Dal castello più grande all’antica congiura: in Basilicata c’è un borgo dalla storia davvero movimentata

Adriano Bocci, 05 Ago 2024
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Nel cuore della Basilicata c’è un imponente armadio che contiene uno scheletro terribile: un antico, piccolo borghetto medievale stupendo che cela una storia movimentata e decisamente non carina e coccolosa. Con radici risalenti all’ottavo secolo è un borgo all-inclusive di vicende storiche (leggasi: gossip d’altri tempi), inclusa una antica congiura. Bellezze architettoniche e paesaggistiche in collina, in una antica colonia militare fra le valli del Bradano e del Basento, vengono protette con remota malizia da una fortezza imponente, terribilmente bella e dal nome coerente: benvenuti a Miglionico.

Una congiura antica e acerba al castello di Miglionico

miglionico col castello del malconsiglio

Il Castello del Malconsiglio

Malconsiglio. Il Castello del Malconsiglio è il fulcro della storia di Miglionico: creato su un ermo colle dall’ottavo-nono secolo in posizione strategica, causa incursioni saracene, è famoso per aver dato ristoro nel 1485 a quella che venne chiamata la Congiura dei Baroni. Questo castello a parallelogramma con sette torrioni, qualche bitorre, alcune circolari ed altre quadrate, ha avuto un paio di espansioni nel 1110 e poi nel 1400. In origine aveva due entrate, poiché una venne distrutta da un terremoto nel 1857, ma cambiò lavoro diventando una residenza signorile con sale affrescate e una cappella privata.

Nonostante la quiete e la bellezza delle viste mozzafiato sulla valle del Bradano, la sala principale ospitò riunioni segrete per un complotto contro re Ferdinando I d’Aragona tra il 1485 e il 1487, coinvolgendo molti dei principali nobili del Regno di Napoli. Fu un evento a dir poco cruciale nella storia del regno, riflettendo a specchio le tensioni che c’erano tra la monarchia aragonese e la nobiltà della zona.

In pratica il significato della Congiura dei Baroni sta nella resistenza opposta dai baroni napoletani contro le riforme ammodernatrici degli Aragonesi. Re Ferrante d’Aragona (Ferdinando I) voleva ridurre il potere feudale, centralizzare il potere, migliorare l’economia e promuovere nuovi imprenditori napoletani usando riforme fiscali che potenziavano le amministrazioni comunali, per toglierle ai baroni.

Un vero peccato che quasi tutto il regno fosse sotto il loro controllo, con un potere economico ben più alto di quello degli Corte. La corte degli Aragona era a dir poco subalterna, soffocata e accerchiata dai baroni, che erano alleati con lo Stato Pontificio. Era dai tempi degli Angioini che il papa aveva imposto il suo controllo sul Regno di Napoli, richiedendo il suo assenso per l’accesso al trono e vantando privilegi su diverse terre: baroni e Chiesa si opposero al re impedendo lo sviluppo. Anche se opposero è una parola molto dolce che non rende l’idea.

Chiesa, baroni, e la nuova concorrenza

uno scorcio della chiesa di santa maria maggiore

Uno scorcio della porta laterale della Chiesa di Santa Maria Maggiore con la deposizione di Giulio Persio

Una nuova classe si issava dai margini del mondo feudale napoletano, ben diversa dai baroni di origine militare, che avevano pochi legami col dinamismo imprenditoriale, a chiamarlo così. La migrazione di greci e albanesi contribuì al ripopolamento del meridione: la nuova borghesia loricata era la nuova concorrenza. E tra i loro rappresentanti c’erano Antonello Petrucci e Francesco Coppola, coinvolti strettamente col re in affari e titoli nobiliari.

La situazione era così tangibile che al tocco avrebbe provocato un Sol: Tesa come una corda, la situazione andò degenerando per i baroni perché la “borghesia loricata” (i nuovi borghesi) alla fine si integrarò. Il primo duro scontro avvenne con la guerra del 1459-1464, vinta da Ferdinando con l’aiuto di capitani italiani e un contingente guidato da un eroe albanese, Giorgio Castriota Scanderbeg.

Giovanni Antonio Orsini del Balzo e Antonio Caldora persero tutto e la vittoria del re gli permise di riorganizzare l’economia del Regno di Napoli. Per diversi anni i restanti baroni sopportarono le nuove norme, ma non a lungo.

Un colpo da maestro

uno scorcio della chiesa di santa maria maggiore

Uno scorcio della Chiesa di Santa Maria Maggiore

Petrucci e Coppola furono la chiave di volta nella congiura… e anche i primi a essere giustiziati. Alla vigilia della congiura i baroni erano preoccupati: Ferdinando li aveva piegati, nuovi ceti li minacciavano e le università si emancipavano. Nel 1485 a un matrimonio a Melfi tra un barone e la figlia di un conte (Troiano II Caracciolo e la figlia di Pietro de Guevara) si rimuginò di nuovo: il potere era in declino e Alfonso II d’Aragona doveva succedere al trono.

Quindi tornarono indietro: chiesero aiuto al papa. Lui avrebbe dovuto negare l’investitura al trono di Alfonso e fu così che la congiura del 1485 venne ordita dal principe di Salerno, Antonello Sanseverino, consigliato da Petrucci e Coppola, coinvolgendo tanti guelfi come i Guevara, Caldora, Senese, Del Balzo, Gesualdo ed altri. Mentre Antonello fa da sonda per i consensi, Coppola torna dal re per fare da intermediario doppiogiochista e trarre vantaggi. Ferrante, con molto cinismo, lo sfrutta come spia della congiura.

Il colpaccio era impedire al re di attraversare i territori vicini, isolandolo e colpendolo assieme al papa. Giovanni di Lorena non arrivò mai e re Ferdinando anticipò i baroni inviando le truppe all’Aquila. Li disorganizzò pesantemente e il gruppo di baroni tenne convegni in vari castelli, anche al Castello del Malconsiglio di Miglionico, partecipati da Petrucci e Coppola come intermediari del re. Re che concordò coi baroni per poi ucciderli a sangue freddo dopo essersi fatto accompagnare da loro. La congiura finì nel 1487 attirando gli ultimi rimasti con la scusa di un matrimonio.

Oggi il Castello del Malconsiglio è una delle principali attrazioni turistiche di Miglionico. Restaurato di recente, ha un percorso multimediale che racconta la Congiura dei Baroni assieme a tour guidati che fanno vivere i momenti importanti dell’evento storico. Ciò succede grazie soprattutto alle rievocazioni storiche di agosto che il castello fa: trovate qui il sito ufficiale.

E se lo avete riconosciuto, sì, al Castello del Malconsiglio hanno girato Wonder Woman.

Cosa vedere a Miglionico

Se siete rimasti fin qui, capirete che tutto ciò che vi abbiamo raccontato non è che un riassunto spiccio. Sono stati scritti libri sull’argomento, ma Miglionico non è solo il Castello del Malconsiglio. Dovete assolutamente fare una visita alla Chiesa di Santa Maria Maggiore, la Chiesa Madre: risale al XIV secolo e custodisce il Polittico di Cima da Conegliano del 1499: le sue 18 tavole sono un esempio straordinario dell’arte del Rinascimento. All’interno c’è anche un crocifisso ligneo del 1629, un organo barocco del 1749 e molte tele tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo.

Oltre alla chiesa potete (e dovete) farvi una passeggiata panoramica e una nel centro storico. Nel centro storico è d’obbligo vedere diversi palazzi seicenteschi come Palazzo Petito, Palazzo Corleto e Palazzo Ventura-Aspriello. Per la passeggiata panoramica il Castello del Malconsiglio ne ha una, certo, ma c’è anche quella di Via Estramurale Torre di Fino, dalla vista che dà i brividi sulla valle del Bradano e sulla Riserva del Lago di San Giuliano. Non a caso è una delle zone più fotografate di tutta la regione, come la riserva stessa, dove potrete trovare pioppi, salici, cipressi, eucalipti e pini d’Aleppo, ma anche aironi, tassi e tanto altro, senza contare le passeggiate a cavallo o le escursioni in mountain bike che potete fare alla riserva.

Come arrivare a Miglionico

Arrivare a Miglionico è semplice sia in auto che con i mezzi pubblici.

Se si viaggia in auto da Potenza o Taranto si può usare la Statale 407 Basentana verso Matera, con lo svincolo per Miglionico. Il Castello del Malconsiglio fa da punto di riferimento visibile. Per chi da Matera ci viene dista sui 20 km che si fanno in 25 minuti. Invece in bus ci sono servizi regolari che partono da Matera; da Potenza ce n’è uno diretto e il viaggio è di un’ora e dieci. Combinando treno e bus ci si arriva anche da Bari in due ore e mezzo: la stazione più vicina è quella di Ferrandina, a 20 km da Miglionico. Se arrivate in auto potete parcheggiare verso la fine di Via Estramurale Castello per arrivare velocemente al centro. L’aeroporto più vicino è quello di Bari-Palese, a 90 km.



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