Weekend nel Monferrato 2
Dai liguri stazielli fondatori della città, ai Romani che vi edificarono gli impianti termali, passando per i Gonzaga fino ai Savoia, tutti apprezzavano le sorgenti termali dalle molteplici proprietà, infatti ancora oggi questa cittadina è conosciuta ai più come luogo termale, ma non è solo questo… Partiamo in auto in un sabato qualunque di ottobre, la A26 Gravellona Toce scorre sotto le nostre gomme, uscita Alessandria Sud e dopo circa 20 minuti eccoci giunti all’Hotel Roma Imperiale, immerso nel verde del quartiere Bagni, elegante, in zona tranquilla, gestito da personale squisito, a soli 15 minuti a piedi, con una piacevole passeggiata verso il centro. Solito check-in, e via alla scoperta della cittadina. Percorriamo via Acquedotto Romano, e costeggiamo la grande piscina Estiva che fino agli anni 50 è stata la più grande piscina all’aperto in Europa, passando sul ponte Carlo Alberto ci appaiono all’improvviso le grandi arcate dell’Acquedotto Romano, di epoca Augustea (I secolo d.C.). Lungo il greto del fiume Bormida parte una pista ciclabile di 4 km, affiancata da un’ippovia e da un percorso pedonale, ideale per osservare la flora e la fauna fluviale…non è il nostro caso, quindi, procediamo incamminandoci su Corso Bagni verso Piazza Italia. Sotto i portici, prima di arrivare in piazza, all’altezza della Banca Mps, volgendo lo sguardo sulla sinistra, si può notare una piccola costruzione in vetro, lì si trova l’antica piscina Romana, ovvero rovine di un vasto complesso termale risalente all’età imperiale, ritrovare nel 1913, durante il restauro dei portici. Per assaporare un’atmosfera di altri tempi, facciamo una piccola pausa al Caffè delle Terme. Non fatevi condizionare dall’ambiente, i prezzi sono come negli altri bar, ma l’atmosfera è tutta un’altra cosa… e vi ritroverete a sorseggiare un caffè che, oltre al piacere del palato, vi regalerà anche il piacere della vista. Dopo la sosta, giungiamo in Piazza Italia dove si affaccia il Grand Hotel Nuove Terme costruito nel 1870, in stile liberty, frequentato nel secolo scorso da ospiti illustri provenienti da tutta Europa tra i quali Churchill a cui fu dedicata la suite 107. Da questa piazza si può ammirare la fontana delle Ninfee con le sue 31 vasche ricche di luci e zampilli.
Imboccando Corso Italia, la via principale pedonale della città, si arriva in Piazza della Bollente, tappa d’obbligo. In questo angolo di vago sapore ottocentesco in stile Umbertino, sgorga una sorgente naturale di acqua calda con vari principi curativi, ad una temperatura di 74,5°. Risale al 1879 l’edicola eretta a forma di tempietto greco, per evidenziare l’importanza della fonte. La piazza fu anche il Ghetto ebraico della città, mentre nel medioevo era piena di botteghe di artigiani. Saliamo sul lato destro della Bollente, e infilandoci lungo via Scatilazzi, piccola via acciottolata, si incontrano i resti di un teatro romano. Proseguendo si giunge in piazza della Conciliazione, cuore del Borgo Pisterna, circondata da eleganti edifici fra il XIV e XVIII secolo. Restando sul lato sinistro della piazza, si arriva nella parte alta del centro storico e salendo la scalinata si giunge al Castello dei Paleologi, di origine medioevale, oggi ospita il Museo Archeologico e l’oasi naturale birdgarden. Dal castello godiamo della vista sulla città e su Villa Ottolenghi, nostra meta del pomeriggio. Scendendo da Via Barone, giungiamo in piazza duomo dove possiamo ammirare La Cattedrale dedicata all’assunta, che vedremo domani mattina; ora è giunto il momento di un po’ di street-food, entriamo in una panetteria e ci facciamo preparare due bei panini… e visto che abbiamo la pancia un po’ piena, ne approfittiamo per recarci all’enoteca regionale “Terme e Vino”, dove poter gustare e naturalmente acquistare un buon Dolcetto e Brachetto d’Acqui DOCG, anche se non si è bevitori di vino, questa cantina del cinquecento merita una visita, tutta in mattoni a vista, sita sotto palazzo Robellini, dove si trova l’Ufficio Turistico. Riprendendo la strada del ritorno, ci prendiamo un caffè e un acquese al rum, cioccolatino molto buono, presso la pasticceria Voglino. In piazza Italia.
Giunti in hotel, prendiamo l’auto per recarci a Villa Ottolenghi, in strada Monterosso, distante circa dieci minuti da Acqui, dove ci aspetta una piacevole visita con inizio alle 14:30. Complesso monumentale iniziato dai coniugi Arturo B. Ottolenghi ed Herta Von Wedekind, nel primo dopoguerra e terminato nel 1953, essendo amanti dell’arte ospitavano presso la loro dimora artisti offrendogli vitto e alloggio in cambio delle loro opere, infatti è uno dei rari esempi in Italia di stretta collaborazione tra: architetti, pittori, scultori, per dare vita alla creazione di una Dimora padronale caratterizzata dalla presenza di importanti opere d’arte. Lui, avvocato di origine ebraica, lei, artista tedesca con una spiccata propensione per l’arte; amanti dell’arte e della bellezza cominciarono questa avventura durata oltre trent’anni. Alla morte prima di Arturo, poi di Herta è il figlio Astolfo che si impegna a terminare l’Opera dei genitori. Astolfo muore nel 1979 e qui il sogno della famiglia Ottolenghi si interrompe e inizia lentamente il degrado, la villa rimane vuota, spogliata dei suoi arredi e abbandonata…Fino al momento in cui, passa a Vittorio Invernizzi, il quale provvede , a mio avviso con ottimi risultati , a ridare un futuro a questa Dimora.
Tutta la struttura è inserita in modo armonioso nella natura, le verdi aree che la circondano, circa 10 mila mq, sono un capolavoro dove arte e natura si uniscono, passeggiando in queste aree verdi, avvolti dal profumo di menta che si solleva dal tappeto erboso, si possono vedere eleganti panchine girevoli scolpite nel marmo, la statua del Tobiolo, i particolari in ferro battuto dei Maestri Ferrari, e lo stupefacente pergolato di glicine che fa da camminamento laterale dalla Villa agli Studi degli artisti.
Nel 2011 il parco è stato premiato con il prestigioso “European Garden Award”. Non lontano dalla villa il Mausoleo, oggi “Tempio di Herta”, e il parco, ricavato da un preciso disegno scenografico che prende il nome di “Paradiso Terrestre”. L’enorme portale del Tempio, di bronzo, nichel e rame inciso, monumentale opera dei maestri Ernesto e Mario Ferrari, fa da preludio alla bellezza degli affreschi di Ferruccio Ferrazzi, e dei mosaici realizzati dalla scuola di mosaico di Ravenna, sempre su disegno di Ferruccio Ferrazzi. Il Tempio rappresenta per la Villa una meta di grandissimo valore storico-artistico. Prenotate sicuramente una visita al mausoleo di Herta, perché è meraviglioso, un peccato perderlo. Questo piccolo gioiello italiano, non è molto conosciuto, ma forse, è proprio questa Villa con il suo tempio, che rende meritevole un viaggio ad Acqui Terme.
Ahh…. Dimenticavo, anche qui merita la degustazione vini . Bacco e cultura sono sempre una buona cura, per superare autunno ed inverno.
Bene, dopo una visita di circa.. ‘mamma mia … 4 ore…’, ma sono passate in un lampo… bisogna assolutamente recuperare le energie, e quale cosa migliore di una buona mangiata in una trattoria ad Acqui? Trattoria Mazzini, ogni piatto un’emozione, una cucina casalinga, a prezzi ok. Soddisfatti ma anche molto stanchi, facciamo due passi in centro, e passo dopo passo ci dirigiamo verso la nostra dimora per un meritato riposo.
La mattina ci accoglie con una leggera nebbiolina, e dalla finestra della nostra camera si scorge il neoclassico tempietto, detto ‘Acqua Marcia’, per il caratteristico odore di zolfo di questa sorgente che sgorga a 19°. Dopo una buonissima colazione dentro una sala dove si respira un’atmosfera d’antan, check-out e via verso il centro per un’ultima visita di questa città adagiata fra le colline del Monferrato. Ormai con la città in tasca, andiamo direttamente verso la Cattedrale di Santa Maria Assunta, in piazza Duomo, consacrata nel 1067 da San Guido, Vescovo e Patrono della città il quale, si può vedere sullo stipite di destra con in mano la chiesa da lui consacrata.
La chiesa, con una scenografica scalinata, è una testimonianza del primo Romanico, di cui, nonostante i rimaneggiamenti rinascimentali e barocchi, rimangono tracce, come ad esempio la cripta, dove le caratteristiche romaniche sono rimaste inalterate e il recente restauro permette di ammirare sia i decori , sia il rigoroso ordine architettonico di colonne e capitelli, molto suggestivo. Nella sala del Capitolo si conserva il Trittico della Madonna di Montserrat, capolavoro del pittore spagnolo Bartolomeo Bermejo, purtroppo non presente al momento della nostra visita, perché fino ad Agosto del 2019, è esposto presso i prestigiosi musei di Madrid, Barcellona e Londra.
Lasciando alle spalle il Duomo, costeggiamo il palazzo Vescovile ed il complesso del Seminario Maggiore, torniamo in Piazza della Bollente tramite la scalinata della Schiava sovrastata da un arco che apparteneva ad una delle porte della cinta medioevale. Scendendo dalla scalinata e proseguendo dritti in via Mazzini, ci troviamo in Piazza Annunziata, dove vi è l’edificio religioso più antico della città, La Basilica di San Pietro, sorto in epoca paleocristiana, di cui conserva solo le tre absidi e la base del campanile ottagonale, costruita in forme romaniche sulle fondamenta del preesistente luogo di culto.
Ed è così che giunge al termine il nostro weekend, in questa cittadina da cui non ti aspetti molto, ma che invece, sa stupirti, sorprenderti e ti insegna che anche nelle piccole città, non molto pubblicizzate si può ricevere tanto.