Misteri del Monferrato

Tra leggenda o realtà?
Scritto da: Ciaf
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Io e Ale decidiamo di fare una gita di fine stagione nel vicino Monferrato, un po’ per vedere i colori autunnali, un po’ per far visita a due cari amici. Così approfittando del nostro voucher Piemonte il 19/11/2021 partiamo per Asti. Iniziamo il viaggio con una giornata di sole passando per le Langhe e già si intravede a valle una nebbia fitta. I nostri amici intanto per telefono ci stanno avvertendo che ad Asti c’è un nebbione pazzesco e che non si vede a un palmo dal naso.

La cosa non ci preoccupa minimamente e procediamo con il nostro itinerario, destinazione Santo Stefano Belbo – Fondazione Cesare Pavese.

Lungo il tragitto non possiamo mancare di visitare il Museo a Cielo Aperto di Camo. Lì la nebbia si fa già sentire, quindi tolgo gli occhiali da sole e facciamo un giro ammirando le opere degli artisti. Una bella passeggiata in cima al paese senza godere del panorama, ma già tutta quell’arte riempie abbondantemente i nostri occhi. Un cartello cattura in particolare modo la mia curiosità: b.a.r.l.u.i.g.i. base aerospaziale ricercatori di luoghi di utopie indipendenti e geometrie ignote. E qui comincio a capire di essere nel posto giusto e che mi aspetteranno grandi sorprese.

Fondazione Pavese, Santo Stefano Belbo

Ci dirigiamo, quindi verso il paese di Santo Stefano Belbo e qui non si possono non ammirare le panchine a forma di libro raffiguranti le pagine dei racconti di Pavese. Arriviamo dalla Fondazione e perduti a fotografare panchine ci chiamano per entrare. Percorriamo la visita accompagnati dalla guida, ci si sente avvolti dalle colline e dai suoi libri, le fotografie raccontano dei suoi luoghi e di quei personaggi che lui intervistava e da cui nasceranno poi i suoi racconti. E mi colpisce quella pagina scritta di suo pugno sulla Sua copia dei ‘I dialoghi di Leucò’ ‘’Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi‘’. Una frase semplice che rispecchia la vita lì tra le campagne , dove tutti si conoscono, dove la gente vive di pettegolezzi e lui raccogliendoli e trascrivendoli ci ha scritto storie diventate famose in tutto il mondo.

Lasciamo Cesare Pavese dopo essere stati, per completare il tour, nella sua casa natia e ci dirigiamo verso in nostro hotel che poi è un Castello a Frassinello. La nebbia è fitta e sembra di essere avvolti in un lenzuolo, non si vede nulla. Seguendo Google Maps arriviamo sotto le mura del Castello. Lasciamo la macchina e decidiamo di salire a piedi lungo le mura, perché oltre non riusciamo a vedere nulla. La suspense aumenta, scendiamo dalla macchina e sentiamo la nebbia che ci avvolge, intorno il nulla e quella sensazione di umido che parte dai piedi ci fa un po’ rabbrividire. Arriviamo dal cancello di legno tipico di un Castello che si rispetti, vicino c’è una porticina entriamo e c’è una ragazza gentilissima che ci accompagna alla camera. La location è quella di un Castello medievale con il suo cortile e le scuderie. E’ lasciato con gli arredi di un tempo niente di sfarzoso, ma nel complesso molto fiabesco. Saliamo le scale, un grosso stemma di legno sovrasta le nostre teste ed entrando nella nostra camera ,che dà sul cortile , noto subito sul  letto il drappo a baldacchino tipico delle camere nobili e già mi sento una Contessa.

Ci mettiamo in contatto con i nostri amici per la cena e decidono di portarci in un ristorante gestito da dei genovesi così ci saremmo sentiti più a casa. Il posto è molto bello, un locale country chic vicino Moncalvo, con un bel giardino da sfruttare nelle belle giornate e una vista che ci dicono meravigliosa, ma nel buio e nella nebbia l’abbiamo solo immaginata. Tipica cena piemontese molto buona accompagnata da un Grignolino del posto che non avevo mai assaggiato e devo dire che mi è piaciuto molto.

Giorno 2, 20 novembre

Risveglio al Castello, andiamo a colazione e la signora molto gentile che ci propone dei dolcetti squisiti ci racconta che sono nei preparativi perché nel fine settimana avrebbero avuto un matrimonio, l’ultimo della stagione, ma impegnativo perché la sposa aveva deciso di cambiare tutto l’arredamento per quel giorno. E penso… proprio come le Contessine viziate della favola di Cenerentola. Ritorno alla realtà e facciamo un giro nei giardini sempre avvolti nella nebbia che non ci lascia scorgere più lontano del campanile, che si erge lì dritto con quello sfondo grigio nel nulla. Ormai siamo in autunno inoltrato e le foglie, con quei colori tipici che vanno dal giallo al rosso passando per tutte le meravigliose sfumature, tappezzano quel bel giardino con il pozzo davanti le scuderie.  E si fanno notare le palme, alte, imponenti, che non possono mancare nella casa del nobile.

Proseguiamo per un altro Castello, quello di Govone, che ospita il Magico Paese di Natale e per un errore alla biglietteria ci ritroviamo con i bambini e gli elfi davanti alla casa di Babbo Natale. E qui la nostra favola continua.

La sera la passiamo a casa dei nostri fantastici amici che ci propongono una cena piemontese da far concorrenza ai migliori ristoranti del Monferrato e per l’occasione un ospite speciale e inatteso: il loro caro amico e giornalista Claudio Galletto scrittore del Libro ‘In nome della croce’ nonché guida turistica enogastronomica alla distilleria Mazzetti.

E qui partendo da questo libro si potrebbe organizzare un’altra gita solo per scoprire i misteri raccontati da Claudio.

Tutto inizia la sera prima, a cena, quando Davide e Stefania ci raccontano di una grotta, la grotta dei saraceni per l’esattezza, nella quale dicono sia sepolto un tesoro mai scoperto. A guardia della porta il fantasma che ha il compito di proteggerlo. L’entrata di questa grotta nessuno sa esattamente dove sia, si dice tra Ottiglio e Moleto. C’è anche la testimonianza di un vecchio del paese, ormai morto, intervistato da Claudio che racconta di aver visto dapprima una luce giallo verde e poi di essergli apparso chiaramente il fantasma. La descrive come una giovane donna dai lunghi capelli biondi e poi da quel momento il buio totale. Poi Davide racconta di cartelli, di strade sterrate vicino a un ristorante, e per la prossima gita ci promette che ci accompagneranno. Non vedo l’ora!

Mentre i fumi del vino, di una delle etichette più celebri del Piemonte: l’Arneis ‘Blangè, incominciano a elettrizzare la serata, prende la parola Claudio e con quella sua arte di raccontare le storie, comincia a narrarci tra leggenda e verità delle tre pietre maledette raccontate nel suo libro. E tra le colline dell’astigiano immersi nella nebbia la storia ha inizio:

Le terre piemontesi fanno da sfondo ad una vicenda sulle colline sabaude di una famiglia benestante di paese che compie una scalata verso il potere, quello dei piani alti della società. La protagonista è la casata dei Cassone e delle tre donne della famiglia, appartenenti a tre generazioni diverse vissute nell’Ottocento. Le loro vite sono legate a tre gioielli, che con la loro luce sin dai tempi delle Crociate guidano gli eventi e le mosse di chi ne entra in possesso. Racchiusa in quelle tre pietre preziose, c’è una forza incontrollabile. Sono forse realmente esistite prima della loro misteriosa scomparsa?

Le tre stelle cavalcano la trama leggendaria del mio romanzo. Brillano e promettono ricchezza fino a spegnersi e segnare l’ora della morte. La sepoltura di una Contessa in una cripta di una chiesetta e, con lei le tre stelle,  che  avrebbe dovuto porre fine alla dannata eredità dal passato. Ma tutto è solo un’illusione e la maledizione si riaccenderà. Il titolo del mio libro nasconde un altro mistero: il Vaticano, che ben conosce le stelle, le cerca ostinatamente perché sa quanto gli siano nemiche. Da dove vengono queste pietre maledette e perché si servono delle loro vittime per punire la Chiesa? Quesito fra i tanti nascosti nella leggenda, ma non è solo finzione non esattamente. I personaggi, i luoghi e le tragedie non sono inventati. Andate sul posto e guardate troverete le tombe dei personaggi realmente vissuti e i luoghi, quei posti realmente esistenti.

Sulla chiesa di Ottiglio c’è una pietra con una scritta …cominciate da lì!

21/11/2021. Rientro a casa, ripromettendoci di ritornare di nuovo per seguire le leggende raccontate da Claudio, che poi forse solo leggende non sono.

To be continued

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