La bontà che viene dal mare, ma non è pesce: sulle scogliere del Conero c’è una verdura tanto gustosa quanto sconosciuta

Manuela Titta, 27 Set 2024
la bontà che viene dal mare, ma non è pesce: sulle scogliere del conero c'è una verdura tanto gustosa quanto sconosciuta
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C’è un posto nelle Marche dove la natura è rimasta intatta e sprigiona tutto il suo fascino in ogni stagione. Se l’estate è sicuramente il periodo dell’anno in cui questo luogo è più visitato, negli altri mesi si ha la sensazione che questo posto ritrovi la sua dimensione incontaminata, quando la presenza massiccia dell’uomo retrocede per mettere al centro le dinamiche naturali. La montagna e il mare sono i protagonisti assoluti di questo paradiso, che alterna le sfumature di verde e di blu: dal mare si ammira la maestosità della terra e dal monte ci si perde, perché lo sguardo è sconfinato. È uno di quei posti dove si torna, per ammirare le cose dalle diverse prospettive e cogliere tutto il bello che sembra disegnato da una mano divina. Andiamo alla scoperta del Conero e della bontà che viene dal mare. 

Il Monte a picco sul mare

Il Conero è una meravigliosa oasi naturale a 572 m s.l.m., un posto che domina il mare Adriatico offrendo degli affacci mozzafiato: tra sentieri e strapiombi, questo promontorio offre l’occasione per escursioni a piedi, in mountain bike o a cavallo in area protetta, il posto ideale per chi ama le attività di montagna compresa l’arrampicata libera. Il Conero ha una dimensione selvaggia, caratterizzata dalla macchia mediterranea e dai boschi che lo rendono piacevolissimo da visitare, grazie a questo alternarsi dei diversi ambienti naturali. Questo promontorio ci riserva un’immersione totale nel verde e un affaccio senza eguali su un mare incontaminato.

La Riviera del Conero

Siamo esattamente tra Ancona e Sirolo, una località che ha bisogno di poche presentazioni: tra questi due comuni c’è un meraviglioso gioiello, la Riviera del Conero, con Portonovo che è un vero e proprio paradiso. Il paesaggio del parco regionale, un’area naturale protetta delle Marche istituita nel 1987, è ancora più incredibile se visto dalla barca: le innumerevoli formule consentono le soste per il bagno in acque cristalline, lo snorkeling, le degustazioni a bordo. Il nome Conero pare derivi dal greco komaros che significa corbezzolo, pianta molto diffusa sul monte e presente anche nello stemma della provincia di Ancona.

Tra colori e sapori

In questi luoghi non c’è solo la bellezza della natura da esplorare in tutti i suoi percorsi, ma anche un imperdibile viaggio tra i sapori locali. Il Conero è famoso per i moscioli, cozze selvatiche stagionali (disponibili da maggio a ottobre) che in queste acque hanno trovato l’ambiente ideale per diffondersi, anche grazie all’opera dell’uomo che, con un sistema di  pesca razionale, ha saputo assicurare un progressivo ripopolamento. Questo presidio Slow Food è imperdibile per chiunque si rechi in quel posto: un’esperienza culinaria che si fa solo sul Conero, visto che la distribuzione dei moscioli rimane in un raggio di pochi km.
Non si può non citare il Conero DOCG, uno dei vini più rappresentativi della Regione Marche: è ottenuto da uve Montepulciano per almeno 85% e Sangiovese per 15% al massimo. La zona viticola comprende appunto il promontorio del monte e alcune colline verso l’entroterra: è un vino che si presta bene all’affinamento in legno, per un periodo di ventiquattro mesi, grazie al quale migliora la morbidezza. La vicinanza al mare caratterizza fortemente questo vino dal colore rosso rubino, al naso sentiamo un sentore fruttato con note speziate, confetture, note balsamiche, è un vino morbido, caldo, tannico e persistente. Nell’abbinamento si presta bene alla gastronomia locale, tra cui lo stoccafisso all’ anconetana, ma ovviamente è ottimo con le carni alla brace, la selvaggina e i formaggi di grande stagionatura.

Paccasassi, pianta spontanea dalle proprietà nutraceutiche

Sul Conero troviamo un finocchio marino che cresce spontaneamente, è tipico di tutte le cose del Mediterraneo e anche nel nord Europa. Ha una storia antica perché era commercializzato e quindi molto conosciuto anche in passato: ovviamente il consumo era particolarmente diffuso tra chi si imbarcava e questo era un ottimo alleato contro lo scorbuto, una patologia che colpiva proprio i marinai in carenza di vitamina C. Questa pianta ha rischiato di scomparire perché veniva raccolta in maniera eccessiva, infatti sul Conero è protetta per definizione in quanto l’area è Parco Regionale, ma il paccasassi non è protetto solo qui, ma in molte altre regioni non solo italiane, ma anche Europee. Il Paccasassi ha molte proprietà benefiche, perché, oltre alla vitamina C già citata, contiene vitamina A, B, È; inoltre sono presenti potassio, magnesio e calcio. Ha un ottimo contenuto di antiossidanti, notoriamente fondamentali per combattere i radicali liberi. Questa pianta è anche un’importante fonte di composti fenolici: già in passato era nota per le proprietà depurative e diuretiche, ma recenti studi dell’Università di Camerino hanno caratterizzato esattamente l’estratto del Crithmum maritimum. Sono stati individuati nel dettaglio gli effettivi contributi del paccasassi come fonte di composti fenolici, ideali per la realizzazione di nutraceutici, ovvero prodotti che hanno, come scopo principale, quello di apportare benefici aggiuntivi a sostegno dei processi fisiologici dell’organismo.  

I paccasassi in cucina

Il sapore di mare si sprigiona in tutta la sua forza, accompagnato da una grande aromaticità e note agrumate: ricordiamo che è un finocchio selvatico, le foglie hanno una consistenza carnosa. Vediamo come può essere impiegato nelle ricette. È da sottolineare una grossa versatilità, perché il paccasassi può accompagnare diversi prodotti, infatti può essere consumato negli aperitivi, con le insalate, o in accompagnamento con gli altri ingredienti nella pizza (ad esempio con pomodoro, stracciatella e mortadella). I Paccasassi vengono venduti sott’olio, ci sono delle coltivazioni proprio nell’area del Conero e vengono lavorati con olio EVO di altissima qualità. Oltre alla mortadella, l’abbinamento suggerito è con il Ciauscolo IGP, ma si possono utilizzare anche con il pesce, i moscioli che abbiamo nominato prima e il formaggi freschi. Sia che si utilizzino per piatti semplici o più elaborati, i paccasassi sono protagonisti grazie al loro gusto inconfondibile.



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