Patrizio presenta “On the move. Nel paesaggio di Autogrill”
Un altro aspetto molto interessante riguarda i cosiddetti “food court”: dei luoghi di cucina internazionale in cui si concentrano tutti i ristoranti tipici del mondo. Autogrill gestisce uno di questi luoghi di aggregazione culinaria persino dentro il Louvre! Qui si trova la cosiddetta “cucina internazionale”, che non è una sintesi unica di vari piatti, ma la declinazione locale di tante cucine diverse. Praticamente è possibile mangiare il cibo cinese piuttosto che quello giapponese o italiano. Inoltre nei “food court” tutto è organizzato secondo il tempo: se una persona tra un aereo e l’altro ha dieci minuti liberi potrà mangiare in un certo modo, se invece ha un’ora a disposizione mangerà diversamente. Questi aspetti possono certo scandalizzare il gourmet, ma è importante coglierne anche gli aspetti positivi… Il libro tratta poi un tema che tutti noi in quanto turisti dovremmo analizzare: il dibattito tra luoghi e non luoghi, sviluppato in un’intervista a Marc Augé. Vi siete mai chiesti cos’è un luogo e cosa un non luogo? Praticamente un luogo è uno spazio che ha una storia e un’identità ben connotate, all’interno del quale si instaurano delle relazioni sociali. Io ad esempio abito in un luogo, il centro di Bologna. Un non luogo, al contrario, è uno spazio privo di storia e di identità, all’interno del quale non avviene nessun tipo di relazione significativa. Qual è il problema? Il problema è che questo non è più vero. Facciamo un esempio: un non luogo che esula dall’ambito di Autogrill è il centro commerciale. Ma questo non luogo, però, diventa un luogo per chi ci lavora: i dipendenti che ci vivono tutti i giorni hanno relazioni tra di loro; per non parlare delle relazioni tra i dipendenti e la clientela… La stessa cosa vale per i non luoghi relativi ad Autogrill. Diverso tempo fa ho scritto con Davide Parenti una guida degli Autogrill presenti sul tratto autostradale da Milano a Roma; durante questo lavoro si sono create delle relazioni che mi hanno portato a conoscere per nome tutti i benzinai lungo il tragitto! Mi viene da pensare che le relazioni ci sono eccome e che si possono creare anche abbastanza facilmente… Molti Autogrill risalgono a trenta, quaranta anni fa… Perciò possiedono anche una storia! Sono le creazioni degli architetti degli anni ’60, che rappresentano l’archeologia industriale.
Insomma, neanche pensando a luoghi e non luoghi possiamo tagliare la realtà in modo netto. I non luoghi come gli aeroporti, gli Autogrill, le stazioni e i centri commerciali sono come il sistema cardiovascolare, la nervatura della globalizzazione! Sono i percorsi che obbligatoriamente una persona è costretta a fare per spostarsi. Ormai per andare da un luogo a un altro bisogna per forza passare da un non luogo! Invece di continuare a demonizzarli sarebbe bello che gli architetti si occupassero di renderli umani, di renderli luoghi. Questa considerazione è per me estremamente stimolante perché ci porta a capire qualcosa in più sulla globalizzazione culturale e, perché no, gastronomica.
Certo, dopo aver approfondito il concetto di non luogo evidenziandone le sfumature, emerge ancora più forte il concetto di luogo. Proprio per questo stiamo cercando di organizzare una sorta di giro d’Italia a piedi, senza benzina, per raccontare i luoghi per eccellenza… Resta estremamente importante valorizzarli per quello che sono: spazi dove ci sono rapporti con la storia, identità forti, ben definite e relazioni umane.
Patrizio