Da Omaha Beach alla Valle della Loira

Viaggio tra memorie storiche, cittadine deliziose e la magnificenza dei castelli della Loira
Scritto da: balzax
da omaha beach alla valle della loira
Partenza il: 15/07/2015
Ritorno il: 22/07/2015
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
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Un tour on the road tra memorie storiche, cittadine deliziose e i magnifici castelli della Loira.

Il viaggio si svolge in una settimana di metà luglio tra Picardia, Senna marittima, Normandia, Bretagna e la regione della Loira. Tappe principali: Deauville – étretat – Bayeux – Saint Laurent sur Mer – Mont Saint Michel – Concarneau – Angers – Blois.

L’anello della memoria di Arras

Prima tappa a Ablan Saint Nazaire, a pochi kilometri da Arras e 120 km a nord di Parigi. Perché qui, in questo paesino semisconosciuto? Qui, accanto al Santuario di Notre Dame de Lorette, c’è l’anello della memoria, un grande omaggio ai caduti della prima guerra mondiale nel nord della Francia inaugurato dal presidente Hollande nel novembre del 2014. Un anello di 328 metri di circonferenza, formato da una infinita teoria di lastre piene di nomi: 580.000 nomi, per esattezza. Tanti sono i morti in guerra tra queste colline che l’architetto Philippe Prost, costruttore del memoriale, ha voluto ricordare per sempre imprimendo i loro nomi su lastre di bronzo. Ragazzi che venivano da una quarantina di paesi, inviati a combattere su fronti opposti per ragioni politico-economiche che non li riguardavano personalmente. Le tavole li ricordano tutti, vinti e vincitori, non c’è distinzione.

C’è una scolaresca in visita, come molte dovrebbero fare: i ragazzi guardano, cercano i nomi di qualcuno con un cognome simile al loro, fanno in silenzio il lungo giro dell’anello e istintivamente prima di lasciare la collina si fermano per una preghiera. Spero che anche qualche professore delle nostre scuole voglia portare qui i propri alunni, facendo tappa in questo luogo durante la gita scolastica annuale. Per poi magari proseguire il percorso storico delle grandi guerre del XX secolo con la visita delle spiagge dello sbarco alleato che determinò l’esito della seconda guerra mondiale.

Le falesie sulla Manica

Dopo questo doveroso ricordo, proseguo verso nord, in direzione delle città della Senna Marittima e della Picardia affacciate sul canale della Manica. Scendendo da Mers sur Mer fin quasi a Le Havre bianche falesie si ergono a strapiombo sul mare, altissime e spettacolari. Basta lasciare la strada, fermarsi in uno qualunque dei paesini affacciati sulla Manica (Ault, Fécamp, Yport) e dirigersi verso il mare. I paesaggi sono strepitosi: si capisce bene perché Monet, Corot, Pissarro fecero di questa regione la culla dell’impressionismo, termine che nacque proprio dal famoso dipinto “Impression, soleil levant” di Monet. Il quadro, bellissimo e iconico, raffigura un raro sole rosso dall’aspetto fantastico e soprannaturale, che sorge dal porto di Le Havre all’alba contrastando violentemente col grigio della nebbia e col fumo delle installazioni del porto.

Ogni villaggio della costa atlantica ha la propria spiaggia delimitata da un’alta barriera di calcare bianco che sembra sorgere quasi perpendicolarmente dalle acque: non per niente questo tratto di litorale è detto “Côte d’Albâtre”, la costa di alabastro, per l’eccezionale biancore e la verticalità delle scogliere. Qua e là sulle spiagge si notano le colorate cabine per i bagnanti. Sembrano messe lì più per dare un po’ di vivacità cromatica al paesaggio che per effettiva utilità pratica, perché non ho mai visto nessuno andare dentro le cabine per mettersi il costume, né tantomeno nuotare nelle fredde acque della Manica.

Etretat è la località più famosa. Qui la spiaggia è incastonata tra due impressionanti contrafforti di falesia, tra cui si distende il Perrey, una scenografica passeggiata sul lungomare. Tra le “caloges”, vecchie imbarcazioni da pesca trasformate in bar caffetteria, si aprono due sentieri che portano alla sommità delle scogliere.

Da un lato si sale sulla falesia d’Aval, un’escursione sulle tracce di Arsenio Lupin e della sua “Chambre des Demoiselles”, cercando il passaggio segreto che conduce alla misteriosa Aiguille Creuse dove il ladro gentiluomo avrebbe trovato il tesoro delle dame reali di Francia. Non lo troverete, perché è solo leggenda, ma non è difficile risolvere il mistero. L’aguzzo cono di calcare che si erge dal mare sarebbe in realtà proprio il coperchio che contiene il favoloso tesoro, costituito dai regali che i sovrani fecero alle regine consorti: perle, rubini, zaffiri e diamanti … il tesoro dei re di Francia. Dall’alto della falesia si apre uno stupendo paesaggio in ogni direzione.

Dall’altra parte si innalza la falesia di Amont che Guy de Maupassant descriveva fantasiosamente come un elefante che immerge la proboscide nel mare.

Proseguendo verso ovest, dopo avere superato la Senna sull’altissimo “Pont de Normandie”, si entra in Normandia all’altezza di Honfleur e Trouville-Deauville. L’incantevole porticciolo di Honfleur, con le grigie case dei pescatori adattate a pub e ristorantini, colpisce per l’armonia delle forme e dei colori. Più avanti Trouville, malinconicamente affascinante con le sue case di operai e pescatori, è forse il posto migliore di questa zona costiera per mangiare il pesce spendendo relativamente poco. Invece la famosa Deauville, località balneare pretenziosa e modaiola dove nel 2011 hanno fatto anche un G8, non lascia grandi ricordi. Su una spiaggia immensa che si espande mano a mano che la marea si ritira, si aprono le colorate cabine antivento, però nessuno fa il bagno perché l’acqua è troppo fredda. Molto snob e molto cara: meglio puntare subito in direzione di Bayeux, che sarà il punto di partenza per la visita delle spiagge dello sbarco.

Bayeux – la fama grazie alla tappezzeria

Bayeux è una bella cittadina posta a una decina di kilometri dalla costa con le spiagge dello sbarco. Il museo della città ospita un pezzo unico: la famosa “tapisserie de Bayeux”. In realtà non di una tappezzeria si tratta, ma di un grande arazzo in tessuto ricamato, risalente all’XI secolo. In 54 scene e 70 metri di lunghezza il ricamo racconta la battaglia di Hastings e gli avvenimenti che portarono alla conquista dell’Inghilterra da parte dei normanni guidati da Guglielmo il Bastardo, che grazie al successo dell’impresa bellica diventerà poi re di Inghilterra con relativo cambio di appellativo in “Guglielmo il Conquistatore”. Capolavoro dell’arte tessile, la cui confezione pare abbia richiesto 7 anni di lavoro di un gruppo di ricamatrici coordinate dalla regina Matilde moglie del Conquistatore. Praticamente un flash di mezzo secolo di storia medioevale, descritto in un interessantissimo commento audio: davvero da non perdere.

Dopo avere visto il ricamo di Bayeux, riflettevo che in Normandia passare dai reperti artistici del medioevo alle memorie degli impressionisti è un passo straordinariamente facile. Se qualche minuto prima ti attraggono le mura di un’abbazia o le guglie di una cattedrale a cavallo tra romanico e gotico, dopo qualche secondo ti ritrovi seduto a osservare lo stesso paesaggio che Monet imprimeva sulle sue tele.

Prossima tappa le spiagge dello sbarco.

Le spiagge dello sbarco e i cimiteri di guerra

E’ una mattina di luglio con nebbia e nubi basse, tutto sommato un clima in sintonia con i luoghi che sto per visitare. Sono le spiagge del D-day, 6 giugno 1944, il giorno dello sbarco degli alleati in Normandia. C’è poca gente per le strade dell’interno, un po’ più di traffico solo lungo il litorale. Prima tappa alle batterie di Longues, dove rimangono quasi intatte quattro casematte di cemento con gli enormi cannoni da 150 mm ancora minacciosamente puntati verso l’oceano. Questa zona costiera fu denominata Juno Beach per lo sbarco.

Una quindicina di km più avanti, a Colleville sur Mer, c’è il Cimitero Americano. Qui riposano sotto bianche croci in marmo di Carrara quasi 10.000 marines statunitensi morti durante lo sbarco e nei giorni successivi. Nel vicino mausoleo invece c’è un anello con 1300 nomi di soldati dispersi il cui corpo non è mai stato ritrovato “who rest in an unknown site”, cioè che riposano in luogo sconosciuto, come dice la grande lapide all’ingresso.

La nebbia avvolge e ovatta i campi del cimitero, conferendo un’atmosfera austera al luogo, come è giusto che sia. Tra i campi disseminati di croci bianche quasi automaticamente la mente ripercorre la scena iniziale di “Salvate il soldato Ryan”, quando Matt Damon nei panni di James Francis Ryan torna nel cimitero per rendere omaggio ai compagni morti per salvarlo. Dalla collina lo sguardo si apre sulla spiaggia ancora butterata dalle buche delle bombe, tra cui si aggirano profili indistinti di visitatori. C’è molta gente nel cimitero, ombre che silenziosamente e lentamente si aggirano tra le croci sbucando dalla nebbia. Nel silenzio si distinguono gli schiamazzi di un crocchio di ragazzi: che succede? Succede che… stanno facendo dei selfie tra le tombe mettendosi in bella mostra davanti alle croci, per postarli su facebook. Che tristezza, provo compassione per loro.

La vera e propria Omaha Beach sta un paio di km più in là, a Saint Laurent sur Mer. Sulla spiaggia bambini giocano a palla e pare che quando c’è bel tempo c’è chi si butta nelle fredde acque dell’atlantico. Se non ci fossero i due monumenti della scultrice Anilore Banon a ricordarci che qui ci fu lo sbarco, la considereremmo soltanto una delle tante spiagge un po’ tristi della costa nord del continente. Colpiscono soprattutto le lame d’acciaio di “Les braves” (i coraggiosi): “Standing Liberty”, “Ali di speranza” e “Ali di fratellanza”. Il monumento fu posto sulla spiaggia nel 2004 a memoria dei 3000 soldati caduti qui il 6 giugno 1944, ma vorrebbe anche evocare valori di libertà, speranza, democrazia e fratellanza.

Proseguo da Saint Laurent verso la Pointe du Hoc, punta estrema di Omaha Beach. Fu scelto questo punto per lo sbarco di una divisione anfibia perché la falesia alta 30 metri era stata lasciata sguarnita dai tedeschi, che qui non avevano posizionato alcun cannone probabilmente ritenendo impensabile un assalto dal mare alla scogliera. La costa fu martellata a lungo dai bombardieri nelle ore precedenti lo sbarco. Nelle voragini causate dalle bombe è cresciuta l’erba e oggi pascolano pecore e capre. Famiglie di visitatori contendono le buche alle pecore, per fare picnic sul fondo di quelle più profonde, un ottimo riparo dal vento sempre forte da questa parti.

Ultima tappa di questa doverosa rivisitazione storica è il Cimitero Tedesco di La Cambe. Questo è il più grande tra i cimiteri di caduti della Grande Guerra: qui riposano 21.500 soldati del Terzo Reich. Le croci di granito ocra chiaro brillano sotto un pallido sole che intanto ha forato la nebbia. Sotto ogni croce c’è una targa con un nome con scritto accanto semplicemente “ein deutscher soldat”. Stranamente qui non c’è quasi nessuno. Non hanno girato film famosi in questo cimitero. Molto più grande di quello americano, è poco conosciuto e quasi disertato dai visitatori, che invece affollano quello dei marines.

Penso che i morti in guerra hanno lo stesso valore e meritano lo stesso rispetto. Spero che chi legge questo diario e decide di seguire il mio percorso non faccia delle scelte esclusive. Ci sono anche altri cimiteri, come il Canadian Memorial di Bernières sur Mer davanti a Utah Beach, quello polacco, quello britannico.

A Sainte Mère église guardate bene sul tetto della chiesa: vedrete penzolare la figura di John Steele, un paracadutista rimasto impigliato tra le guglie. E’ la rievocazione di un fatto realmente accaduto nei giorni dello sbarco alleato.

E adesso verso la Bretagna.

Scenari bretoni

Prima tappa a Mont Saint Michel, proprio al confine tra Normandia e Bretagna, luogo conteso da entrambe le regioni. E’ la terza volta che vengo qui, ma ogni volta che raggiungo questi luoghi non riesco a fare a meno di salire alla rocca che emana un fascino irresistibile. Non per niente l’abbazia, il chiostro, la sala dei cavalieri, le torri e le fortificazioni formano un complesso detto “la merveille”, la meraviglia. E’ anche l’occasione per farsi una scorpacciata di “moules à la crème” in uno dei tanti ristorantini che si aprono lungo la “Grand Rue” che sale verso il santuario tra decine di negozi di souvenir e paccottiglia varia per turisti.

Proseguo da Mont Saint Michel impostando volontariamente il navigatore della macchina sull’opzione che esclude le autostrade. Così il percorso si snoda nella campagna bretone tra paesini ridondanti di fiori, campi di grano e girasole sterminati, lepri e volpi che sbucano improvvise dalle macchie di boscaglia. Mancano solo i vigneti, perché Normandia e Bretagna sono le uniche regioni della Francia a non avere tradizione vinicola. In compenso, siamo nel regno di eccezionali formaggi (pont-l’évêque, camembert, livarot) e del calvados. Liquore distillato dalle mele che non entusiasma: meglio le grappe, i limoncelli, i vermouth e quant’altro le italiche distillerie sono capaci di offrire.

L’attraversamento della Bretagna è stato uno dei percorsi più belli di questo viaggio. Tappe a Quimper, Concarneau, La Trinité sur Mer, Carnac e Vannes. A Carnac visita agli “alignements” di Kermario e Kerlescan, campi disseminati di poderosi menhir megalitici risalenti a 6-7000 anni fa, che farebbero la felicità di Obélix. Alcuni sono disposti su linee parallele, altri a “cromlech” (emiciclo). Come abbiano fatto le antiche genti di questa zona a scolpire e tirare su macigni alti fino a 7 metri pesanti decine di tonnellate, e perché l’abbiano fatto, sono tra i grandi misteri di questo parco archeologico.

Castelli della Loira

Tappa ad Angers per l’inizio della visita ai castelli della Loira. Il primo è proprio quello di Angers, costruito sulla rocca dei duchi d’Angiò, promontorio che domina la città. Dai suoi grandi torrioni circolari fatti di strati di scisto scuro inframmezzati da anelli chiari di tufo i soldati del duca controllavano il traffico fluviale sulla Loira. Da qui proseguo verso Brissac-Quincè (“il gigante della Loira”), con un parco costellato di querce enormi le cui fronde ombrose invogliano al riposo. A seguire Saumur (con visita di rito al curioso museo degli champignons), l’abbazia di Fontevraud, i bastioni di Chinon, Azay le Rideau che sembra galleggiare sulle acque dell’Indre (qui arrivo mentre il castello è in fase di impacchettamento, giusto due giorni prima di una lunga chiusura per manutenzione e restauro), Langeais con l’imponente ponte levatoio, i meravigliosi curatissimi giardini di Villandry, gli archi sull’acqua del delizioso castello di Chenonceau adagiato sul letto dello Cher, conteso tra Diana di Poitiers e Caterina de’ Medici che si dice vi tenesse una boccetta di veleno in ogni cassetto, Chaumont posto su una collina da cui si domina la Loira, lo storico castello di Amboise con foto di rito accanto alla tomba dove riposa Leonardo da Vinci, Clos Lucè con l’esposizione di macchine concepite dal genio leonardesco, il maestoso e opulento Chambord. Per ultimo il maniero di Blois, il meno “castello” di tutti questi, ma che trasuda storia di Francia da ogni sala.

Ho scelto proprio Blois come base logistica per le visite, e per potere dedicare una serata all’eccezionale spettacolo notturno “son et lumière”. Nello scenografico cortile interno vengono rievocati fatti e avvenimenti di un secolo di storia di Francia proiettandoli sulle pareti dell’edificio. Silenzio, azione! L’architettura del castello si illumina e la voce degli speakers accompagnata da effetti sonori ci trasporta nella vita di re e regine della Francia rinascimentale, tra amori, drammi, lotte per il potere e misteri. Luigi XII, Caterina de’ Medici, Enrico III, il duca di Guisa… una spettacolare e suggestiva rievocazione storica.

Sulla strada del rientro: Fontainebleau e Chantilly

Il castello reale di Fontainebleau, rinascimentale e classico, è un tipico esempio della “grandeur” francese. E’ meno aulico e superbo della reggia di Versailles, ma forse per questo si gode di più la visita delle sale interne, che lasciano a bocca aperta per lo sfarzo, il lusso, la dovizia di ori e broccati.

Sulla strada verso l’aeroporto Charles de Gaulle c’è ancora tempo per una visita alla tenuta di Chantilly, con l’immenso parco al cui centro c’è il castello dei principi di Condé, le cui forme hanno uno stile peculiare detto “barocco eclettico”. E’ poco visitato, forse a causa della posizione decentrata, ma è un complesso di rara bellezza e armonia architettonica che vi stupirà se decidete di visitarlo. Il museo ospitato nelle sale interne è considerato secondo solo al Louvre per dovizia di opere esposte.

Consigli per mangiare e dormire

La crème, una delicata besciamella aromatizzata, è la regina della cucina normanna e bretone. Si sposa meravigliosamente con le cozze (moules), ma è molto usata anche con i funghi, le carni bianche, le uova, con i dolci a base di mele. Le generose porzioni di cozze alla crema non ve le dimenticherete facilmente, da sole o in abbinamento con le “frites”. Si trovano dovunque, lungo la costa e anche nell’interno.

Trouville: la Poissonnerie Pillet Sauter, oltre che vendere il pesce, fa anche da ristorante. Eccezionale la zuppa di pesce, servita in versione tradizionale o piccante. La vendono anche in barattoli di vetro, per chi vuole portarsela a casa.

Angers: Restaurant L’Authentic, vicino alla stazione. Provate il menu “fouée”, la versione in grano saraceno del gnocco fritto parmigiano. Qui la spalla cotta non ce l’hanno, ma l’accompagno è ottimo anche con formaggi, salumi e carni locali. Per il vino chiedete la bottiglia “à la ficelle”, cioè marcata con tacche che misurano il volume: pagherete solo fino alla tacca dove siete arrivati.

Blois: evitate accuratamente i ristoranti turistici lungo la sponda destra della Loira, che sono poco più di un fast food. Dall’altra parte del fiume, lungo i “quais” Briand e Mareuil, ce ne sono di eccellenti, che propongono piatti della tradizione culinaria di queste regioni. Provate il Bistrot du Cuisinier, chiedete la lepre in casseruola per la carne o un filetto di sandra della Loira (luccioperca) o le quenelles di brochet (il luccio) per il pesce. Da non scartare l’idea di una cena con entrambi i secondi.

Agon-Coutainville, nel Cotentin a pochi km da Mont Saint Michel: bar restaurant La Plancha, affacciato sul mare. Un festival di moules frites e sole meunière (la sogliola alla mugnaia), o enormi turbot (rombi) alla maniera che più vi piace.

Per dormire ho scelto hotel nei centri storici, tutti nella fascia 50-70 € la doppia:

A Bayeux Hotel de Brunville et Restaurant le 7ème Art – a Quimper Hotel de la Gare –

Ad Angers Hotel de France –

A Blois Hotel de France et de Guise. Il pernottamento a Blois consente l’acquisto di un biglietto cumulativo, venduto in hotel, che fa risparmiare 6 € per l’entrata al castello e la visione dello spettacolo “Son et lumière”.

Grazie per l’attenzione

Luigi

Luigi.balzarini@tin.it

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