Gli ultimi gradini saliti da Gesù: la Scala Santa si trova a Roma, ma nel resto d’Italia ci sono delle interessanti “copie d’artista” da scoprire

Francesco De Luca, 26 Ott 2024
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Un po’ come avveniva per le reliquie dei santi nel Medioevo, rivendicate da più città, chiese e paesi, motivo per cui non era difficile imbattersi in 12 teste di San Giorgio, 10 braccia di San Biagio, o 15 mani di Santa Cecilia, così, anche per la Scala Santa vale un po’ un discorso analogo. Sul piano storico, certo, la Scala Santa è una e una soltanto; tuttavia, fra una regione e l’altra della nostra Penisola, da nord a sud, nel corso dei secoli ne nascono più esempi, che imitano e si rifanno a quella originale.

Un attimo però; prima di passare in rassegna le gradinate più rappresentative dello Stivale, cerchiamo di capire effettivamente di cosa stiamo parlando, e, soprattutto, del perché questa particolare struttura abbia da sempre destato, in Occidente, un interesse così forte.

Gli ultimi passi compiuti da Gesù prima della croce furono in direzione di Ponzio Pilato, dal quale, si sa, egli avrebbe ricevuto non solo l’interrogatorio, ma anche la celebre “lavata di mani”; quei gradini – destinati a diventare la Scala Santa – e, dunque, i più importanti del mondo e della Cristianità, si trovavano originariamente, secondo la tradizione, a Gerusalemme. Le tracce, poi, si perdono un po’, anche se leggenda vuole che sia stata la madre dell’imperatore Costantino, Sant’Elena, durante un pellegrinaggio in Terra Santa, a portare a Roma la Scala in questione, oltre ai chiodi della croce; e, non a caso, è proprio nella Città Eterna, vicino alla Basilica di san Giovanni in Laterano, che si conserva l’esemplare per eccellenza.

Ma andiamo per ordine; attraverso alcuni fra gli esempi più significativi del panorama italiano, cerchiamo di dare un’idea dell’importanza e della spiritualità di quella che, detta così, potrebbe sembrare solo una semplice scalinata.

Il Pontificio santuario della Scala Santa a Roma

scala santa roma

A San Giovanni non manca proprio nulla: la maestosa e più antica basilica d’Occidente, quella del Laterano; l’Obelisco più alto del mondo, quello del faraone Tutmosis III; il Battistero dell’imperatore Costantino I. Con i suoi 28 gradini in legno e marmo bianco e il suo meraviglioso ciclo di affreschi, la Scala Santa del Laterano completa questo angolo di Roma.

La Scala del Laterano, che forma, almeno dal punto di vista spirituale, un fil rouge con Gerusalemme e la Passione di Gesù, fu realizzata nel 1589 dall’architetto Domenico Fontana per volere di papa Sisto V, fra i più attivi e instancabili committenti del XVI secolo – a lui si devono la costruzione della Biblioteca Vaticana, il completamento della cupola di San Pietro, il restauro della Colonna Traiana,

Più che di Scala, però, sarebbe giusto parlare di complesso artistico; i 28 gradini, infatti, rientrano all’interno di una più grande struttura, fra cui l’Oratorio di San Silvestro in Palatio e la Cappella privata del papa, che ospita, fra l’altro, l’Acheropita lateranense, una pala d’altare non dipinta da mano umana.

Al fianco del complesso della Scala Santa troviamo invece i resti del Triclinium Leoninum, uno spazio dedicato ai banchetti del papa, e ricavato all’interno del Palazzo del Laterano.

Un must della spiritualità dunque, egualmente emozionante, per credenti e non; ma, tenetelo a mente, niente passi, la scalinata si percorre in ginocchio!

La Scala Santa di Campli, in Abruzzo

Voliamo in Abruzzo, a Campli, nella provincia di Teramo, dove, insieme alla Necropoli di Campolavano, la Scala Santa costituisce il polo di maggior attrazione del paese, ma anche, per la sua bellezza, d’Abruzzo e del Centro Italia.

Come nel caso di Roma e delle altre strutture, salendo in ginocchio i 28 gradini, in questo caso specifico in ulivo (quelli del Laterano sono invece in legno di noce), si ottiene l’indulgenza quotidiana, in altre parole, il perdono dei peccati, per un tempo variabile, solitamente di circa 100 giorni.

A Campli, però, in specifici giorni dell’anno, e, cioè, tutti i venerdì di Quaresima, è possibile ottenere anche l’indulgenza plenaria, vale a dire “a tempo indeterminato”, di regola unicamente concessa nell’anno del Giubileo.

Fiore all’occhiello della struttura sono senza dubbio le decorazioni parietali; nello specifico, lasciano a bocca aperta le scene della Passione, così come l’eleganza e gli intarsi del soffitto ligneo.

L’undicesimo gradino di Santa Salome a Veroli

santa salome veroli

Ritorniamo per qualche riga nel Lazio, fra il verde e la quiete della Ciociaria. È nel comune di Veroli, celebre per il pane, e per ospitare l’importante Abbazia di Casamari, che si conserva una fra le Scale Sante più antiche d’Occidente.

A differenza degli esempi precedenti, la Scala di Veroli conta 12 gradini in marmo, ed è inclusa all’interno della Chiesa di Santa Salome, non una santa come un’altra, perché indicata nel vangelo come madre degli apostoli Giacomo e Giovanni.

Fu grazie a papa Benedetto XIV, il quale, durante la metà del XVIII secolo, concesse il privilegio dell’indulgenza a tutti coloro che avrebbero salito genuflessi la gradinata di Santa Salome, che questa stimolò, nel tempo, la curiosità e la devozione dei fedeli.

Su tutte, una curiosità si lega a questa Scala: l’undicesimo gradino conserverebbe una reliquia – forse un chiodo? – della croce di Gesù.

Fabriano: un po’ di Roma nelle Marche

fabriano scala santa
L’ingresso della chiesa di Sant’Onofrio a Fabriano

Arriviamo infine, e ci fermiamo, a Fabriano, nelle Marche, eletta, a partire dal 2013, Città Creativa UNESCO; qui, prima delle sacre scalinate, è un’arte antica e preziosa, quella della lavorazione della carta, a destare l’interesse maggiore. Pensate, la carta arrivò in Europa solo nella metà dell’XI secolo – grazie agli Arabi –, ed è proprio a Fabriano che si attestano, già nel XII secolo, le primissime lavorazioni e botteghe.

I gradini della Scala di Fabriano, ubicata all’interno della chiesa di Sant’Onofrio, sono esattamente la metà di quelli di Roma, dunque, 14. È questo perché, così come nel caso di Reggio Emilia o di Valentano, anche quella del comune marchigiano si ispira apertamente al modello dell’Urbe.

Il file rouge con la Città Eterna, poi, è reso ancor più teso da tre frammenti della gradinata lateranense che farebbero parte di quella di Fabriano. Non tre frammenti a caso, è chiaro, bensì proprio quelli di cui accennavamo all’inizio, e, possiamo dire, da dove tutto ebbe inizio: la Scala di Gerusalemme, riportata, insieme ai chiodi della croce, da Sant’Elena dopo quel lungo e intenso pellegrinaggio in Terrasanta compiuto nel lontano 326 dopo Cristo.



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