli Angeli” è un’oasi di pace tra casette colorate e aperitivi

C’è un luogo speciale di Roma che è riuscito a resistere alla cementificazione e all’urbanizzazione selvaggia, ed è in grado di far vivere il lato più autentico e sincero di Roma: è il Quartiere Certosa.
Chiamato anche Borgo degli Angeli o via degli Angeli, o ancora, Borghetto degli Angeli, il Quartiere Certosa è una parte di Roma da visitare assolutamente, soprattutto per chi è alla ricerca di un pezzo di territorio ancora vero, dove il tempo sembra si sia fermato. Il quartiere è posizionato in cima a una collina tra la ferrovia Roma-Napoli, il quartiere di Tor Pignattara e la via Casilina. Proprio la conformazione delle fondamenta degli edifici e di ciò che si trova “sotto” alla collina ha permesso di salvare questa zona dalla costruzione di “mostri” condominiali e dalla cementificazione selvaggia. Ma andiamo con ordine e scopriamo l’intrigante e romantica storia di questo quartiere.
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Cos’ha di speciale il Quartiere Certosa?
L’antica Villa Certosa – Fonte: Facebook @Stefania Ficacci
La zona ha molti nomi perché nel tempo è stata associata alla presenza di alcuni edifici (come Villa Certosa o Villa Favorita o Via degli Angeli) che oggi non esistono più. Inizialmente, siamo ai primi del ‘900, alcuni lotti di terreno furono occupati o acquistati da migranti (soprattutto del centro-sud) che cercavano lavoro e nel corso degli anni il quartiere si arricchì di case e casette, ma anche baraccopoli.
Al tempo stesso, però, quando ci fu il boom degli anni ’50-’60, lo stesso quartiere venne risparmiato dalla crescente costruzione di edifici in cemento, proprio per le caratteristiche geologiche della collinetta. Le famiglie, di generazione in generazione, hanno migliorato tutta l’area, facendo così nascere il quartiere com’è oggi: casette piccole ma curate, contraddistinte da tanti colori di facciata diversi, e murales, giardini pubblici tenuti come gioielli grazie all’impegno e dedizione della comunità, negozi di prossimità e dunque uno stile di vita che oggi è sempre più raro.
Chi visita Certosa rimane piacevolmente sorpreso dal fatto che vi sono ancora i bambini che giocano a pallone per le strade e in piazza, e dall’accoglienza sincera dei proprietari di bar e ristoranti. Dalle lunghe file dal panettiere, ma che diventa occasione di chiacchiere perché tutti, nel quartiere popolare, si conoscono. Non solo: il Borgo degli Angeli oggi è un quartiere multiculturale dove coesistono pacificamente famiglie italiane e dell’Africa, del Bangladesh e dell’Europa dell’Est. I bambini giocano tutti insieme e qui il concetto di razzismo non esiste. Anzi, è molto distante dal sentimento del resto della città che forse si sente soffocata da immigrazione illegale e anche overtourism.
Cosa fare durante durante una visita al Borghetto degli Angeli
L’accesso al Quartiere Certosa è solitamente Via dei Savorgnan, che potrebbe essere definito “il corso” del centro abitato, e vi si arriva passando da Via Alessi o Via degli Angeli. Passeggiando per le strade del quartiere vale la pena innanzitutto godere della serenità che permea da questo luogo, per farsi poi distrarre dai vari murales sparsi per le casette colorate.
Murales però di tutto rispetto, vere opere d’arte assolutamente da visionare, come ad esempio quello creato da Nicola Verlato e dedicato a Pier Paolo Pasolini. Noto scrittore che, tra le altre cose, descrive proprio le meraviglie del borgo di Certosa nel libro “Ragazzi di vita”, del 1955. In Largo Savorgnan si trova poi un altro famoso murales dedicato a Ciro Principessa, un giovane che si occupava della biblioteca ed era impegnato nella lotta politica; venne ucciso a soli 23 anni nel 1979 da un militante di estrema destra.
Il quartiere organizza durante tutto l’anno diversi eventi, e per chi vuole assaggiare la vera cucina romana è d’obbligo una tappa all’osteria Betto e Mary fondata nel 1969. La sua fama non conosce crisi da 50 anni, e il ristorante è noto anche per il suo colorito slogan: “è meglio puzzà de vino, che d’acqua santa…“. Un altro esempio di come, in questo favoloso quartiere, la vita sia ancora vissuta in modo genuino.