Nel cuore pulsante di Roma c’è un luogo che forse non hai ancora visto: al suo interno ci sono le reliquie più importanti della vita di Gesù
Non troppi articoli fa, abbiamo speso un po’ di inchiostro scrivendo a proposito delle Scale Sante in Italia, soffermandoci, nello specifico, su quella del Laterano, i cui gradini – si vocifera –, sarebbero gli stessi saliti da Gesù per andare incontro a Pilato.
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Il complesso del Laterano che ospita la Scala Santa, però – a cui si affiancano l’obelisco più alto del mondo e la basilica più antica d’Occidente –, conserva al suo interno un’altra chicca, che, con tutto rispetto, non ha proprio nulla da invidiare ai 28 scalini più santi del mondo.
A San Lorenzo in Palatio, infatti, l’arte e la meraviglia si danno il cambio, alternandosi fra mosaici cosmateschi – la più celebre famiglia di marmorari romani, attivi fra il XII e il XIII secolo –, altari mozzafiato e immagini “non dipinte da mano umana”. Fino alla fine del XVI secolo il luogo rappresentò la cappella privata dei pontefici romani; poi, con la costruzione del nuovo Palazzo del Laterano, voluto da papa Sisto V, il luogo prese un’altra destinazione d’uso, venendo risparmiato – insieme alla Scala Santa e al Mosaico del Triclinio di papa Leone III – dall’abbattimento del vecchio Palazzo dei papi e delle relative strutture annesse.
Ma non dilunghiamoci oltre, e andiamo a dare un’occhiata ai punti, principalmente due, degni della massima attenzione.
Sancta Sanctorum e l’Arca dell’Alleanza
Oltre che con il nome di San Lorenzo in Palatio, che, come detto, fa riferimento al Laterano, la chiesa è altresì conosciuta come Sancta Sanctorum, ovvero, “santo dei santi”.
Il legame del Laterano con la Terrasanta è un fil rouge che non si interrompe con la vera Scala Santa salita da Gesù, proveniente, come detto, da Gerusalemme; il nome Sancta Sanctorum, infatti, con cui è indicata San Lorenzo in Palatio, ribadisce e cristallizza ancora di più la santità del luogo.
Il riferimento, non a caso, è proprio al Tempio di Gerusalemme – distrutto dall’imperatore Tito nel 70 dopo Cristo –, e, più nello specifico, alla parte del Tempio in cui era conservata l’Arca dell’Alleanza, la parte più santa – per l’appunto, Sancta Sanctorum –, quella in cui erano conservate le Tavole della Legge che Dio diede a Mosè e una pentola di “Manna”, il cibo divino che sostentò il popolo ebraico durante il viaggio nel deserto, conseguente all’Esodo dalla prigionia in Egitto.
Viceversa, l’Arca dell’Alleanza conservata al Laterano è, o, almeno, era, lo scrigno della cristianità per eccellenza; al suo interno, infatti, lungo i secoli, furono introdotte e conservate le più importanti e significative reliquie legate alla vita e alla Passione di Gesù: i sandali, il bastone con cui Egli fu percosso dopo essere stato coronato di spine, le teste di san Paolo e san Pietro, massimi rappresentati e evangelizzatori del primo periodo cristiano, e, ultimo ma non ultimo, il santo prepuzio, quest’ultimo, come molte altre reliquie, rivendicato da ben 14 chiese in tutta Europa.
I mosaici e l’immagine di Gesù
@giovanipassionisti Continua, con la guida di Padre Leonello, la scoperta del Santuario della Scala Santa a Roma. ✝️ In cima all’ultimo gradino della Scala Santa, protetto da una massiccia inferriata, si trova l’antico oratorio privato del Papi: la 𝑪𝒂𝒑𝒑𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒅𝒊 𝑺𝒂𝒏 𝑳𝒐𝒓𝒆𝒏𝒛𝒐 𝒊𝒏 𝑷𝒂𝒍𝒂𝒕𝒊𝒐, detta il 𝑺𝒂𝒏𝒄𝒕𝒂 𝑺𝒂𝒏𝒄𝒕𝒐𝒓𝒖𝒎 per le molte reliquie che custodisce. 📍 Piazza San Giovanni in Laterano 14, Rome, Italy 📲 +393297511111 📩 scalasantaroma@gmail.com #ScalaSanta #scalasanta #scalasantaroma #santuarioscalasantaroma #santuarioscalasanta #reliquia #Roma #cappelladisanlorenzoallascalasanta #cappelladisanlorenzo #cappelladisanlorenzoinpalatio #sanctasanctorum ♬ suono originale – Gioventù Passionista
Magister Cosmatus fecit hoc opus è l’iscrizione che commemora, nella parte interna della chiesa, coloro che lavorarono e decorarono la Sancta Sanctorum. “Il Maestro Cosmato fece quest’opera”, e, beninteso, non un maestro qualsiasi; attivi fra il XII e il XIII secolo, soprattutto in area laziale, i Cosmati furono infatti la più importante famiglia di marmorari e scultori romani dell’epoca.
Le loro decorazioni, ben riconoscibili e che conferiscono il marchio di fabbrica a gran parte degli edifici religiosi dell’intero Lazio, si caratterizzano per un’armonica alternanza di colori: rosso e verde, rispettivamente, porfido rosso e marmo serpentino.
Per la sezione più emozionante, però, dobbiamo spostare l’attenzione verso l’altare, dove, fra la lucentezza dell’oro e dell’argento, si conserva un’antichissima immagine acheropita di Gesù, letteralmente, “non dipinta da mano umana”. Dipinta, secondo la tradizione, dall’evangelista Luca con l’ausilio di un angelo, l’icona di san Lorenzo in Palatio era ben nota alla comunità romana già a partire dall’VIII secolo dopo Cristo; la fama e l’importanza di questa immagine crebbe notevolmente allorché papa Stefano II (752-757), per invocare l’aiuto divino contro i longobardi di Astolfo, organizzò una processione per la città con a capo la sacra immagine.
Un po’ come, un paio di secoli prima, era successo durante la processione organizzata da papa Gregorio I Magno per far cessare l’epidemia di peste, così, anche durante il corteo messo in piedi da Stefano II, sembra che l’immagine abbia sortito un effetto salvifico. L’assedio di Roma, infatti, non ebbe successo, e Astolfo non riuscì ad entrare in città.