A Creta tra immersioni e archeologia

Toccata e fuga… dal labirinto del minotauro
Scritto da: Mara Speedy
a creta tra immersioni e archeologia
Partenza il: 18/09/2016
Ritorno il: 25/09/2016
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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CRETA: TOCCATA E FUGA… DAL LABIRINTO DEL MINOTAURO!

Una settimana di vacanze a settembre e cosa fare? Volevo approfittare per fare qualche immersione, ma volevo anche un luogo con delle emozioni da trasmettermi e la scelta (azzeccatissima!) é ricaduta su Creta, terra del Minotauro, come ricorda anche Dante nel XII Canto dell’Inferno « e ‘n su la punta de la rotta lacca, l’infamïa di Creti era distesa, che fu concetta ne la falsa vacca ».

Tramite il sito Last Minute prenoto una stanza all inclusive all’Orange Club Maya Beach & Gouves Bay, un resort con animazione e diving, dato che viaggiando sola volevo avere pasti e dopo cena “organizzati”. In realtà la stagione era al termine e l’animazione era carente, sia per quantità sia per qualità, per di più il diving non era interno alla struttura, ma a circa 1 km verso ovest.

Consultando in un secondo tempo siti come TripAdvisor, ho capito subito che il diving, per cui avevo scelto appositamente questa struttura, non solo non era all’interno, ma non c’entrava nulla con il resort e non era possibile contattarlo direttamente. Non capendo quanto distasse, ho optato per prenotare 4 immersioni presso il Diver’s Club Crete, un centro diving Padi 5 stelle di Agia Pelagia, che ha anche una sede a Malia, con l’idea che, se mi fossi trovata bene, ne avrei fatte altre (www.diversclub-crete.gr).

Sempre via mail ho contattato la gentilissima Mary (info@gouvescarrental.com – www.okaycrete.com) per prenotare per due giorni un auto (35 euro al giorno, con assicurazione a copertura totale e km illimitati), ma ho poi scoperto che proprio davanti all’hotel c’era il John & Mary car rent (aperto dalle 8.45 alle 21) e che costeggiando il canale perpendicolare al lungomare di Gouves, si arriva nel centro dove ci sono diversi rent a car (compreso il mio) e agenzie che organizzano escursioni, nonché negozi di tutti i generi.

In realtà Gouves è ben servita anche con i bus, che raggiungono le principali città della costa nord (bus-service-crete-ktel.com), ma io volevo vedere anche la costa sud e spostarmi in libertà. I bus comunque si prendono sulla strada principale, parallela al lungo mare, alle spalle degli hotel.

18/09

Parto con Alba Star da Milano Malpensa alle 17.40 diretta all’aeroporto di Iráklio, dove arriverò alle 21:10 (fuso di un’ora avanti rispetto all’Italia). In mezz’ora veniamo trasferiti al resort, che è composto da due aree, una con casettine a due piani e una con un vero e proprio hotel. Per fortuna capito nelle casettine tipiche, bianche con decorazioni azzurre; la stanza è grande e confortevole, anche se un po’ trascurata, ma sono vicinissima al mare. Come Easy Jet, Alba Star offre cibo e bevande solo a pagamento, ma per fortuna ci hanno lasciato la cena in camera e il primo approccio con il cibo greco è molto positivo, la feta è deliziosa e la tzatziki, crema di yogurt e cetrioli, che accompagna la carne, diventerà la mia droga per l’intera settimana.

Domato lo stomaco, esco in perlustrazione: il ristorante ha la vista sul mare, ci sono due piscine, un campo da beach volley, uno da bocce e un piccolo teatro, dove immagino si svolgeranno gli spettacoli dell’animazione. Un baretto aperto fino alle 23, serve alcoolici tra cui l’ouzo all’anice e il raki, entrambi liquori tipici greci. Non esco dal resort, dato che la zona sembra piuttosto isolata, ma mi ricrederò il giorno seguente.

19/09

Per fortuna il ristorante serve la colazione dalle 7.15, così posso mangiare qualcosa prima che mi vengano a prendere alle 8.50 per andare a fare diving.

La prima immersione della mattinata, con la guida di Giannis, è a Big Anchor, così detta per la presenza di una grossa ancora antica, che si trova al largo proprio davanti alla spiaggia di Agia Pelagia, un fazzoletto di sabbia, dove si affittano sdraio e ombrellone. Entriamo in acqua intorno alle 11.10 e usciamo 40 minuti più tardi, dopo aver visto l’ancora, una murena, anfore antiche e vasellame vario probabilmente persi da qualche mercantile affondato in queste acque, che in questa stagione raggiungono i 24 °C, mentre l’aria è di 31 °C.

Raggiungiamo una profondità massima di 32,7 m, mentre nella seconda immersione a Lygaria rimarremo sui 17,6 m. Entriamo alle 13.45 e usciamo 47 minuti più tardi, dopo aver visto delle bombe della Seconda Guerra Mondiale e qualche pesciolino colorato. Ci offrono del te e un momento di relax dopo aver sciacquato l’attrezzatura, che ho la possibilità di lasciare in un armadietto chiuso a chiave, in attesa delle prossime immersioni. Ci vuole quasi un’ora per rientrare in hotel, poiché il servizio di trasferimento riaccompagna i vari sub, nei vari hotel.

Arrivo intorno alle 17 e mi rilasso un po’ in piscina, con un libro leggero, adatto alle vacanze, “La vendetta veste Prada”, sequel del più famoso “Il diavolo veste Prada”.

Una doccia ristoratrice e vado per cena al ristorante del resort che è organizzato a buffet, feta e tzaziki non possono mancare, frutta e verdura in abbondanza e poi sempre cucinati in maniera diversa, carne di pollo o manzo, pesce, patate e riso, ma troviamo anche pizza e pasta (io che osteggio il consumo di piatti italiani all’estero, devo dire che non erano per niente male, anche perché il cuoco era italiano!).

Ritrovo con piacere una coppia conosciuta sull’aereo, Laura e Riccardo, che diventeranno una deliziosa compagnia per tutta la vacanza, non solo per la ricchezza in esperienza di viaggio, ma soprattutto per quella umana. Mentre ero a esplorare gli abissi, loro hanno presenziato alla riunione informativa del villaggio, dove hanno presentato il programma di gite della settimana a Santorini, Spinalonga (isola che ospita una fortezza veneziana), Chrissi e le sue spiagge caraibiche, e le più famose Cnosso, Festo, Gortys e la spiaggia di Matala. Io ho però altri programmi.

Via mail mi ero accordata per la consegna dell’auto alle 21 di quella stessa sera, senza sovraprezzo, in modo da poter partire presto al mattino seguente. Mary, la proprietaria del car rent, mi viene a prendere all’hotel, mi porta in agenzia a sbrigare le pratiche e mi consegna le chiavi della Citroen C3 che per due giorni sarà la mia migliore amica e che parcheggerò nello sterrato proprio davanti all’hotel.

20/09

L’auto mi è stata consegnata con un terzo di serbatoio e 64480 km, ma alle 6.00 quando parto, il benzinaio che si trova uscendo sulla strada principale è ancora chiuso. La benzina costa meno che in Italia e a parte nelle zone montuose, dove sono più rare, ci sono stazioni di rifornimento ovunque.

Decido di partire così presto, perché non conoscendo le abitudini locali, non vorrei ritrovarmi imbottigliata nel traffico e perché voglio arrivare a Chania (scritto anche Hania o Xania) all’ora di apertura di musei, etc.

L’auto è docile alla guida e percorro circa 180 km con il mare che mi accompagna sulla destra; la strada segue il profilo delle montagne e spesso mi ritrovo a fermarmi per una foto panoramica delle spiagge in lontananza.

Circa una mezz’oretta dopo la partenza inizia a piovere, ma le strade sono in ottime condizioni e tutto è ben indicato sia in alfabeto greco sia romano.

Prima di partire ho esteso il contratto internet del cellulare anche per la Grecia, in modo da poter utilizzare le mappe di Waze, ma con me ho anche una mappa cartacea 1:500.000 della Marco Polo che sarà più che sufficiente: probabilmente ho letto le recensioni dei più allarmisti, perché tutti questi miei accorgimenti si sono rivelati esagerati.

Alle 8.45 arrivo a Xania, sotto il diluvio universale e parcheggio in un’area di sosta gratuita proprio sul lungomare, vicino al museo bizantino. Mi addentro nei quartieri vecchi, dopo aver attraversato Porta Renieri, ma non ho con me l’ombrello, quindi, in attesa che spiova, mi fermo in un baretto in Odhós Theotokopoulou (odhós=via, platía=piazza) con un cappuccino e una brioche al cioccolato e seduta fuori, mi godo l’andirivieni delle persone sorprese dalla pioggia che si riparano sotto i balconcini in ferro battuto.

Mi faccio forza e, sotto la pioggia, proseguo la mia visita per questi vicoletti colorati, e in un negozietto di souvenir acquisto un ombrello: come per magia un quarto d’ora dopo esce un bel sole e con lui, una marea di gente!

Seguendo la mappa della città contenuta nella Rough Guide di Creta, utilissima compagna di viaggio, raggiungo i bastioni Schiavo, dove rimangono solo un cane randagio e dei ciottoli, ma da cui si gode una bella vista sulla città, un tempo capitale dell’isola.

Scendo dalla Odhós Hálidhon verso la cattedrale del 1860, in Platía Mitropóleos. Entro e accendo due candele: all’improvviso mi sento una mano sulla spalla, la perpetua, forse capendo che è un momento di tristezza, mi incoraggia con quel semplice tocco.

Uscita dalla chiesa, proseguo sulla stessa via e arrivo in Platía Sindrivani, una piazza aperta sul porto esterno, dove si trova la Moschea dei Giannizzeri del 1645, costruita quando gli ottomani conquistarono l’isola, che è l’edificio turco più antico dell’isola. La trovo chiusa e quindi non posso ammirare il mirhab con le sue iscrizioni coraniche.

Tenendo il mare alla mia sinistra vado verso il porto interno, dove sono ormeggiati pescherecci, yachts proprio davanti agli edifici veneziani del XVI secolo, che sembrano appoggiarsi alla collina di Kastelli.

Ripercorro il lungo mare e una volta raggiunta la moschea, con davanti a me il faro, prendo la via che delimita il porto esterno, Aktí Koundouriótou, con i suoi caffè, ristorantini e negozietti: acquisto della frutta secca ricoperta con miele e sciroppo di lampone, proprio come quella che vendono allo stand greco dell’Artigiano in Fiera a Milano!

Passo davanti al Museo Navale che dicono essere molto interessante per gli addetti ai lavori e mi rimetto alla guida della mia C3.

In un primo tempo il programma della giornata doveva portarmi alla gola di Samarias, ma il fatto di iniziare il percorso in un punto e terminarlo in un altro, per poi trovare un mezzo via mare o terra per ritornare al punto di partenza, mi ha fatto desistere per questioni di tempo.

Il nuovo programma prosegue quindi verso Frankocastello, ripercorrendo la E75 fino a Vrysses, per poi svoltare verso sud sulla E4 direzione Hora Sfakion, che dopo Kares è segnata come panoramica fino al mare: attraverso così l’isola da nord a sud, seguendo il saliscendi della montagna cretese; il paesaggio è brullo, roccioso in alcuni punti, ma sicuramente di fascino.

Nei pressi di Kommitades si trova lo svincolo, ben indicato, per arrivare a Frankocastello, fortezza veneziana del 1371, che sembra un castello disegnato da un bambino, tanto è semplice e lineare (entrata 1,50€). La zona è famosa anche per le sue spiagge, che si vedono bene dalle mura del forte e per i fantasmi che si dice abitino tra queste mura.

Riprendo a guidare sulla E4 verso Sellia, la strada è tutta panoramica, almeno fino a Kanevos, dove seguirò le indicazioni verso Spili, da dove parte un’altra strada con begli scorci che arriva ad Agia Galina, passando per Akoumia.

Appena dopo Sellia però entro nel Katsifou Canyon, dove incastonata nella roccia, c’è una chiesetta. Il luogo è talmente suggestivo che non posso non scendere dall’auto e fermarmi qualche minuto a fotografare questo gioiellino, di cui le guide non parlano. Da qui poi proseguo verso Timbaki e poi Vori, dove nelle vicinanze, alla fine di una strada sterrata, si trova Ayía Triádha. Purtroppo nonostante la mia guida dicesse che la chiusura in settembre era alle 17, alle 16 era già chiuso, così ho potuto solo spiare dalle reti perimetrali. Questo sito archeologico è famoso per gli affreschi, le ceramiche e il sarcofago ora custoditi nel museo di Iráklio e per la sua magnifica posizione sul golfo di Massará.

Riprendo la stessa strada verso Mires, dall’alto si vedono serre a non finire e trovo, subito dopo, le indicazioni per Festo. L’entrata (8€) è dall’alto, dalla corte occidentale, scendendo qualche gradino si arriva al teatro e sulla sinistra si vede la scala monumentale, larga 14 m rimasta a ricordare la grandezza del Palazzo Nuovo. Percorrendo delle passerelle, si possono vedere i magazzini, dove sono state lasciate giare e anfore, e delle costruzioni tonde (kouloures), che probabilmente servivano a conservare il grano, che rivedrò anche a Malia e Cnosso. Superata questa zona, si arriva alla corte centrale, da cui si diramavano le diverse ali dei palazzi e da cui si gode una splendida vista sui monti dello Psilorítis e sugli ulivi che ricoprono la vallata. Intorno rimangono i resti di colonne che probabilmente sorreggevano dei porticati, utilizzati durante le processioni religiose. Spostandosi verso la corte settentrionale, si trovano invece gli appartamenti reali e l’archivio, dove venne trovato il famoso disco di Festo, rompicapo per archeologi, tuttora indecifrato e custodito nel museo di Iráklio.

La mitologia dice che questo era il palazzo di Radamanto, figlio di Zeus ed Europa e fratello di Minosse, mentre la storia dice invece che era un centro politico, economico e religioso e residenza dell’elite fin dal 1900 a C, che superò diversi terremoti, ma non gli attacchi della vicina Gortys: qui pochissimo è stato ricostruito; approccio del tutto diverso rispetto a quello adottato a Cnosso.

Ripreso il cammino verso Mires, allo svincolo di Agii Deka prendo per Iráklio. Pini di montagna e ulivi punteggiano il paesaggio e ci sono caprette ovunque.

Sono in anticipo sulla mia tabella di marcia, così decido, anche se sono stretta con i tempi, di andare a vedere anche Gortys, purtroppo non ci sono indicazioni e quando mi rendo conto di aver passato il sito, ormai è tardi per tornare indietro, così proseguo verso Iráklio, entro in città, visito velocemente il porto, ma con l’intenzione di tornare il giorno seguente per vedere il museo archeologico e il centro.

Rientrata al resort, mi informano che lo spettacolo della sera è annullato, perché a causa di una sorta di tempesta con tromba d’aria, il teatro è allagato e stanno recuperando le sedie volate via!

Ceno con i miei due nuovi amici, raccontando quanto visto durante la giornata.

21/09

Mi sveglio presto per sfruttare al massimo il noleggio auto che devo riconsegnare entro le 21.

Prendo la strada principale che porta a Iráklio e mi sorprende vedere lungo la strada tanti negozi che vendono pellicce di animali che, tra l’altro, non esistono nemmeno a Creta; scoprirò poi che è un business creato ad hoc per i nuovi ricchi russi, che vengono qui in vacanza.

La strada è stata asfaltata da poco, il limite di velocità passa da 60 a 90 Km/h, ma è sempre ben indicato. Oggi sono un po’ più rilassata in auto, i cretesi sono molto civili alla guida e se non hanno intenzione di andare veloce, stanno il più a destra possibile, in modo da permettere ai più veloci un sorpasso in sicurezza. A differenza di quanto letto, usano pochissimo il claxon… dovreste vedere a Milano quando scatta il verde!

All’altezza di Paleokastro la strada inizia a salire e dall’alto vedo una piccola baia con accesso al mare, sembra molto bello per fare il bagno!

Guido sospesa tra mare a e montagna, ma purtroppo prima del ponte Pantanassa, vicino a Réthymno, c’è una zona che ricorda vagamente Vado Ligure con le sue torri industriali bianche e rosse, che interrompono il romanticismo del mio viaggio.

Un centinaio di km separa Gouves da Réthymno e in un’oretta e mezza raggiungo la cittadina universitaria.

Parcheggio gratuitamente dietro alla fortezza, ma volendo c’erano posti anche davanti all’entrata. Sono le 8, orario di apertura della fortezza veneziana (4 €). Noto che la cassiera, qui come a Cnosso richiede che la tessera studenti abbia foto e anno scolastico in corso, per avere la riduzione sul biglietto di ingresso.

Appena entrata, il frinire delle cicale mi accerchia, forse perché l’ambiente è molto silenzioso, a parte il rumore delle onde appena di là dalle mura. Da queste si può godere di una vista a 360 gradi sulla costa e sulla città, costellata d moschee e minareti, lascito della dominazione turca. Da lassù si vede anche il porto veneziano interno, spesso dragato, perché soggetto a riempirsi dl fango, che ospita per questo motivo solo barche da turismo o pesca di piccole dimensioni.

Al centro della fortezza la moschea di Ibrahim, un tempo chiesa, con all’esterno delle pietre abbandonate scritte in arabo e il teatro, allestito per una rappresentazione moderna.

Esco dalla fortezza e prendo la discesa a destra e mi ritrovo in un labirinto di vicoletti, su cui si affacciano negozi di alimentari, souvenirs e piccoli bar.

Con il colore delle buganvillee che mi accompagnano ovunque, arrivo fino a Platía Martiron con la sua chiesetta moderna, non degna di nota.

Continuando a bighellonare tra i viottoli, mi ritrovo davanti al Museo della Storia e Folclore e prendendo la Melissinou arrivo al parcheggio, dove avevo lasciato il mio bolide. Passeggio ancora un po’ sul lungomare, dove il faro del XVI secolo oggi protegge solo una serie di bar, ristorantini e la spiaggia attrezzata, che ospita gli ultimi vacanzieri in cerca di tintarella.

Mi rimetto in macchina un po’ emozionata, perché sto andando a vedere il “pezzo forte” di Creta: Cnosso.

Riprendo la E75 verso Iráklio e poco prima dell’uscita dell’aeroporto vedo l’indicazione per Cnosso, che precedentemente era già stata segnalata più volte… impossibile mancarla!

A soli 5 km si trova il mitico palazzo di Cnosso (15+1€, biglietto combinato con il museo di Iráklio) che risale al 2000 a.C., famoso non solo per l’importanza che aveva nel periodo minoico, ma sopratutto per la leggenda del labirinto, dove Dedalo rinchiuse il Minotauro, il figlio mezzo uomo e mezzo toro di Minosse, che esigeva sacrifici umani. Disposto su 5 piani, ospitava più di 1000 stanze, che oggi è difficile immaginare, nonostante la parziale ricostruzione del suo scopritore, l’archeologo inglese Sir Arthur Evans che lo riportò alla luce nel 1894.

La posizione ottimale alle pendici della collina di Kephala, tra due fiumi e vicina al mare, non è casuale, dato che queste terre sono molto fertili, ben protette e facili da raggiungere dal mare, favorendo così gli scambi. Infatti, sono ben visibili i magazzini, in origine su diversi piani, le cui pareti erano decorate con intonaco policromo, di cui oggi rimangono purtroppo solo piccole tracce, e il Corridoio della Processione, dove è rappresentato un corteo, tutto colorato, che trasporta merci.

L’Ingresso nord, riconoscibile per il rilievo del toro, probabilmente aveva la funzione di dogana per tutte le merci che arrivavano dal mare, mentre al palazzo sud, forse in origine su tre piani, si accedeva da una grande scalinata con pilastri su entrambi i lati.

Nella sala del trono c’è la riproduzione dei dipinti con piante e grifoni (animali con testa di uccello e corpo di leone), di cui l’originale si trova restaurato al museo di Iráklio: probabilmente era il trono non di un re, come sosteneva Evans, ma di una figura religiosa. Gli appartamenti reali purtroppo non sono visitabili, tranne qualche eccezione, come la stanza delle asce bipenni, simbolo di Cnosso.

Il palazzo era ancora usato nel 1450 a C, come dimostrato dal ritrovamento di scritti in lineare B (tipo di scrittura sillabica).

Girando intorno alle rovine, non si può non notare il sistema di drenaggio di questa città, che personalmente mi ha ricordato quello di Machu Pichu e non è possibile evitare una foto vicino ai píthoi giganti, cioè delle giare la cui altezza supera quella di qualsiasi persona!

Alcuni consigliano di visitare il sito archeologico solo dopo aver visitato il museo di Iráklio e prima di Festo o Malia, io però ho fatto esattamente il contrario!

Mi rimetto in marcia direzione Mália. La strada costeggia il mare e alcuni scorci sono veramente incantevoli. Questa cittadina è famosa per le spiagge e la vita notturna, ma io sono più interessata al Palazzo (entrata 6 €), che raggiungo aiutata da un contadino: per errore mi sono addentrata nei campi, ma anche questa gita fuori programma, in mezzo agli ulivi, è stata più che piacevole. Per evitare di perdervi, ci sono due uscite per Mália, prendete la seconda arrivando da Iráklio, perché il cartello di svolta per il palazzo si vede solo arrivando dalla seconda uscita… sono persino tornata indietro, perché mi sembrava impossibile non averlo visto, dato che dall’altro lato era enorme!

Il palazzo comunque valeva queste vicissitudini, pochissima gente lo visita e quindi è ancora più piacevole attardarsi tra le rovine. Molto ben conservato, con pianta originale, sempre tenendo presente che è del 1800 a C. Qui venne trovato il pendente d’oro con due api che si può ammirare al museo di Iráklio, mentre altri resti sono conservati al British Museum.

Grazie a delle passerelle si possono vedere dall’alto i magazzini e anche qui sono stati ritrovati dei píthoi con belle decorazioni. Negli archivi sono stati ritrovati invece esempi di lineare A, tipico sistema di scrittura cretese. Caratteristica di Malia è però la fossa, forse usata per i sacrifici, non presente né a Cnosso né a Festo. Ben visibile e anche l’agorá, dove c’erano i banchi del mercato e la cripta dove quasi certamente c’era la camera del consiglio.

Nell’area denominata M (3000 mq) si può vedere dove invece si svolgeva la vita di tutti i giorni, con le botteghe, le abitazioni, le sale di culto, ovviamente dopo tanti secoli molto è frutto di congetture, come la corte centrale che viene ritenuta una cucina, perché vi hanno trovato delle pentole.

Organizzando da casa questi due giorni, basandomi sui racconti letti, gli spostamenti mi sembravano molto più complicati e lenti. Uscita dal palazzo di Mália, mi rendo conto che ho ancora tutto il pomeriggio per vedere Iráklio, di cui però ho già visitato il porto. Approfittando del fatto che il museo chiude alle 20 e le giornate sono ancora lunghe, faccio una deviazione di 30 km verso Ayios Nikòlaos, che raggiungo in una mezz’oretta. Cittadina un po’ più elegante, dalla vita notturna vivace, non ha però grandi spiagge, in compenso al suo interno c’è il lago Voulisméni, che si può vedere dall’alto, prendendo le scale che si trovano a destra (mare alle spalle) sulla Solomou, quindi girando a sinistra sulla Nikolau Plastira. Girando intorno al lago si può scendere poi dalla pedonale 28 Oktovrióu, o dalla parallela Koundourou, entrambe piene di negozi.

Dal porticciolo partono i traghetti che portano all’isoletta di Spinalonga, nota per la fortezza veneziana convertita in lebbrosario; io non ci sono stata, ma chi ci è andato con la gita organizzata dal villaggio, ne è rimasto piacevolmente soddisfatto.

Prima di recuperare l’auto, faccio due passi sul lungo mare Akti S. Koundourou e noto diverse scale che salgono verso la collina, ognuna decorata in modo diverso, con simboli marinari, con i colori tipici greci, etc.

Ritorno a Iráklio, parcheggiando in zona porto, come mi era stato consigliato da Mary, ma, invece di metterla nel parcheggio a pagamento, la parcheggio sulla strada principale che porta al porto, dove c’è il terminal sia dei traghetti che dei bus. Il centro, che si trova tutto all’interno delle mura, è facilmente raggiungibile percorrendo la Dhoukos Bofor, che attraversa i giardini pubblici, arrivando a Platía Eleftherías, da dove si accede al museo archeologico; qui è custodita la collezione più grande al mondo di arte minoica, che comprende quello che fino ad ora avevo visto solo sui libri di storia: il disco in argilla di Festo con i suoi ancora indecifrati geroglifici a spirale, il calice (rhyton) con testa di toro, gli affreschi di Cnosso, qui ricostruiti partendo dai piccoli frammenti ritrovati e, alla fine del giro, il sarcofago di Ayía Triádha, il cui intonaco è riccamente decorato.

Uscita dal museo, ancora stupita per l’ottima organizzazione e per la ricchezza dei reperti, raggiungo Odhós 1866, una via che sembra un po’ un bazar per come sono organizzate le bancarelle del mercato. Qui si vendono tantissime spugne naturali e prodotti tipici a base di olio di oliva. Alla fine di questa via, mi trovo in Platìa Kornàrou e davanti a me la fontana del Bembo. Prendo la Karterou e arrivo nella piazza Ayía Katerínis, con la sua maestosa Cattedrale di Áyios Minas e la piccola chiesa medioevale di Áyios Minas: la cattedrale non sarà di particolare pregio artistico o storico, ma Vi assicuro che il colpo d’occhio è veramente stupefacente. Girando dietro alla chiesa di Ayía Katerínis, prendo la Kosmon, quindi giro a destra sulla Katecahki, che porta in Platía Venizélou, dove si trova la Fontana Morosini del 1628, decorata con leoni, delfini e tritoni e la Chiesa di San Marco, trasformata in moschea. Proseguo la mia passeggiata sulla pedonale Odhós 25 Avgoústou, che, dopo aver costeggiato il Municipio veneziano con loggia, mi riporta al porto all’altezza della grandiosa fortezza veneziana del XVI secolo, sulla cui porta vedo l’effige del leone di San Marco. La trovo chiusa, forse per restauri, quindi approfitto per fare due passi sul molo retrostante, dove molti vanno a correre o in bicicletta. Costeggio il mare sulla Koudourioti con un bel tramonto sullo sfondo e raggiungo i bastioni Sabbionera, dietro cui avevo parcheggiato. Riprendo l’auto e giro intorno alle mura, per vedere le imponenti porte di questa città fondata dai saraceni, caduta poi in mano ai veneziani e ancora famosa ai tempi di Shakespeare che la menzionò nella Dodicesima Notte.

Esco dalla città e riprendo la ormai nota strada costiera che mi riporta, uscendo (exodos!) all’Acquario, unico punto di riferimento per Gouves.

Riconsegno intorno alle 20 l’auto con 65285 km: nel mio girovagare ho percorso 805 km in due giorni!

22/09

Alle 8.50 sono già pronta fuori dall’hotel, in attesa che il taxi del diving mi venga a prendere. In perfetto orario mi caricano e raggiungiamo la spiaggia del primo giorno per immergerci in un luogo il cui nome è ricco di significato: Daedalus. Entriamo in acqua intorno alle 9.30, raggiungiamo una profondità massima di 23,1 m e riemergiamo 61 minuti più tardi, dopo aver visto ancore, anfore antiche, una sogliola e pescetti vari. L’aria oggi è più fresca anche al pomeriggio (intorno ai 28 °C), quando iniziamo la seconda immersione sono già le 13.30 e rimarremo sott’acqua per 60 minuti a Dias’ Rock (profondità max 23,8 m) vedendo una mina della Seconda Guerra Mondiale, ossi di seppia, coralli gialli e qualche pescetto. Decido di non fare altre immersioni, dato che quanto visto non è particolarmente entusiasmante, anche se la sensazione che si prova immergendosi è sempre magica, anche senza nulla intorno da vedere.

Torno all’hotel contenta di essere riuscita a fare tutto quello che avevo programmato e con qualche ora di solda sfruttare in piscina, rilassandomi leggendo.

Inoltre al ristorante per cena è stata organizzata una serata tutta greca, così posso provare tante specialità come il moussakà, una sorta di pasticcio di maccheroni o i dolmades, involtini in foglia di vite e tante altri piatti deliziosi, di cui purtroppo non ricordo il nome!

23/09 e 24/09

Due giorni d’immersioni, due giorni in lungo e in largo per l’isola e i restanti due giorni? Relax, sole, mare… peccato che fa eccezionalmente freddo per stare al mare e così, dopo aver passato qualche ora in una delle spiagge attrezzate davanti al resort (5 €), decido di rifugiarmi nella piscina più riparata del resort. In genere fa ancora caldo in questo periodo, ma purtroppo dopo la tempesta il clima si è rinfrescato, ideale per visitare l’isola, ma troppo freddo per godersi il mare (in superficie!) e ve lo dice una che difficilmente patisce il freddo; col senno di poi, forse era il caso di affittare l’auto un giorno in più o di appoggiarmi a una delle agenzie che si trovano sul lungo mare e visitare la gola di Samaria.

Rientrando in hotel passando davanti alla Ekklisia Agios Konstantinos, assisto a un battesimo ortodosso: i padrini portano una fascia e sono a piedi nudi, ma ne ignoro il significato.

Le serate le passo a chiacchierare con i miei due nuovi amici e per i negozietti di souvenir di Gouves. Provo anche la fish spa, ciò un pediluvio con dei pescetti “golosi” delle cellule morte dei piedi… piacevole, ma che solletico!

25/09

Per fortuna non ci cambia l’orario del ritorno, così possiamo sfruttare tutta l’ultima giornata, partiremo da Creta sempre con Alba Star alle 18.30 per arrivare a Malpensa alle 20.30. Il check out dalla camera è previsto però alle ore 11, ma con 25 € si può tenere la stanza fino alle 18.

Se dovessi tirare le conclusioni di questa vacanza? Le immersioni non un granché, l’isola e la sua storia avrebbero meritato più tempo e aver conosciuto due persone come Laura e Riccardo, come recita una nota pubblicità, non ha prezzo.

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Ayios Nikolaos

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Iraklio, museo archeologico

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Iraklio, cattedrale

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Gouves

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Hania, i quartieri vecchi

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Frangokastello

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Ayìa Pelayìa

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Rethymno

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Cnosso

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Kotsifou Canyon

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Festo

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tra Cnosso e Malia

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Malia



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